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L'8 febbraio 1848 Carlo Alberto, sull'onda della protesta popolare, promette lo Statuto Albertino, che verrà pubblicato il 4 marzo successivo.
Lo Statuto Albertino, chiamato anche Statuto Fondamentale della Monarchia di Savoia del 4 marzo 1848 fu proclamato dal re dei Savoia Carlo Alberto. Lo Statuto, redatto in francese, può essere anche definito come la costituzione del Regno di Sardegna. Questo importante documento è rimasto in vigore dal marzo 1848 al biennio 1944-1946, nel momento in cui l'Italia con un referendum sceglie la forma di governo repubblicana, abbandonando la forma governativa monarchica.
Lo statuto Albertino è il primo documento simile a una costituzione in Italia, che decretò a partire dal 1848 i vari diritti e doveri del popolo.
Venne redatto da una commissione nominata dal re ed entrò in vigore nel 1848.
Lo Statuto Albertino si ispirava alle costituzioni francesi e per questo motivo fu scritto in lingua francese.
Questo documento è una carta costituzionale flessibile perché può essere facilmente modificato con una legge ordinaria.
Le principali caratteristiche dello Statuto Albertino sono:
- è una carta costituzionale concessa dal re;
- è una costituzione breve perché stabilisce i principi dell'organizzazione costituzionale e le norme in materia di diritti e doveri dei cittadini;
- sancisce come forma di governo la monarchia;
- stabilisce che la carica del capo di Stato (il sovrano) è “ereditaria secondo la legge salica”;
- assegna il potere esecutivo al re;
- assegna il potere giudiziario al re;
- assegna il potere legislativo al re;
- concede il diritto di voto solo ad una ristretta cerchia di individui (cittadini di sesso maschile, dotati di una certa cultura e di un determinato patrimonio);
- si impegna a garantire l’uguaglianza formale dei sudditi;
- prevede come bandiera nazionale un vessillo con coccarda azzurra;
- garantisce la libertà di stampa, ma con alcune limitazioni;
Le prime Costituzioni in Italia risalgono alla fine del 1700 e s’ispirarono ai principi delle Rivoluzione francese (libertà, uguaglianza, fratellanza).
Con il tramonto dell’Impero Napoleonico ebbe inizio anche in Italia la Restaurazione che riportò in vita il potere assoluto dei sovrani.
Contro di questo insorsero i patrioti del Risorgimento che portarono i sovrani a concedere la costituzione.
Al termine del periodo rivoluzionario il solo stato italiano in cui la Costituzione rimase in vita fu il Piemonte dove Carlo Alberto nel 1848 aveva concesso lo Statuto Albertino.
Nel 1861 lo Statuto Albertino fu esteso a tutta l’Italia come un dono che il re faceva ai suoi sudditi.
Lo Statuto Albertino era flessibile e di tipo monarchico: il re comandava l’esercito; era a capo del governo; nominava i ministri; creava con il parlamento le leggi; i giudici amministravano la giustizia in suo nome.
Durante il fascismo Mussolini cambiò alcune leggi dello statuto e instaurò in Italia la dittatura che mantenne fino allo scoppio della seconda guerra mondiale.
Quando nel 1945 avvenne la liberazione dell’Italia da parte degli Alleati, i partiti antifascisti formarono un governo provvisorio presieduto dal democristiano Alcide De Gasperi.
Il 2 giugno 1946 tutti i cittadini italiani furono chiamati ad eleggere con suffragio universale (votano tutti i maggiorenni e anche le donne per la prima volta), l’Assemblea Costituente cioè un gruppo di persone che avrebbe dovuto scrivere una nuova Costituzione in sostituzione dello Statuto Albertino e con referendum scegliere tra Monarchia e Repubblica. L’Assemblea Costituente elesse Enrico De Nicola capo provvisorio della Repubblica italiana appena nata.
La nuova Costituzione scritta in due anni entrò in vigore il primo gennaio 1948.
