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mercoledì 16 luglio 2025

#AlmanaccoQuotidiano, a cura di #MarioBattacchi


 Buongiorno, oggi è il 16 luglio.

Il 16 luglio 1950 contro ogni pronostico, l'Uruguay batte il Brasile e vince la sua seconda Coppa del Mondo di Calcio.

Alle volte bastano veramente pochi istanti per cambiare la storia di una nazione, e il Brasile che si affacciava agli Anni Cinquanta era veramente un paese in grande cambiamento, dal punto di vista politico e soprattutto sociale. Il dittatore Getúlio Vargas vuole mettere finalmente il Brasile sulla mappa mondiale, l’obiettivo è quello di dimostrare che il paese carioca non è tanto arretrato quanto si pensa in tutto il mondo. Vargas, come fatto da Mussolini nel 1934 e come farà Videla nel 1978, propone il Brasile come paese ospitante della quarta edizione del Campionato Mondiale e decide di fare le cose in grande: assembla una squadra di grandi campioni e costruisce lo stadio più grande della storia, il mitico Maracanã, capace di ospitare fino a 200.000 spettatori. La storia è fatta però di attimi, ed è proprio un istante fulmineo di quel caldo pomeriggio di luglio del 1950 ad aver cambiato per sempre la storia brasiliana.

Come facilmente prevedibile il Brasile arriva all’appuntamento finale di quella rassegna iridata da assoluto favorito. L’avversario è una delle squadre più vincenti all’epoca, i rivali continentali dell’Uruguay, vincitori fino a quel momento di un titolo mondiale, due olimpici e di ben otto edizioni della Copa America. Ma, vista la strana formula di quel Mondiale, la partita non è una tipica finale, in quanto il Brasile può disporre persino di un pareggio per issarsi a campione del mondo per la prima volta, visto il punto di vantaggio mantenuto sulla Celeste.

Il 16 luglio 1950, alle ore 16:00 locali, davanti a poco meno di 200.000 spettatori, va in scena quella che è una delle più famose partite della storia del calcio, che passerà alla storia come “Maracanazo“. I padroni di casa del Brasile scendono in campo con la classica tenuta bianca adornata di contorni blu, l’Uruguay veste la consueta maglia celeste. Il ct brasiliano Flávio Costa schiera la seguente formazione: Barbosa; il capitano Augusto, Juvenal, Bigode; Bauer, Zizinho, Jair, Danilo; Friaça, Ademir e Chico. L’allenatore uruguayo Juancito Lopez risponde mandando in campo: Máspoli; González, Tejera, Gambetta, Andrade; capitan Varela, Pérez, Schiaffino; Ghiggia, Míguez e l’esordiente Moran.

Lo stadio attende solo il fischio dell’inglese Reader, in tutto il paese sono già iniziati i caroselli celebrativi, diverse testate giornalistiche hanno peccato di superbia non ponendo alcun dubbio sulla vittoria carioca. Eppure il calcio sa sempre stupire, soprattutto quando meno ce lo si aspetta. Il primo tempo scivola via abbastanza liscio, il Brasile sembra essere legato dalla paura di sbagliare, o forse solamente di strafare, ma nonostante questo riesce ad impegnare diverse volte il portiere avversario Roque Máspoli.

Dopo soli due minuti dall’inizio del secondo tempo avviene quello che tutti stavano trepidamente aspettando: il gol dei padroni di casa, il primo realizzato con la Seleçao da Friaça. Lo stadio può finalmente esplodere di gioia, ancora inconsapevole che si tratterà di una gioia passeggera ed effimera. Infatti il leader uruguayo, non solo in campo ma anche dal punto di vista motivazionale, Obdulio Varela, sta per dare ai suoi la scossa necessaria per l’incredibile rimonta. Se poco prima dell’inizio del match il nero jefe era infatti andato quasi contro al suo allenatore, affermando che i suoi non dovessero affrontare una partita improntata su una strenua difesa e al contenimento della fantasia brasiliana, adesso decide di prendersi tutto il tempo necessario per far rinsavire i suoi. Prima protesta timidamente, per di più nonostante la differenza di lingua, con il guardalinee per un presunto fuorigioco, poi compie il suo destino ed assolve totalmente al proprio dovere di capitano, riportando lentamente la palla verso il centro del campo. Obdulio sa benissimo che se il gioco riprendesse così in fretta i suoi subirebbero certamente il contraccolpo psicologico, con il rischio di essere mangiati dai quasi 200.000 del Maracanã.

