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giovedì 19 settembre 2024

#Almanaccoquotidiano, a cura di #MarioBattacchi

Buongiorno, oggi è il 19 settembre.
Il 19 settembre 1926 viene inaugurato lo stadio di San Siro, in un derby meneghino che vide vincere i nerazzurri sul Milan per 6 a 3.
Il più importante impianto sportivo di Milano è noto a tutti i milanesi come Stadio di San Siro. Questo nome deriva da una antica chiesetta, poi incorporata in una successiva villa padronale, che si trovava non distante all’abitato della frazione di Lampugnano ed ai margini dell’antico comune di Trenno, comune che fu accorpato all’interno del Comune di Milano con decorrenza dal 1 gennaio 1924 nell’ambito dell’ allargamento del comune principale col territorio di una serie di comuni minori limitrofi nell’ambito del progetto mussoliniano della Grande Milano.
Anche se per i milanesi il nome del loro stadio è e resta San Siro, oggi il suo nome ufficiale è Stadio Giuseppe Meazza, per ricordare forse la più grande figura di sportivo milanese purosangue di sempre, che giocò gran parte della sua carriera nell’allora Ambrosiana (il nome imposto dal regime all’Internazionale), ma anche due stagioni nel Milano (nome italianizzato del Milan) ed una nella Juventus, ed il cui nome è legato ai successi mondiali della nazionale di Vittorio Pozzo negli anni ’30 del XX secolo. A questo grande atleta è stato dedicato il 3 marzo 1980 lo stadio in cui egli giocò nei derby di casa rossonera e nelle due stagioni in cui giocò con il Milan.
La costruzione fu realizzata in un tempo oggi incredibilmente rapido per un opera pubblica: solo 13 mesi e mezzo fra la posa della prima pietra (1 agosto 1925) e l’inaugurazione, che ebbe luogo il 19 settembre 1926 con l’incontro fra le due squadre più importanti del calcio meneghino: quel derby amichevole si concluse con un rotondo 6-3 dell’Inter sul Milan. In poco più di un anno, fu eretto un impianto capace di ospitare ben 35.000 spettatori. Dall’origine e fino quasi alla fine degli anni ’40 del XX secolo lo stadio di San Siro fu utilizzato esclusivamente per le partite casalinghe del F.C. Milan (poi, dal 1936 A.S. Milan, dal 1939 A.C. Milano ed infine A.C. Milan dopo la Liberazione). L’Inter (rectius Internazionale, poi Ambrosiana, poi Ambrosiana-Inter ed infine ancora Internazionale) in quel periodo giocava all’Arena Civica di Milano al Parco Sempione, opera dell’architetto neoclassico Luigi Canonica, un complesso monumentale adattato ad impianto sportivo polifunzionale inaugurato il 18 agosto 1807 (dal 2002 l’Arena Civica è stata intitolata a Gianni Brera) in pieno centro di Milano, idoneo ad ospitare incontri di calcio e attività di atletica.
La struttura del primo San Siro era simile a quella tipica degli stadi inglesi, e fu realizzata su progetto dell’ ingegner Alberto Cugini, con quattro tribune indipendenti in cemento armato (di cui una coperta con pensilina in ferro ed eternit) per 35000-40000 spettatori.
Costruzione abbastanza modesta, ma destinata, come ben si sa, a trasformarsi e a crescere continuamente su se stessa, l’impianto era caratterizzato dal profilo spezzato delle tribune a diversa altezza corrispondenti alla tipologia cosiddetta “a segmento”, prima cioè delle parti di raccordo che configuravano l’immagine canonica della cavea racchiusa fra le linee tese ed ininterrotte degli spalti e che ne determinavano la peculiare forma compatta, autonoma e comprensibile ad un’unica occhiata.
Era questo, del resto – scriveva Giuseppe De Finetti – il dato più caratterizzante e ricco di possibilità espressive nell’architettura dello stadio, mentre San Siro rappresentava piuttosto la risposta a programmi semplificati e prudenti, non consapevoli delle potenzialità di attrazione di uno sport in rapidissima ascesa.
