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C'era un tempo in cui la Chiesa, per affermare l'avvicinarsi del prezioso tempo
della morte e resurrezione di Gesù, per invitarci a 'entrare' in questo grande,
terribile, divino momento, con la massima serietà, copriva nelle chiese
crocifissi, statue, come invito alla riflessione sull'essenziale. Ora non più.
Ma resta sempre la necessità, per chi veramente vive la fede e sa che la sua
vita dovrà conoscere questo stesso tempo di morte e resurrezione, di accostarsi
a questo tempo con fede più viva e consapevole, con una partecipazione
attiva.
È il tempo più prezioso della presenza di Gesù tra noi: un tempo
in cui Lui ha davvero tracciato le orme per la nostra esistenza. Camminare, non
vedendo e non seguendo le Sue orme, è vivere spensieratamente, forse, ma
restando in superficie, rischiando di perdere il senso di tutto. Per nessuno
deve essere così.
Abbiamo vissuto e viviamo tempi di paure per gli
sconvolgimenti politici nel Mediterraneo, che hanno cambiato e stanno cambiando
la storia di tanti Paesi. Per molti è in gioco soprattutto l'economia di tutti,
ma lo è soprattutto la pace per tutti. Non si può ignorare il peso storico degli
avvenimenti, vivendo da spettatori. Siamo stati invitati ad accogliere migliaia
di profughi, che fuggivano dalla loro terra, per non essere vittime della
violenza. Li abbiamo accolti. Ma avremo il cuore di ospitarli con
amore?
Davvero questo tempo di Quaresima, in preparazione alla Pasqua, ci
invita ad un atto di responsabilità e carità, che potrebbe diventare 'una nostra
resurrezione'.
Saremo capaci di essere uomini autentici, che sanno anche
dare un volto umano alla nostra terra?
O vivremo con indifferenza, e
magari un senso di paura o, peggio, di ostilità, il dramma di tanti che si
affidano alla nostra accoglienza?
Ci auguriamo vi sia una Pasqua di pace
per tutti e non un dramma senza soluzioni.
Il Vangelo di oggi sembra
proprio un ammonimento di Gesù sulla nostra vita. E' la vicenda della morte di
Lazzaro, grande amico di Gesù, e delle sue sorelle Maria e
Marta.
Proviamo a viverla con fede.
«In quel tempo un certo
Lazzaro di Betania, il villaggio di Maria e di Marta, sua sorella, era malato.
Maria era quella che aveva cosparso di olio profumato il Signore e gli aveva
asciugato i piedi con i suoi capelli. Suo fratello Lazzaro era malato. Mandarono
a dire a Gesù: 'Signore, ecco, colui che tu ami è malato'. Gesù pare non
scomporsi, anzi assume un atteggiamento quasi di distacco. ? ' All'udire questo
Gesù disse: 'Questa malattia non è per la morte, ma per la gloria di Dio,
affinché per mezzo di essa il Figlio di Dio venga
glorificato'.»
L'evangelista, che ben conosceva Gesù, a questo punto
afferma: 'Gesù amava Marta e sua sorella e Lazzaro'. Appare dunque strano il
comportamento del Maestro e può sembrare indifferenza, perché `quando sentì che
era malato, rimase per due giorni nel luogo dove si trovava'.
Noi ci
saremmo precipitati presso l'amico, colpiti dalla preoccupazione e sperando con
ogni nostra forza dì poter fare qualcosa.
Ma Gesù certamente sapeva la
grandezza dell'annuncio che Lui avrebbe trasmesso a noi, attraverso la malattia
dell'amico. Noi, infatti, quando andiamo da una persona cara gravemente ammalata
abbiamo solo la paura e ci aggrappiamo alla speranza. Gesù è la potenza di Dio,
che sa quando è bene intervenire e quando è necessario attendere.
