Buongiorno, oggi è il 31 maggio.
Il 31 maggio 1884 John Harvey Kellogg brevetta i "corn flakes".
J. H. Kellogg nacque a Tyrone, Michigan il 26 febbraio 1852 da John Preston Kellogg e Ann Janette Stanley. Crebbe insieme a due sorelle. Nel 1860 la famiglia si spostò a Battle Creek, sempre in Michigan, dove il padre si dedicò alla coltivazione della ginestra. In seguito John lavorò come correttore di bozze in una casa editoriale di Battle Creek.
Kellogg studiò alla Michigan State Normal School (dal 1959 Eastern Michigan University) e infine al New York University Medical College dove si laureò in medicina nel 1875. Nel 79 sposò Ella Ervilla Eaton, dalla quale non ebbe figli biologici; tuttavia furono genitori adottivi di 42 bambini prima che Ella morisse nel 1920. Kellogg morì nel 1943.
Kellogg fu un avventista del settimo giorno fino alla mezza età e divenne famoso come medico capo del Sanatorio di Battle Creek, gestito appunto dagli avventisti. Il sanatorio era gestito sulla base dei principi salutistici della Chiesa. Gli avventisti credono in una dieta vegetariana, nell'astinenza dall'alcool e dal tabacco, e nell'esercizio fisico, che lui stesso seguiva.
Viene ricordato come l'avvocato difensore dei vegetariani, avendo scritto saggi in cui difendeva questa pratica, anche dopo aver abbandonato gli avventisti. Le sue indicazioni dietologiche alla fine dell'800 professavano sia la riduzione dell'assunzione di carne, che quella delle pratiche sessuali, seppure in modo non particolarmente enfatico.
Ma un punto cardine delle sue diete, e sul quale era fortemente motivato, era l'assunzione di cereali, che lui riteneva avrebbero salvato l'umanità dalla diminuzione delle risorse mondiali di cibo. Oggi Kellogg è conosciuto principalmente per i corn flakes, ma inventò anche il burro di arachidi e i biscotti al mais.
Kellogg era convinto che la maggior parte delle malattie potesse essere combattuta cambiando la flora intestinale; i batteri intestinali possono sia aiutare che indebolire il corpo: una dieta povera favorisce la produzione di batteri dannosi che possono infettare altri tessuti; una dieta vegetariana bilanciata favorisce una flora intestinale sana.
John Kellogg e suo fratello Will Keith aprirono la Sanitas Food Company per produrre i loro fiocchi di cereali nel 1897, un tempo in cui la colazione tipica delle famiglie ricche era uova e bacon, mentre i poveri mangiavano focaccie di farina, pane e cereali bolliti. John e Will in seguito ebbero a discutere sulla ricetta dei cereali (Will voleva aggiungere zucchero). Per cui nel 1906 Will aprì la propria fabbrica, la Battle Creek Toasted Corn Flake Company, che alla fine divenne la Kellogg Company che noi tutti conosciamo. John fondò la Battle Creek Food Company che mise sul mercato prodotti a base di soia.
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lunedì 31 maggio 2021
domenica 30 maggio 2021
#Almanaccoquotidiano, a cura di #MarioBattacchi
Buongiorno, oggi è il 30 maggio.
Il 30 maggio la liturgia cristiana ricorda, tra gli altri, Santa Dinfna, vergine e martire.
La storia di Dinfna la si ritrova in una leggenda del secolo XIII, ella sarebbe stata figlia di un re pagano irlandese del VII secolo (segretamente battezzata) il quale dopo la morte della moglie, avrebbe voluta sposarla.
Aiutata dal sacerdote Gerberno, sarebbe fuggita per mare, trovando poi un rifugio nella foresta di Gheel nella provincia di Anversa in Belgio. La leggenda narra che il padre raggiuntala fece uccidere Gerberno e poi avrebbe ucciso anche la figlia con la spada.
Ambedue sarebbero stati sepolti dagli angeli in due sarcofaghi bianchi. Questo racconto con elementi di antichissime favole popolari, ebbe una grande diffusione, arrivando fino ai nostri giorni. La ‘Vita’ di santa Dinfna fu scritta tra il 1238 e il 1247 da un canonico della collegiata di S. Aubert di Cambrai in Francia, il quale seguì la tradizione orale popolare.
A Gheel o Geel sono visibili i frammenti di due sarcofaghi d’epoca preromanica e un mattone con la scritta “MA DIPNA”; inoltre nel secolo XIII ebbe luogo una traslazione delle probabili reliquie.
Santa Dinfna era invocata come patrona degli ammalati mentali, indemoniati, epilettici e sonnambuli, perché suo padre era affetto da demenza provocata dal demonio. A Gheel divenuto centro di pellegrinaggio, i devoti passano curvi o strisciando per nove volte, sotto il cenotafio della santa (monumento funebre vuoto).
Durante il Medioevo si metteva al collo degli ammalati di mente il mattone prima citato con l’iscrizione; con i pellegrinaggi si formò a Gheel una numerosa colonia di alienati, i quali venivano e vengono assistiti, vivendo presso le famiglie del luogo: una anticipazione delle moderne ‘case famiglia’, che costituì un fatto importante per la storia delle terapie per gli alienati e della carità cristiana.
Dopo la morte probabilmente avvenuta a Gheel e dopo le varie peregrinazioni delle sue spoglie, queste sono state definitivamente sistemate nel duomo di Gheel: ciò spiega perché l’iconografia della santa è soprattutto belga e fiamminga.
I simboli della santa sono la spada che la decapitò e il demonio incatenato ai suoi piedi, che spiega il suo patronato sugli ossessi.
Il 30 maggio la liturgia cristiana ricorda, tra gli altri, Santa Dinfna, vergine e martire.
La storia di Dinfna la si ritrova in una leggenda del secolo XIII, ella sarebbe stata figlia di un re pagano irlandese del VII secolo (segretamente battezzata) il quale dopo la morte della moglie, avrebbe voluta sposarla.
Aiutata dal sacerdote Gerberno, sarebbe fuggita per mare, trovando poi un rifugio nella foresta di Gheel nella provincia di Anversa in Belgio. La leggenda narra che il padre raggiuntala fece uccidere Gerberno e poi avrebbe ucciso anche la figlia con la spada.
Ambedue sarebbero stati sepolti dagli angeli in due sarcofaghi bianchi. Questo racconto con elementi di antichissime favole popolari, ebbe una grande diffusione, arrivando fino ai nostri giorni. La ‘Vita’ di santa Dinfna fu scritta tra il 1238 e il 1247 da un canonico della collegiata di S. Aubert di Cambrai in Francia, il quale seguì la tradizione orale popolare.
