Cerca nel web

martedì 31 dicembre 2013

#Sogni fatti di #Fatica

 
http://www.vividavvero.net/blog/wp-content/uploads/2010/02/sogni2.jpg

I sogni sono fatti di tanta fatica.
Forse, se cerchiamo di prendere delle scorciatoie,
perdiamo di vista la ragione
per cui abbiamo cominciato a sognare
e alla fine scopriamo
che il sogno non ci appartiene più.
Se ascoltiamo la saggezza del cuore
il tempo infallibile ci farà incontrare il
nostro destino.
Ricorda:
"Quando stai per rinunciare,
quando senti che la vita è stata
troppo dura con te,
ricordati chi sei.
Ricorda il tuo sogno".

  Sergio Bambarén - Il delfino

lunedì 30 dicembre 2013

#AvevoSempre #Creduto che...



Avevo sempre creduto che morire d’amore non fosse altro che una licenza poetica.
Quel pomeriggio,di nuovo a casa senza il gatto e senza lei, constatai che non solo era possibile morire, ma anche che io stesso, vecchio e senza nessuno, stavo morendo d’amore.
Però mi resi pure conto che era valida anche la verità contraria: non avrei cambiato con nulla al mondo le delizie della mia sofferenza.


  Gabriel García Márquez, Memoria delle mie puttane tristi




http://media.booksblog.it/G/Gab/GabrielGarciaMarquez

martedì 24 dicembre 2013

#Coincidenza Incredibile



http://digiphotostatic.libero.it/
A tutti prima o poi capita di vivere una coincidenza incredibile capace di modificare almeno in parte il corso dell’esistenza: sono quelli che Jung definiva “eventi sincronistici”, fenomeni in grado di cambiare l’immagine che abbiamo di noi stessi, il nostro modo di vedere il mondo, di aprirci nuove prospettive.
 
Robert H. Hopcke, Nulla succede per caso

lunedì 23 dicembre 2013

#Libro #immagineDi #Solitudine


 imm. da word.technologeek.eu/gwendydd/files/2013/02/libri-antichi.gif


Ciascun libro è un’immagine di solitudine, un oggetto concreto che si può prendere, riporre, aprire e chiudere e le sue parole rappresentano molti mesi, se non anni, della solitudine di un uomo, sicché a ogni parola che leggiamo in un libro potremmo dire che siamo di fronte a una particella di quella solitudine. 


Paul Auster, L'invenzione della solitudine.

sabato 21 dicembre 2013

#NonSono #Forte

 
http://fc01.deviantart.net/fs7/i/2005/228/3/0/Triste_Attente_by_Id0ntlikey0u.jpg


Il fatto è che io...non sono forte, mi sento indifesa davanti a te.
Ho paura di vedere la verità, di vedere il tuo dolore.
Ho paura che tu mi dica addio, che mi abbandoni perché pensi che io non sia in grado di capirti."
Scoppiò a piangere.
Non era quella la cosa giusta da fare. Dov'era finita tutta la sua forza?


 Paullina Simons, Il Cavaliere d'Inverno

venerdì 20 dicembre 2013

Esergo di Manlio Lo Presti


Esergo di Manlio Lo Presti

... odiano confessare la loro ignoranza con uno schietto "non so"
una frase che faticano a pronunciare in qualunque contesto.

(Al-Bhirun, viaggiatore arabo, matematico, filosofo e scienziato persiano che apportò cospicui contributi nei campi della matematica, medicina, astronomia, filosofia e scienze -
nato 5 settembre 973 d.C, Corasmia morto 13 dicembre 1048, Ghazni, Afghanistan)7

in: HAPLAN, Zero, Rizzoli, 2000, pag. 111


Illustrazione delle fasi lunari tratte dai lavori astronomici di Al-Biruni.
http://it.wikipedia.org/wiki/File:Lunar_eclipse_al-Biruni.jpg

#Natalein #Veneto



 imm. da bur.regione.veneto.it
 Il Veneto, come altre località limitrofe, per il periodo Natalizio si arricchisce di bancarelle e mercatini.
Intorno alla ricorrenza di Santa Lucia, che risale addirittura al Medioevo, vi sono varie manifestazioni che culminano con i tradizionali banchéti de Santa Lussia, in piazza Bra a Verona.
Lo scenario è reso ancora più suggestivo dalla bianca stella cometa d’acciaio che esce dall’Arena, ormai acquisita come simbolo del Natale a Verona. Alcuni giorni prima e dopo questa festa, puoi passeggiare tra i banchetti di questo mercatino e assistere a spettacoli improvvisati di venditori, assaggiare mille golosità provenienti da diverse regioni d’Italia, o acquistare piccoli giocattoli.
A Venezia invece tornano i mercatini di Natale in Laguna, che con i numerosi eventi che faranno da sfondo a tutta la manifestazione, diventeranno un vero e proprio luogo d’incontro e di recupero della tradizione.
Per i buongustai ovviamente non mancherà il “Campiello dei golosi”: uno stand con prelibatezze gastronomiche da tutta Italia. Anche Cortina D'Ampezzo si addobba per le feste: nei numerosi mercatini troverete in vendita presepi di legno, composizioni di fiori secchi, addobbi per l'albero e per la casa, candele fatte a mano, arredi e tessuti natalizi e molte altre cose originali. Immancabile l’angolo di ritrovo con vin brulé e biscotti caldi.

Sulle tavole venete a Natale non possono mancare:
Soppressa all’aceto;
Ravioli in brodo di cappone;
Lesso di cappone o lesso di manzo "al cren" (salsa di rafano) con contorno di Purè di patate e insalata di radicchio rosso;
Come dolci il pandoro, i torroni di mandorle ed i biscotti secchi accompagnati dal Recioto (un ottimo vino dolce).

 imm. da femaleworld.it/wp-content/uploads/2013/12/Natale-in-tavola-Verona-Pandoro.jpg
 fonte web: http://www.ciccina.it/frasi/natale/riti_e_tradizioni_di_natale_in_italia.php

giovedì 19 dicembre 2013

#LecoseChe #NonDici



http://imblog.aufeminin.com/
  

Le cose che non dici, che non fai, le cose che cerchi di seppellire poi tornano, e sono loro a seppellire te.