E’ d’altronde significativo che, nello stesso impianto, le necessità del calcio si incrociassero con quelle degli adiacenti ippodromi, adibendo gli spazi ricavati sotto gli spalti non solo a spogliatoi, docce, uffici direttivi, sala per gli arbitri e così via, ma anche a scuderie per cavalli, fienili, magazzini di foraggio, in rapporto diretto e quasi a sussidio di quelle attività che per prime avevano segnato il destino sportivo della zona.
Campo da football attento ai bisogni dell’ippica, San Siro venne ufficialmente inaugurato il 19 settembre 1926; nel 1927 ospitò la prima partita internazionale mentre nel 1934 fu teatro della semifinale dei Campionati del Mondo tra Italia ed Austria (col risultato di 1-0), raggiungendo la capienza massima di 40000 persone e confermandosi quindi come lo spazio cittadino di maggior richiamo popolare dello spettacolo sportivo.
Bisogna tuttavia sottolineare come negli stessi anni la casistica dell’architettura dello sport in Italia si fosse decisamente arricchita ed avesse sollecitato un’attenta riflessione progettuale testimoniata dal crescere di articoli a carattere generale e specialistico e dal maggiore spazio che il tema andava acquisendo sui manuali di architettura italiani e stranieri, da realizzazioni decisamente innovative (si pensi solo allo Stadio Berta di Firenze di Pierluigi Nervi). Tutto questo in contemporanea con la progressiva importanza acquisita dalle attività sportive non solo come occasione di spettacolo e di evasione, ma anche di “ortopedia” sociale, di rigenerazione fisica e morale e costruzione del consenso.
Sebbene San Siro, destinato a decine di migliaia di spettatori “non praticanti”, rientrasse meno di altre attrezzature nella mistica sportiva del regime, l’indubbio successo di pubblico, la rinomanza delle squadre ambrosiane e le previsioni urbanistiche per la zona fecero si che nel 1935 esso venisse acquistato dal Comune di Milano entrando a far parte della gamma di impianti sportivi ad interesse civico.
L’afflusso di pubblico al limite della tollerabilità, in occasione della già citata semifinale fra Italia ed Austria, aveva tuttavia segnalato come San Siro abbisognasse di lavori per aumentarne la capienza. Al 10 settembre 1937 risale la delibera comunale per l’approvazione dell’ampliamento progettato dall’ingegner Giuseppe Bertera e dall’architetto Perlasca dell’Ufficio Tecnico Comunale; essi prevedevano sostanzialmente la sopraelevazione delle tribune di testa fino al livello delle tribune principali e la costruzione di quattro nuove tribune curve di raccordo fino a raggiungere la capienza di 60000-65000 persone.
Risistemato il parterre, costruiti ex novo i servizi per gli atleti, aumentati e razionalizzati gli accessi, il cantiere del nuovo stadio iniziava nel 1938 in periodo autarchico, tra le difficoltà dell’approvvigionamento di materiali, ma riusciva a concludersi l’anno seguente per l’appuntamento con la partita inaugurale con l’Inghilterra, terminata con un’onorevole pareggio: 2-2.
Fin dall’origine, San Siro fu uno stadio concepito e realizzato esclusivamente per il gioco del calcio: infatti è del tutto privo di altri spazi aggiuntivi o ausiliari – tipo pista di atletica o zone destinate ai lanci – predisposti per ospitare altri sport olimpici, e non è possibile utilizzarlo per altri sport di squadra all’aperto tipo il rugby o il baseball. Il pubblico può arrivare praticamente a ridosso del campo di gioco – originariamente non era nemmeno prevista una solida struttura che suddividesse fisicamente gli spettatori dal terreno di gara ma un semplice cordone divisorio facilmente valicabile – e questa carenza di spazio fra le tribune ed il campo renderà sempre impossibile ogni ipotesi di ristrutturazione rivolta ad un utilizzo polisportivo.