A Gheel o Geel sono visibili i frammenti di due sarcofaghi d’epoca preromanica e un mattone con la scritta “MA DIPNA”; inoltre nel secolo XIII ebbe luogo una traslazione delle probabili reliquie.
Santa Dinfna era invocata come patrona degli ammalati mentali, indemoniati, epilettici e sonnambuli, perché suo padre era affetto da demenza provocata dal demonio. A Gheel divenuto centro di pellegrinaggio, i devoti passano curvi o strisciando per nove volte, sotto il cenotafio della santa (monumento funebre vuoto).
Durante il Medioevo si metteva al collo degli ammalati di mente il mattone prima citato con l’iscrizione; con i pellegrinaggi si formò a Gheel una numerosa colonia di alienati, i quali venivano e vengono assistiti, vivendo presso le famiglie del luogo: una anticipazione delle moderne ‘case famiglia’, che costituì un fatto importante per la storia delle terapie per gli alienati e della carità cristiana.
Dopo la morte probabilmente avvenuta a Gheel e dopo le varie peregrinazioni delle sue spoglie, queste sono state definitivamente sistemate nel duomo di Gheel: ciò spiega perché l’iconografia della santa è soprattutto belga e fiamminga.
I simboli della santa sono la spada che la decapitò e il demonio incatenato ai suoi piedi, che spiega il suo patronato sugli ossessi.
sabato 29 maggio 2021
#Almanaccoquotidiano, a cura di #MarioBattacchi
Buongiorno, oggi è il 29 maggio.
Il 29 maggio del 1176 venne combattuta una delle più incredibili battaglie tra un esercito professionista ed uno decisamente più numeroso, ma meno equipaggiato: la battaglia di Legnano tra l’imperatore Federico Barbarossa ed i Comuni della Lega Lombarda. La sconfitta del primo fu clamorosa, ma la storia è vera o è soltanto una leggenda in funzione anti-tedesca?
Con la “costituzione delle regalie” emanata a Roncaglia nel 1158 l’imperatore si attribuì maggiori diritti fiscali ed amministrativi, una grande mazzata per i Comuni dell’impero che furono costretti a versare ogni anno una cifra davvero grande all’autorità centrale. Il peggio però doveva ancora arrivare con la distruzione di Milano del 1162 e con l’aumento della leva fiscale per portare più denaro nelle casse dell’impero che doveva servire per la conquista di Roma, il vero sogno di Federico Barbarossa. Nel 1167 però le truppe tedesche vennero falcidiate da un nemico invisibile, una misteriosa epidemia che costrinse l’imperatore a fare ritorno a nord.
Nel frattempo al nord un gruppo consistente di Comuni aveva stretto un patto per riconquistare l’autonomia perduta, la Lega Lombarda, nella scenografica e leggendaria abbazia di Pontida. L’intento di questo accordo era di ritornare alla situazione politico-tributaria prima di Federico, quella avuta con Enrico V e per questo ambizioso progetto avevano anche l’appoggio del pontefice Alessandro III, ufficializzato nel 1170 con la bolla Non est dubium. In onore del pontefice allora fu fondata la città di Alessandria che a Federico non piacque mai, ma nel tentativo di distruggerla conobbe una delle sue più brucianti disfatte.
Nel tentativo di resistere all’imperatore teutonico la lega aveva imposto la chiamata obbligatoria alla leva tranne che per gli ultrasessantenni ed aveva in questo modo riunito un esercito di 30.000 uomini, quasi tutti fanti o anche meno. Di contro nell’armata tedesca c’erano solo cavalieri super corazzati e professionisti di lignaggio nobile. Le forze della lega avevano comunque ottenuto un risultato significativo, la liberazione di Alessandria dagli assedianti. Si andava verso la battaglia decisiva e Federico Barbarossa non aveva abbastanza forze, quindi chiese ai nobili tedeschi un aiuto, che fu però rifiutato dal cugino Enrico il Leone (in seguito egli perse tutti i suoi territori per questo affronto verso il sovrano). L’imperatore cominciò le grandi manovre per il combattimento, da Pavia si spostò a Como transitando per Busto Arsizio ed accampandosi a Cairate. Anche la lega si mosse confluendo il suo esercito prima a Milano e poi a Legnano in una posizione strategica favorevole per bloccare alle truppe imperiali la via d’accesso a Milano.
Nel borgo di Legnano arrivò prima la cavalleria ed in seguito il “Carroccio” con parte della fanteria. Il Carroccio era un carro trainato dai buoi con il simbolo della lega e che rivestiva funzioni di punto di riferimento, in quanto visibile su tutto il campo di battaglia.
Tra Legnano e Borsano l’esercito della lega si trovò di fronte l’avanguardia tedesca costituita da 300 cavalieri, si venne subito alle armi; l’irruzione di Federico Barbarossa nel campo di battaglia spostò gli equilibri dalla parte degli imperiali, mandando in rotta l’esercito nemico, i cavalieri bresciani e milanesi fuggirono verso Milano lasciando i fanti privi di copertura alle cariche dei teutonici. Vista la debolezza del nemico i tedeschi ed i loro alleati comaschi pensarono di approfittare del momento e caricarono con tutto l’esercito. I tentativi di sfondamento da parte dei cavalieri germanici fu ostacolato dal muro di scudi e lance eretto dai Lombardi a difesa del Carroccio. La loro resistenza diede modo alla cavalleria in fuga di ritornare ed unirsi ai contingenti da poco usciti da Milano e di contrattaccare, piombando improvvisamente sul fianco degli imperiali scompaginandone i ranghi. Gli imperiali non resistettero e cadde il loro portastendardo che finì sotto gli zoccoli del cavallo, dopo che una lancia lo aveva trapassato. Il colpo definitivo al morale dei tedeschi fu però la caduta dello stesso Federico Barbarossa, che provocò, nel primo pomeriggio, la fuga in massa dell’esercito germanico.
Ancora oggi per i Legnanesi quel 29 maggio del 1176 è un giorno importante che viene celebrato ogni anno con il palio cittadino a testimoniare la vittoria sul Barbarossa. La commemorazione, la cui prima edizione nelle forme attuali risale al 1932, consta di una sfilata in costume d’epoca ed una gara ippica a pelo tra le otto contrade in cui è suddiviso il territorio: La Flora, Legnarello, San Bernardino, San Domenico, San Magno, San Martino, Sant’Ambrogio e Sant’Erasmo. Di solito la festa inizia la mattina con la celebrazione della Messa sul tradizionale Carroccio, simbolo della resistenza lombarda, per poi proseguire con l’investitura religiosa dei Capitani delle contrade. Abbiamo quindi la benedizione dei cavalli e dei fantini. Nel primo pomeriggio il corteo storico composto da oltre 1.200 figuranti Legnanesi in costume medievale, parte da piazza Carroccio e, dopo aver attraversato la città e reso omaggio alla statua di Alberto da Giussano, giunge al campo di gara dove ha luogo il Palio delle Contrade, al vincitore l’onore di conservare nella propria chiesa della contrada la Croce di Ariberto fino alla prossima manifestazione.