  Naseem Rakha, Una madre non dimentica

mercoledì 18 dicembre 2013

#Natalein #Liguria



imm. da ivg.it/photogallery/albums/userpics/10002/ToiranoPresepeCenere.JPGAggiungi didascalia

 La Liguria è una delle regioni che mantiene viva la tradizione del ceppo di Natale. Anticamente a Genova, il ceppo natalizio veniva offerto al Doge dalle genti della montagna in una pittoresca cerimonia pubblica chiamata col bellissimo nome di confuoco; il Doge poi, ricevuto il dono, versava sul tronco del vino e dei confetti tra la gioia dei presenti.
Oggi la tradizione è portata avanti nelle singole case ma presepi, mercatini e fuochi d'artificio ricreano parzialmente il rito della cerimonia pubblica. Oltre a spettacoli, messe di mezzanotte e brindisi in piazza, non possono mancare i consueti concerti natalizi: dal 20 al 24 la musica si fa per strada, con tanto di Babbo Natale che distribuisce doni.
Una tradizione sicuramente più recente è quella dei mercatini di Natale, che si affiancano alle più tradizionali fiere nostrane e rappresentano un appuntamento con prodotti artigianali, gastronomia, spettacoli.
Una vera e propria peculiarità del levante resta invece quella del Natale subacqueo, che accomuna La Spezia, Porto Venere, Lerici e Tellaro con processioni in acqua, spettacoli pirotecnici e giochi di luce, nonché la nascita del Bambino adagiato in una conchiglia. A seguire, spuntino ristoratore a base di latte e castagne.
Sulle tavole liguri a Natale non possono mancare:
Maccheroni in brodo;
Ravioli alla genovese (con ripieno di vitello, animelle, uova, erbe, pangrattato e parmigiano);
Stecchi fritti (spiedini di rigaglie di pollo con funghi freschi, besciamella e parmigiano);
Cappone lesso;
Salcicce e spinaci; Faraona al forno con carciofi;
Come dolce: il pandolce (impasto di farina, uvetta, zucca candita a pezzetti essenza di fiori d’arancio i pinoli pistacchi semi di finocchio latte e marsala), canditi, torrone, uva, fichi secchi e noci innaffiati da un buon Rossese di Dolceaqua.


 imm. da odealvino.com/wp-content/uploads/2008/11/pandolce.jpg

fonte web:  http://www.ciccina.it/frasi/natale/riti_e_tradizioni_di_natale_in_italia.php

#Natalein#Campania



imm. da guidaconsumatore.com/wp-content/uploads/2010/12/presepe-napoletano.jpg

A Napoli e in tutta la Campania non mancano certo i presepi, le zampogne e i mercatini natalizi, tradizioni arrivate da nord che però arricchiscono e rendono ancora più magiche le feste di Natale campane.
Le preparazioni natalizie locali sono però più legate alla rinomata tradizione pasticciera nostrana: roccoco', susamielli, divino amore, zeppole e struffoli; tutto questo ci riconduce al periodo dell'avvento, a lunghe serate in casa, al gioco della tombola. Il profumo delle zeppole fritte, durante la fase della preparazione, impregna tutti gli abiti, le finestre chiuse e il vapore acqueo che si forma sui vetri. Nelle famiglie le nonne hanno sempre sostenuto che quando si preparano gli struffoli non bisogna né farsi vedere, né far sentire l'odore alla gente invidiosa: finirebbero con lo scoppiare!
Sulle tavole campane a Natale non possono mancare:
Minestra maritata di cicoria scarole e "borraccia" (erba amara e pelosa) in brodo di cappone con aggiunta facoltativa di uova sbattute con peperoncino e carne di vitello;
Spaghetti alle vongole;
Totani e patate;
Cappone imbottito;
Insalata di rinforzo (cavolfiore, sottaceti misti, peperoni detti papacelle olive di Gaeta e acciughe salate) accompagnata dalle immancabili friselle (crostini di pane circolari) e dai broccoli con aglio e peperoncino;
Come dolci: Struffoli, Roccocò e frutta secca.



 imm. da blog.shoppingdonna.it/wp-content/uploads/2011/12/struffoli-napoletani-dolci-natale.jpeg


fonte web: http://www.ciccina.it/frasi/natale/riti_e_tradizioni_di_natale_in_italia.php


martedì 17 dicembre 2013

#Natalein #Molise


 imm. da parrocchiasanmagno.it/

Il Molise è terra di zampogne e di zampognari. È un importante simbolo etnico, un emblema presente in vari aspetti della storia e della cultura. Per novena, in senso lato, si intende un rituale religioso che dura nove giorni, ma Novena è anche il nome che si dà al brano musicale, tipico del periodo natalizio, eseguito dagli zampognari (il brano è detto anche Pastorale o Pastorella).L'8 e il 24 Dicembre di ogni anno, all'imbrunire, Agnone (Isernia) diventa teatro di uno spettacolo unico ed irripetibile: ripercorrendo le tappe di un passato semi-ancestrale gli "attori", indossando i tipici costumi agresti del secolo scorso, sfilano per le vie cittadine portando fasci di fuoco, creando composizioni e danze suggestive. Lo spettatore si trova, così, catapultato indietro nel tempo quando, alla vigilia di Natale, gli abitanti del circondario si recavano in paese alla messa di mezzanotte, illuminando, con il fuoco il buio degli impervi sentieri di montagna. Sulle tavole molisane a Natale non possono mancare:
Zuppa di cardi;
Pizza di Franz in brodo caldo (pezzettini di pizza a base di uova parmigiano grattugiato e prezzemolo al forno);
Maccarun ch'i hiucc;
Baccalà arracanato (mollica di pane aglio prezzemolo origano uva passa pinoli e noci);
Baccalà al forno con verza, prezzemolo, mollica di pane, uvetta e gherigli di noci;
Per dolce: i Calciuni (a base di farina, vino, castagne lessate, rhum, cioccolato, miele, mandorle, cedro candito, cannella, uova e vaniglia).


imm. da cotto-e-mangiato.net/wp-content/plugins/wp-o-matic/cache/00255_calciuni-del-Molise.jpg
 fonte web: http://www.ciccina.it/frasi/natale/riti_e_tradizioni_di_natale_in_italia.php

Esergo di Manlio Lo Presti


Esergo di Manlio Lo Presti

Nessun bandito nella storia ha mai potuto sognarsi di infliggere tanti danni alla collettività quanti ne hanno fatti i banchieri.
Eppure, nessuno dei grandi boss di Wall Street è finito in galera.