Non vi
è nessun interesse nell'agire di Gesù, solo il vero Amore lo spinge. Nonostante
le resistenze dei discepoli, che temono per la sua vita - 'Poco fa i Giudei
cercavano di lapidarti e tu ci vai di nuovo?' -quando è giunto il tempo di Dio,
è deciso: 'Andiamo di nuovo in Giudea.'....'Lazzaro, il nostro amico, s'è
addormentato; ma io vado a svegliarlo. Il 'nostro' amico... chi ama Gesù, ama
anche ogni creatura, da Lui amata.
«Venne Gesù e trovò Lazzaro che era
già da quattro giorni nel sepolcro. Marta, come seppe che veniva Gesù gli andò
incontro. Maria invece stava seduta a casa. Marta disse a Gesù: 'Signore, se tu
fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto! . Ed esprime una speranza che è
in lei certezza: 'Ma anche ora so che qualunque cosa chiederai a Dio, Egli te lo
concederà. Gesù le disse: Tuo fratello risorgerà. Gli rispose Marta: 'So che
risusciterà nell'ultimo giorno'.»
E Gesù dà il solenne annuncio, non solo
riguardo la sorte dì Lazzaro, ma di tutti noi: l'annuncio che dà senso alla
vita, che sappiamo tutti non ha grande durata sulla terra, per la sua stessa
fragile natura. Un annuncio che è il grande Evento della Pasqua, quando Gesù
stesso, Figlio di Dio, per toglierci dal castigo della morte senza domani, dopo
il peccato originale, mettendosi nei nostri panni di creature, come Figlio
dell'uomo subisce la passione e, per dare piena conferma della sua morte, non
solo si fa crocifiggere, ma permette che un soldato gli apra il costato con la
lancia. Verrà poi sepolto. Ma il terzo giorno fa dono a tutta l'umanità di una
vita che ha recuperato la ragione per cui era stata donata, ossia l'eternità con
il Padre: la Sua resurrezione, che diviene la nostra
resurrezione!
Veramente qui Dio svela quanto sia grande il Suo Amore,
quanto sia importante la Pasqua di Gesù e nostra.
Ma sappiamo entrare in
questo amore e accoglierlo, o inconsciamente viviamo senza pensare che anche per
noi ci sarà sicuramente la nostra resurrezione, la nostra pasqua?
Pare
che tanti vivano come se tutto dovesse avere un termine con la morte: una vita
senza futuro!
Una follia per chi sa che la vita è dono di Dio e non può
dunque avere fine. Finirà il nostro corpo – così come lo sperimentiamo – ma non
la vita, che con la risurrezione 'recupererà' lo stesso corpo.
Gesù
risorto è il Vivente: '... non sono un fantasma' dirà ai discepoli: 'Sono
proprio io!'.
Se ci pensassimo, quanto diverse sarebbero le nostre
decisioni, le scelte... per lo meno forse più prudenti!!!
Ed ecco
l'annuncio di Gesù a Marta, a noi: 'Io sono la resurrezione e la vita: chi crede
in me, anche se muore, vivrà, e CHIUNQUE CREDE IN ME NON MORIRÀ IN ETERNO. Credi
tu questo?
La risposta di Marta è immediata, per la totale fiducia che
pone in Gesù: 'Sì, Signore, io credo che tu sei il Cristo, il Figlio di Dio che
deve venire nel mondo.' E noi... crediamo questo?
Marta manda a chiamare
Maria... «Gesù, quando la vide piangere, e piangere anche i Giudei, che erano
venuti con lei, si commosse profondamente e, molto turbato, domandò: 'Dove lo
avete posto?'.» Gesù, il Figlio dell'uomo, si lascia immergere nel loro dolore,
come uno di noi, e non nasconde la sua commozione, non si vergogna di rivelare
la profondità dei suoi sentimenti.
«Gli dissero: 'Signore, vieni a
vedere!: Gesù scoppiò in pianto".»
Egli rivela tutta la sua umanità, che
non si sottrae al dolore, come a volte accade a noi. Che preziosa lezione ci dà
Gesù e di questo Lo ringraziamo.
Una lezione che fa dire ai presenti:
'Guarda come lo amava!' Ma vi sono anche sempre altri, più `realisti' o,
speriamo di no, cinici: 'Lui, che ha aperto gli occhi al cieco, non poteva anche
far sì che costui non morisse?'.