E la strategia di Varela porta gli effetti sperati: la Celeste intensifica gli sforzi, rendendosi più volte pericolosa dalle parti del portiere Barbosa. Il bomber del Peñarol Oscar Míguez colpisce addirittura un palo da poco fuori dall’area di rigore. Al 66° cambia totalmente l’inerzia della partita. Ghiggia scappa sulla fascia a Bigode e crossa in direzione di Schiaffino, che di prima insacca sotto l’incrocio del primo palo. Diversi anni dopo Pepe rivelerà di aver colpito male il pallone, che nelle sue intenzioni sarebbe dovuto andare ad incrociare. Ma il pallone sta bene lì dov’è, dentro la porta brasiliana.

Il Brasile a questo punto perde completamente la ragione. L’ansia da prestazione e la galoppante paura diffusasi sugli spalti inghiotte letteralmente gli 11 allenati da Costa, che iniziano a soffrire maledettamente le avanzate dell’Uruguay. E al minuto 79 la finale si decide: Ghiggia scappa ancora una volta ad un ubriacato Bigode, entra in area di rigore, e con un rasoterra sul primo palo supera un disattento Barbosa. Lo stadio adesso è in un silenzio tombale, le confuse ed insensate avanzate brasiliane condotte negli ultimi minuti sono del tutto velleitarie.

Alla fine, su un calcio d’angolo per il Brasile, l’arbitro Reader – coi suoi 53 anni, il più vecchio ad aver mai arbitrato una finale mondiale – fischia la fine. El mono Gambetta blocca il pallone con le mani, i giocatori brasiliani crollano a terra, diversi uruguaiani tra cui Schiaffino e Pérez scoppiano in lacrime, Ghiggia viene sollevato di peso e portato in trionfo da Varela. La partita che doveva essere quella della gioia brasiliana, si trasforma definitivamente nel Maracanazo. Lo stadio è attonito, Jules Rimet consegna molto imbarazzato la coppa a Varela, nonostante l’opposizione dello stesso Getúlio Vargas. Rimet era infatti andato a preparare il discorso quando il punteggio era ancora sull’1-1, certo della vittoria brasiliana, trovandosi così spiazzato dalla vittoria della Celeste.

Finisce in questo modo il Maracanazo, una delle partite più pazze della storia del calcio, ma purtroppo per i giocatori brasiliani l’onta non passerà così velocemente. Saranno considerati non più come degli eroi, bensì come dei falliti e dei traditori, in particolare il portiere Barbosa, ritenuto colpevole della sconfitta per l’errore in occasione del secondo gol. Sarà per più di 40 anni odiato da tutta la popolazione, “nonostante la pena massima per un crimine nel paese sia di 30 anni”, come dirà successivamente. Tutti i giocatori uruguaiani diventeranno invece delle vere e proprie leggende in patria, ma la maggior parte di essi morirà in povertà. Contemporaneamente in tutto il Brasile moriranno circa 90 persone, tra suicidi e arresti cardiaci, provocando così tre giorni di lutto nazionale.

Altri strascichi del Maracanazo si avranno nella scelta di non utilizzare più la maglia bianca, ma soprattutto avverranno in campo politico. Fallirono infatti tutti i governi che avevano puntato sullo sport per ottenere enorme popolarità, permettendo il ritorno al potere di Getúlio Vargas, nel frattempo destituito dalla stessa giunta militare che lo aveva inizialmente eletto. Cambierà in questo modo l’intera storia futura di un paese, influenzata da soli pochi attimi di una semplice partita di pallone.

martedì 15 luglio 2025

#AlmanaccoQuotidiano, a cura di #MarioBattacchi


 Buongiorno, oggi è il 15 luglio.