Alberto da Giussano è stato un eroe leggendario della lega, che con la sua “Compagnia della morte”, un manipolo di un migliaio di arditi, fece delle imprese memorabili nella battaglia. In realtà nella storia della battaglia di Legnano non vi è traccia di questo eroe, che sembra sia stato inserito successivamente nei romanzi storici, poichè nella battaglia mancava un vero capo carismatico per la Lega Lombarda, che doveva fare da contraltare al Barbarossa.
A partire dall’Ottocento, in Italia la battaglia di Legnano fu utilizzata per fini propagandistici dalle forze patriottiche. Si vedeva nell’affermazione dei Comuni un prototipo di Stato che si ribella ad un dominatore straniero, tuttavia le città della lega in verità non volevano vivere sole, ma desideravano essere libere all’interno dell’impero, che vedevano come un loro difensore.
Il 29 maggio del 1176 venne combattuta una delle più incredibili battaglie tra un esercito professionista ed uno decisamente più numeroso, ma meno equipaggiato: la battaglia di Legnano tra l’imperatore Federico Barbarossa ed i Comuni della Lega Lombarda. La sconfitta del primo fu clamorosa, ma la storia è vera o è soltanto una leggenda in funzione anti-tedesca?
Con la “costituzione delle regalie” emanata a Roncaglia nel 1158 l’imperatore si attribuì maggiori diritti fiscali ed amministrativi, una grande mazzata per i Comuni dell’impero che furono costretti a versare ogni anno una cifra davvero grande all’autorità centrale. Il peggio però doveva ancora arrivare con la distruzione di Milano del 1162 e con l’aumento della leva fiscale per portare più denaro nelle casse dell’impero che doveva servire per la conquista di Roma, il vero sogno di Federico Barbarossa. Nel 1167 però le truppe tedesche vennero falcidiate da un nemico invisibile, una misteriosa epidemia che costrinse l’imperatore a fare ritorno a nord.
Nel frattempo al nord un gruppo consistente di Comuni aveva stretto un patto per riconquistare l’autonomia perduta, la Lega Lombarda, nella scenografica e leggendaria abbazia di Pontida. L’intento di questo accordo era di ritornare alla situazione politico-tributaria prima di Federico, quella avuta con Enrico V e per questo ambizioso progetto avevano anche l’appoggio del pontefice Alessandro III, ufficializzato nel 1170 con la bolla Non est dubium. In onore del pontefice allora fu fondata la città di Alessandria che a Federico non piacque mai, ma nel tentativo di distruggerla conobbe una delle sue più brucianti disfatte.
Nel tentativo di resistere all’imperatore teutonico la lega aveva imposto la chiamata obbligatoria alla leva tranne che per gli ultrasessantenni ed aveva in questo modo riunito un esercito di 30.000 uomini, quasi tutti fanti o anche meno. Di contro nell’armata tedesca c’erano solo cavalieri super corazzati e professionisti di lignaggio nobile. Le forze della lega avevano comunque ottenuto un risultato significativo, la liberazione di Alessandria dagli assedianti. Si andava verso la battaglia decisiva e Federico Barbarossa non aveva abbastanza forze, quindi chiese ai nobili tedeschi un aiuto, che fu però rifiutato dal cugino Enrico il Leone (in seguito egli perse tutti i suoi territori per questo affronto verso il sovrano). L’imperatore cominciò le grandi manovre per il combattimento, da Pavia si spostò a Como transitando per Busto Arsizio ed accampandosi a Cairate. Anche la lega si mosse confluendo il suo esercito prima a Milano e poi a Legnano in una posizione strategica favorevole per bloccare alle truppe imperiali la via d’accesso a Milano.
Nel borgo di Legnano arrivò prima la cavalleria ed in seguito il “Carroccio” con parte della fanteria. Il Carroccio era un carro trainato dai buoi con il simbolo della lega e che rivestiva funzioni di punto di riferimento, in quanto visibile su tutto il campo di battaglia.
Tra Legnano e Borsano l’esercito della lega si trovò di fronte l’avanguardia tedesca costituita da 300 cavalieri, si venne subito alle armi; l’irruzione di Federico Barbarossa nel campo di battaglia spostò gli equilibri dalla parte degli imperiali, mandando in rotta l’esercito nemico, i cavalieri bresciani e milanesi fuggirono verso Milano lasciando i fanti privi di copertura alle cariche dei teutonici. Vista la debolezza del nemico i tedeschi ed i loro alleati comaschi pensarono di approfittare del momento e caricarono con tutto l’esercito. I tentativi di sfondamento da parte dei cavalieri germanici fu ostacolato dal muro di scudi e lance eretto dai Lombardi a difesa del Carroccio. La loro resistenza diede modo alla cavalleria in fuga di ritornare ed unirsi ai contingenti da poco usciti da Milano e di contrattaccare, piombando improvvisamente sul fianco degli imperiali scompaginandone i ranghi. Gli imperiali non resistettero e cadde il loro portastendardo che finì sotto gli zoccoli del cavallo, dopo che una lancia lo aveva trapassato. Il colpo definitivo al morale dei tedeschi fu però la caduta dello stesso Federico Barbarossa, che provocò, nel primo pomeriggio, la fuga in massa dell’esercito germanico.
Ancora oggi per i Legnanesi quel 29 maggio del 1176 è un giorno importante che viene celebrato ogni anno con il palio cittadino a testimoniare la vittoria sul Barbarossa. La commemorazione, la cui prima edizione nelle forme attuali risale al 1932, consta di una sfilata in costume d’epoca ed una gara ippica a pelo tra le otto contrade in cui è suddiviso il territorio: La Flora, Legnarello, San Bernardino, San Domenico, San Magno, San Martino, Sant’Ambrogio e Sant’Erasmo. Di solito la festa inizia la mattina con la celebrazione della Messa sul tradizionale Carroccio, simbolo della resistenza lombarda, per poi proseguire con l’investitura religiosa dei Capitani delle contrade. Abbiamo quindi la benedizione dei cavalli e dei fantini. Nel primo pomeriggio il corteo storico composto da oltre 1.200 figuranti Legnanesi in costume medievale, parte da piazza Carroccio e, dopo aver attraversato la città e reso omaggio alla statua di Alberto da Giussano, giunge al campo di gara dove ha luogo il Palio delle Contrade, al vincitore l’onore di conservare nella propria chiesa della contrada la Croce di Ariberto fino alla prossima manifestazione.
