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venerdì 31 marzo 2023

#Almanaccoquotidiano, a cura di #MarioBattacchi

Buongiorno, oggi è il 31 marzo.
Il 31 marzo 2005 Terri Schiavo, tenuta artificialmente in vita per quindici anni, muore.
Il 25 febbraio 1990 Terri Schindler, coniugata Schiavo, ha un collasso in casa per uno squilibrio del potassio: le si ferma il cuore, quanto basta per provocare al cervello danni che molti medici, successivamente, giudicheranno irreparabili.
Il marito Michael Schiavo intenta una causa contro i medici che avrebbero curato male Terri, ottenendo nel 1992 un risarcimento di un milione di dollari.
A questo punto iniziano i dissidi tra Michael Schiavo e i genitori di Terri - i coniugi Schindler - sul tipo di assistenza da fornire a Terri e sul modo di utilizzare i soldi del risarcimento (che i genitori vorrebbero destinare interamente alle cure). Michael Schiavo si fa forte di una legge della Florida, che assegna la tutela legale al coniuge del malato incapace di assumere decisioni, e nel 1993 fa interrompere le cure riabilitative. I coniugi Schindler chiedono la revoca della tutela legale a Michael, vedendo però respinta tale loro richiesta.
La battaglia legale si protrae negli anni successivi. Il marito di Terri continua a impedire le cure riabilitative, facendosi forte di alcuni pareri medici che ritengono lo stato vegetativo irreversibile, e raccontando inoltre che Terri gli avrebbe confidato di preferire, qualora si fosse trovata in una situazione simile, la morte. Nel 1998 chiede anche di rimuovere il tubo dell’alimentazione artificiale. I genitori oppongono altre perizie mediche secondo le quali in questa materia non esistono certezze assolute, evidenziando l'esistenza di casi simili - se non uguali - in cui si è verificato un risveglio inaspettato anche dopo molti anni, e lamentando il fatto che a Terri non sono state prestate tutte le cure normalmente in uso con i cerebrolesi.
Il movimento americano delle associazioni (laiche e religiose di ogni confessione) dei disabili e dei loro familiari diffonde informazioni da cui si evince che Terri non è una donna tenuta in vita in modo artificiale. E' una grave cerebrolesa, cosciente e reattiva al di là dei semplici riflessi. Come è stato dimostrato dalla sua abilità di seguire con gli occhi, è in grado di rispondere ai comandi verbali dei medici che l'hanno esaminata e di reagire - con uno splendido sorriso - alle persone care. E' in grado di deglutire la propria saliva e potrebbe potenzialmente essere svezzata dal tubo di alimentazione e recuperare parte del linguaggio, in modo da poter indicare direttamente i propri desideri. In sostanza, ciò di cui si discute non è se prendere atto della morte di una persona, ma se dare la morte, praticare l'eutanasia ad un portatore di handicap.
Sui comportamenti del marito si addensano ombre. Una perizia di parte, prodotta dai genitori, ritiene che il danno riportato da Terri sia compatibile non solo con uno strano "squilibrio del potassio", ma anche con eventuali maltrattamenti subìti. Inoltre, si sottolinea da più parti che Michael Schiavo ha ricordato i presunti desideri di Terri solo dopo che gli è stato riconosciuto l'indennizzo, destinato all'assistenza sanitaria di Terri (ricordarlo prima avrebbe reso inutile un risarcimento per assistere una persona alla quale si voleva dare la morte...). Oltre la metà dell'indennizzo è stata spesa per la battaglia legale per ottenere il distacco del tubo di alimentazione; oltre 200 mila dollari Michael li ha pagati al suo legale. Infine, Michael Schiavo si è rifatto una vita con un'altra donna: per cui abbiamo assistito al paradosso di un uomo che si comporta come l'ex marito di una donna che ritiene morta, e però esercita la tutela legale su quella stessa donna viva.