F. RAMPINI, Banchieri. Storie dal nuovo banditismo mondiale, Mondadori, 2013, pag. 10



lunedì 16 dicembre 2013

Io, tra Madiba e Lawrence d'Arabia

giornalettismo.com
 di Diego Nuzzo

  Era il febbraio del 1990. Ero a Londra da un paio di settimane circa. Una vacanza fuori stagione, alla pari a casa di una coppia mista: lei inglese, lui di colore delle ex colonie. Mi accorsi che qualcosa stava succedendo quando tornando a casa, la sera del giorno 11, trovai i due davanti al televisore euforici. Lui era in lacrime: avevano liberato Nelson Mandela.
 Appena entrai mi abbracciarono: conoscevano le mie idee, il mio percorso politico. E restammo tutta la notte a vedere i notiziari che si susseguivano.
 Il giorno dopo decisi di farmi un regalo. Appena arrivato ero andato alla British Tourist Authority a chiedere se fossero ancora disponibili biglietti per "Jeffrey Bernard is unwell" una piece di Keith Waterhouse con protagonista Peter O'Toole. La signorina alla reception mi sorrise: "ma giovanotto... è NATURALMENTE tutto esaurito. Ci sono solo due posti in ultima fila per l'ultima replica a 75 pound ognuno". 150 sterline per due biglietti era quasi quanto avevo speso per tutto il soggiorno... decisi di desistere nonostante Peter O'Toole fosse da sempre uno dei miei attori preferiti.
tcchronicle.com
 Ma non facevo che pensarci. Poi, dopo quella sera dell'11 di febbraio, decisi che dovevo fare una follia. Mi misi in fila il giorno dopo sotto una neve incessante fuori al teatro in attesa che qualcuno rinunciasse al suo posto. Due ore di fila. Alle 17.55 il botteghino chiuse. Io ero, a quel punto, il primo della fila. "Non può essere...proprio adesso!!!". Stavo per mettermi a piangere nella neve fresca quando si riaprì lo sportello "Presto, ci sono due biglietti di un abbonato che ha rinunciato! Sono in prima fila...150 pound...".
 Non ci pensai nemmeno un istante. Ci guardammo in faccia io e la persona con cui stavo, mettemmo la cifra allucinante sul bancone e scappammo dentro. Pochi minuti e lui era lì, da solo sul palco, con una sigaretta tra le labbra e un bicchiere di scotch in mano tutto il tempo e la sua voce profonda, cavernosa e allo stesso tempo flautata. Da brivido. Quella sera sembrava che recitasse solo per noi due. Lo sapevo che non lo avrei mai più visto recitare a teatro. Ma non ho mai smesso di sognare di rivederlo come quella sera di febbraio, con la sigaretta tra le labbra e il tumbler pieno di scotch.
 Da stasera so che almeno su questa terra non lo incontrerò più. Addio Peter Seamus O'Toole.

 © 2013 Diego Nuzzo - Licenza CC BY-NC-ND 3.0

sabato 14 dicembre 2013

Esergo di Manlio Lo Presti


Esergo di Manlio Lo Presti


Negli affati non ci sono amici, al più dei clienti.

A. DUMAS, Il conte di Montecristo, 2, III, 5, Rizzoli, 2013



http://bur.rcslibri.corriere.it/libro/6336_il_conte_di_montecristo_dumas.html

venerdì 13 dicembre 2013

Esergo di Manlio Lo Presti


Esergo di Manlio Lo Presti

Nulla conosce chi poco conosce;
spesso la ricchezza rende sciocchi:
uno è ricco un altro è povero,
ma di nulla si deve incolpare la sorte.


SNORRI STURLUSON, Edda. Carmi norreni. HAVAMAL- 75, Sansoni1982, pag. 21



#StoriaDi #Santa Lucia

 imm. da upload.wikimedia.org/
Lucia nasce a Siracusa sul finire del III secolo, in un periodo compreso fra il 280 e il 290 d.C. (probabilmente nell’anno 284/285). La sua famiglia nobile e molto ricca è tra le più importanti della città. La madre si chiama Eutichia (in greco, Fortunata). Del padre non si hanno notizie certe.
L’infanzia di Lucia è particolarmente felice sia per la sua fede in Cristo sia  per i notevoli mezzi economici della famiglia. Purtroppo all’età di 5-9 anni rimane orfana del padre e questo evento obbliga Eutichia a provvedere da sola alla sua educazione. Intanto Lucia e la madre sono costrette, per sfuggire alle persecuzioni,  a professare di nascosto la religione cristiana.Lucia,  ancora ragazzina, sebbene non manifesti alcun interesse per il matrimonio, è promessa in sposa dalla madre ad un giovane patrizio.
La serenità della famiglia però è turbata dall’aggravarsi delle continue emorragie di cui soffre Eutichia, per la quale i medici non nutrono speranze di sopravvivenza.
Lucia convince la madre a recarsi in pellegrinaggio a Catania presso la tomba di S. Agata,  in occasione dell’anniversario del suo martirio (secondo la tradizione il 5 febbraio) per chiedere la grazia della guarigione. Giunte a Catania, durante la celebrazione della messa Lucia e la madre sono colpite dalle parole del brano del Vangelo che racconta dell’emoroissa che aveva ricevuto il dono della guarigione toccando il lembo della veste di Gesù. Dopo la messa, Lucia, mentre prega sul sepolcro, si  addormenta e in sogno le appare S. Agata che  le promette la guarigione della madre e le anticipa che diventerà santa. 
Appena sveglia, Lucia si accorge dell’avvenuto miracolo:  la promessa della Santa si è avverata. La giovane, che già da tempo aveva deciso di consacrarsi a Dio, sostenuta dalla forza dalle parole pronunciate da S. Agata torna a Siracusa e comunica alla madre la volontà di non sposarsi  e di aiutare i poveri e i bisognosi della città donando tutte le loro ricchezze. La madre tenta di dissuaderla, ma alla fine ne accetta la volontà e la aiuta nella realizzazione dei suoi progetti.
La notizia che le due donne vendono i loro averi per distribuirne il ricavato ai poveri si diffonde rapidamente e arriva all’orecchio del pretendente di Lucia, il quale chiede spiegazioni ad Eutichia. La donna lo rassicura, dicendogli che la vendita sarebbe servita per un buon investimento. Tranquillizzato, il ragazzo torna a casa, ma quando viene a saper che Lucia è cristiana, preso dall’ira, la denuncia all’arconte di Siracusa (Pascasio) che subito la fa arrestare.
Durante il processo, Pascasio cerca di convincere Lucia a rinnegare la sua fede e a compiere sacrifici in onore degli dei romani, lei però non cede. Alterato dalle sue risposte, ordina che sia portata in un “luogo infame, dove sarai costretta al disonore” (postribolo), ma quando i soldati tentano di spostarla, Lucia miracolosamente diventa irremovibile.
Pascasio pensa che Lucia sia una strega per questo ordina che sia cosparsa di urina (era antica credenza che l’urina avesse la capacità di annullare magie e sortilegi) e di riprovare a muoverla usando dei buoi. Ma gli animali non riescono a spostarla.
L'arconte, infastidito, ordina che venga bruciata. Cosparsa di pece e olio, il corpo di Lucia viene avvolto dalle fiamme, ma non brucia.
Pascasio, ormai fuori di sé ed in preda alla confusione, vedendo che Lucia, nonostante il fuoco avvolga il suo corpo, sorride e mantiene la calma, ordina ad un soldato di ucciderla con la spada. Il soldato dapprima esita, poi esegue l’ordine e la decapita.
Vi sono due versioni circa le modalità dell’uccisione di Santa Lucia. Secondo il martyrion greco, il più antico scritto, Lucia fu decapitata  con un colpo di spada (fine riservata ai nobili); secondo la passio latina invece, Lucia fu trafitta alla gola. La prima versione appare la più credibile perché lo scheletro della  Santa presenta la testa staccata dal corpo. È infondata invece la leggenda che a Lucia furono cavati gli occhi per ordine di Pascasio, o che l’abbia fatto ella stessa per mandarli al suo pretendente, perché non risulta in nessun atto del martirio.    
Il 13 dicembre del 304, Lucia muore da martire e il suo nome e quello di Siracusa diventano famosi in tutto il mondo.


