Buongiorno, oggi è il 13 gennaio.
Il 13 gennaio 27 a.C. Augusto divide i territori romani in province (governate da Augusto stesso) e province proconsolari.
La dominazione romana non si rivelò oppressiva: i conquistatori si preoccuparono in primo luogo di mantenere il controllo territoriale, con l'obbiettivo di integrare le popolazioni sottomesse in un sistema stabile e duraturo. Roma, in cambio della fedeltà, garantiva sicurezza e protezione dagli attacchi esterni. Le aristocrazie locali sacrificavano volentieri la possibilità di avere una politica estera autonoma in cambio del vantaggio derivante dal mantenimento dei proprio privilegi.
Esisteva il territorio romano vero e proprio, i cui cittadini erano cittadini romani a tutti gli effetti e godevano di pieni diritti: esso era costituito dalla zona di Roma, dai territori limitrofi e dalle colonie. Il territorio romano era in continua espansione. Esistevano le colonie di diritto romano, i cui abitanti godevano dei pieni diritti e avevano tutti i doveri dei cittadini romani. Erano titolari sia dei diritti civili che di quelli politici. La guida di queste colonie era affidata a due magistrati, i duoviri, subordinati ai quali vi erano gli edili e i questori. Vi erano poi le colonie di diritto latino, i cui cittadini pur non potendo usufruire della piena cittadinanza romana, godevano di importanti diritti: potevano essere difesi da tribunali romani, potevano sposarsi con cittadini romani, ottenendo la cittadinanza per i figli. La loro struttura passò con il tempo da quella di Stati indipendenti, ad una sempre più simile a quelle delle colonie romane.
I centri urbani già esistenti sul territorio italico furono denominati municipi e poterono conservare istituzioni e leggi proprie. Nel periodo più antico esistevano anche municipi ai quali la cittadinanza era concessa con riserva: in essi infatti la popolazione non godeva del diritto di voto proprio di tutti i cittadini romani. Anche le loro istituzioni con il tempo si uniformarono con quelle romane. Le città federate erano stati autonomi legati a Roma da trattati di alleanza che ne rendevano di fatto impossibile una politica estera indipendente da quella di Roma e che dovevano fornire reparti ausiliari in caso di conflitto. Tutte le comunità erano tenute a dare il loro contributo militare a Roma, tranne le colonie che sorgevano in località di presidio militare, le quali dovevano provvedere alla difesa territoriale in luogo.
Il sistema romano tenne conto della qualità dei rapporti che nel corso degli anni si erano andati configurando, diversi da realtà a realtà. Roma mantenne i sistemi burocratici preesistenti, tutte le volte che essi si dimostravano efficienti per evitare rivolte e sedizioni. Ogni nuovo territorio conquistato diveniva una provincia romana, cui veniva preposto con funzioni di governatore un pretore o un console. Divenne poi prassi consolidata che i magistrati uscenti, che avevano ricoperto tali cariche in Roma, venissero assegnati a una provincia con il titolo di propretori o proconsoli. I poteri dei propretori e dei proconsoli erano molto ampi e comprendevano anche l'amministrazione della giustizia. Un governatore rimaneva al potere per un anno, però si cominciò a diffondere la possibilità della reiterazione delle cariche. Essi erano coadiuvati da un questore, il quale si occupava della parte finanziaria, e da legati, collaboratori che svolgevano funzioni di controllo sull'operato dei governatori.
Le popolazioni provinciali erano tenute a pagare regolari tributi ai conquistatori, essi andavano dalla decima sui prodotti a diverse forme di tasse fondiarie, inoltre si affermò l'uso di applicare un'imposta sulle persone fisiche, spesso si pagavano tasse sul pascolo del bestiame o anche dazi doganali. Esenti dal pagamento dei tributi erano gli stati federati e quelli liberi e immuni, cui Roma aveva accordato maggiore autonomia gestionale. Tutte le province erano tenute a fornire truppe ausiliarie solo in casi straordinari di particolare emergenza, su ordine del governatore.
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