I giudici continuano a dar ragione a Michael, perché la legge della Florida (negli USA la Corte Suprema federale ha decretato che si tratta di materia di competenza statale e non federale), oltre ad individuare nel coniuge la persona cui affidare la tutela legale, individua come criteri per decidere: "la prova chiara e convincente che la decisione presa sarebbe stata anche quella del paziente" o, in mancanza, "gli interessi del paziente". Ebbene, il dramma di una giurisprudenza che si va consolidando negli Stati Uniti - e non solo -, suscitando lo sdegno di larga parte dell'opinione pubblica e della classe politica americana, è che l' "interesse" della persona è ritenuto qualcosa di incerto: tra la vita (o anche solo - per chi fosse ancorato al criterio della "qualità" della vita -  la possibilità della vita, legata ad una pur faticosa riabilitazione) e la morte, i giudici non sanno scegliere. Per cui tutta la vicenda giuridica si è imperniata solo sull'altro criterio, la presunta volontà di Terri, e sull'attendibilità delle rivelazioni in merito fatte dal marito.
L'indignazione dell'opinione pubblica si esprime in maniera plateale, trasformando la vicenda in un caso politico nazionale. Il Governatore e il Parlamento della Florida intervengono più volte: con decreti che ordinano di riattaccare il tubo dell’alimentazione ogni volta che il giudice Greer ne ordina il distacco; con una legge che la Corte Suprema della Florida però ritiene incostituzionale. Anche il Congresso federale e il Presidente esercitano pressioni sui giudici, inascoltate. Alla fine il potere giudiziario prevarrà su quelli esecutivo e legislativo: ed anche questo aspetto è stato da molti ritenuto una preoccupante espropriazione della volontà popolare.
Manifestazioni continue di cittadini si tengono di fronte al Woodside Hospice di Pinellas Park, dove è ricoverata Terri, chiedendo che sia alimentata e curata. Manifestazioni spesso “colorate”, come è uso degli americani: ad esempio un tale si reca ogni giorno davanti all'ospedale con il suo pappagallo, al quale ha insegnato a ripetere: “date da magiare a Terri!”
Anche molti esponenti della cultura liberal (di sinistra) americana denunciano l'enormità di quello che sta succedendo, come ha riportato una cronaca di Cristian Rocca su Il Foglio.
Ralph Nader, il candidato-bandiera della sinistra radicale americana, in un’intervista concessa a CitizenLink ha detto che quello di Terri è un “omicidio imposto da un tribunale”. Nader ha posto dei dubbi sulle intenzioni del marito e ha detto che “non c’è alcun modo di sapere se lei voglia o no che le sia fatto quello che le stanno facendo né se abbia cambiato idea rispetto alla posizione che forse, o forse no, aveva espresso quando era giovane”. Il difensore dei consumatori ha denunciato la presenza della polizia nella stanza di Terri e l’assurdità di una situazione che porterebbe all’arresto dei genitori se porgessero alla figlia un cucchiaino di zucchero: “Ecco fino a che punto è diventata barbarica la vicenda”. Nat Hentoff, ateo patentato e uno dei giornalisti d’America più attenti ai diritti civili, ha scritto sul più radicale dei giornali di New York, il Village Voice, che “abbiamo guardato la storia di una donna, il cui unico crimine è quello di essere disabile, torturata a morte dai giudici, da tutti i giudici fino alla Corte suprema”. Secondo una delle icone liberal di Manhattan, si tratta “della più lunga esecuzione pubblica nella storia dell’America”. Eleanor Smith, lesbica, atea, di sinistra, porta al petto la spilletta “Feed Terri”, date da mangiare a Terri, e alla Reuters ha detto che “a questo punto vorrei un militante cristiano di destra a decidere del mio destino, non un iscritto alla Aclu”, la potente associazione di sinistra che difende i "diritti civili" degli americani.
Il 18 marzo 2005 il giudice della Florida Greer dispone in via definitiva il distacco del tubo che alimenta Terri. Comincia una lenta agonia, che durerà quattordici giorni, a ulteriore dimostrazione che Terri Schindler Schiavo non era artificialmente tenuta in vita da una macchina, che non bastava "staccare la spina". Agenti presidiano il suo letto, per impedire a genitori e volontari ogni tentativo di dare a Terri cibo ed acqua. Una volontaria insistente viene arrestata: per cui abbiamo anche potuto assistere al paradosso moderno dell' "arresto del buon samaritano".