Il 15 luglio 2006 nasceva Twitter.

Twitter è il più particolare dei social network.

All’inizio non fu progettato per essere un social network.

Il suo ideatore Jack Dorsey lo pensò per farlo funzionare come piattaforma di comunicazione per dispositivi mobili.

Col passare del tempo, però, la sua sopravvivenza dipese sempre più dagli adattamenti informatici dei suoi programmatori, che per farlo diventare più competitivo tra i vari sistemi di comunicazione, lo fecero diventare un vero e proprio social network.

Più precisamente è un servizio di microblogging, cioè un network basato sullo scambio di messaggi brevissimi, più corti di un Sms (Short Message Service). Questa è la caratteristica di tutti i servizi di microblogging e di Twitter in particolare.

Nacque nel 2006 dall’idea di J. Dorsey e altri due colleghi (Evan Williams e Biz Stone), che avevano già realizzato insieme una piattaforma di comunicazione per blog. Cominciarono a sviluppare un software per pubblicare messaggi più brevi di un sms.

L’iniziativa fu progettata per essere completata in poco tempo. Il gruppo di programmatori si dedicò intensamente allo sviluppo del servizio con l’intento di adattarlo all’uso del cellulare.

Nei primi mesi dalla sua pubblicazione non ebbe un grande successo, poiché veniva utilizzato solo da una nicchia di appassionati  intorno all’area di S. Francisco.

Ma nel 2007 diventò più simile a un social network e si diffuse in tutto il mondo.

Lo scambio delle informazioni su questo social network avviene tramite i “tweet” (cinguettii), dei messaggi molto brevi (massimo 140 caratteri), come cinguettii di uccelli appunto, che sono la caratteristica principale del network.

Gli utenti inventarono il “Retweet” (ri-messaggio), un modo di segnalare e riproporre i messaggi scritti da altri utenti, premettendo al testo le lettere “RT” seguite dal nome dell’autore.

In seguito il Retweet è diventata una funzionalità supportata dal social network facendo aumentare notevolmente l’interazione tra i suoi utenti.

Successivamente la diffusione di Twitter fu vertiginosa: passò da 105 milioni di utenti dell’aprile 2011 ai 200 milioni alla fine dello stesso anno.

Una particolarità unica di Twitter, rispetto agli altri social network, è che non ci sono cerchie o gruppi di amici, ma esistono due categorie di utenti a cui riferirsi:

i “Follower” e i “Following”.

Per spiegare meglio come funzionano dobbiamo fare un esempio.

Poniamo il caso che un personaggio famoso venga seguito dai suoi fan.

I follower (seguaci) sono i suoi fans e riceveranno tutti i tweet che scrive.

I following (letteralmente seguiti), invece, sono altri utenti che un utente segue (colleghi, amici, personaggi famosi, Vip, aziende, gruppi musicali ecc.) e di cui, a sua volta è diventato un follower, ricevendo tutti i messaggi che inviano gli utenti seguiti (following).

Se si usa la funzione “Retweet”, si può riproporre i tweet ricevuti ai propri follower, che leggeranno il messaggio come se lo avesse scritto lui, anche se viene specificato l’autore originale del tweet.

Poi ci sono le “Liste” che permettono di selezionare e raggruppare, secondo categorie personali, i follower/following.

Altre funzionalità del network sono le sezioni “#Scopri”, “Notifiche“ e “Messaggi”.

La funzione “#Scopri” permette di scoprire le attività quotidiane dei following e aiuta a trovare nuovi utenti.

La sezione “Notifiche” elenca tutte le “interazioni”: dalle conversazioni con altri utenti, ai tweet in cui il proprio account è stato menzionato, compresi i Retweet e i nuovi follower.

I “Messaggi” o “Direct Messages (D.M.)” sono una specie di posta elettronica privata del social network.

Le conversazioni con i DM non vengono visualizzate nello stream del network; sono visibili solo agli utenti direttamente interessati alla comunicazione. Con i DM si possono inviare anche link.