Alberto da Giussano è stato un eroe leggendario della lega, che con la sua “Compagnia della morte”, un manipolo di un migliaio di arditi, fece delle imprese memorabili nella battaglia. In realtà nella storia della battaglia di Legnano non vi è traccia di questo eroe, che sembra sia stato inserito successivamente nei romanzi storici, poichè nella battaglia mancava un vero capo carismatico per la Lega Lombarda, che doveva fare da contraltare al Barbarossa.
A partire dall’Ottocento, in Italia la battaglia di Legnano fu utilizzata per fini propagandistici dalle forze patriottiche. Si vedeva nell’affermazione dei Comuni un prototipo di Stato che si ribella ad un dominatore straniero, tuttavia le città della lega in verità non volevano vivere sole, ma desideravano essere libere all’interno dell’impero, che vedevano come un loro difensore.
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venerdì 28 maggio 2021
#Almanaccoquotidiano, a cura di #MarioBattacchi
Buongiorno, oggi è il 28 maggio.
Il 28 maggio 585 a.C. avvenne un'eclisse di Sole, predetta da Talete e narrata da Erodoto. Grazie a ciò essa si può considerare una data importante da cui calcolare tutte le eclissi successive.
Erodoto, il grande storico del V secolo avanti Cristo, ci narra un avvenimento a dir poco originale: "...scoppiò una guerra fra i Lidi e i Medi che durò per cinque anni... Mentre essi con pari fortuna proseguivano la guerra, nel sesto anno si scontrarono e, nel corso della battaglia, il giorno all'improvviso diventò notte... I Lidi e i Medi cessarono allora il combattimento e s'adoprarono entrambi affinché si facesse fra loro la pace" [Erodoto, Storie, I, 74].
A proposito di questa eclisse, al di là della sua natura "pacificatrice", lo storico di Alicarnasso aggiunge una notazione davvero interessante: "Talete di Mileto aveva predetto questo fenomeno, indicando quello stesso anno in cui effettivamente avvenne". Quello che Erodoto non spiega è come abbia fatto Talete a predire l'eclisse con tanta esattezza.
Per calcolare in anticipo il verificarsi di un'eclisse, occorre conoscere due cicli. Il primo di essi, la durata del mese lunare, è molto facile da determinare, giacché è sufficiente individuare il lasso di tempo che trascorre tra un plenilunio e l'altro. Il secondo ciclo, invece, è molto più arduo da scoprire: si tratta della rotazione nello spazio di due punti invisibili; questi punti, chiamati nodi, sono individuati dall'intersezione dell'orbita lunare con il piano dell'orbita terrestre. Un'eclisse di Sole può avere luogo soltanto quando la Luna è nuova e si trova in uno dei due nodi. I primi a conoscere questo meccanismo furono i Babilonesi. Si tratta del cosiddetto "ciclo Saros": durante 223 lunazioni, pari a poco più di 18 anni e 10 giorni, si verificano in media 43 eclissi di Sole (di cui 16 anulari) e 28 eclissi lunari; e poiché al termine di questo periodo le posizioni reciproche del Sole, della Luna e dei nodi si ripresentano quasi in maniera identica, ne consegue che le eclissi verificatesi precedentemente si ripetono con la medesima successione e il medesimo ritmo.
Con ogni probabilità Talete di Mileto, matematico e astronomo, conosceva il ciclo Saros: tuttavia tale conoscenza è necessaria ma non sufficiente per fondare la previsione di un'eclisse. Il ciclo Saros, infatti, permette di calcolare quando si verificherà un'eclisse, ma di per sé non è in grado di stabilire da quale punto della Terra sarà visibile. Per prevedere con esattezza un'eclisse, dunque, sono necessarie ulteriori nozioni geodetiche e matematiche, che all'epoca di Talete non erano ancora disponibili. Volendo attribuire un qualche credito all'affermazione di Erodoto, quindi, è possibile che Talete abbia effettivamente predetto il verificarsi di un'eclisse: il fatto però che questa sia avvenuta proprio nei cieli dell'Asia Minore è stato un grosso colpo di fortuna per il matematico di Mileto.
Il 28 maggio 585 a.C. avvenne un'eclisse di Sole, predetta da Talete e narrata da Erodoto. Grazie a ciò essa si può considerare una data importante da cui calcolare tutte le eclissi successive.
Erodoto, il grande storico del V secolo avanti Cristo, ci narra un avvenimento a dir poco originale: "...scoppiò una guerra fra i Lidi e i Medi che durò per cinque anni... Mentre essi con pari fortuna proseguivano la guerra, nel sesto anno si scontrarono e, nel corso della battaglia, il giorno all'improvviso diventò notte... I Lidi e i Medi cessarono allora il combattimento e s'adoprarono entrambi affinché si facesse fra loro la pace" [Erodoto, Storie, I, 74].
A proposito di questa eclisse, al di là della sua natura "pacificatrice", lo storico di Alicarnasso aggiunge una notazione davvero interessante: "Talete di Mileto aveva predetto questo fenomeno, indicando quello stesso anno in cui effettivamente avvenne". Quello che Erodoto non spiega è come abbia fatto Talete a predire l'eclisse con tanta esattezza.
Per calcolare in anticipo il verificarsi di un'eclisse, occorre conoscere due cicli. Il primo di essi, la durata del mese lunare, è molto facile da determinare, giacché è sufficiente individuare il lasso di tempo che trascorre tra un plenilunio e l'altro. Il secondo ciclo, invece, è molto più arduo da scoprire: si tratta della rotazione nello spazio di due punti invisibili; questi punti, chiamati nodi, sono individuati dall'intersezione dell'orbita lunare con il piano dell'orbita terrestre. Un'eclisse di Sole può avere luogo soltanto quando la Luna è nuova e si trova in uno dei due nodi. I primi a conoscere questo meccanismo furono i Babilonesi. Si tratta del cosiddetto "ciclo Saros": durante 223 lunazioni, pari a poco più di 18 anni e 10 giorni, si verificano in media 43 eclissi di Sole (di cui 16 anulari) e 28 eclissi lunari; e poiché al termine di questo periodo le posizioni reciproche del Sole, della Luna e dei nodi si ripresentano quasi in maniera identica, ne consegue che le eclissi verificatesi precedentemente si ripetono con la medesima successione e il medesimo ritmo.