Il 31 marzo 2005 Terri muore; il suo calvario è forse arrivato alla fine e almeno i suoi resti possono riposare, e soprattutto far riposare noi, nella certezza del suo stato vegetativo irreversibile.
Come i quaranta giudici che avevano esaminato il suo caso avevano già concluso, così la prova finale dell´autopsia finalmente pubblica ha detto che Terri era in morte cerebrale, che il suo cervello aveva subito devastazioni ‟massicce e irreversibili” e persino quelle sequenze strazianti dei suoi occhi che sembravano seguire il volto della madre erano un´illusione, puro riflesso. Perché Terri era ormai ‟cieca”, i centri cerebrali della vista distrutti.
Si è chiuso il caso di questa disgraziata donna uccisa tre volte, abbattuta una prima volta nel 1990 da un collasso cardiocircolatorio che tagliò ossigeno al suo cervello, poi biologicamente uccisa per "disidratazione" il 31 marzo 2005 e in seguito certificata in morte cerebrale sul tavolo dell´autopsia, risparmiando alla sua memoria le offese delle speculazioni politiche e del sensazionalismo da tabloid. L´autopsia condotta dal medical examiner con la consulenza di specialisti e l´ausilio di 270 immagini, campioni e vetrini prelevati dal suo corpo, non portava sospetti di parte, non aveva tesi da difendere né ideologie da sventolare, ma soltanto constatazioni obiettive da condurre.
E il suo esito non ha confermato soltanto quello che tutti gli altri medici avevano concluso prima del 31 marzo 2005, che Terri non era più ‟in alcun modo recuperabile a una vita cosciente”, come scrive secco il referto, ma che le accuse di sevizie e di maltrattamenti lanciate contro il marito Michael erano infondate. ‟Il corpo della signora Schiavo - scrive il referto autoptico dell´examiner ufficiale, il dottor John Thogmartin - non presenta tracce di lesioni esterne o interne” né segni di ‟sostanze tossiche che possano avere provocato la sua crisi cardiaca o il deterioramento del suo stato”.
Rimangono, e rimarranno fino a quando i campioni delle guerre culturali e di religione intenderanno riesumarla come simbolo, i dubbi su che cosa provocò il collasso nel 1990 di una giovane sposa di 26 anni e i brividi che in tutti ha provocato il modo della morte, così apparentemente disumano, per sottrazione della sonda che la alimentava. Chi si rassegnò, come i giudici di vario ordine e di diverse convinzioni politiche e morali, alla sua fine, potrà trovare qualche modesta consolazione nel pensiero che l´esistenza di Terri era ormai incosciente e nessuna speranza di recupero esisteva. Chi la eresse a simbolo di una battaglia per difendere la vita a ogni costo, nel nome di principi trascendenti, non si rassegnerà alla logica umana e dunque relativa della legge sopra l´assolutismo della Fede.
Terri Schindler, sposata Schiavo, sarebbe scivolata verso la propria fine biologica, come scivolano nel silenzio dei media e dei crociati contro la morte migliaia di altre Terri che ogni giorno, in ogni ospedale del mondo, vengono lasciate per pietà, per mancanza di fondi, per scelte sussurrate o implicite di parenti e sanitari, se la donna non fosse divenuta un perfetto emblema per condurre, sinceramente o cinicamente, la "guerra dei valori" che il revival ideologico-religioso in atto in Occidente sta cavalcando. Quando la resistenza offerta da Jeb Bush, il governatore della Florida, si esaurì per mancanza di altri strumenti legali, essendo escluse ipotesi idiota di blitz militari per strapparla all´ospizio dove languiva, fu il fratello Presidente, George W., a montare sul cavallo della "guerra culturale" e ottenere dal Congresso una legge d´emergenza per riaprire i ricorsi. Il giorno dopo il presidente ha fatto ripetere dai suoi portavoce ‟io non cambio idea, rimango con la famiglia”: quella di allora fu una legge inutile e puramente dimostrativa che Bush firmò con voluta spettacolarità interrompendo le ferie texane. Ma anche la corte d´appello federale, l´ennesima istanza giudiziaria alla quale arrivò il caso grazie a Bush, diede ragione a Michael il marito e ai tribunali inferiori, autorizzando la fine. La Corte Suprema, dove pure cinque dei nove giudici avevano portato Bush alla Casa Bianca nel 2001, rifiutò di esaminare il caso, segno che non videro nulla che giustificasse il loro intervento.