fonte web: http://www.santaluciaonline.it

In alcune regione del nord d'Italia  Santa Lucia fa le le veci di Babbo Natale, i bambini le scrivono una lettera dicendo che sono stati buoni durante l'anno e le chiedono di portarle i doni. I nonni raccontano ai nipotini  che Santa Lucia arriva dal cielo su un carretto pieno di regali trainato da un asinello per cio' mettono sul davanzale della finestra latte e fieno per nutrire l'asinello.

 imm. da .boodiv.it/mod/eventi/upload/94313.jpg

martedì 10 dicembre 2013

#NataleIn #Lombardia #Milano

 imm. da cronacamilano.it/wp-content/uploads/cronaca/20410/albero_natale_duomo20.jpg
In Lombardia, soprattutto a Milano, il Natale è sinonimo di Panettone.
Pare che esso prenda il nome da un certo Toni, garzone di fornaio, che decise di arricchire il semplice pane di tutti i giorni con ingredienti costosi e pregiati: burro, uova, zucchero, uvette e frutta candita, forse per far piacere ad una bella golosa. Non bisogna dimenticarsi però anche la tradizione, più recente, dei mercatini e delle bancarelle che animano le vie delle città lombarde per tutto il mese di Dicembre.Da segnalare soprattutto il tradizionale Mercatino di Natale di Livigno che, che oltre agli oggetti di artigianato, decorazioni e addobbi per l'albero di Natale, propone stands gastronomici che servono leccornie come castagne, noci, mele, il tipico panpepato, dolci fritti e lo squisito vin brulé. L'atmosfera è resa ancora più suggestiva dalle canzoni natalizie. Per tutto il periodo dell'avvento in tutte le case di Livigno saranno accese delle candele, come vuole l'antica tradizione alpina.
Sulle tavole lombarde a Natale non possono mancare:
Consommè di cappone in gelatina;
Tortellini o casoncelli in brodo;
Cappone ripieno (con tritato di uova grana e mortadella) accompagnato da mostarda di Cremona;
Stecchini (spiedini di pollo e vitello) con insalata;
Come dolci: il torrone, il panettone o la sbrisolona.
Le paste ripiene sono tra i primi piatti canonici delle feste nella tradizione italiana: di magro per la cena della Vigilia, grasse e ricche per il pranzo di Natale. In Lombardia, tra Bergamo e Brescia, si usano i casoncelli (casoncei), mezzelune ripiene di carne e pasta di salame cotte nel brodo di cappone; tra Mantova e Cremona ci sono invece i tortelli di zucca, conditi con burro, salvia e parmigiano. Anche a Milano è d’obbligo una pasta ripiena in brodo, ma presa a prestito dalla tradizione delle città vicine.

fonte web: http://www.ciccina.it/frasi/natale/riti_e_tradizioni_di_natale_in_italia.php

lunedì 9 dicembre 2013

#NataleIn #Valle d'Aosta

http://www.iloveaosta.co.uk/wp-content/uploads/2011/12/VALLE-DAOSTA-Mercatino-Natale-Aosta-foto-Enrico-Romanzi_7607.
Il Natale valdostano è all'insegna della tradizione, che trascorre tra eventi religiosi e animazioni, concerti e manifestazioni dell'artigianato. Ai piedi del Monte Bianco i simboli della festa si rifanno alla cultura e ai valori tipici della gente di montagna: ospitalità, amicizia, semplicità e gusto della tradizione, permettendo ai visitatori di trascorrere in un clima sereno il periodo natalizio. In ogni via si trovano artigiani e artisti che presentano le loro creazioni, tra cui sculture, opere di intaglio, pittura su ceramica, patchwork, addobbi natalizi, composizioni di fiori secchi e candele.
La musica sacra, popolare o tipicamente natalizia risuona in numerose località.
In tutte le parrocchie della regione il Natale è celebrato con la Messa di mezzanotte. La consuetudine vuole che al termine della funzione vengano distribuiti dolci, panettone, cioccolata calda e vin brulé. Tipica è poi, in numerose località, l'usanza di allestire un presepe vivente, spesso animato dai bambini, mentre gli adulti rappresenteranno le attività del passato per le vie dei borghi, offrendo bevande e spuntini ai visitatori.
Chi vorrà provare l' ebbrezza di passeggiare a cavallo o in carrozza nel cuore dei borghi valdostani e i bambini potranno incontrare Babbo Natale sulle piste da sci. Sulle tavole valdostane a Natale non possono mancare:
Mocetta in crostini al miele;
Lardo con Castagne cotte e caramellate con miele;
Crostini con Fonduta e Tartufo;
Zuppa alla Valpellinentze (con cavolo, verza, fette di pane raffermo, fontina, brodo, cannella e noce moscata);
Salsiccia con Patate;
Carbonata Valdostana con Polenta (sottili striscie di carne macerate nel vino rosso con aromi).
Come dolce Pere a sciroppo servite con crema di cioccolato e panna montata (pere cotte con zucchero, vaniglia, chiodi di garofano, acqua e vino rosso, ridotte a sciroppo);
Caffè Mandolà molto robusto alle mandorle tritate, con le tegole (pasticcini secchi).

fonte web:  Il Natale valdostano è all'insegna della tradizione, che trascorre tra eventi religiosi e animazioni, concerti e manifestazioni dell'artigianato. Ai piedi del Monte Bianco i simboli della festa si rifanno alla cultura e ai valori tipici della gente di montagna: ospitalità, amicizia, semplicità e gusto della tradizione, permettendo ai visitatori di trascorrere in un clima sereno il periodo natalizio. In ogni via si trovano artigiani e artisti che presentano le loro creazioni, tra cui sculture, opere di intaglio, pittura su ceramica, patchwork, addobbi natalizi, composizioni di fiori secchi e candele.
La musica sacra, popolare o tipicamente natalizia risuona in numerose località.
In tutte le parrocchie della regione il Natale è celebrato con la Messa di mezzanotte. La consuetudine vuole che al termine della funzione vengano distribuiti dolci, panettone, cioccolata calda e vin brulé. Tipica è poi, in numerose località, l'usanza di allestire un presepe vivente, spesso animato dai bambini, mentre gli adulti rappresenteranno le attività del passato per le vie dei borghi, offrendo bevande e spuntini ai visitatori.
Chi vorrà provare l' ebbrezza di passeggiare a cavallo o in carrozza nel cuore dei borghi valdostani e i bambini potranno incontrare Babbo Natale sulle piste da sci. Sulle tavole valdostane a Natale non possono mancare:
Mocetta in crostini al miele;
Lardo con Castagne cotte e caramellate con miele;
Crostini con Fonduta e Tartufo;
Zuppa alla Valpellinentze (con cavolo, verza, fette di pane raffermo, fontina, brodo, cannella e noce moscata);
Salsiccia con Patate;
Carbonata Valdostana con Polenta (sottili striscie di carne macerate nel vino rosso con aromi).
Come dolce Pere a sciroppo servite con crema di cioccolato e panna montata (pere cotte con zucchero, vaniglia, chiodi di garofano, acqua e vino rosso, ridotte a sciroppo);
Caffè Mandolà molto robusto alle mandorle tritate, con le tegole (pasticcini secchi).