Ciò fu un tema forte in ogni successiva discussione riguardante le ristrutturazioni e l’ampliamento dell’impianto, in quanto si porrà sempre forte l’alternativa fra ristrutturazione in ampliamento oppure costruzione ex novo di uno stadio dotato di strutture idonee agli sport atletici. Inoltre, pur avendo al suo interno strutture all’avanguardia per il confort, l’assistenza sanitaria e la preparazione dei calciatori, lo stadio fu concepito come privo di una palestra interna idonea ad ospitare eventi sportivi, azzerando ogni possibilità di utilizzo polisportivo del complesso.
Finita la guerra, e con la ripresa dell’attività sportiva, si assistette ad un’esplosione dell’interesse per il calcio. In particolare, grazie all’attività di Umberto Trabattoni il Milan, dopo decenni di mediocrità, ritornò ad essere una squadra di vertice. Giovandosi dell’opera dirigenziale di Trabattoni e del suo staff, che si appoggiava per la parte relativa alla conduzione tecnica sul genero del presidente Antonio Busini, il Milan tornò nel 1951 a vincere il Campionato Italiano, alloro che gli sfuggiva dal lontano 1907.
Con il ridestarsi dell’interesse del calcio cittadino, che si giovava sulla presenza di due squadre ai vertici nazionali e che trovava il suo apice nel derby – la sfida stracittadina per eccellenza fra Inter e Milan – ormai tornato sia per l’andata che per il ritorno a San Siro, tornò a proporsi il problema della ridotta capienza dello stadio.
Il problema cominciò ad essere dibattuto dalle Amministrazioni Comunali a partire dal 1948, e la discussione si trascinò fino al 1953, dibattendosi fra le tre ipotesi di ampliamento dello Stadio San Siro, di quello della centralissima e monumentale Arena Civica e quella della costruzione di un nuovo stadio in cui fosse possibile prevedere un’impiantistica idonea alla disputa anche di discipline atletiche in vista di una possibile candidatura olimpica di Milano. L’ipotesi della costruzione di un nuovo stadio, a sua volta, presentava le ulteriori alternative della costruzione di un nuovo stadio a breve distanza dallo stadio esistente e quella di una locazione in zona completamente diversa.
L’ipotesi dell’ampliamento di San Siro fu caldeggiata principalmente dalle amministrazioni in carica, mentre le opposizioni di sinistra propendevano per un impianto totalmente nuovo. Diversa fu la posizione delle società calcistiche del Milan e dell’Inter, che avevano in Consiglio Comunale il citato direttore sportivo del Milan Antonio Busini, che si fece portavoce nel corso del dibattito del loro orientamento favorevole ad una ristrutturazione radicale dell’antica, monumentale ma centralissima Arena Civica.
Alla fine, in ottemperanza del mandato ricevuto dal Consiglio Comunale, la Giunta, con deliberazione del 17 aprile 1953, provvide all’acquisto del progetto Calzolari-Ronca, Società Anonima Fondiaria Imprese Edili, per la cifra complessiva di 750.000.000 di lire pagabili in rate bimestrali dilazionate nel periodo di otto anni ed in relazione allo stato di avanzamento dei lavori. A conseguenza di tutto ciò, nel 1954-1955 un secondo ampliamento operò una trasformazione radicale, con l’innalzamento di un secondo anello di tribune sovrastante le tribune originarie.
Il progetto di ampliamento – studiato appunto dall’architetto Armando Ronca e dall’ingegner Ferruccio Calzolari per conto della Società Anonima Fondiaria Imprese Edili – sfruttava le strutture preesistenti che sostenevano un sistema di gradinate a sbalzo e una serie di rampe di accesso esterno.
In pratica, intorno al corpo dello stadio preesistente fu aggiunta una struttura elicoidale portante esterna al vecchio impianto, su cui vennero costruite a sbalzo le nuove gradinate che andavano così ad essere sovrapposte alle tribune esistenti, che venivano parzialmente coperte dalla balconata della tribuna sovrastante.