Con ogni probabilità Talete di Mileto, matematico e astronomo, conosceva il ciclo Saros: tuttavia tale conoscenza è necessaria ma non sufficiente per fondare la previsione di un'eclisse. Il ciclo Saros, infatti, permette di calcolare quando si verificherà un'eclisse, ma di per sé non è in grado di stabilire da quale punto della Terra sarà visibile. Per prevedere con esattezza un'eclisse, dunque, sono necessarie ulteriori nozioni geodetiche e matematiche, che all'epoca di Talete non erano ancora disponibili. Volendo attribuire un qualche credito all'affermazione di Erodoto, quindi, è possibile che Talete abbia effettivamente predetto il verificarsi di un'eclisse: il fatto però che questa sia avvenuta proprio nei cieli dell'Asia Minore è stato un grosso colpo di fortuna per il matematico di Mileto.
giovedì 27 maggio 2021
#Almanaccoquotidiano, a cura di #MarioBattacchi
Buongiorno, oggi è il 27 maggio.
Il 27 maggio 1939 esce su "decective comics" la prima storia di Batman.
Batman il famosissimo eroe dei fumetti, fu ideato nel 1939 dallo sceneggiatore Bill Finger e dal disegnatore Bob Kane. Apparve per la prima volta negli albi della Detective Comics con l'ambizione di ripetere l'enorme successo di Superman, anche se contrariamente a quest'ultimo, Batman non possiede dei superpoteri, ma soltanto delle straordinarie capacità fisiche umane. Batman è la storia di Bruce Wayne, figlio del ricchissimo Thomas Wayne. Dopo avere assistito, ancora bambino, all'omicidio dei suoi genitori ad opera di un ladro, il piccolo Bruce (Batman) decise di vendicarli. Giurò solennemente che avrebbe speso il resto della sua vita a combattere tutti i criminali. Per quasi vent'anni, il giovane Bruce si dedicò unicamente a intensi allenamenti, tali per cui il suo corpo divenne capace di incredibili imprese atletiche, inoltre divenne un grande scienziato. Intorno ai trent'anni, Bruce Wayne decise che era giunto il momento di passare alla via dei fatti. Mentre pensava: "I criminali sono gente paurosa e superstiziosa, mi occorre un travestimento che li terrorizzi. Devo essere una creatura della notte, nera, terribile un...un..." In quel momento comparve alla finestra un pipistrello. "Un pipistrello! - esclamò Bruce - Ecco! è come un presagio...sarò un pipistrello!". Scelse il nome di Batman (Batman significa infatti in inglese uomo pipistrello) e si costruì un costume da pipistrello. Grazie alle sue qualità di scienziato, si è costruito tutta una serie di attrezzature e macchinari sofisticatissimi, che gli permettono di far fronte a tutti i pericolosissimi supercriminali che di volta in volta compaiono nelle sue storie. L'alter ego di Batman, il ricchissimo Bruce Wayne ha trasformato i sotterranei della sua sontuosa villa di campagna, in un laboratorio scientifico dotato delle più moderne apparecchiature tecnologiche. Quì troviamo, all'interno di un vasto hangar-garage ricavato nella roccia, la sua bellissima e attrezzatissima automobile (la bat-mobile), il suo aeroplano (bat-plano) e un'infinità di armi che costruirà anche di volta in volta sulla base della pericolosità del suo nemico: la bat-fune (una fune con dei ganci all'estremità che gli permette di arrampicarsi e saltare da un palazzo all'altro), il bat-rang (una specie di boomerang a forma di pipistrello) e la bat-pistola, tutti attrezzi che Batman adopererà nel corso delle sue avventure. Sin dai suoi esordi (e da allora non è cambiato molto) il costume di Batman è composto da una calzamaglia di colore grigio con pantaloncini neri (dai riflessi blu), stivaletti e lunghi guanti di colore blu notte, come copricapo usa una maschera che gli lascia scoperta solo la bocca e il mento, mentre ai lati è dotato di un paio di orecchie a punta e indossa un mantello nero che si piega come le ali di un pipistrello ed è molto utile come paracadute, quando Batman deve planare dopo aver compiuto qualche prodigioso balzo. Batman collabora con il capo della polizia di Gotham City (la sua città), il commissario Gordon, che spesso lo chiama attraverso un bat-segnale (un faro luminoso con l'effigie di un pipistrello) quando deve risolvere qualche intricatissimo caso o deve catturare qualche super criminale. Nelle sue avventure Batman si fa accompagnare da un altro eroe: il fedelissimo Robin, il ragazzo meraviglia. Questi è in realtà Dick Grayson, un ragazzo che grazie alla sua agilità, ai suoi pugni e alla sua intelligenza riesce a dare manforte a Batman. Robin veste con un paio di calzoncini di colore rosso, un mantello di colore giallo e guanti e stivaletti verdi. Ciò che caratterizza fortemente le avventure di Batman sono soprattutto i super criminali che compaiono nelle sue storie, una serie di individui stranissimi, folli, grotteschi e originali, aventi tutti una particolarità che li contraddistingue. Il nemico di Batman più famoso senza dubbio il Jocker, (che nella prima traduzione italiana a fumetti, veniva chiamato "il Jolly") un assassino con la pelle del viso di colore bianchissimo, i capelli verdi, le labbra molto rosse e con un perenne ghigno che gli scopre i denti. E' una specie di clown che ama definirsi un "artista del crimine" e la sua più grande gioia è compiere azioni criminose accompagnandole con scherzi e battute di pessimo gusto per i malcapitati. Questo personaggio (così come tutti i cattivi della serie) conferisce alle avventure di Batman un ambientazione fantastica, surreale e molte volte decisamente umoristica. Un altro acerrimo nemico di Batman è il Pinguino, un personaggio per alcuni versi simile al Joker, in quanto come lui ama divertirsi con scherzi criminosi. E' un tipo basso e grassoccio che indossa perennemente un frac, un cilindro e un ombrello che è in realtà un arma sofisticatissima. Altro nemico di Batman è l'Enigmista, vestito con una calzamaglia verde tutta tappezzata di punti interrogativi. Questo si diverte a sfidare Batman e Robin con dei quiz la cui soluzione indica sempre il luogo dove dovrà compiere il crimine. Pericolosissima è anche la Donna Gatto (Catwoman), specializzata in furti di gioielli. La galleria dei personaggi di Batman è veramente molto vasta, per cui ricordiamo solo alcuni dei tanti come "Due facce", un criminale che ha metà del viso normale e l'altra metà sfregiata da vetriolo, "il Trasformista", "lo Spauracchio", "Faccia d'Argilla" e tanti altri ancora. Al fianco del duo Batman e Robin, molto spesso compaiono anche delle affascinanti figure femminili come Bat-Girl (la versione femminile di Batman) e la Bat-Amazzone, anch'esse vestite con abiti che si ispirano al pipistrello e in molte avventure sono riuscite a togliere dai guai i protagonisti principali. Dalle avventure di Batman narrate nei fumetti sono stati tratti diversi film e cartoni animati per il cinema e per la televisione. Ma è stato grazie alla rivisitazione del grande fumettista Frank Miller, che Batman ha conosciuto una nuova giovinezza a partire dagli anni Ottanta. Il fumetto capolavoro di Batman è riuscito a restituire a questa figura quell'aspetto gotico e tenebroso tipico del suo esordio conferendo alle storie molta azione e drammaticità, senza trascurare l'aspetto ironico che lo ha sempre contraddistinto. Nel 1989, grazie al film di Tim Burton, Batman raggiunge un successo senza precedenti che continua ancora oggi, infatti alla sua prima uscita ha battuto tutti i record d'incasso della storia del cinema e ha alimentato una bat-mania tale da farlo diventare un business nella vendita dei gadget. Nei vari film di Batman che sono stati girati negli ultimi anni c'è da ricordare la splendida interpretazione di Jack Nicholson nei panni del Jocker e quella di Jim Carrey nel ruolo dell'Enigmista.