Intanto Gesù «profondamente commosso, si
recò al sepolcro: era una grotta e contro di essa era posta una pietra. Disse
Gesù: 'Togliete la pietra!: Gli rispose Marta, la sorella del morto: 'Signore,
manda già cattivo odore: è lì da quattro giorni. Le disse Gesù: 'Non ti ho detto
che, se crederai, vedrai la gloria di Dio?' Tolsero dunque la pietra. Gesù
allora alzò gli occhi e disse: 'Padre, ti rendo grazie perché mi hai ascoltato.
Io sapevo che mi dai sempre ascolto, ma l'ho detto per la gente che mi sta
attorno, perché credano che tu mi hai mandato. Detto questo, gridò a gran voce:
'Lazzaro, vieni fuori!' Il morto uscì, i piedi e le mani legati con bende, e il
viso avvolto da un sudario. Gesù disse loro: 'Liberatelo e lasciatelo andare.
Molti dei Giudei che erano venuti da Maria, alla vista di ciò che egli aveva
compiuto, credettero in Lui.» (Gv. 11,1-45)
È un fatto evangelico che,
ripeto, costringe tutti a ripensare alla nostra vita troppo terrena, con troppa
superficialità e distrazioni, che ci impediscono di pensare al 'domani' che ci
sarà, per ciascuno! Del resto, se siamo onesti, dovremmo chiederci: Che senso ha
questa vita racchiusa in un corpo così fragile che, se va bene, può conoscere
solo le brevi stagioni della nascita, giovinezza, maturità e tramonto? Perché
morire? Ma soprattutto che senso ha questa stessa vita che ci sentiamo 'dentro',
e che rifiuta ogni idea di fine, che aspira a vivere per sempre, oltre la
morte?
Sono le domande che evidenziano la maturità di ciascuno di noi e,
le risposte che diamo, qualificano anche tutto il nostro modo di
vivere.
Si può, anzi si deve vivere intensamente, consumando giorno dopo
giorno il tempo che ci è dato, nell'attesa di entrare nell'eternità che ci
attende nella resurrezione,
Ma purtroppo si può – Dio non voglia – vivere
svuotati da ogni senso di eternità, tanto da avere la sensazione di morire
giorno dopo giorno, per il nulla che contengono le scelte e i fatti che sono la
nostra quotidianità.
Non resta, in questo ultimo scorcio di Quaresima,
che rientrare in noi stessi, chiedere allo Spirito di Dio, di raddrizzare ciò
che è storto e di aiutarci a vivere come Lui vuole:
Piega ciò che è
rigido, drizza ciò che è sviato.
Dona ai tuoi fedeli, che solo in Te
confidano, i Tuoi santi doni.
Dona virtù e premio, dona morte santa, dona
gioia eterna.
Facciamo nostra la preghiera elaborata da Mons. A.
Maggiolini, chiedendo a Dio di poter vivere con Lui la gioia di essere
risorti:
Signore, non ho pretese da accampare, né meriti da far
valere,
perché tu mi conceda il tuo perdono.
La tua misericordia è
soltanto grazia.
Grazia che non si arresta davanti a nessuna
colpa,
davanti a rivolte o dimenticanze,
davanti ad una vita aggrovigliata
che ti fronteggia,
deturpata e poi affondata nelle tenebre
angoscianti,
poggiata sul nulla.
Non c'è peccato che tu non possa
rimettere.
Le tue parole rendono il cuore puro e affidato a te,
come nei
giorni della verità.
Fra me a tradirti e tu a perdonarmi,
sarò io il primo
a desistere,
ma tu vuoi avere - per grande grazia -l'ultima
parola:– Ti sono rimessi ì tuoi peccati.
Va' in pace e non peccare
più.
Grazie, o Gesù, per questo tuo gran Cuore. Amen.Antonio
Riboldi – Vescovo –
Fonte Web: http://narrabilando.blogspot.it/2011/04/la-resurrezione-di-lazzaro-segno-della.html