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Il 24 marzo 1401 l'imperatore Tamerlano saccheggia Damasco.
Nato a Samarcanda nell'anno 1336, Timur Barlas o Temur-i lang (Temur "lo zoppo"), italianizzato in Tamerlano, visse per quasi settant'anni, affermandosi come il conquistatore più feroce della storia. Se dobbiamo credere a quanto raccontavano i suoi nemici il signore della guerra tartara, che nel XIV secolo creò un impero che si estendeva dalla Cina fino al cuore dell'Asia Minore, fu proprio il più sanguinario di tutti i tempi.
Il suo esercito composto di arcieri mongoli e di Tartari armati di scimitarra, devastò l'Asia dalla Siria e dalla Turchia, fino ai confini della Cina, da Mosca a Delhi. Tamerlano era spietato con i nemici che resistevano, persino con le loro famiglie.
In Siria Tamerlano accolse una domanda di grazia di migliaia di cittadini terrorizzati consigliando loro di rifugiarsi nella grande moschea.
Secondo uno storico contemporaneo, che probabilmente volle diffamare Tamerlano, i suoi luogotenenti fecero entrare circa 30.000 persone tra donne, bambini, preti e altri fuggiaschi nella costruzione di legno, sbarrarono tutte le uscite e poi diedero fuoco al gigantesco santuario.
Stessa misericordia venne concessa dal conquistatore agli anziani di Sivas, in Turchia. Disse che non ci sarebbe stato alcun spargimento di sangue se i difensori della città si fossero arresi. Ed invece quattromila soldati armeni che avevano animato la resistenza turca furono sepolti vivi, i cristiani furono strangolati o legati e poi annegati, e i bambini furono raggruppati in un campo dove vennero uccisi sotto gli zoccoli della cavalleria mongola.
Tra le pratiche più ricorrenti c'era la decapitazione di massa. Quando i Tartari annientarono un presidio di crociati a Smirne, sulla costa turca, navi cariche di rinforzi provenienti dall'Europa si presentarono davanti alla costa; gli uomini di Tamerlano indussero i nuovi venuti ad arretrare lanciando loro contro una raffica di teste umane, erano quelle mozzate dei prigionieri.
Dopo aver conquistato la città di Aleppo, in Siria, costruirono piramidi alte cinque metri con il lato di tre, usando le teste di ventimila cittadini.
Queste macabre torri dovevano servire da monito per chi non temeva l'ira di Tamerlano. La più grande fu eretta nel 1387 dopo che una ribellione generale a Isfahan (nell'odierno Iran) aveva portato al massacro di tremila soldati dell'esercito di occupazione di Tamerlano.
Informato della rivolta, Tamerlano ordinò ai suoi comandanti di raccogliere teste umane, stabilendo quante ciascuno di essi doveva procurare.
Alcuni dei soldati erano musulmani come lo stesso Tamerlano, ed erano riluttanti ad uccidere altri musulmani, comprarono perciò da compagni meno scrupolosi le teste che avrebbero dovuto mozzare. Il risultato fu un disgustoso mercato di morte.
All'inizio, le teste iraniane venivano vendute a venti dinari ciascuna, alla fine la quota era scesa a mezzo dinaro. Quando ormai sazio di sangue l'esercito se ne andò, settantamila teste erano accatastate attorno alle mura della città.
Tamerlano dedicò tutta la sua vita alla guerra. Il gusto della battaglia era in lui così forte che persino quando tornava a Samarcanda, per celebrare le sue vittorie, preferiva accamparsi fuori dalle mura anziché alloggiare in un lussuoso palazzo.
Nel 1404 l'imperatore iniziò a radunare uno sterminato esercito per la conquista della Cina, da dove i mongoli della Dinastia Yuan, fondata da Kublai Khan, nipote di Gengis Khan, erano stati cacciati nel 1368 dalla Dinastia Ming.
L'impresa, secondo la consueta strategia di Tamerlano di iniziare le proprie campagne nei mesi invernali in modo da cogliere di sorpresa il nemico, prese avvio nel dicembre del 1404 quando il grande esercito guidato da Tamerlano si mosse da Samarcanda, ma fallì sul nascere. Il clima dell'Asia Centrale era tremendo, ma quel periodo era stato scelto con consapevolezza nella convinzione che lo avrebbe agevolato, consentendogli di attraversare il Syr Darya sul ghiaccio solido e di raggiungere la Cina in primavera. Tamerlano fu tuttavia colto da fortissime febbri, forse causate da polmonite, e la sua pur fortissima fibra cedette. La morte avvenne il 19 gennaio 1405 a Otrar, appena al di là del Syr Darya, in territorio oggi kazako.
Il corpo di Tamerlano fu esumato dalla sua tomba nel Mausoleo Gur-e Amir a Samarcanda nel 1941 dall'antropologo russo Mikhail M. Gerasimov, il quale scoprì che - malgrado la statura molto alta dello scheletro - le caratteristiche facciali si conformavano a fattezze mongolidi; secondo lui questo confermava la pretesa dello stesso Tamerlano di discendere da Gengis Khan. L'esumazione confermò inoltre che il morto era zoppo per una ferita alla gamba destra. Vi erano tracce di altre ferite che avevano invalidato l'uso del braccio destro. Dal teschio, Gerasimov riuscì anche a ricostruire l'aspetto di Tamerlano.