Ma la guerra tra la legge, dalla parte del marito che chiedeva di porre fine all´alimentazione forzata di una donna ‟irreversibilmente” morta nello spirito, e la croce, impugnata dai genitori di Terri per difendere quello che restava della figlia, non si fermò davanti alle 40 sentenze, come ha calcolato la Associated Press, né davanti alle diagnosi dei neurologi. Processioni di sacerdoti veri e di bizzarri frati improvvisati, di fedeli sinceri e di speculatori da talk show serale si raccolsero attorno al cronicario di Pinella County, in Florida, per strapparsi la loro libbra di Terri e venderla sul mercato dell´audience e delle tirature. Bambini furono inviati come cresimandi, con ampolle d´acqua per dissetare Terri che impiegò dieci giorni per morire di disidratazione, nonostante i medici e poi l´autopsia in maniera definitiva, spiegassero che lei non sarebbe stata in grado di deglutire e quindi di reidratarsi.
La disumanità di quell´agonia toccava anche i cuori più duri, induceva a chiedersi perché, quale senso avesse quella morte biologica, cercando nella malvagità del marito, Michael, ansioso di risposarsi con la donna che gli aveva nel frattempo dato due figli, la sola spiegazione logica e mostruosa. Brevi video sequenze di Terri con gli occhi vuoti e una smorfia simile a un sorriso che sembrava implorare pietà dalla mamma giravano su ogni teleschermo del mondo, ripetute dai cacciatori di lacrime.
Ora, con il referto del dottor Thogmartin, la scienza ha detto quello che la scienza può dire, ma neppure la gelida verità di un´autopsia potrà consolare suo padre e sua madre, che in quelle visite ai resti della figlia trovavano il tepore confortante della routine del parente in ospedale. Né potrà calmare le ansie di coloro che il barcollare a tentoni della ricerca ai due estremi dell´esistenza umana, tra embrioni ed eutanasia, si rifugiano, smarriti come tutti siamo, nel tabernacolo del Mistero.

giovedì 30 marzo 2023

#Almanaccoquotidiano, a cura di #MarioBattacchi

Buongiorno, oggi è il 30 marzo.
Il 30 marzo 1981, a 70 giorni dall'insediamento, il presidente degli Stati Uniti d'America Ronald Reagan viene colpito al petto da un attentatore.
L'attentato è "un classico": all'uscita da un hotel di Washington un uomo si avvicina al presidente e spara sei colpi di rivoltella, conficcandogli un proiettile in un polmone e ferendo gravemente l'addetto stampa Jim Brady. L'attentatore è John Hinckley, uno psicopatico che vuole attirare l'attenzione del suo idolo, l'attrice Jodie Foster. Reagan, ricoverato al George Washington Hospital, viene operato, si salva e guarisce rapidamente. Resterà famosa la battuta ai chirurghi che stanno per operarlo: «Vi prego, ditemi che siete repubblicani!»
Hinckley, figlio dei ricchi proprietari della Hinckley Oil Company, nasce in Oklahoma e cresce in Texas e studia presso la Highland Park High School di Dallas. Tra il 1972 e il 1980, frequenta la Texas Tech University. Nel 1975 si trasferisce a Los Angeles con l'intento di diventare cantautore, ma i suoi sforzi non vengono premiati. Nelle lettere inviate alla famiglia, racconta la sua frustrazione e manifesta il bisogno impellente di denaro, inoltre racconta di una ragazza di nome Lynn Collins, che in seguito si rivelò essere frutto della sua fantasia.