domenica 8 dicembre 2013

#NataleIn #Piemonte

imm. da comune.torino.it/verdepubblico/galleria/neve/img/05.jpg
Il Natale in Piemonte viene spesso celebrato attraverso sacre rappresentazioni, presepi scultorei, che per l'occasione vengono esposti al pubblico e presepi viventi.
I Pastour, i Pastori, è la messa in scena dell'adorazione popolare del Bambino Gesù, diffusa in tutto il Piemonte. Personaggio tipico è "Gelindo", che nella notte di Natale guida i pastori verso la chiesa dove i figuranti porgeranno le loro offerte al Salvatore. Recitata in dialetto alessandrino, tratta della storia di poveri pastori alessandrini che vanno ad adorare Gesù Bambino: una rappresentazione che mescola il sacro e il profano, con frequenti riferimenti satirici alla realtà contemporanea, scherzi e battute dei protagonisti.Tradizionale del Piemonte è anche il vischio, che cresce spontaneo in molte aree ed è simbolo di buon augurio sotto le feste natalizie.
Sulle tavole piemontesi a Natale non possono mancare:
Insalata di carne cruda all'albese;
Peperoni in bagna cauda (salsa a base di olio, aglio e acciughe);
Acciughe al verde;
Flan del cardo;
Tortino al porro;
Agnolotti al plin, con sugo d'arrosto;
Risotto con radicchio o al barolo;
Arrosto di cappone;
Misto di bollito con salse, carote e patate al forno;
Come dolci: torta gianduia e zabaione e torrone d'Alba.

fonte web:  http://www.ciccina.it/frasi/natale/riti_e_tradizioni_di_natale_in_italia.php

sabato 7 dicembre 2013

Esergo di Manlio Lo Presti






Esergo di Manlio Lo Presti

Cultura è quella cosa che i più ricevono, molti trasmettono e pochi sanno.


K. KRAUS, Detti e contraddetti, Adelphi, 1972, pag. 210






http://www.nextme.it/societa/sesso-e-comportamenti/343-cultura-la-nuova-spinta-dellevoluzione-umana

#Milano #Festadi: S.Ambrogio

La festa di Sant'Ambrogio a Milano

 Ogni anno, il 7 Dicembre, si celebra la festa di Sant'Ambrogio a Milano, santo patrono della città, con cerimonie religiose, eventi culturali e fiere, il tradizionale mercatino di Natale "Oh bej Oh bej". Scopriamo qualcosa in più sulla festa di Sant'Ambrogio a Milano...

 imm. da us.123rf.com/basilica s.ambrogio milano

Festa di Sant'Ambrogio: Sant'Ambrogio di Milano
Sant'Ambrogio di Milano, il cui nome alla nascita era Aurelio Ambrogio, nacque a Treviri, nella zona della Renania, fra il 334 e il 339 e morì a Milano nel 397. Divenne Vescovo di Milano nel 374 ed è considerato uno dei quattro Dottori della Chiesa cattolica. Sant'Ambrogio introdusse molti elementi della liturgia orientale come i canti e gli inni che egli stesso compose durante la sua vita. Importante uomo di Chiesa e personaggio culturale di grande rilevanza, volle la costruzione della Basilica   che porta il suo nome al centro di Milano, esempio di arte romanico-lombarda come ben pochi se ne trovano. Proprio di fronte la Basilica di Sant'Ambrogio fin dal 1866 si svolge la manifestazione "Oh Bej Oh Bej", fiera artigianale con venditori ed espositori di oggetti d'artigianato provenienti da tantissimi paesi. La festa di Sant'Ambrogio si svolge dal 7 dicembre, il giorno in cui si festeggia il santo patrono, fino alla domenica successiva in concomitanza con un'altra manifestazione molto cara ai milanesi, la Fiera di Milano.

 immda blog.best-bookings.com/en/files/2011/11/santambrogio-milan-i182.jpg


Festa di Sant'Ambrogio: il mercato artigianale "Oh Bej, Oh Bej"
Il tradizionale mercato dell'artigianato conosciuto col nome di "Oh Bej, Oh Bej", ha un'origine molto antica poichè si hanno notizie del mercatino in onore di Sant'Ambrogio sin dal 1288. La manifestazione così come la si conosce oggi risale più precisamente al 1510 quando il Gran Maestro Giannetto Castiglione, inviato dal Papa con il compito di riaccendere l'entusiasmo religioso nei fedeli milanesi, decise di 'accattivarsi' la popolazione di Milano distribuendo pacchi pieni di dolci e giocattoli ai bambini e dirigendosi verso la Basilica di Sant'Ambrogio proprio nel giorno del santo patrono. Da quell'episodio nacque la tradizione di festeggiare il santo patrono con la fiera di "Oh bej! Oh bej!", ricca di bancarelle con tantissimi prodotti: dolci e giocattoli, gustosi cibi tradizionali e tipici della zona, abiti, oggetti artigianali. Ancora oggi ogni 7 Dicembre si può passeggiare per le vie attorno alla Basilica mangiando castagne e vino bianco, comprando i primi regali di Natale e le decorazioni per l'albero o per la casa. Anche il nome del mercatino deriva dall'arrivo di Giannetto Castiglione: "Oh Bej! Oh Bej!", infatti, che significa "Oh belli! Oh belli!" in dialetto, fu l'esclamazione che fecero i bambini milanesi quando il Gran Maestro raggiunse la Basilica distribuendo loro tanti doni. Anche quest'anno la manifestazione si svolgerà a partire dal 7 Dicembre sino al 10 dello stesso mese, comprendendo anche la Festa dell'Immacolata dell'8 Dicembre, un bel ponte natalizio del quale si può approfittare per passeggiare tra le vie di Milano addobbate a festa e visitare i tanti mercatini di natale di Natale  . "Oh Bej! Oh Bej!" avrà luogo intorno al Castello Sforzesco e vedrà la presenza di tantissime bancarelle, con in più alcuni artigiani che produranno i loro prodotti seduta stante, come oggetti in cuoio o in vetro. Per ulteriori informazioni e aggiornamenti sulla festa di Sant'Ambrogio si può consultare il sito del Comune di Milano.

http://www.aperitivoamilano.it/wp-content/uploads/2012/11/Fiera-obei-obei-a-Milano.png


fonte web: http://www.milanoexplorer.it/milano_citta/festa_di_sant_ambrogio.html

 

venerdì 6 dicembre 2013

Esergo di Manlio Lo Presti


Esergo di Manlio Lo Presti

L’economia della crisi genera i conflitti e precostituisce le condizione per la redenzione dopo il lavacro di sangue – il dramma delle tensioni di principio e delle guerre di fatto.