Anche per i Messaggi vale la rigorosa regola dei 140 caratteri.

Gli Hashtag vengono usati in molti social network (Instagram, Facebook ecc.).

Ma Twitter gli riserva una particolare importanza. Infatti in questo social vengono usati molto più frequentemente che in altri e soprattutto assumono un efficace “ruolo comunicativo”, che in altri network è più marginale.

Possiamo definire l’ Hashtag la “combinazione di un simbolo (# – il cancelletto) con una sigla”, che può essere: una parola, un gruppo di lettere (#pdf), un numero (#246), un insieme di lettere e numeri (#7formazione) ecc.

Insomma qualunque espressione alfanumerica preceduta dal simbolo # che forma un tutt’uno con esso.

Non può contenere spazi, segni di punteggiatura, segni speciali, trattini ecc.

Per esempio se si usa l’hashtag #Wi-fi  il social renderà hashtag solo #Wi senza fi, perché abbiamo inserito il trattino. Per usare correttamente l’hashtag Wi-fi dobbiamo scrivere #Wifi senza trattino e senza spazio.

Per scrivere correttamente un hashtag, inoltre, dobbiamo staccarlo dalla parola precedente e da quella successiva con uno spazio.

Utilizzando l’hashtag, con Twitter, possiamo anche interagire in tempo reale con i programmi Tv che sono trasmessi in diretta (tecnica molto usata dai canali Tv negli utimi anni, soprattutto in questo momento), se prevedono l’uso dell’ hashtag per far interagire i telespettatori con la conduzione del programma e magari anche con gli ospiti.

Lo stesso vale per i “Web in air” (trasmissioni/lezioni via web che riguardano un argomento specifico) di formazione, che usano Twitter per tenersi in contatto diretto e in tempo reale con il proprio pubblico; per le videoconferenze, per lo streaming in generale ecc.

Insomma è un vero e proprio “strumento di comunicazione” del social network.

Funziona come “punto d’incontro in cui ritrovarsi” per chi twitta e per chi cerca i tweet con lo stesso hashtag.

Con Twitter, ricorrendo all’uso dell’hashtag nella “Barra di Ricerca” (in alto a destra), possiamo ricercare tutti i tweet che riguardano un particolare argomento (o professione, categoria, evento, ecc.).

Possiamo ricercare i tweet riguardanti argomenti specifici sia con l’ hashtag, sia senza.

Nel primo caso (con hashtag – p.es. #BigData) il motore di ricerca del social network trova tutti i tweet che contengono quello specifico hashtag.

Nel secondo caso (senza hashtag – p.es. Big Data, anche con lo spazio) il motore di ricerca troverà tutti i tweet che contengono quel termine oltre a quelli che contengono quell’ hashtag.

La sezione “Ricerca” di Twitter è ormai molto ben articolata.

La ricerca dei tweet può essere effettuata in vari modi e per sezioni distinte.

Possiamo cercare per “Persone” che trattano un argomento in particolare: che hanno il nome account che si riferisce alla categoria, professione o argomento cercato; o che hanno usato un hashtag specifico nella descrizione della loro biografia.

Con lo stesso criterio possiamo ricercare specifici tweet che contengono foto, video o notizie che riguardano quell’ argomento; ogni categoria in una sezione separata.

Di recente è stata aggiunta anche la ricerca dei tweet per “data” nella sezione di “Ricerca avanzata”, in cui si possono cercare i tweet pubblicati in una determinata data o in un periodo di tempo preciso che va da un giorno ad un altro (dal…, al…).

La “Ricerca avanzata” ci consente di effettuare una ricerca più mirata.

Per esempio possiamo cercare i tweet che contengono una frase esatta; cercare tweet in una lingua dalla nostra (tra quelle disponibili) o i tweet di un determinato utente ecc.

Possiamo anche geolocalizzare la ricerca, cioè cercare i tweet inviati da una specifica località.

Insomma la “Ricerca avanzata” ci permette di cercare i tweet con molta più precisione rispetto alla “ricerca generica”, in cui bisogna spulciare tra migliaia e migliaia di tweet che vengono inviati contemporaneamente.