Il 27 maggio 1939 esce su "decective comics" la prima storia di Batman.
Batman il famosissimo eroe dei fumetti, fu ideato nel 1939 dallo sceneggiatore Bill Finger e dal disegnatore Bob Kane. Apparve per la prima volta negli albi della Detective Comics con l'ambizione di ripetere l'enorme successo di Superman, anche se contrariamente a quest'ultimo, Batman non possiede dei superpoteri, ma soltanto delle straordinarie capacità fisiche umane. Batman è la storia di Bruce Wayne, figlio del ricchissimo Thomas Wayne. Dopo avere assistito, ancora bambino, all'omicidio dei suoi genitori ad opera di un ladro, il piccolo Bruce (Batman) decise di vendicarli. Giurò solennemente che avrebbe speso il resto della sua vita a combattere tutti i criminali. Per quasi vent'anni, il giovane Bruce si dedicò unicamente a intensi allenamenti, tali per cui il suo corpo divenne capace di incredibili imprese atletiche, inoltre divenne un grande scienziato. Intorno ai trent'anni, Bruce Wayne decise che era giunto il momento di passare alla via dei fatti. Mentre pensava: "I criminali sono gente paurosa e superstiziosa, mi occorre un travestimento che li terrorizzi. Devo essere una creatura della notte, nera, terribile un...un..." In quel momento comparve alla finestra un pipistrello. "Un pipistrello! - esclamò Bruce - Ecco! è come un presagio...sarò un pipistrello!". Scelse il nome di Batman (Batman significa infatti in inglese uomo pipistrello) e si costruì un costume da pipistrello. Grazie alle sue qualità di scienziato, si è costruito tutta una serie di attrezzature e macchinari sofisticatissimi, che gli permettono di far fronte a tutti i pericolosissimi supercriminali che di volta in volta compaiono nelle sue storie. L'alter ego di Batman, il ricchissimo Bruce Wayne ha trasformato i sotterranei della sua sontuosa villa di campagna, in un laboratorio scientifico dotato delle più moderne apparecchiature tecnologiche. Quì troviamo, all'interno di un vasto hangar-garage ricavato nella roccia, la sua bellissima e attrezzatissima automobile (la bat-mobile), il suo aeroplano (bat-plano) e un'infinità di armi che costruirà anche di volta in volta sulla base della pericolosità del suo nemico: la bat-fune (una fune con dei ganci all'estremità che gli permette di arrampicarsi e saltare da un palazzo all'altro), il bat-rang (una specie di boomerang a forma di pipistrello) e la bat-pistola, tutti attrezzi che Batman adopererà nel corso delle sue avventure. Sin dai suoi esordi (e da allora non è cambiato molto) il costume di Batman è composto da una calzamaglia di colore grigio con pantaloncini neri (dai riflessi blu), stivaletti e lunghi guanti di colore blu notte, come copricapo usa una maschera che gli lascia scoperta solo la bocca e il mento, mentre ai lati è dotato di un paio di orecchie a punta e indossa un mantello nero che si piega come le ali di un pipistrello ed è molto utile come paracadute, quando Batman deve planare dopo aver compiuto qualche prodigioso balzo. Batman collabora con il capo della polizia di Gotham City (la sua città), il commissario Gordon, che spesso lo chiama attraverso un bat-segnale (un faro luminoso con l'effigie di un pipistrello) quando deve risolvere qualche intricatissimo caso o deve catturare qualche super criminale. Nelle sue avventure Batman si fa accompagnare da un altro eroe: il fedelissimo Robin, il ragazzo meraviglia. Questi è in realtà Dick Grayson, un ragazzo che grazie alla sua agilità, ai suoi pugni e alla sua intelligenza riesce a dare manforte a Batman. Robin veste con un paio di calzoncini di colore rosso, un mantello di colore giallo e guanti e stivaletti verdi. Ciò che caratterizza fortemente le avventure di Batman sono soprattutto i super criminali che compaiono nelle sue storie, una serie di individui stranissimi, folli, grotteschi e originali, aventi tutti una particolarità che li contraddistingue. Il nemico di Batman più famoso senza dubbio il Jocker, (che nella prima traduzione italiana a fumetti, veniva chiamato "il Jolly") un assassino con la pelle del viso di colore bianchissimo, i capelli verdi, le labbra molto rosse e con un perenne ghigno che gli scopre i denti. E' una specie di clown che ama definirsi un "artista del crimine" e la sua più grande gioia è compiere azioni criminose accompagnandole con scherzi e battute di pessimo gusto per i malcapitati. Questo personaggio (così come tutti i cattivi della serie) conferisce alle avventure di Batman un ambientazione fantastica, surreale e molte volte decisamente umoristica. Un altro acerrimo nemico di Batman è il Pinguino, un personaggio per alcuni versi simile al Joker, in quanto come lui ama divertirsi con scherzi criminosi. E' un tipo basso e grassoccio che indossa perennemente un frac, un cilindro e un ombrello che è in realtà un arma sofisticatissima. Altro nemico di Batman è l'Enigmista, vestito con una calzamaglia verde tutta tappezzata di punti interrogativi. Questo si diverte a sfidare Batman e Robin con dei quiz la cui soluzione indica sempre il luogo dove dovrà compiere il crimine. Pericolosissima è anche la Donna Gatto (Catwoman), specializzata in furti di gioielli. La galleria dei personaggi di Batman è veramente molto vasta, per cui ricordiamo solo alcuni dei tanti come "Due facce", un criminale che ha metà del viso normale e l'altra metà sfregiata da vetriolo, "il Trasformista", "lo Spauracchio", "Faccia d'Argilla" e tanti altri ancora. Al fianco del duo Batman e Robin, molto spesso compaiono anche delle affascinanti figure femminili come Bat-Girl (la versione femminile di Batman) e la Bat-Amazzone, anch'esse vestite con abiti che si ispirano al pipistrello e in molte avventure sono riuscite a togliere dai guai i protagonisti principali. Dalle avventure di Batman narrate nei fumetti sono stati tratti diversi film e cartoni animati per il cinema e per la televisione. Ma è stato grazie alla rivisitazione del grande fumettista Frank Miller, che Batman ha conosciuto una nuova giovinezza a partire dagli anni Ottanta. Il fumetto capolavoro di Batman è riuscito a restituire a questa figura quell'aspetto gotico e tenebroso tipico del suo esordio conferendo alle storie molta azione e drammaticità, senza trascurare l'aspetto ironico che lo ha sempre contraddistinto. Nel 1989, grazie al film di Tim Burton, Batman raggiunge un successo senza precedenti che continua ancora oggi, infatti alla sua prima uscita ha battuto tutti i record d'incasso della storia del cinema e ha alimentato una bat-mania tale da farlo diventare un business nella vendita dei gadget. Nei vari film di Batman che sono stati girati negli ultimi anni c'è da ricordare la splendida interpretazione di Jack Nicholson nei panni del Jocker e quella di Jim Carrey nel ruolo dell'Enigmista.
