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sabato 27 gennaio 2024

#Almanaccoquotidiano, a cura di #MarioBattacchi

Buongiorno, oggi è il 27 gennaio.
Il 27 gennaio 98 d.C. Marco Ulpio Traiano diventa Imperatore.
Marco Ulpio Traiano nacque in Spagna, nella Betica, nella città di Italica nel 53 d.C. Di famiglia senatoria (il padre fu console in Siria e in Asia e governatore della Betica) Traiano fu per dieci anni nell'esercito, facendovi una reale esperienza delle armi e del comando. Percorse poi i gradi della carriera civile senatoria: fu pretore in Spagna, comandò una legione in Germania, dove partecipò alla repressione della ribellione di Antonio Saturnino, fu console ordinario (91) e, quando Domiziano fu ucciso (96), era governatore della Germania superiore.
Nerva, che aveva bisogno del sostegno d'un uomo forte e onesto e che godesse prestigio presso l'elemento militare, lo adottò nell’ottobre del 97. Morto Nerva (98), Traiano gli succedette, divenendo imperatore a assumendo l'impero a soli 45 anni. Non venne subito a Roma, ma si trattenne a sistemare il problema del confine renano: sistemato durevolmente il confine del Reno, passò a quello del Danubio, preoccupandosi specialmente della sistemazione della Dacia. Rientrò a Roma solo nel 99 d.C.
Attivissimo e intelligente nell'amministrazione come nelle armi, amato dal popolo e dalla classe militare, Traiano riuscì durante il suo regno a mobilitare intorno a sé anche i migliori elementi senatorî ed equestri. L'imperatore si preoccupò di alleviare alcune imposte e di arricchire il fisco vendendo largamente beni che i precedenti imperatori avevano accumulato e immobilizzato nel proprio patrimonio mediante acquisti, confische, doni, legati testamentarî.
La sicurezza e la facilità degli scambî commerciali nei confini dell'Impero aumentarono notevolmente; si creò un'atmosfera di grande e non fittizia sicurezza finanziaria. Un provvedimento notevole fu l'istituzione degli alimenta, ossia la costituzione di una rendita destinata a fornire in Italia i mezzi di sussistenza a fanciulli e fanciulle povere, organizzata in modo tale da rappresentare al tempo stesso una forma di prestito agrario a basso interesse, con cui agevolare il rifiorimento dell'agricoltura italica. Sistemate le faccende interne, Traiano ritenne necessario risolvere definitivamente alcune gravi questioni di confine, in primo luogo quella del Danubio, da tempo minacciato dal potente regno di Dacia, col suo re Decebalo. Negli anni 101-102 e 105-106 ebbero così luogo, sotto la sua personale direzione, le guerre daciche.
Le operazioni militari della spedizione sono riprodotte con meticolosa precisione nei bassorilievi che si avvolgono a spirale intorno alla colonna eretta nel foro che porta il nome dell'imperatore, a Roma (colonna Traiana).
 Le famose terme di Traiano sorgevano sul colle Esquilino , fatte costruire sopra l'ala principale della neroniana Domus Aurea e inaugurate nel 109 d.C. Sebbene al giorno d'oggi non rimanga molto delle terme, la loro planimetria può essere ricostruita almeno approssimativamente. E da quel che è rimasto si comprende che la costruzione per grandiosità doveva superare qualunque cosa mai veduta in precedenza; in altre parole, si trattò delle prima terme cittadine di grandi dimensioni e che in tempi successivi furono imitate 11 volte.
Gli impianti termali che formavano il nucleo del complesso di Traiano avevano dimensioni triple di quelle delle vicine terme di Tito. Al centro v'era un enorme salone sormontato da cupola, e nel recinto circostante erano ospitate tutte le molteplici attività di un centro sociale. L'opera imponente e progettata con criteri utilitaristici del tutto moderni, era il frutto del genio di Apollodoro di Damasco, un architetto che seppe servirsi con maestria della tecnica del calcestruzzo, affidandosi ad essa per la realizzazione di aeree volte, di archi e di absidi.
Apollodoro fu anche il progettista del foro di Traiano, l'ultimo, il più complesso e il più sontuoso dei fori che i vari imperatori fecero costruire intorno all'originario foro romano. Esso aveva forma press'a poco rettangolare (metri 164 x metri 108), che venne ricavata tagliando e asportando tutta la parte più bassa del colle Quirinale. V'erano biblioteche in lingua latina e greca, che però, come la maggior parte del complesso, non sono più visibili; mentre sta ancora in piedi la colonna eretta per celebrare la conquista della Dacia.
In prossimità sorgeva la sala colonnata e absidata della Basilica Ulpia. E la grande piazza delimitata da colonne, terminante a nord e a sud con ampliamenti semicircolari (exedrae), ospitava la statua equestre dell'imperatore.
La parete curva a nord formava la facciata dei Mercati Traianei, che si estendevano al di là della stessa, ma più in alto. Questo elaborato complesso sviluppava con abilità la formula familiare del mercato cittadino rispondendo alle esigenze maggiormente varie e più impegnative della metropoli dell'impero. Realizzato con 3 livelli di terrazze sul pendio collinare reso artificialmente ripido, l'intero complesso ospitava più di 150 negozi e uffici.
Il materiale impiegato per l'intera costruzione fu il calcestruzzo rivestito di durevoli mattoni cotti al forno, che da allora in poi furono spesso utilizzati, senza il parametro esterno del marmo o pietra, anche a scopo puramente decorativo. Il punto centrale del complesso era la sala del mercato, costruita da uno spazio rettangolare coperto con volta a crociera, lunga 25 metri e larga circa 9.
Traiano fece anche costruire ex novo, nell'arco di 12 anni (100-112 d.C.), sempre dall'architetto greco-nabateo Apollodoro di Damasco,  il celeberrimo porto di Traiano esagonale nella zona di Fiumicino (i cui resti sono ancor oggi imponenti) che collegava Roma con le regioni occidentali dell'Impero e che fu collegato con un nuovo canale al Tevere in modo da facilitare il trasferimento delle derrate a Roma.
Tra i problemi di politica interna, egli doveva affrontare quello dei cristiani, verso i quali fu intransigente, cercando però di rispettare i principî di giustizia del diritto romano. Altro grave problema era quello dei rapporti col regno dei Parti, e Traiano colse l'occasione del contrasto scoppiato a proposito della successione al regno di Armenia, per iniziare, più che sessantenne, la nuova guerra. Traiano compì vittoriosamente grandi operazioni militari, annettendo l'Armenia, giungendo in Mesopotamia, e scendendo con la flotta il Tigri, fino a Babilonia e al Golfo Persico. Ma una violenta sollevazione dei Giudei, il riapparire di forze nemiche qua e là nelle regioni conquistate, la ribellione di città occupate, e altri improvvisi rovesci, lo costrinsero a rinunciare al disegno della conquista totale e a incoronare egli stesso un nuovo re dei Parti. Ammalatosi in Siria, Traiano affidò l'esercito al parente Publio Elio Adriano, e si avviò per tornare a Roma, ma a Selinunte di Cilicia improvvisamente morì.

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