R. CAMPA, Vicinanze abissali, L’approssimazione nell’epoca della scienza, Il Mulino, 2009, pag. 204


www,repubblica.economia






#LeStesse #Persone


 
imm. da images.wikia.com/nonciclopedia


Quando si vedono sempre le stesse persone alla fine queste cominciano a far parte della nostra vita, e quando divengono parte della nostra vita, cominciano anche a volerla modificare. Se non ci comportiamo come loro si aspettano, si irritano. Sembra che tutti abbiano l’idea esatta di come dobbiamo vivere la nostra vita. E non sanno mai come vivere la loro.

Paulo Coelho, "L’Alchimista"

giovedì 5 dicembre 2013

#SonoStata #DueDonne

imm.da stampasud.it/public/archivio/gioconda-belli.jpg



Sono stata due donne e ho vissuto due vite. Una delle due donne voleva far tutto secondo i canoni classici della femminilità: sposarsi, fare figli, nutrirli, essere docile e compiacente. L’altra aspirava ai privilegi maschili: sentirsi indipendente, essere considerata per se stessa, avere una vita pubblica, la possibilità di muoversi, amanti. Ho consumato gran parte della vita alla ricerca di un equilibrio tra queste due donne, per unirne le forze, per non essere dilaniata dalle loro battaglie a morsi e graffi. Penso di avere ottenuto, alla fine che entrambe le donne coesistessero sotto la stessa pelle. Senza rinunciare a sentirmi donna, credo di essere riuscita a essere anche uomo.


Gioconda Belli, "Il paese sotto la pelle"

mercoledì 4 dicembre 2013

#Domande importanti


 imm. da blog.timeoutintensiva.it/

Alle domande più importanti si finisce sempre per rispondere con l'intera esistenza.
Non ha importanza quello che si dice nel frattempo, in quali termini e con quali argomenti ci si difende. Alla fine, alla fine di tutto, è con i fatti della propria vita che si risponde agli interrogativi che il mondo ci rivolge con tanta insistenza.
 Sandor Marai, Le braci
da PensieriParole <http://www.pensieriparole.it/aforismi/libri/frase-104209?f=a:1908>

martedì 3 dicembre 2013

Esergo di Manlio Lo Presti



Esergo di Manlio Lo Presti

Proprio quando una crisi attanaglia una nazione è necessario raddoppiare i fondi destinati ai saperi e all'educazione dei giovani, per evitare che la società precipiti nel baratro dell'ignoranza.

N. ORDINE, L'utilità dell'inutile, Bompiani,2013, pag. 121




http://bompiani.rcslibri.corriere.it/libro/7448_l_utilita_dell_inutile_ordine.html

#IlDolore é #Passato


 imm. da photos-b.ak.fbcdn.net

Il dolore è passato. La vita lo ha trasformato in qualcos'altro; dopo averlo provato, dopo aver singhiozzato, lo si nasconde agli occhi del mondo come una mummia da custodire nel padiglione funerario dei ricordi. Passa anche il dolore provocato dall'amore, non credere. Rimane il lutto, una specie di cerimonia ufficiale della memoria. Il dolore era altro: era urlo animalesco, anche quando stava in silenzio. È così che urlano le bestie selvatiche quando non comprendono qualcosa nel mondo – la luce delle stelle o gli odori estranei – e cominciano ad avere paura e ululare. Il lutto è già un dare senso, una ragione e una pratica. Ma il dolore un giorno si trasforma, la vanità e il risentimento insiti nella mancanza si prosciugano al fuoco purgatoriale della sofferenza, e rimane il ricordo, che può essere maneggiato, addomesticato, riposto da qualche parte. È quel che accade ad ogni idea e passione umane.
 Sandor Marai, Il gabbiano

lunedì 2 dicembre 2013

#Lasciare #Mollare la presa

 imm. da: imworld.aufeminin.com

 Lasciare significa: lasciare che per un po’ le cose seguano il loro corso, che si muovano liberamente senza il nostro intervento, finché la direzione del loro movimento non si mostri spontaneamente.
Se rinunciamo a tentare di guidare le cose e quelle, muovendosi, si allontanano da noi, lasciamole andare. Molliamo la presa. Se le lasciamo andare per la loro strada, ci rendiamo liberi per qualcos’altro.
Se ci stacchiamo da qualcosa che alla lunga rappresenta un peso piuttosto che un aiuto ad andare avanti, poi saremo pronti ad aprirci all’essenziale, a ciò che conta. Sebbene a volte, dall’esterno, questa possa sembrare una perdita, con il tempo finirà per rivelarsi un guadagno per noi e per altri.
Un progetto o un prodotto si comporta con noi proprio come se fosse una persona, come se avesse un’anima e gli fossero stati assegnati un destino e un tempo. Come se il progetto o il prodotto fossero qualcosa di vivo che ha un inizio, matura e poi lentamente viene meno. Una volta fatto il suo tempo, crea nuovo spazio per qualcos’altro, il futuro.
Un’altra riflessione da fare é questa: quel dato progetto o prodotto aggiunge qualcosa a ciò che esiste da prima o, alla lunga, gli sottrae qualcosa? E’ al servizio di ciò che esisteva già tanto da essere fonte di gioia e di crescita, senza sottrargli nulla? O ciò che esisteva prima è al servizio del nuovo progetto o prodotto e, per fargli posto, pian piano viene meno e sconta grazie al nuovo qualcosa di decisivo? O lasciando campo libero a quello che appare allettante, ciò che esisteva prima si conquista l’accesso a una dimensione che gli corrisponde di più e lo fa crescere senza essergli di peso?
E c’é ancora una domanda che dobbiamo porci. Come reagisce il nostro ambiente al nuovo su cui puntiamo? Sarà salutato con favore? Sarà adatto al nostro ambiente e lo farà progredire?
Come accade anche nella vita, anche in questo caso ciò che conta è essere in armonia con un movimento che è al servizio di molti, li riunisce e li guida in una interazione in cui vincono tutti.
Qual è allora la vera domanda? La domanda é: il nostro progetto e il nostro prodotto sono al servizio della vita di molti con amore?”

