BALITIME: UN GIORNO HA DODICI NOMI
“Ci vediamo fra tre giorni intorno alle nove del mattino”
dice Wayan, lasciandoci presso un warung(3)
isolato negli isolati di Amed.
Wayan, meglio I Wayan Nama, il miglior driver di Bali, ci
era apparso nel cortile assolato del Puri Bambu. Appena lo vedi pensi alle
tigri di Mompracen, ai praho, a
Salgari. Poi aggiusti il tiro della fantasia e stabilisci che non avrebbe
sfigurato nel cast di Once were warriors.
Wayan sorriso splendido ed accattivante, guida morbida e
flessuosa, ci lascia dunque ad Amed.
Amed ha davanti l’oceano, dietro i sacri monti, all’alba
mandrie di galli salutano il sole; Amed ti fa tornare indietro di un secolo: no
telefono, no computer, no radio, no televisione. Solo mare e corallo e
pescatori, con barche dal muso aguzzo con gli occhi dipinti a prua per vedere
la via, ed oli ed essenze e Ni Madè a curare ogni nostro bisogno.
Tre giorni dopo, alle nove meno un quarto, siamo pronti, in
attesa di essere portati a Goa Lawa, la grotta dei pipistrelli, uno dei luoghi
più sacri e puzzolenti che possa capitare di incontrare.
Wayan non arriva, gli zaini sul ciglio della strada, 40 miglia dal più vicino
villaggio con telefono, spersi nel nostro orientamento, paling come direbbe Nyoman il pescatore.
Qualche passo lungo la strada ed ecco un cartello col nome
del luogo su cui ci troviamo.
Un sorriso nel leggere sul bianco legno incerte lettere
nere: Reincarnation Road 99.
Un’ora, due, poi col sorriso arriva Wayan.
“Era per le nove”, lui mi guarda e sussurra “Certo, le nove,
ma balitime”.
Balitaim tutto di
un fiato, Balitaim un’unica parola
senza pause, Balitaim un unico flusso
di lettere.
Balitaim,
reincarnationroadnaitinain.
“E’ difficile capire balitime, come funziona?”
La risposta è, nella calura subequatoriale, agghiacciante.
“Per te che giorno è oggi?” “Domenica?”. “Solo Domenica?”
“Come solo Domenica?” “Sì, vedi qui a Bali un giorno possiede dodici nomi ed in
base ai nomi si fanno le cose appropriate”. “Cosa vuol dire dodici nomi Wayan?”
“Dodici nomi, di solito, perché possono essere undici e certe volte tredici”.
Poi tace e guida e sorride. Balitaim, balitaim, non so cosa chiedere per capire e così, visto
che cercare di comprendere è quello che cerco di fare per lavoro, provo
un’altra via nell’intorno del tempo.
“Quanti anni hai Wayan?” “Dipende, per te ne ho 42, ma se
seguo il Pawukon ne ho 74”, mentre col Saka quasi 43. Ma se voglio proprio
essere preciso allora devo dirti 74 Oton,
sì proprio 74 Oton. Guarda quella è
Goa Lawa! Siamo arrivati”.
[continua]
Note
(3) Piccoli punti di ristoro.
(Ennio Foppiani, “Bali Fantome. Niskala e Sekala”, in
“Radure. Quaderni di materiale psichico”, rivista del Centro Studi
Psicodinamiche di Torino, numero speciale “Terre alchemiche”, volume I, anno
VI, 2002, pp. 78-79 – immagine, teatro balinese, tratta da
www.fortport.com/balinese-performance-art/ - post a cura di Ezio Falcomer)
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