Nel 1976 uscì il film Taxi Driver, con Robert De Niro nel ruolo di Travis Bickle; il film raccontava il tentativo di Bickle di assassinare un senatore candidato alla presidenza. Nel film recitava una giovane Jodie Foster nel ruolo di una prostituta adolescente, della quale Hinckley ne rimase molto colpito, tanto da rivedere più volte la pellicola e rileggendo ossessivamente il libro da cui era tratto.
Agli inizi degli anni ottanta, quando la Foster frequentava l'Università Yale, Hinckley si trasferì nel Connecticut per starle vicino, inviandole poesie e lettere d'amore, e arrivando al punto di infilargliele sotto la porta di casa e di cercarla più volte al telefono.
Non riuscendo ad avere contatti significativi con l'attrice, Hinckley pensò addirittura di pianificare un dirottamento aereo, pronto a suicidarsi di fronte a lei, solo per attirare la sua attenzione. Durante il climax della propria follia, Hinckley, al fine di entrare nella storia, progettò di assassinare un'importante figura politica. Per far questo raccolse informazioni su Lee Harvey Oswald, l'assassino di John F. Kennedy e iniziò a seguire, di stato in stato, la campagna elettorale di Jimmy Carter e Ronald Reagan, registrandosi negli alberghi come "Travis Bickle" e venendo arrestato a Nashville per il possesso illegale di tre pistole. Tornò a casa dove venne sottoposto a un trattamento psichiatrico per curare la depressione, ma la sua salute mentale non migliorò.
Il 30 marzo 1981 Hinckley sparò all'allora presidente degli Stati Uniti, ferendo gravemente quattro persone, tra cui il Presidente, mentre stavano uscendo dal Washington Hilton Hotel. Il proiettile della calibro 22 di Hinckley perforò il polmone sinistro di Reagan mancando di due centimetri il cuore. Hinckley non sparò direttamente a Reagan; il presidente rimase ferito da un proiettile deviato dal vetro della limousine presidenziale. Hinckley non cercò di fuggire e fu subito arrestato sul luogo degli eventi.
Oltre a Reagan, nella sparatoria rimasero feriti il segretario James Brady, l'ufficiale di polizia Thomas Delahanty e l'agente del Secret Service (il corpo preposto alla sicurezza del presidente) Timothy McCarthy. Tutti sono sopravvissuti alla sparatoria, anche se Brady, che è stato colpito nel lato destro della testa, ha avuto un lungo periodo di recupero ed è rimasto paralizzato nella parte sinistra del corpo ed è stato costretto su una sedia a rotelle fino alla sua morte, avvenuta nel 2014.
Il processo iniziò nel 1982 con tredici capi d'accusa pendenti su Hinckley. La difesa, con l'ausilio delle perizie psichiatriche, sostenne che Hinckley era malato di mente; l'accusa invece sostenne il contrario, che era lucido e sano di mente. Il processo si concluse il 21 giugno 1982 e Hinckley fu riconosciuto non colpevole per incapacità di intendere e volere e rinchiuso al St. Elizabeths Hospital, un manicomio criminale di Washington D.C..
Sconcerto e indignazione suscitò il verdetto nell'opinione pubblica. Un sondaggio della ABC rivelò che l'83% degli intervistati era del pensiero che giustizia non era stata fatta. Le contestazioni suscitate portarono il Congresso degli Stati Uniti e alcuni Stati a riscrivere le leggi in materia di imputabilità. Stati come Idaho, Kansas, Montana e Utah hanno abolito del tutto la legge.
Rinchiuso nel manicomio criminale St. Elizabeths, Hinckley dichiarò che la sparatoria è stata la più grande offerta di amore nella storia del mondo, e rimase deluso dal fatto che Jodie Foster non ricambiasse i suoi sentimenti. Dopo essere stato rinchiuso, i test ai quali fu sottoposto dimostrarono che era un uomo pericoloso per se stesso, per l'attrice e per altre persone.
In un'intervista rilasciata nel 1983, Hinckley descrisse la sua giornata tipo: vedere la propria terapista, suonare la chitarra, ascoltare musica, guardare la TV e prendere farmaci.
