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Il 10 febbraio 2006 si inaugurano i Giochi Olimpici Invernali di Torino.
Venerdì 10 febbraio 2006. Erano passate da poco le 20, quando, con un colpo di maglio, Yuri Chechi dava inizio alla Cerimonia d’apertura della XX edizione dei Giochi Olimpici invernali. Un momento che presto sarebbe entrato nella storia. Torino e il Piemonte si trovarono improvvisamente al centro del mondo, con un successo in termini promozionali e d’immagine che proseguì ben oltre le settimane di gare, rafforzato dai risultati delle Paralimpiadi.
Eppure la candidatura per organizzare l’Olimpiade era partita quasi per scommessa, sull’entusiasmo dei Mondiali di sci alpino 1997 di Sestriere. Tra i fautori di un progetto che all’inizio era stato considerato quasi un azzardo, il generale dei Carabinieri Franco Romano. L’idea venne incoraggiata dall’avvocato Giovanni Agnelli e il dossier olimpico prese forma fino alla vittoria finale, ottenuta durante l’assemblea plenaria del Comitato olimpico internazionale tenutasi il 19 giugno 1999 a Seul, quando il presidente Samaranch pronunciò le parole “The winner is Torino”.
Ottenere l’organizzazione dei Giochi a scapito della favorita svizzera Sion fu un successo anche della nostra diplomazia sportiva, oltre che di un dossier accattivante per i suoi contenuti innovativi e per il coinvolgimento di una metropoli e della sua corona di montagne: Torino e dieci sedi alpine di gara o di allenamento nelle valli Susa e Chisone.
Sul piano sportivo, le emozioni per l’Italia non sono state poche: le imprese di Armin Zoeggeler nello slittino, di Enrico Fabris nei 1500 metri e della squadra azzurra nell’inseguimento a squadre del pattinaggio di velocità e dei fondisti, la medaglia nella staffetta 4x10 km e l’inebriante trionfo di Giorgio Di Centa nella 50 km. Come sono indimenticabili le cerimonie di apertura e chiusura nello Stadio Olimpico di Torino: spettacoli di musiche, colori e scenografie, una bambina che canta l’inno di Mameli, l’esibizione di grandi artisti.
A Sergio Chiamparino, allora sindaco di Torino, brillano gli occhi quando si ricorda quel periodo: “Avverto ancora l’emozione di aver vissuto un’esperienza straordinaria, iniziata con il ritiro della bandiera a cinque cerchi a Salt Lake City e culminata con la sua consegna agli organizzatori di Vancouver 2010. Mi rimangono la soddisfazione e l’orgoglio per aver contribuito a realizzare un evento che ha comportato un salto di qualità nella percezione a livello internazionale di Torino e del Piemonte e che ha lasciato alla città e al territorio una cospicua eredità”.
“I vari palazzetti del capoluogo - puntualizza Chiamparino - sono stati da subito impiegati per grandi eventi, concerti, convention e manifestazioni sportive. Il villaggio olimpico è per metà adibito ad abitazione ed è sede dell’Arpa, l’altra metà dovrà essere ristrutturata e la sua vicinanza con il grattacielo della Regione e il nuovo Parco della Salute e della Scienza ne farà una collocazione ambita. Forzando l’indebitamento della Città al limite consentito si sono potuti effettuare importanti investimenti a livello culturale e costruire la linea 1 della metropolitana, che si attendeva da decenni e che senza le Olimpiadi forse non sarebbe mai stata realizzata. Mi rendo conto che la gestione degli impianti montani ha comportato invece alcuni problemi”.
Ma il presidente non dimentica quella che definisce “l’eredità immateriale: è sotto gli occhi di tutti che il turismo a Torino e in Piemonte è cresciuto proprio grazie al nuovo posizionamento internazionale dovuto alle Olimpiadi, che hanno consentito di far conoscere ed apprezzare le eccellenze storiche, culturali e paesaggistiche di tutto il territorio”.
