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domenica 9 febbraio 2025

#Almanaccoquotidiano, a cura di #MarioBattacchi

 

Buongiorno, oggi è il 9 febbraio.

Il 9 febbraio 1955 venne inaugurata a Roma la prima metropolitana italiana.

La prima metropolitana italiana venne costruita a Roma e inaugurata il 9 febbraio 1955. Il primato appartiene alla Capitale, nonostante Napoli fosse dotata già dal 1925 di un passante ferroviario denominato "metropolitana FS". Quest’ultimo però non aveva le caratteristiche necessarie, sia per il sistema di esercizio che per la costruzione, per essere considerato un vero e proprio metrò.

Il progetto iniziale, nato sotto il regime fascista, doveva collegare il centro della Capitale al quartiere dell’Eur in occasione dell’esposizione universale del 1942 (poi annullata a causa della guerra).

Nel 1955 viene previsto un vettore ogni quattro minuti per un trasporto di circa ventimila passeggeri all’ora.

Questa prima linea di metro collegava la stazione Termini a Laurentina, capolinea che, però, dovrà attendere fino al 1990 per diventare pienamente operativo. 

Alla cerimonia del taglio del nastro parteciparono il presidente della Repubblica, Luigi Einaudi  e il primo cittadino di Roma, Salvatore Rebecchini.

Molte polemiche accompagnarono la costruzione di questa prima linea. Durante la realizzazione degli scavi, infatti, intere zone archeologiche andarono distrutte

L’inaugurazione tardiva venne causata anche dallo scoppio della Seconda Guerra Mondiale. In quegli anni, i tunnel non terminati vennero utilizzati come rifugi antiaerei. 

Il 16 febbraio 1980 venne aperta tra le stazioni di Cinecittà e di Ottaviano la linea A.

Di conseguenza, pur essendo precedente, la linea Termini-Laurentina  venne denominata linea B.

Dopo una serie di prolungamenti delle linee A e B, a metà anni Duemila sono iniziati i lavori per la realizzazione della linea C.

Come per i precedenti cantieri, le tempistiche si sono allungate enormemente a causa di inchieste e di ritrovamenti archeologici durante gli scavi. Caso, quest’ultimo, della stazione dell’Amba Aradam, tra San Giovanni e Colosseo.

Il primo tratto della linea C, Monte Compatri/Pantano-Parco di Centocelle, è dotato di vetture senza conducente ed è stato inaugurato il 9 novembre 2014.

La nuova stazione di San Giovanni, interscambio tra la linea C e la linea A, è stata inaugurata il 12 maggio 2018.

Quest’ultima è stata pensata come un vero e proprio museo, all’interno del quale sono stati esposti una parte dei reperti rinvenuti negli scavi della metropolitana.

Attualmente è in corso la costruzione della stazione della linea C in piazza Venezia.

sabato 8 febbraio 2025

#Almanaccoquotidiano, a cura di #MarioBattacchi


 Buongiorno, oggi è l'8 febbraio.

L'8 febbraio 1848 Carlo Alberto, sull'onda della protesta popolare, promette lo Statuto Albertino, che verrà pubblicato il 4 marzo successivo.

Lo Statuto Albertino, chiamato anche Statuto Fondamentale della Monarchia di Savoia del 4 marzo 1848 fu proclamato dal re dei Savoia Carlo Alberto. Lo Statuto, redatto in francese, può essere anche definito come la costituzione del Regno di Sardegna. Questo importante documento è rimasto in vigore dal marzo 1848 al biennio 1944-1946, nel momento in cui l'Italia con un referendum sceglie la forma di governo repubblicana, abbandonando la forma governativa monarchica.

Lo statuto Albertino è il primo documento simile a una costituzione in Italia, che decretò a partire dal 1848 i vari diritti e doveri del popolo.

Venne redatto da una commissione nominata dal re ed entrò in vigore nel 1848.

Lo Statuto Albertino si ispirava alle costituzioni francesi e per questo motivo fu scritto in lingua francese.

Questo documento è una carta costituzionale flessibile perché può essere facilmente modificato con una legge ordinaria.

Le principali caratteristiche dello Statuto Albertino sono:

- è una carta costituzionale concessa dal re;

- è una costituzione breve perché stabilisce i principi dell'organizzazione costituzionale e le norme in materia di diritti e doveri dei cittadini;

- sancisce come forma di governo la monarchia;

- stabilisce che la carica del capo di Stato (il sovrano) è “ereditaria secondo la legge salica”;

- assegna il potere esecutivo al re;

- assegna il potere giudiziario al re;

- assegna il potere legislativo al re;

- concede il diritto di voto solo ad una ristretta cerchia di individui (cittadini di sesso maschile, dotati di una certa cultura e di un determinato patrimonio);

- si impegna a garantire l’uguaglianza formale dei sudditi;

- prevede come bandiera nazionale un vessillo con coccarda azzurra;

- garantisce la libertà di stampa, ma con alcune limitazioni;

Le prime Costituzioni in Italia risalgono alla fine del 1700 e s’ispirarono ai principi delle Rivoluzione francese (libertà, uguaglianza, fratellanza).