mercoledì 26 maggio 2021
#Almanaccoquotidiano, a cura di #MarioBattacchi
Buongiorno, oggi è il 26 maggio.
Il 26 maggio 1828 Kaspar Hauser viene scoperto vagare per le vie di Norimberga.
Il 26 maggio 1828 era il lunedì successivo alla Pentecoste.
Tra le quattro e le cinque del pomeriggio, a Norimberga, un ragazzo di circa sedici/diciassette anni dall'aspetto trasandato, che indossava abiti da contadino, camminava con un'andatura goffa per le vie della cittadina, guardandosi attorno con la bocca aperta, come se tutto ciò che lo circondava gli fosse alieno. Un calzolaio, impegnato nel suo lavoro, notò il ragazzo che aveva tutta l'aria di non reggersi più in piedi, e lo accolse nella sua casa. Il ragazzo non rispose alle domande del calzolaio, limitandosi a consegnargli una lettera indirizzata al Capitano dei Cavalleggeri di Norimberga.
Il soldato viene mandato a chiamare, e in sua presenza viene aperta la lettera. Il ragazzo disse al Capitano: “Voglio essere un soldato come lo era mio padre”, ma non sapeva null'altro, nemmeno l'identità del padre. Portato alla sede della polizia, il ragazzo sapeva scrivere solamente il suo nome, Kaspar Hauser. A tutte le altre domande rispondeva semplicemente “non so”, e sapeva dire poco altro. Il suo vocabolario contava poco più di cinquanta parole.
Kaspar non sapeva nulla sulle sue origini, l'unica cosa che aveva con se era una lettera, indirizzata al Capitano dei Cavalleggeri, in cui era scritto: “Egregio Capitano, vi mando un ragazzo che è ansioso di servire il suo Re nell'esercito. Fu lasciato in casa mia il 7 ottobre 1812, ma io non sono che un povero lavorante a giornata, ho già dieci figli e abbastanza da fare per crescerli. Non l'ho lasciato uscire di casa fin dal 1812... Se non lo volete tenere, potete ucciderlo o impiccarlo nella cappa del camino.” Oltre a questo, vi era un biglietto su cui era scritto che Kaspar era nato il 30 aprile del 1812.
Mentre la lettera veniva esaminata dalla polizia, Kaspar fu incarcerato in un centro di detenzione per vagabondi. Il carceriere esaminò attentamente il ragazzo, vedendo che era ben fatto, ma che aveva i piedi soffici come quelli di un bambino, e che stentava a camminare, come un bambino che muove i primi passi.
Il ragazzo fu anche visitato da un medico, che stabilì che non era ritardato, ma che gli era stato impedito (con l'isolamento) di svilupparsi mentalmente e socialmente. Inoltre diagnosticò una malformazione alle ginocchia, che gli impediva di allungare le gambe quando era seduto su una superficie piana, probabilmente dovuta al fatto che il ragazzo era stato tenuto imprigionato in spazi ristretti.
Kaspar, nel periodo in cui fu incarcerato, imparò a parlare con frasi brevi.
Il ragazzo si nutriva esclusivamente di pane ed acqua, qualsiasi altro alimento gli era indigesto.
Inoltre non si rendeva conto della differenza tra uomini e donne, e non era imbarazzato quando la moglie del carceriere lo lavava.
La storia del giovane Kaspar divenne di pubblico dominio, e il ragazzo venne affidato ad un giovane studioso, professor Georg Friedrich Daumer, che si occupò della sua educazione.
In sei settimane Kaspar Hauser imparò a parlare, leggere e scrivere come qualsiasi ragazzo della sua età. Inoltre, il 7 luglio del 1828 scrisse una relazione in cui raccontava il suo passato, relazione da cui non si discostò per tutta la sua breve vita.
Kaspar, prima del suo arrivo a Norimberga, aveva passato tutta la sua vita rinchiuso in una cella buia lunga due metri, larga un metro e mezzo e alta meno di due metri, sempre seduto o coricato su un materasso di paglia che costituiva l'unico arredo della cella. Al suo risveglio al mattino trovava accanto a se un pezzo di pane e una brocca d'acqua, il suo cibo quotidiano. A volte l'acqua aveva un sapore amaro e lo faceva dormire (sonnifero): quando si svegliava indossava abiti puliti e aveva le unghie tagliate. In tutta la sua vita non aveva mai incontrato nessuno, la sua unica compagnia erano due cavallini di legno.
Un giorno un uomo entrò nella cella, il primo uomo che Kaspar avesse mai visto, e gli insegnò a scrivere il suo nome e a dire “voglio essere un soldato come lo era mio padre.” Una volta che il ragazzo apprese queste due nozioni, l'uomo se lo caricò a spalla e lo portò all'aperto.
Il ragazzo svenne, forse a causa dell'aria fresca e della luce, e non ricordava null'altro, fino al momento in cui si riprese a Norimberga, dove vagava in cerca del Capitano dei Cavalleggeri.
L'interesse per Kaspar si diffuse in tutta l'Europa.
Molte persone importanti visitarono il ragazzo, convinti che non fosse stato imprigionato per odio ma per qualche motivo preciso. Inoltre il ragazzo presentava una certa somiglianza con la famiglia ducale dei Baden, che nel 1813 aveva subito la perdita di due principini.