La nuova balconata andò a costituire il settore “Popolari”, il cui accesso aveva un prezzo inferiore del sottostante settore “Distinti” e della “Tribuna centrale numerata” che, contrariamente agli altri due settori il cui tagliando dava diritto al solo accesso e non ad uno specifico posto, aveva comodi posti riservati e dava la possibilità agli spettatori disposti a spendere di più di arrivare anche all’ultimo momento senza essere relegati agli ultimi posti disponibili, normalmente quelli con la peggiore visibilità sul campo, corrispondenti alle curve.
Furono inoltre previste una Tribuna d’Onore ed una adeguata Tribuna Stampa.
Così facendo, la parte nuova dello stadio venne a costituire una sorta di scatola-sarcofago che racchiuse la parte più vecchia, che però mantenne per intero la propria autonoma struttura e funzionalità.
Le rampe elicoidali di accesso alle nuove tribune rinnovarono così totalmente l’immagine architettonica dell’impianto, la cui capienza salì di nuovo a 100.000 spettatori; successivi provvedimenti ridussero la capienza massima a 80.000 spettatori circa, ma tale dato comprende anche i posti in piedi: in realtà si può calcolare il numero dei posti a sedere in circa 60.000.
Nel frattempo furono curati maggiormente i collegamenti con i mezzi pubblici, vero collo di bottiglia dell’impianto in quanto servito da una sola linea tranviaria, cui si pose rimedio creando nell’area antistante, insieme ad un grande parcheggio per le auto, un’area per il concentramento e l’attesa delle vetture tranviarie che, al termine della partita, avrebbero consentito un rapido sgombero dei tifosi. Un ulteriore aiuto ai collegamenti con i mezzi pubblici venne poi dalla Metropolitana Milanese, inaugurata il 1 novembre 1964, che con la sua fermata di Piazzale Lotto (che serviva e serve più direttamente anche gli altri impianti sportivi del Lido e del Palalido), consentiva ai tifosi di accedere allo stadio percorrendo a piedi Viale Caprilli che, come d’altra parte tutta la zona, nelle giornate di gara veniva chiuso al traffico veicolare.
Il primo impianto d’illuminazione dello Stadio San Siro è datato 1957, e fu il primo di questo genere in Italia a consentire di giocare partite anche in ore serali e notturne.
Su tale argomento c’è da dire che, mentre l’Internazionale non mostrò un particolare interesse alla possibilità di godere di un impianto di illuminazione, fu il Milan che si assunse l’onere di finanziare la costruzione dell’impianto anticipando la spesa di complessive lire 33.217.550 presso la ditta Buini & Grandi di Bologna installatrice e realizzatrice dell’impianto; tale somma fu progressivamente rimborsata all’AC Milan per il tramite dell’esenzione del pagamento dei diritti dovuti al Comune per le partite notturne fino ad avvenuta compensazione, mentre all’Internazionale per le partite notturne fu richiesto un sovrapprezzo pari al 3% dell’incasso. L’impianto di illuminazione fu inaugurato il 28 agosto 1957 nell’amichevole di lusso tra Milan (Campione d’Italia in carica) e Fiorentina (Campione d’Italia l’anno precedente), finita 4-0 per i padroni di casa. Nel 1967 venne invece montato il primo tabellone elettronico per la segnalazione di tempi e punteggio.
Nel 1986 il primo anello è stato interamente numerato con seggiolini colorati: rossi in tribuna centrale, arancio sul rettilineo opposto, verdi sotto la curva nord, blu sotto quella abitualmente occupata dagli ultrà milanisti (lato sud). In occasione della Coppa del Mondo del 1990, tenutosi in Italia e che comportò una ventata di lavori di ammodernamento degli stadi italiani, il Comune di Milano decise di dare inizio ad un ulteriore profondo rinnovamento dello stadio “Meazza”, dopo aver accantonato l’idea della costruzione di un nuovo impianto per motivi di costi e dei tempi ristretti a disposizione.