Bert Hellinger, “Gli ordini del successo“

domenica 1 dicembre 2013

#DaGrande #VogliofareIl #Bambino



http://www.windoweb.it

 Da grande voglio fare il bambino, per conservare una parte che lasci sempre spazio all'entusiasmo, che non lo perda mai, per continuare a pungermi con le rose senza mai la paura di toccarle. Alla felicità ci si arriva navigando fra le nuvole ma senza sottovalutare la forza delle braccia, la forza del desiderio. Ci vuole applicazione.
 Massimo Bisotti, La luna blu
da PensieriParole <http://www.pensieriparole.it/aforismi/figli-e-bambini/frase- 193902?f=w:5337>

sabato 30 novembre 2013

Esergo di Manlio Lo Presti


Esergo di Manlio Lo Presti

Chi corre sempre saprà sempre meno cose di colui che resta calmo
e ascolta e riflette. (massima Tuareg)

in: V. BELTRAMI, Breviario per nomadi, Biblioteca del Vascello, pag. 57
www.raivaticano.it

#Spunti #PerLa #Vita


 imm. da psichefamiglia.it/index_donna_file/donna.jpg
 1-Ti amo non per chi sei ma per chi sono io quando sono con te.
2 -Nessuna persona merita le tue lacrime, e chi le merita sicuramente non ti farà piangere.
3 -Il fatto che una persona non ti ami come tu vorresti non vuol dire che non ti ami con tutta se stessa.
4 -Un vero amico è chi ti prende per la mano e ti tocca il cuore.
5 -Il peggior modo di sentire la mancanza di qualcuno è esserci seduto accanto e sapere che non l’avrai mai.
6 -Non smettere mai di sorridere, nemmeno quando sei triste, perché non sai chi potrebbe innamorarsi del tuo sorriso.
7 -Forse per il mondo sei solo una persona, ma per qualche persona sei tutto il mondo.
8 -Non passare il tempo con qualcuno che non sia disposto a passarlo con te.
9 -Forse Dio vuole che tu conosca molte persone sbagliate prima di conoscere la persona giusta, in modo che, quando finalmente la conoscerai, tu sappia essere grato.
10-Non piangere perché qualcosa finisce, sorridi perché è accaduta.
11-Ci sarà sempre chi ti critica, l’unica cosa da fare è continuare ad avere fiducia, stando attento a chi darai fiducia due volte.
12-Cambia in una persona migliore e assicurati di sapere bene chi sei prima di conoscere qualcun’altro e aspettarti che questa persona sappia chi sei.
13-Non sforzarti tanto, le cose migliori accadono quando meno te le aspetti.
 

Gabriel García Márquez, Tutto quello che accade, accade per una ragione
 

venerdì 29 novembre 2013

#AmareSenza #Possedere


 
 imm. da static.tantasalute.it/625X0/www/tantasalute/it/img/morire-d-amore


Amare una persona è... averla senza possederla; darle il meglio di sé senza pretendere niente in cambio; desiderare di stare con lei, ma senza essere spinti dal bisogno di alleviare la propria solitudine; temere di perderla, ma senza essere gelosi; aver bisogno di lei, ma senza esserne dipendenti; aiutarla, ma senza aspettarsi gratitudine; essere legati a lei, pur restando liberi; essere tutt'uno, pur rimanendo se stessi.

  L'Arte di Amare e Farsi Amare - Omar Falworth

giovedì 28 novembre 2013

Esergo di Manlio Lo Presti



Esergo di Manlio Lo Presti

Mi piacciono le persone distratte. Significa che hanno idee e che sono buone.
I cattivi e gli stupidi hanno sempre presenza di spirito.

Ch. J. de Ligne, Aneddoti e ritratti, Sellerio, 1979, pag.157














http://fr.academic.ru/dic.nsf/frwiki/338736


#LaCosa #Migliore

 imm. da bargiomba.altervista.org/wp-content/uploads/2012/04/Tenersi-per-mano.

Ho sempre odiato la frase che dicono in tanti: 'Lei è la cosa migliore che mi sia mai capitata'. Una persona non è un fatto, le persone non 'capitano'. Tu non sei la cosa migliore che mi è capitata, tu sei la cosa migliore che è capitata in questo universo, tu sei la cosa migliore che esista o sia mai esistita.

  Laurie Frankel - tu, per ora #persempre

mercoledì 27 novembre 2013

Esergo di Manlio Lo Presti


Esergo di Manlio Lo Presti

Il merito più grande degli imbecilli è di far capire
agli altri che non lo sono.

A. CASIRAGHI, Aforismi sulla saggezza della morte, Shakespeare and Kafka, 1992, pag. 26



#SeLa #Vita

 
 imm. da simonaoberhammer.com/



Se la vita non ti ha risparmiato delusioni e sacrifici che importanza ha? Ricorda che sei ancora vivo,
in grado di respirare e pensare. Sii grato per le cose buone
che hai ricevuto. Fai tesoro delle sofferenze.
Spesso le disgrazie sono solo l'anticamera della fortuna.
In futuro, se vuoi imparare a sentire la voce di Dio,
devi liberare la mente mediante la preghiera e la meditazione. Agire solo dopo attenta osservazione e vivere sempre qui e ora. Rendi pura la tua parola e la bellezza del verbo tramite il silenzio. E cerca incessantemente di riconciliarti con te stesso e con gli altri. Solo così Dio ti parlerà nel silenzio e ti dirà che tutto ciò che esiste su questa terra è espressione del suo amore universale. 


 Hernàn Huarache Mamani, La Donna della Luce

martedì 26 novembre 2013

Esergo di Manlio Lo Presti


Esergo di Manlio Lo Presti

L'estate del 2012 è segnata da una recrudescenza di scandali.
Standard Chartered, gloriosa banca britannica molto radicata nei mercati asiatici è colta in flagrante complicità con l'Iran. Calpestando le sanzioni, ha nascosto 60.000 operazioni - per un valore di 250 miliardi di dollari - con il regime di Teheran.
La sua consorella HSBC confessa riciclaggio di denaro sporco dei narco trafficanti e continue violazioni delle leggi bancarie americane.


JP Morgan Chase ha un buco di bilancio da 6 miliardi di dollari per speculazioni illecite sui 
derivati.banditismo globale, Mondadori, 2013, pag. 31

#ITuoi #Pensieri


 imm. da vitatrentina.it/var/vitatrentina/storage/images/media/cumulus/donna_-_pensierosa

 Non dar lingua ai tuoi pensieri, e i pensieri aspetta di averli ben ponderati prima di convertirli in azioni. Sii affabile, ma non volgare; agli amici provati tieniti unito con vincoli d’acciaio, ma non farti venire il callo alla destra stringendo tutte le mani che incontri. Guardati dal cacciarti in risse: ma se proprio ti ci trovi, che il tuo avversario ne esca augurandosi di non incontrarti più. Ascolta tutte le opinioni, ma sii riservato nei tuoi giudizi. Elegante il vestire in proporzione ai mezzi, ma senza sfoggio; ricco, non stravagante; perché l’abito rivela l’uomo. Non chiedere né dare a prestito perché chi presta perde quasi sempre il denaro e l’amico, e il far debiti riduce il senso della parsimonia. E questo soprattutto: sii sincero con te stesso; e ne seguirà, come la notte segue il giorno, che non potrai essere falso con gli altri.

