Nemmeno i costumi più rozzi del Medioevo (476-1492) fecero dimenticare i cosmetici, l'uso dei quali, condannato già dagli scrittori cristiani a cominciare dal De cultu feminarum di Tertulliano (160-220 ca), non doveva essere sconosciuto agli stessi barbari se sappiamo, ad esempio, che le donne sassoni si stendevano il rossetto sulle labbra e che i Borgognoni si lucidavano i capelli con un unguento di burro acido. Più tardi, la vita di corte e l'importanza data nel mondo cavalleresco all' aspetto esteriore e all'avvenenza della donna avrebbero esteso l'uso della cosmesi tanto da dare origine a un' ampia letteratura che si scagliava contro queste manifestazioni di vanità femminile, colpa di cui si macchiavano, tuttavia, anche gli uomini. I trattamenti di bellezza venivano riprovati al punto che, chi se ne occupava, poteva essere accusato di stregoneria per aver voluto con artifici modificare le forme e l'aspetto donati originariamente da Dio.
I prodotti cosmetici impiegati per uso esterno e interno erano spesso costituiti da composti strani e impensabili che si riteneva avessero poteri magici, come ad esempio l'infuso di lucertola, che era dato come un sicuro rimedio per arrestare la caduta dei capelli.
I prodotti cosmetici impiegati per uso esterno e interno erano spesso costituiti da composti strani e impensabili che si riteneva avessero poteri magici, come ad esempio l'infuso di lucertola, che era dato come un sicuro rimedio per arrestare la caduta dei capelli.