Il primo pensiero si rivolse alla progettazione di una soluzione avveniristica e architettonicamente sbalorditiva: la costruzione del terzo anello e della copertura di tutti i posti a sedere. Il progetto firmato dall’Architetto Giancarlo Ragazzi, dall’Architetto Enrico Hoffer e dall’Ingegnere Leo Finzi prevedeva sostegni autonomi, su cui appoggiare il nuovo anello, disposti attorno allo stadio esistente. Vengono così realizzate allo scopo, undici torri cilindriche in cemento armato che danno accesso alle gradinate, quattro di queste fungono da sostegno anche alle travi reticolari di copertura.
Ancora una volta il nuovo stadio venne concepito come una scatola sovrapposta alla struttura precedente. Una sorta di matrioska contenente, l’uno dentro l’altro, i due stadi precedenti, caratteristica pressoché unica nel panorama degli impianti sportivi mondiali e curioso esempio di riuso dell’esistente. Attualmente si vede chiaramente la vecchia struttura portante il secondo anello sottostante alla struttura ad undici pilastri che sorregge il terzo anello. La struttura del primo stadio (quello realizzato nel 1938-39), altrettanto, è tuttora visibile guardando verso l’interno dalla struttura elicoidale di accesso al secondo anello.
Per garantire il massimo del comfort agli spettatori tutti i seggiolini che vengono installati sono ergonomici, numerati e suddivisi cromaticamente in quattro settori. Gli 85.700 posti a sedere che ne risultano sono tutti coperti da lastre in policarbonato che garantiscono un maggior comfort agli spettatori. Venne realizzato un nuovo impianto di illuminazione ed un sistema di riscaldamento del manto erboso per tenere controllata costantemente la temperatura del terreno impedendo la formazione di ghiaccio. Tuttavia la tenuta del manto erboso, minato da un microclima risultato assolutamente non adatto al corretto attecchimento ed alla crescita dell’erba, sarà uno dei punti deboli dell’impianto nella sua ultima versione in quanto il campo sarà soggetto a fenomeni di rapida usura, e quindi risulterà molto spesso sconnesso rendendo necessarie continue rizollature del terreno.
L’8 giugno 1990, lo Stadio Meazza ospitò la partita di apertura dei Campionati del Mondo con Argentina-Camerun. Da allora, la “Scala del calcio” milanese ha ospitato e ospita, ogni domenica, le passioni di migliaia di tifosi. Nell’estate 2008, in seguito ai lavori di riqualificazione dello stadio per l’adeguamento della struttura agli standard Uefa, la capienza dello stadio è passata a 80.065 posti.
Attualmente lo stadio è costituito da 3 anelli. Ogni anello è diviso in 4 zone di diverso colore (colore dei seggiolini): arancione e rosso per i rettilinei, verde e blu per le curve. Unica eccezione è il terzo anello (quello più alto) nel quale manca il rettilineo arancione. La capienza dei 3 anelli è la seguente: 1° anello 28.124 posti, 2° anello 32.412posti, 3° anello 19.529 posti per un totale di 80.065 posti.

mercoledì 18 settembre 2024

#Almanaccoquotidiano, a cura di #MarioBattacchi

Buongiorno, oggi è il 18 settembre.
Il 18 settembre 1873 ebbe inizio il cosiddetto "Panico del 1873".
Il panico del 1873, noto anche come la Depressione del 1873, è stato un grande evento economico che ha colpito gli Stati Uniti e molti altri paesi in Europa, come la Germania, la Gran Bretagna e anche l’Austria. Questa crisi è durata per circa 6 anni (1873 – 1879). Ci sono diversi fattori che hanno portato a questo evento, primo dei quali la bancarotta dell'azienda "Jay Cooke and Company" .