Con il tramonto dell’Impero Napoleonico ebbe inizio anche in Italia la Restaurazione che riportò in vita il potere assoluto dei sovrani.

Contro di questo insorsero i patrioti del Risorgimento che portarono i sovrani a concedere la costituzione.

Al termine del periodo rivoluzionario il solo stato italiano in cui la Costituzione rimase in vita fu il Piemonte dove Carlo Alberto nel 1848 aveva concesso lo Statuto Albertino.

Nel 1861 lo Statuto Albertino fu esteso a tutta l’Italia come un dono che il re faceva ai suoi sudditi.

Lo Statuto Albertino era flessibile e di tipo monarchico: il re comandava l’esercito; era a capo del governo; nominava i ministri; creava con il parlamento le leggi; i giudici amministravano la giustizia in suo nome.

Durante il fascismo Mussolini cambiò alcune leggi dello statuto e instaurò in Italia la dittatura che mantenne fino allo scoppio della seconda guerra mondiale.

Quando nel 1945 avvenne la liberazione dell’Italia da parte degli Alleati, i partiti antifascisti formarono un governo provvisorio presieduto dal democristiano Alcide De Gasperi.

Il 2 giugno 1946 tutti i cittadini italiani furono chiamati ad eleggere con suffragio universale (votano tutti i maggiorenni e anche le donne per la prima volta), l’Assemblea Costituente cioè un gruppo di persone che avrebbe dovuto scrivere una nuova Costituzione in sostituzione dello Statuto Albertino e con referendum scegliere tra Monarchia e Repubblica. L’Assemblea Costituente elesse Enrico De Nicola capo provvisorio della Repubblica italiana appena nata.

La nuova Costituzione scritta in due anni entrò in vigore il primo gennaio 1948.

Tornando allo Statuto Albertino, lo Stato liberale si affermò dunque anche in Italia. Nel 1848 l'Europa venne travolta da rivolte e tumulti che ebbero ripercussioni anche sul territorio italiano, che all'epoca non era ancora stato riunificato. Sulla scia di questi moti popolari, il 4 marzo 1848, il Re Carlo Alberto di Savoia concesse agli abitanti del Regno di Sardegna uno «Statuto»: lo Statuto Albertino.

Nello statuto il Re concedeva:

- Diritti di libertà e di proprietà.

- L'istituzione di una camera in cui la borghesia potesse eleggere i propri rappresentanti.

In merito alla garanzia dei diritti dei singoli, lo statuto si ispirava alla Dichiarazione dei diritti emanata all'inizio della rivoluzione francese.

I diritti di natura economica erano quelli che più interessavano la borghesia, esprimevano l'esigenza che lo stato si astenesse dall'intervenire nell'economia e che quindi lasciasse fare i privati.

Lo statuto Albertino si ispirava al principio della separazione dei poteri di Montesquieu, quindi attribuiva:

-Il potere esecutivo al Re.

-Il potere legislativo al Re, al senato (eletto dal Re) e alla camera dei deputati (eletta dal popolo a suffragio maschile ristretto).

-Il potere giudiziario ai giudici.

I requisiti necessari per votare la camera dei deputati erano:

- Requisito culturale, quindi potevano votare solo gli uomini in grado di saper leggere e scrivere.

- Requisito censitario, ovvero legato al censo, quindi consisteva nel pagare una certa imposta sul reddito.

Detto ciò si può ben intuire che il diritto di voto era concesso solo alle classi più benestanti.

Il suffragio universale maschile sarà concesso nel 1912 con Giolitti.

Il suffragio universale sarà concesso solo nel 1946, per la scelta tra Monarchia e Repubblica.

Era quindi una Costituzione concessa dall'alto, senza alcuna consultazione democratica. Lo stesso termine di "Statuto" fu preferito a "Costituzione", per ribadire il fatto che era il re a limitare i propri poteri, anche se in qualche modo vi era costretto dalle pressioni popolari. Era inoltre flessibile, ossia modificabile con legge ordinaria, e relativamente breve, ossia sintetica e piuttosto generica nel regolare i rapporti fra Stato e cittadini e nel definire l'ordinamento dello Stato.