Tornando allo Statuto Albertino, lo Stato liberale si affermò dunque anche in Italia. Nel 1848 l'Europa venne travolta da rivolte e tumulti che ebbero ripercussioni anche sul territorio italiano, che all'epoca non era ancora stato riunificato. Sulla scia di questi moti popolari, il 4 marzo 1848, il Re Carlo Alberto di Savoia concesse agli abitanti del Regno di Sardegna uno «Statuto»: lo Statuto Albertino.
Nello statuto il Re concedeva:
- Diritti di libertà e di proprietà.
- L'istituzione di una camera in cui la borghesia potesse eleggere i propri rappresentanti.
In merito alla garanzia dei diritti dei singoli, lo statuto si ispirava alla Dichiarazione dei diritti emanata all'inizio della rivoluzione francese.
I diritti di natura economica erano quelli che più interessavano la borghesia, esprimevano l'esigenza che lo stato si astenesse dall'intervenire nell'economia e che quindi lasciasse fare i privati.
Lo statuto Albertino si ispirava al principio della separazione dei poteri di Montesquieu, quindi attribuiva:
-Il potere esecutivo al Re.
-Il potere legislativo al Re, al senato (eletto dal Re) e alla camera dei deputati (eletta dal popolo a suffragio maschile ristretto).
-Il potere giudiziario ai giudici.
I requisiti necessari per votare la camera dei deputati erano:
- Requisito culturale, quindi potevano votare solo gli uomini in grado di saper leggere e scrivere.
- Requisito censitario, ovvero legato al censo, quindi consisteva nel pagare una certa imposta sul reddito.
Detto ciò si può ben intuire che il diritto di voto era concesso solo alle classi più benestanti.
Il suffragio universale maschile sarà concesso nel 1912 con Giolitti.
Il suffragio universale sarà concesso solo nel 1946, per la scelta tra Monarchia e Repubblica.
Era quindi una Costituzione concessa dall'alto, senza alcuna consultazione democratica. Lo stesso termine di "Statuto" fu preferito a "Costituzione", per ribadire il fatto che era il re a limitare i propri poteri, anche se in qualche modo vi era costretto dalle pressioni popolari. Era inoltre flessibile, ossia modificabile con legge ordinaria, e relativamente breve, ossia sintetica e piuttosto generica nel regolare i rapporti fra Stato e cittadini e nel definire l'ordinamento dello Stato.
I diritti dei cittadini erano proclamati in nove articoli dello Statuto (dal 24 al 32); erano riconosciute le libertà fondamentali, ossia la libertà di stampa e di opinione, di riunione, l'inviolabilità del domicilio, la proprietà privata, il diritto di uguaglianza. Si trattava, però, di un riconoscimento formale, in uno Stato che, fondandosi sul suffragio ristretto, riconosceva il diritto di voto al 2% della popolazione. L'ampiezza dei diritti poteva inoltre essere limitata per legge o per ragioni di polizia e pubblica sicurezza. Per quanto riguarda la libertà religiosa, lo Statuto riconosceva la religione cattolica come religione di Stato, dichiarando di "tollerare" le altre religioni. Anche se con dei limiti, la "tolleranza" proclamata dallo Statuto permise il riconoscimento dei diritti civili e politici alle minoranze religiose, come gli ebrei e i valdesi.
Lo Statuto albertino pose le basi per uno Stato liberale e monarchico, prevedendo la separazione dei poteri, ma attribuendoli tutti al re, che li esercitava congiuntamente con gli altri organi costituzionali:
• il potere legislativo era esercitato dal re e dal Parlamento, formato dalla Camera dei deputati, eletta a suffragio ristretto su base censitaria, e dal Senato del Regno, composto da membri nominati a vita dal sovrano: un sistema bicamerale, quindi, in cui il re manteneva il diritto di veto sulle leggi approvate dalle Camere. L'unico forte potere di controllo che lo Statuto riservava al Parlamento era l'obbligo di sottoporre qualsiasi normativa in materia tributaria alla preventiva approvazione della Camera dei deputati;
• il potere esecutivo spettava esclusivamente al re, che poteva nominare e revocare i ministri secondo il proprio volere;
• il potere giurisdizionale competeva alla Magistratura, formata da funzionari nominati dal re, che amministravano la giustizia in suo nome.