Prima di andare sulle cause e il suo impatto in dettaglio, vediamo una sintesi in modo da avere un’idea di quello che è accaduto in realtà. Gli Stati Uniti si erano appena ripresi dalla guerra civile e il paese era ormai impegnato nella costruzione di grandi ferrovie. Negli anni tra il 1866 al 1873, erano stati posate circa 35.000 miglia di binari in tutto il continente. La situazione economica in USA era forte e nessuno si aspettava una crisi come questa. Queste  ferrovie furono costruite con denaro preso in prestito da diverse banche e industrie e tutti credevano che avrebbero realmente prosperato, visto che  questo era considerato come il settore non agricolo più importante finanziariamente. Ma i problemi sono sorti quando il mercato azionario di Vienna andò in crisi e una delle principali banche degli Stati Uniti, la Jay Cooke and Company di New York, fallì. I primi paesi ad essere colpiti da questa crisi sono stati l’Austria e gli Stati Uniti. L’attività delle ferrovie negli Stati Uniti, che era in piena espansione, ebbe un arresto, e metà delle attività di trasporto degli Stati Uniti venne colpita. Le persone erano senza lavoro, le aziende hanno iniziato a chiudere, l’istruzione ne soffrì e  il passaggio del governo dalle mani dei repubblicani a quelle dei democratici, sogno di riforma sociale degli afro-americani, divenne un'utopia.
Ci sono diversi fattori che hanno portato a questo disastro. Alcuni di questi fattori sono già stati discussi in precedenza in breve. Vediamo ora ciascuno di loro in dettaglio.
Nel mese di settembre 1873, la Jay Cooke & Company, che era un componente importante dell'establishment bancario in America, si trovò con milioni di dollari in titoli Northern Pacific Railway col valore azzerato a causa del suo fallimento, e questo a sua volta ha portato a una serie di questioni economiche. Il New York Stock Exchange (NYSE, la Borsa di New York) rimase chiusa per quasi 10 giorni. Diverse fabbriche chiusero a loro volta e la disoccupazione divenne un grosso problema. Infine il 18 settembre, la Jay Cooke stessa venne dichiarata fallita.
Un’altra causa è stata la legge sulla coniatura. L’impero tedesco, nel 1871, decise di cessare il conio dei Talleri, monete d’argento. Questo a sua volta ha portato ad una diminuzione della domanda di monete d’argento e a una conseguente pressione sul  valore di questo elemento prezioso. Una grande quantità di argento veniva estratta in USA e un calo della domanda di argento ovviamente influenzò la situazione economica. Da ciò venne introdotta  la legge sulla coniatura e questo atto ha cambiato la politica del paese verso l’argento.
Prima di introdurre questa legge, l’America coniava sia monete d'oro che d'argento, ma l’approvazione della legge ha fatto sì che l’America potesse solo coniare monete d’oro. Di conseguenza, il prezzo dell'argento scese a spirale verso il basso influenzando gli interessi dei minatori occidentali. Essi etichettarono la legge come Il crimine del 73. Venne ridotta l’offerta di moneta, che a sua volta colpì i contadini e tutti coloro che erano in debito, e alcuni investitori iniziarono a fuggire dalle obbligazioni a lungo termine.
Oltre agli Stati Uniti, ci furono altri paesi europei profondamente colpiti dalla crisi. Prima che la società Jay Cooke fallisse, nel mese di giugno 1873, il mercato azionario di Vienna si bloccò e questo portò ad una serie di ricadute nei mercati di Germania, Gran Bretagna e nel resto d’Europa. Negli Stati Uniti, oltre alla Jay Cooke, diverse altre banche e fabbriche cominciarono a chiudere. I salari si ridussero, i lavoratori vennero licenziati dai loro posti di lavoro, molte persone divennero disoccupate, un gran numero di compagnie ferroviarie andarono in bancarotta e si ebbe persino un calo del mercato  immobiliare. I sindacati delle ferrovie americane entrarono in sciopero nel 1877 (il grande sciopero delle Ferrovie) e i treni si fermarono ovunque.