Nel 1999 gli fu concesso di lasciare l'ospedale per visite sorvegliate con i genitori, mentre dal 2000 gli fu concesso un periodo di visite più lungo. Questi privilegi gli furono tolti quando venne riscontrato che la sua ossessione per Jodie Foster era ancora presente. Dal 2004 si tennero varie udienze per valutare la sua pericolosità, se fosse in grado di avere un normale rapporto con una donna e fosse un pericolo per la società.
Nel 2005 un giudice federale concesse delle visite, sotto il controllo dei genitori, al di fuori dell'area di Washington D.C.. Alcuni esperti governativi hanno convenuto che la sua depressione e psicosi erano in fase di recupero. Ma il 6 giugno 2007 il giudice distrettuale degli Stati Uniti, Paul L. Friedman, ha negato la richiesta sostenendo che Hinckley non era ancora guarito.
Dopo la morte di Brady nell'agosto del 2014, l'autopsia ha rivelato che essa fu causata dal ferimento nell'81, tuttavia il procuratore ha ritenuto di non dover procedere per omicidio nei confronti di Hinckley.
Il 10 settembre 2016 è stato rilasciato dall'ospedale psichiatrico Saint Elizabeth di Washington avendo, secondo il giudice federale, completato il suo percorso di riabilitazione. John Hinckley è andato a vivere con la madre, non può parlare con i giornalisti e non può allontanarsi più di 50 km dalla sua residenza. Il 15 giugno 2022, all'età di 67 anni, è tornato libero in modo incondizionato, essendo stata riconosciuta la guarigione dall'infermità mentale e non rappresentando più un pericolo per sé e per gli altri

mercoledì 29 marzo 2023

#Almanacco quotidiano, a cura di #MarioBattacchi

Buongiorno, oggi è il 29 marzo.
Il 29 marzo 2014 si è svolta l'ottava edizione dell'"ora della Terra".
La grande "ola" di buio che si propaga in ogni angolo del Pianeta, facendo il giro della Terra, torna ogni anno l'ultimo sabato di marzo, quest'anno è avvenuta il 26: dall’Amazzonia fino all’Artico si spengono per un'ora le luci dei più importanti monumenti, sedi istituzionali, imprese e abitazioni di tutto il mondo, per sensibilizzare le popolazioni al risparmio energetico e contrastare il surriscaldamento del pianeta.
Earth hour, la grande mobilitazione del WWF, inizia nelle isole Samoa (alle 20.30 ora locale, circa le 8.30 del mattino in Italia) concludendosi a Tahiti.
Negli anni l’iniziativa, inaugurata nel 2007 nella città di Sidney, ha lasciato al buio centinaia di attrazioni mondiali. Dal Cristo Redentore di Rio alla Tour Eiffel, l’Earth Hour – questa la definizione inglese – ha toccato anche l’Italia coinvolgendo il Colosseo, Piazza Navona e molti altri simboli del tricolore. Nel 2014 a spegnersi è stata addirittura la facciata della Cupola di San Pietro, un regalo suggestivo e romantico per tutti gli abitanti di Roma e dintorni, a cui si sono aggiunte centinaia di altre città. Si tratta di un evento particolarmente importante e sentito, perché in quell’ora mondiale di consapevolezza – scandita dai vari fusi locali – permette di salvare grandi quantità di energia.
L’Ora della Terra, che ha visto partecipare oltre 2 miliardi di persone in 7.000 città e 154 Paesi del mondo, è il più potente strumento mai creato per coinvolgere il mondo intero, a tutti i livelli della società, nel cambiamento di cui la vita sul pianeta e il nostro futuro hanno bisogno.
Ognuno di noi è parte del problema e allo stesso tempo parte della soluzione, a partire dalla riduzione delle emissioni di gas serra nelle abitudini quotidiane fino allo stimolo nei confronti dei governi affinché si adottino politiche energetiche a favore delle fonti rinnovabili e dell’efficienza energetica.
Ridurre le emissioni di gas serra responsabili del cambiamento climatico significa anche intervenire sui nostri consumi di energia: tutte le persone, istituzioni, comunità, aziende, devono unirsi  per avviare un grande cambiamento.

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