William Shakespeare, Amleto

lunedì 25 novembre 2013

#EnciclopediadelleDonne #25Novembre 1960 #Assassinate Le Sorelle Mirabal



 Enciclopedia delle donne
  Marinella Gargiulo
presenta
 
Le  Sorelle Mirabal
 
http://www.enciclopediadelledonne.it/index.php?azione=pagina&id=251

Ojo de Agua (Santo Domingo): Patria 1924-1960; Minerva 1926-1960; Maria Teresa 1936-1960; Dedé 1925 - vivente
 
Aida Patria Mercedes, Maria Argentina Minerva, Antonia Maria Teresa Mirabal nacquero a Ojo de Agua provincia di Salcedo nella Repubblica Dominicana da una famiglia benestante. Combatterono la dittatura(1930-1961) del dominicano Rafael Trujillo, con il nome di battaglia Las Mariposas (Le farfalle).
Il 25 novembre 1960 Minerva e Maria Teresa decidono di far visita ai loro mariti, Manolo Tavarez Justo e Leandro Guzman, detenuti in carcere. Patria, la sorella maggiore, vuole accompagnarle anche se suo marito è rinchiuso in un altro carcere e contro le preghiere della madre che teme per lei e per i suoi tre figli. L’intuizione della madre si rivela esatta: le tre donne vengono prese in un’imboscata da agenti del servizio segreto militare, torturate e uccise.
Il loro brutale assassinio risveglia l’indignazione popolare che porta nel 1961 all’assassinio di Trujillo e successivamente alla fine della dittatura.
Il 17 dicembre 1999 l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, con la risoluzione 54/134, dichiara il 25 novembre Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne in loro memoria.
La militanza politica delle tre sorelle Mariposas era iniziata quando Minerva, la più intellettuale delle tre, il 13 ottobre 1949, durante la festa di san Cristobal, organizzata dal dittatore per la società più ricca di Moca e Salcedo, aveva osato sfidarlo apertamente sostenendo le proprie idee politiche.
Quella data segna l’inizio delle rappresaglie contro Minerva e tutta la famiglia Mirabal, con periodi di detenzione in carcere per il padre e la confisca dei beni per la famiglia.
Minerva mostra fin da bambina un carattere forte e indipendente e una grande passione per la lettura, il suo paese e la libertà. La sua influenza sulle sorelle è notevole, soprattutto su Maria Teresa, la più piccola, che la prende a modello e cerca di emularla negli studi universitari, iscrivendosi ad Architettura, facoltà che non termina, conquistando soltanto il grado tecnico in Agrimensura.
Maria Teresa segue Minerva giovanissima nella militanza politica, dopo essersi fidanzata con un altro attivista politico, Leandro Guzmàn, amico del marito di Minerva.
Dopo la conclusione degli studi superiori Minerva chiede ai genitori il permesso di studiare Diritto all’Università (suo grande sogno fin dall’infanzia), ma la madre di oppone: conoscendo le sue spiccate idee politiche, teme per la sua incolumità. Per consolarla del diniego il padre le permette di imparare a guidare e le regala un automobile su cui, con grande audacia per i tempi, scorrazza da sola per tutta la provincia.
Ma nel 1952, all’età di ventisei anni, Minerva riesce a iscriversi all’Università di Santo Domingo, che frequenterà fra divieti e revoche. Dopo la laurea però non le viene consentito l’esercizio della professione.
Minerva, unica donna insieme a Dulce Tejada in un gruppo di uomini, il 9 gennaio del 1960 tiene nella sua casa la prima riunione di cospiratori contro il regime che segnò la nascita dell’organizzazione clandestina rivoluzionaria Movimento del 14 giugno e il cui presidente fu suo marito Manolo Tamarez Justo, assassinato nel 1963.
Minerva fu l’anima del movimento «Durante un’epoca di predominio dei valori tradizionalmente maschili di violenza, repressione e forza bruta, dove la dittatura non era altro se non l’iperbole del maschilismo, in questo mondo maschilista si erse Minerva per dimostrare fino a che punto ed in quale misura il femminile è una forma di dissidenza». (Dedè Mirabal)
Ben presto nel Movimento 14 giugno, oltre alla giovanissima (quando fu assassinata aveva soltanto venticinque anni) Maria Teresa e al marito, che già da anni erano attivisti politici, furono coinvolti anche la materna e solidale Patria e il marito Pedro Gonzalez.
Patria aveva abbandonato gli studi presso una scuola secondaria cattolica di La Vega (come farà Dedé per badare all’attività familiare) per sposare a sedici anni un agricoltore. Patria è molto religiosa e generosa, allegra e socievole; si definisce “andariega”, girovaga, perché ama molto viaggiare. Era madre di quattro figli (ma l’ultimo visse soltanto pochi mesi) e non esita ad aderire al movimento per « non permettere che i nostri figli crescano in questo regime corrotto e tirannico».
La loro opera rivoluzionaria è tanto efficace che il Dittatore in una visita a Salcedo esclama: «Ho solo due problemi: la Chiesa cattolica e le sorelle Mirabal».
Nell’anno 1960 Minerva e Maria Teresa vengono incarcerate due volte; la seconda volta vengono condannate a cinque anni di lavori forzati per avere attentato alla sicurezza nazionale, ma a causa della cattiva reputazione internazionale di Trujillo dopo l’attentato al presidente venezuelano Betancourt, vengono rilasciate e messe agli arresti domiciliari.
Anche i loro mariti e il marito di Patria, Pedro Gonzalez, vengono imprigionati e torturati.
Trujillo progetta il loro assassinio in modo che sembri un incidente, per non risvegliare le proteste nazionali e internazionali; infatti i corpi massacrati delle tre eroine vengono gettati con la loro macchina in un burrone.
L’assassinio delle sorelle Mirabal provoca una grandissima commozione in tutto il paese, che pure aveva sopportato per trent’anni la sanguinosa dittatura di Trujillo. La terribile notizia si diffonde come polvere, risvegliando coscienze in letargo.
L’ unica sorella sopravvissuta, perché non impegnata attivamente, Belgica Adele detta Dedé, ha dedicato la sua vita alla cura dei sei nipoti orfani: Nelson, Noris e Raul, figli di Patria; Minou e Manuelito, figli di Minerva, che avevano perso il padre e la madre, e Jaqueline figlia di Maria Teresa, che non aveva ancora compiuto due anni. Dedé esorcizzerà il rimorso per essere sopravvissuta alle amatissime sorelle dandosi il compito di custode della loro memoria: «Sopravvissi per raccontare la loro vita». Nel marzo 1999 ha pubblicato un libro di memorie Vivas in su jardin dedicato alle sorelle, le cui pagine sono definite come «fiori del giardino della casa museo dove rimarranno vive per sempre le mie farfalle».
La loro vita è stata narrata anche dalla scrittrice dominicana Julia Alvarez nel romanzo Il tempo delle farfalle (1994), da cui è stato tratto nel 2004 il film di Mariano Barroso In The time of Butterflies, con Salma Hayek. 

fonte:  http://www.enciclopediadelledonne.it/index.php?azione=pagina&id=251

Cerca nel blog

Archivio blog