La crisi economica portò la gente a rivoltarsi contro il governo repubblicano, che a quel tempo era guidato dal presidente Ulysses S. Grant. Si rivolsero ai democratici per chiedere aiuto. I neri del Sud furono quelli che hanno sofferto di più. I nordisti, preoccupati della propria condizione economica, ebbero meno a cuore i diritti degli afro americani. Le organizzazioni soppresse come il Ku Klux Klan, ripresero le loro campagne di terrore contro gli  afro-americani. A causa della crisi, i bianchi del Sud stavano già riprendendo il controllo.
La crisi ha prevalso per circa 6 anni, fino al 1879. Poi, con grande difficoltà il popolo d’America e quello europeo vennero fuori da questa depressione.

martedì 17 settembre 2024

#Almanaccoquotidiano, a cura di #MarioBattacchi

Buongiorno, oggi è il 17 settembre.
Il 17 settembre 1920 viene fondata la National Football League, o NFL.
Il football americano, la versione del rugby a stelle e strisce, nasce nel New Jersey, ufficialmente, il 6 novembre 1869, nella città di New Brunswick, quando ha luogo il primo match ufficiale di football. Le squadre sono due rappresentative universitarie: Rutgers e Princeton, e ad applaudirli, secondo le cronache dell’epoca, ci sono appena cento spettatori, unici testimoni oculari di un evento sportivo che assumerà una rilevanza storica.
Si tratta, in pratica, del primo di una serie di tre incontri tra le due squadre universitarie, che però non fu mai portato a termine. La prima partita venne vinta da Rutgers per 6-4, la seconda venne vinta da Princeton la quale poi, per il rifiuto degli avversari di disputare la cosiddetta “bella”, ossia la terza gara, si aggiudicò anche la vittoria della serie e, dunque, del minitorneo.
Ciò che gli americani ereditarono dalla London Football Association, sfruttandone alcune regole e facendo da sé per molte altre, fu solo un lontano parente del football americano moderno. Vero è che, dopo quelle due partite, questa nuova disciplina sportiva, seppur in modo disorganico, si diffuse ampiamente, sempre esclusivamente nei college statunitensi, soprattutto del circondario di Boston. Le prime vere riunioni tra allenatori, giocatori e dirigenti avvennero intorno al 1873, con il fine di studiare un testo unico che avesse un regolamento dettagliato e preciso.
Con tutta probabilità, sebbene il rugby o, quanto meno, una versione ancora primitiva di questo sport si praticasse già a livello dilettantistico in molti college americani, sin dagli anni ’20 e ’30 dell’Ottocento, va a Princeton il merito di aver posto le basi del futuro football americano. Fu un gruppo di studenti di questa università infatti, a far diffondere di campus in campus un gioco semplice ed efficace, consistente nel fare avanzare la palla oltre gli avversari, tanto con le mani che con i piedi, con tanto di corpo a corpo, in uno scontro di forza basato essenzialmente sul gioco di squadra. Le regole, in breve, erano sostanzialmente queste.
La palla, il primo esemplare moderno, per così dire, realizzato sulla forma di un grosso uovo, compare e si diffonde grazie agli studenti di Harvard e al lancio di quella che diventerà una vera e propria tradizione: ogni primo lunedì di ogni anno accademico, le matricole e i veterani dell’università si scontrano in una partita quasi all’ultimo sangue, tanto che l’evento è diventato una sorta di macabro appuntamento fisso, fino da farsi conoscere anche fuori dai confini accademici con l’irriguardosa espressione del “Lunedì di sangue”. Anche a Boston, questa pratica cominciò a diffondersi, prendendo piede a partire dal 1860.
Finita la Guerra Civile americana, dal 1865 in poi, molti college hanno preso ad organizzare partite interne di football, favorendone la diffusione. Princeton, ancora una volta, ha aperto la strada, fissando le prime, basilari, regole di gioco.