Giovanni Malagò, attuale presidente del Coni, ritiene che i Giochi del 2006 “sono passati alla storia come un’Olimpiade riuscita, con un livello organizzativo eccellente che ci ha dato credito anche negli anni successivi e che oggi rappresenta uno dei pilastri per dimostrare che noi italiani siamo capaci di fare le cose fatte bene. Sono state Olimpiadi con tantissime luci e poche ombre, con risultati finanziari molto positivi e investimenti che oggi rimangono sul territorio e che sono oggettivamente un pilastro della vita non solo sportiva ma anche sociale ed economica della città”.
Evelina Christillin, oggi presidente di Enit e del Museo Egizio ed allora presidente esecutivo del comitato promotore di Torino 2006, la sensazione più intensa la provò a Seul: “Avevamo portato a casa un risultato che sembrava impossibile, battendo la grande favorita Sion. Eravamo una ventina a lavorare in quel comitato, ci avevamo messo l’anima per un anno e mezzo, ma sembrava talmente difficile spuntarla e pochi al di fuori di noi ci credevano davvero. Ma ce l’abbiamo fatta e sono stati Giochi apprezzati in tutto il mondo, preparati in sette anni molti intensi, che hanno evitato di fare sprofondare Torino nel declino ed hanno restituito orgoglio e senso di appartenenza ai suoi cittadini.
Prima delle Olimpiadi invernali pochi in Asia o in America sapevano davvero dov’erano Torino ed il Piemonte, ora la città e la regione sono diventate una meta turistica. Ed un altro bellissimo lascito olimpico sono stati i volontari: è stata costruita una rete sociale straordinaria che è ancora in buona parte attiva per tante manifestazioni”. Un altro motivo di orgoglio è il fatto che “il comitato organizzatore di Pechino 2022 si rivolga proprio a noi per avere indicazioni sull’allestimento dei loro Giochi: vuol dire che Torino 2006 è una best practice riconosciuta”.
Stefania Belmondo, pluricampionessa dello sci di fondo con all’attivo 10 medaglie olimpiche e 13 mondiali, ha un altro trofeo di cui va fiera: aver portato la fiaccola nell’ultimo tratto della cerimonia di apertura. “Essere l’ultima tedofora ed accendere il tripode di un’Olimpiade nella mia regione – racconta - è stata un’emozione incredibile. Era una possibilità e lo sapevo, naturalmente, ma non ero affatto certa che sarebbe toccato proprio a me. C’era la concorrenza di Alberto Tomba e di altri atleti. Perciò è stata grandissima l’emozione quando mi è stata comunicata dai responsabili la decisione”.
Belmondo ricorda poi la concentrazione degli ultimi metri una volta arrivata vicino al braciere olimpico, nonostante tutti i chilometri percorsi sulle piste da sci. “Portare una fiaccola non è un’impresa così difficile, ma con tutta quella gente a guardarti l’emozione diventa enorme, specie se ti trovi nella tua terra. Per Torino e il Piemonte le Olimpiadi sono state una vetrina eccezionale, un susseguirsi di eventi bellissimi che di sicuro hanno lasciato un segno”.
Per lo svolgimento dei Giochi vennero realizzati o ristrutturati diversi impianti: a Torino l’Oval per il pattinaggio di velocità, il Palavela per il pattinaggio artistico, il Palasport per l’hockey su ghiaccio e lo Stadio Olimpico per le cerimonie di apertura e chiusura, a Pinerolo lo Stadio del ghiaccio per il curling, a Cesana le piste per bob, slittino e skeleton, a Bardonecchia quella per lo snowboard, a Pragelato la pista per lo sci di fondo e salto con gli sci, mentre Sestriere e Sansicario ospitarono lo sci alpino. Ad essi si affiancarono i villaggi olimpici di Torino, Bardonecchia, Pragelato e Sestriere. Vennero realizzate anche diverse “opere connesse”, infrastrutture necessarie allo svolgimento dei Giochi pensate per qualificare l’offerta turistico-sportiva dei comprensori sciistici, come le seggiovie di Cesana, Claviere, Prali e Chiomonte, il centro sportivo di Giaveno, il parco urbano di Pinerolo.