In generale questo è il funzionamento principale del social network.

Twitter è stato il primo social network a dare agli utenti  la possibilità di inviare messaggi di testo (che non sono sms) con i telefoni cellulari. Negli Stati Uniti si trasformò in un vero termometro sociale che consentiva di controllare in tempo reale il gradimento dei prodotti commerciali o degli eventi più importanti, semplicemente contando il numero dei tweet a favore o contro.

Se nel 2006 solo Twitter consentiva di accedere e utilizzare un social network mediante telefono cellulare, oggi questo è possibile con tutti i principali networks.

Nel 2022 l'imprenditore sudafricano Elon Musk ha comprato Twitter per una cifra complessiva intorno ai 46 miliardi di dollari, e l'ha rinominata X.


lunedì 14 luglio 2025

#AlmanaccoQuotidiano, a cura di #MarioBattacchi


 Buongiorno, oggi è il 14 luglio.

Il 14 luglio 1933  in Germania viene promulgata la "legge per la protezione dei caratteri ereditari al fine di migliorare la razza ariana tedesca" . 

Legge per la quale chiunque è affetto da malattie ereditarie può essere sterilizzato chirurgicamente se a giudizio della scienza medica "sia prevedibile che la sua progenie possa presentare gravi difetti fisici o mentali" quali: Frenastenia congenita, Schizofrenia, Depressione maniacale, Epilessia congenita, Ballo di San Vito ereditario (Corea di Huntington), Cecità ereditaria, Sordità ereditaria, Gravi malformazioni ereditarie. A queste patologie viene associato anche chi è affetto da alcolismo cronico.

Secondo la legge chiunque può richiedere di essere sterilizzato. Qualora il richiedente è incapace o sotto tutela per problemi di salute mentale oppure perché non ha ancora compiuto il 18° anno di età, la richiesta può essere presentata dal proprio tutore o dal rappresentante legale.

La richiesta di sterilizzazione deve essere accompagnata da un certificato redatto da un cittadino autorizzato dal Reich Tedesco attestante che la persona da sterilizzare è stata informata della natura e delle conseguenze della sterilizzazione.

La sterilizzazione può anche essere prescritta da un ufficiale medico o da un funzionario che presta servizio in un ospedale, in un sanatorio o in una prigione.

La richiesta di sterilizzazione deve essere presentata per iscritto all'Ufficio della Corte per la Sanità Ereditaria oppure redatta da un funzionario dell'Ufficio stesso, le cui procedure "sono segrete". 

Esattamente cinque anni più tardi, il 14 luglio 1938, nelle pagine del Giornale d'Italia, viene pubblicato il Manifesto della Razza, con il titolo "il fascismo e i problemi della razza".

Il Manifesto della Razza contiene i risultati di uno studio condotto da un gruppo di scienziati e docenti universitari fascisti, secondo cui “le razze umane esistono” e che “esiste ormai una pura razza italiana” e che “gli ebrei non appartengono alla razza italiana”.

Con questa pubblicazione di fatto nasce l’antisemitismo dello Stato italiano, che portò alla promulgazione delle leggi razziali, lette per la prima volta il 18 settembre 1938 a Trieste da Benito Mussolini, in occasione della sua visita in città.

Per l’Italia di allora si trattava di posizione nuove, nonostante al proprio interno non mancassero correnti e idee permeate di razzismo. Il documento va contestualizzato nell’alleanza che si faceva via via sempre più stretta con la Germania, che esattamente cinque anni prima, come detto, aveva promulgato la Legge per la protezione dei caratteri ereditari, che faceva seguito alla Legge per il rinnovo dell’amministrazione pubblica del 7 aprile 1933, le prime due leggi razziali naziste.

Il 14 luglio è una delle date nere della storia del popolo ebraico. In Germania e in Italia diventa tangibile e manifesto l’odio verso gli ebrei, che culminerà nelle deportazioni e nelle uccisioni di milioni di persone nei campi di sterminio.


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