La prima storica partita, come detto tra Princeton e Rutgers, si tenne in un campo di gioco nettamente differente, per dimensioni, da quelli sanciti successivamente dai regolamenti federali, e fissati sulle 100 yards di lunghezza e 53,5 di larghezza. Il match si giocò su un campo lungo 120 yards e largo 75, dunque ben più grande. D’altronde, i giocatori in campo all’inizio erano 50, ben 25 contro 25. Ogni segnatura dava un punto di punteggio e ogni volta che si faceva meta, bisognava invertire il campo. Si vinceva al meglio dei 10 punti (chiamati “game”) e, cosa che dimostra ancor di più quanto fosse rudimentale all’inizio il football, la stessa palla poteva essere colpita con piedi, mani o testa.
I giocatori poi, non conoscevano falli e placcaggi regolari o meno: tutto, nella pratica, era possibile. Si trattava, in un certo senso, di una sorta di sintesi primitiva del rugby e del calcio europei, in una versione tutta americana, privilegiando soprattutto l’aspetto aggressivo, fisico, corporale.
Per quasi dieci anni questa riduzione, per così dire, continuò ad essere praticata, finché gli americani, e i loro college, non scelsero definitivamente di accostarsi al rugby, di fatto facendo fuori il calcio. Anche le regole, da quel momento, divennero più chiare e meglio assimilate a quelle dell’altro antico sport nato in Inghilterra, anch’esso praticato con la cosiddetta palla ovale.
Il 1873 è un altro anno cardine nella storia di questo sport tanto amato dagli americani, il quale verso la fine del XX secolo diventerà il primo sport degli States, quello più seguito e spettacolarizzato tramite i mezzi di informazione, in grado di mobilitare stelle dello spettacolo e di incollare davanti gli schermi televisivi, per una finale, milioni e milioni di persone in tutto il mondo.
Ad ogni modo, accade che quell’anno i rappresentanti di Columbia, Rutgers, Princeton e Yale decidano di incontrarsi a New York City, con il fine di mettere definitivamente nero su bianco una serie di regole ben codificate, oltre che per stabilire un vero e proprio campionato intercollegiale di football. Queste quattro squadre pertanto, hanno finito per istituire un’associazione, la “Intercollegiate Football”, fissando a 15 giocatori, come nel rugby europeo, il numero massimo di elementi ammessi per team durante una partita.
A dare una svolta importantissima, facendo in modo che il football americano si distaccasse definitivamente dal rugby europeo, fu Walter Camp, un allenatore di stanza a Yale, il quale dal 1880 introdusse la regola dello schieramento, detto “scrimmage”, fondamentale per iniziare ogni azione di gioco. Tre anni dopo, il distacco fu completo, con la riduzione del numero di 11 giocatori per ogni squadra.
Intanto, già dall’anno prima, molte squadre di molti stati americani avevano dato vita alle prime società professionistiche di football, data la popolarità che il nuovo sport andava acquisendo tra la gente. In questo stesso periodo, si ebbe anche il primo, vero campione di football: Jim Thorpe, il quale era noto al grande pubblico sportivo anche per essere stato un pluricampione olimpico di atletica e un grande giocatore di baseball.
Sarà proprio lui, il 17 settembre 1920, a fondare la moderna National Football League (N.F.L.), fissando le ultime regole di gioco (come la possibilità di lanciare la palla in avanti, una delle regole maggiormente vietate nel rugby e che segnano la grande differenza tra questi due sport), con il fine di ridurre gli aspetti violenti di questa nuova disciplina sportiva, la quale solo nel 1905 portò alla morte di ben 18 atleti e al ferimento di altri 150, con tanto di denuncia da parte del Congresso del Governo americano, il quale chiamò in causa direttamente il Presidente Roosevelt.
A partire dal 1903 infine, si ebbero i primi veri stadi, con la costruzione dell’impianto di Harvard, ancora oggi tra i più grandi d’America e uno dei primi ad essere eretto per poter ospitare migliaia di tifosi. La capienza di molti altri stadi, sulla scia di Harvard, da quel momento cominciò ad aggirarsi stabilmente sui cento mila posti.

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