Dopo le gare le maggiori criticità si registrarono in montagna, a causa dei costi di gestione elevati e dello scarso utilizzo di alcune strutture, come la pista di bob, il cui impianto di refrigerazione è stato svuotato e messo in sicurezza nell’autunno 2012, ed i trampolini per il salto con gli sci.
Proprio per amministrare il patrimonio mobiliare ed immobiliare delle Olimpiadi, Regione Piemonte, Comune e Provincia di Torino, ora Città metropolitana, e Coni costituirono la Fondazione 20 marzo 2006 (la data è quella successiva alla fine delle Paralimpiadi), nota anche come Torino 2006 Olympic Park - TOP, nella quale furono poi inseriti anche i Comuni olimpici e che è attualmente presieduta da Francesco Avato della Regione Piemonte.
Il 5 ottobre dello stesso anno venne costituita la società Parcolimpico srl, attualmente partecipata per il 90% da Set Up e per il 10% dalla Fondazione, alla quale è stata affidata la gestione dei siti olimpici mediante l’organizzazione di attività ed eventi di natura sportiva, culturale e sociale. Un esempio su tutti, i numerosi concerti di grandi artisti internazionali che si sono succeduti a Torino in questi anni.
Con l’entrata in vigore della legge n.65/2012 alla Fondazione è stato affidato il compito di utilizzare le risorse rimaste per la manutenzione straordinaria e la riqualificazione degli impianti, con particolare riguardo all’efficientamento energetico. L’esecuzione dei lavori viene invece demandata a Scr Piemonte, la società di committenza della Regione.
Il primo stralcio, ammontante a 33 milioni di euro, ha consentito di avviare il rinnovo degli impianti energetici dei Palaghiaccio di Torino, Pinerolo e Torre Pellice, dove il ricorso alle energie rinnovabili permetterà di dimezzare i costi di gestione, la costruzione di una centralina idroelettrica a Prali per favorire l’innevamento artificiale, la riqualificazione degli stadi del freestyle e del biathlon, la messa in sicurezza delle piste di Chiomonte, il ripristino della pista Orsiera a Sestriere, la sostituzione di numerosi generatori di neve con materiale di nuova generazione che ne aumentano del 30% il rendimento.
Gli stanziamenti della legge hanno generato anche importanti investimenti dei gestori privati, come gli 11 milioni della Sestrieres spa per la riqualificazione del comprensorio della Via Lattea ed i 4 milioni della Colomion spa per il miglioramento del comprensorio di Bardonecchia. Con gli 8 milioni di disponibilità finanziaria del 2015 sono stati decisi ulteriori interventi a Bardonecchia, nella Via Lattea ed a Torino. La Fondazione ha inoltre deliberato l’avvio di uno studio di fattibilità per la riqualificazione della pista da bob di Cesana e del trampolino e della pista di fondo di Pragelato.
Per estendere la ricaduta economica e di immagine dei Giochi a tutto il territorio venne elaborato il Programma regionale delle infrastrutture sportive e turistiche Piemonte 2006, con lo scopo di realizzare interventi capaci di promuovere e strutturare turisticamente e sportivamente anche le aree non olimpiche, con particolare attenzione ai comprensori sciistici. Oltre 100 le opere finanziate: il lungo elenco comprende, tra gli altri, l’impianto polivalente di Novara, la piscina scoperta di Arona, l’approvvigionamento idrico di Orta San Giulio e Pella, seggiovie e nuovi impianti a Limone Piemonte, Entracque, Frabosa Soprana e Sottana e nelle valli del Canavese, la ristrutturazione dell’ex Enofila ad Asti, la sistemazione della viabilità intorno al Colle don Bosco, la riqualificazione del sistema escursionistico biellese e dl piazzale di accesso al Santuario di Oropa, la messa in sicurezza delle strade che portano alla stazione sciistica di Bielmonte, la riqualificazione del comprensorio Domobianca con impianti di risalita, postazioni per l’innevamento artificiale e interventi sulle piste, il recupero del monastero di Santa Chiara a Vercelli e dell’abbazia di Lucedio a Trino.