I diritti dei cittadini erano proclamati in nove articoli dello Statuto (dal 24 al 32); erano riconosciute le libertà fondamentali, ossia la libertà di stampa e di opinione, di riunione, l'inviolabilità del domicilio, la proprietà privata, il diritto di uguaglianza. Si trattava, però, di un riconoscimento formale, in uno Stato che, fondandosi sul suffragio ristretto, riconosceva il diritto di voto al 2% della popolazione. L'ampiezza dei diritti poteva inoltre essere limitata per legge o per ragioni di polizia e pubblica sicurezza. Per quanto riguarda la libertà religiosa, lo Statuto riconosceva la religione cattolica come religione di Stato, dichiarando di "tollerare" le altre religioni. Anche se con dei limiti, la "tolleranza" proclamata dallo Statuto permise il riconoscimento dei diritti civili e politici alle minoranze religiose, come gli ebrei e i valdesi.

Lo Statuto albertino pose le basi per uno Stato liberale e monarchico, prevedendo la separazione dei poteri, ma attribuendoli tutti al re, che li esercitava congiuntamente con gli altri organi costituzionali:

• il potere legislativo era esercitato dal re e dal Parlamento, formato dalla Camera dei deputati, eletta a suffragio ristretto su base censitaria, e dal Senato del Regno, composto da membri nominati a vita dal sovrano: un sistema bicamerale, quindi, in cui il re manteneva il diritto di veto sulle leggi approvate dalle Camere. L'unico forte potere di controllo che lo Statuto riservava al Parlamento era l'obbligo di sottoporre qualsiasi normativa in materia tributaria alla preventiva approvazione della Camera dei deputati;

• il potere esecutivo spettava esclusivamente al re, che poteva nominare e revocare i ministri secondo il proprio volere;

• il potere giurisdizionale competeva alla Magistratura, formata da funzionari nominati dal re, che amministravano la giustizia in suo nome.

venerdì 7 febbraio 2025

#Almanaccoquotidiano, a cura di #MarioBattacchi

Buongiorno, oggi è il 7 febbraio.

Il 7 febbraio 1478 nasce in Inghilterra Tommaso Moro.

Tommaso Moro, così viene ricordato in Italia lo scrittore e uomo politico inglese Thomas More. Nasce a Londra il giorno 7 febbraio 1478; segue le orme del padre Sir John More, avvocato e giudice di successo, intraprendendo anch'egli la professione di avvocato. Nel corso della sua vita si guadagna fama a livello europeo come autore di scritti di stampo umanista oltre che occupare numerose cariche pubbliche, compresa quella di Lord Cancelliere d'Inghilterra negli anni tra il 1529 e il 1532, sotto la monarchia di Enrico VIII. Il suo cancellierato si distinguerà anche per la sua costante caccia agli eretici e alle loro opere.

A lui viene attribuito il merito di aver coniato il vocabolo "utopia", con cui battezzò un'immaginaria isola dotata di una società ideale, di cui descrisse il sistema politico nella sua opera più famosa, "L'Utopia" appunto, pubblicata nel 1516. La derivazione del termine "utopia" viene dal greco antico, e può letteralmente significare "luogo inesistente", oppure "luogo bellissimo".

Durante la sua vita Moro diviene grande amico di Erasmo da Rotterdam, che gli dedicherà il suo "Elogio della follia". Moro contribuisce anche alla redazione de "La difesa dei sette sacramenti", polemica contro la dottrina protestante che fa guadagnare a Enrico VIII nel 1521 il titolo di "difensore della Fede" da parte di papa Leone X. Sia la risposta di Martin Lutero al re che la conseguente "Responsio ad Lutherum" ("Risposta a Lutero") furono criticate per i loro intemperanti attacchi "ad hominem".

Storicamente è ricordato per il suo forte e fermo rifiuto della rivendicazione di Enrico VIII di proclamarsi capo supremo della Chiesa d'Inghilterra: questa decisione mise fine alla carriera politica di Moro conducendolo alla pena capitale con l'accusa di tradimento.

Viene processato, poi condannato e incarcerato, quindi giustiziato a Tower Hill il giorno 6 luglio 1535. La testa viene mostrata sul Ponte di Londra per un mese; sarà poi la figlia Margaret Roper a recuperarla, dietro pagamento di una tangente.

E' venerato come san Tommaso Moro dalla Chiesa cattolica e dalla Chiesa anglicana. Moro è stato canonizzato dalla Chiesa cattolica nel 1935 da Papa Pio XI ed è commemorato il giorno 22 giugno. Dal 1980, ogni 6 luglio, è commemorato anche nel calendario dei Santi della Chiesa anglicana, assieme all'amico Giovanni Fisher, vescovo di Rochester, decapitato quindici giorni prima di Moro.

Nel 2000 papa Giovanni Paolo II ha dichiarato san Tommaso Moro patrono degli statisti e dei politici.

 

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