Il 7 ottobre del 1829 Kaspar Hauser subì (forse) un primo attentato alla sua vita. Il ragazzo fu ritrovato svenuto nella cantina della sua abitazione, con una ferita sanguinante in testa. Secondo la versione di Kaspar, qualcuno lo aveva spinto giù dalla scala.
Quando, nel marzo del 1830, morì il Granduca, Kaspar fu affidato al Conte Stanhope, amico del successore del defunto. Questi dichiarò pubblicamente che Kaspar Hauser era di origini ungheresi, e che non aveva niente a che fare con la Casata dei Baden, cercando inoltre di convincere altre persone a cambiare la loro versione della storia.
Anselm Ritter Von Feuerbach, un giureconsulto tedesco, dichiarò che “il delitto compiuto contro la libertà di Kaspar non poteva essere stato motivato da odio o vendetta, ma solamente da interessi egoistici. Kaspar Hauser è il figlio legittimo di principeschi genitori e fu relegato in disparte per aprire la via della successione ad altri eredi.” Von Feuerbach morì il 27 maggio del 1833, verso le cinque del pomeriggio, a causa di un malore improvviso. La presenza di sintomi di avvelenamento da arsenico fecero supporre che Von Feuerbach fu avvelenato perchè aveva scoperto la verità su Kaspar Hauser.
Come tutto il resto della sua vita, anche la morte di Kaspar Hauser fu misteriosa.
Il 14 dicembre del 1833 Kaspar fu attirato nel parco di Ansbach, con la promessa che avrebbe ricevuto importanti rivelazioni sulla sua storia. Ma ad attenderlo non c'erano risposte, bensì un assassino che lo pugnalò al petto. Kaspar riuscì a ritornare a casa, dove morì tre giorni dopo.
Le sue ultime parole furono: “il mostro è divenuto troppo grande per me.”
Sul luogo della sua aggressione, fu trovata una borsa contenente un messaggio misterioso, che poteva essere letto solamente allo specchio. Il messaggio diceva: “Hauser potrà dirvi qual è il mio aspetto, da dove vengo e chi sono. Per risparmiargli il compito ve lo dirò io stesso. Io sono di ... sulla frontiera bavarese ... sul fiume ... il mio nome è MLO”
Kaspar Hauser fu sepolto nel cimitero della cittadina bavarese, sulla sua lapide è inciso “HIC JACET CASPARUS HAUSER, AENIGMA SUI TEMPORIS. IGNOTA NATIVITAS, OCCULTA MORS. MDCCCXXXIII” (qui riposa Kaspar Hauser, enigma del suo tempo. Ignota la (sua) origine, misteriosa la (sua) morte. 1833).
Nel luogo del suo assassinio è stato eretto un monumento con una lapide. Sulla lapide fu inciso. “HIC OCCULTUS OCCULTO OCCISUS EST” (qui un tipo misterioso fu ucciso in modo misterioso).
Secondo alcune dicerie dell'epoca, quando la Granduchessa Stefania di Baden, da molti ritenuta la madre di Kaspar, seppe della morte del ragazzo, pianse amaramente. Il marito della Granduchessa, Karl di Baden, era l'ultimo discendente diretto del ducato. Alla sua morte, il ducato fu ereditato dai figli della contessa di Hochberg. Sempre secondo tali dicerie, quando la Granduchessa Stefania partorì Kaspar, la Contessa fece portare via il bambino, sostituito dal figlio nato morto di una contadina. In seguito la Contessa affidò il bambino al Maggiore Hennenhofer, che a sua volta lo affidò ad un soldato. Si dice che il Maggiore Hennenhofer confessò la parte che aveva avuto nel complotto, ma alla sua morte tutti i suoi documenti vennero distrutti.
Chi era davvero Kaspar Hauser?
Era un impostore oppure era il legittimo erede del casato dei Baden?
Ai posteri l'ardua sentenza...
Il 26 maggio 1828 Kaspar Hauser viene scoperto vagare per le vie di Norimberga.
Il 26 maggio 1828 era il lunedì successivo alla Pentecoste.
Tra le quattro e le cinque del pomeriggio, a Norimberga, un ragazzo di circa sedici/diciassette anni dall'aspetto trasandato, che indossava abiti da contadino, camminava con un'andatura goffa per le vie della cittadina, guardandosi attorno con la bocca aperta, come se tutto ciò che lo circondava gli fosse alieno. Un calzolaio, impegnato nel suo lavoro, notò il ragazzo che aveva tutta l'aria di non reggersi più in piedi, e lo accolse nella sua casa. Il ragazzo non rispose alle domande del calzolaio, limitandosi a consegnargli una lettera indirizzata al Capitano dei Cavalleggeri di Norimberga.
Il soldato viene mandato a chiamare, e in sua presenza viene aperta la lettera. Il ragazzo disse al Capitano: “Voglio essere un soldato come lo era mio padre”, ma non sapeva null'altro, nemmeno l'identità del padre. Portato alla sede della polizia, il ragazzo sapeva scrivere solamente il suo nome, Kaspar Hauser. A tutte le altre domande rispondeva semplicemente “non so”, e sapeva dire poco altro. Il suo vocabolario contava poco più di cinquanta parole.
Kaspar non sapeva nulla sulle sue origini, l'unica cosa che aveva con se era una lettera, indirizzata al Capitano dei Cavalleggeri, in cui era scritto: “Egregio Capitano, vi mando un ragazzo che è ansioso di servire il suo Re nell'esercito. Fu lasciato in casa mia il 7 ottobre 1812, ma io non sono che un povero lavorante a giornata, ho già dieci figli e abbastanza da fare per crescerli. Non l'ho lasciato uscire di casa fin dal 1812... Se non lo volete tenere, potete ucciderlo o impiccarlo nella cappa del camino.” Oltre a questo, vi era un biglietto su cui era scritto che Kaspar era nato il 30 aprile del 1812.
Mentre la lettera veniva esaminata dalla polizia, Kaspar fu incarcerato in un centro di detenzione per vagabondi. Il carceriere esaminò attentamente il ragazzo, vedendo che era ben fatto, ma che aveva i piedi soffici come quelli di un bambino, e che stentava a camminare, come un bambino che muove i primi passi.
Il ragazzo fu anche visitato da un medico, che stabilì che non era ritardato, ma che gli era stato impedito (con l'isolamento) di svilupparsi mentalmente e socialmente. Inoltre diagnosticò una malformazione alle ginocchia, che gli impediva di allungare le gambe quando era seduto su una superficie piana, probabilmente dovuta al fatto che il ragazzo era stato tenuto imprigionato in spazi ristretti.
Kaspar, nel periodo in cui fu incarcerato, imparò a parlare con frasi brevi.
Il ragazzo si nutriva esclusivamente di pane ed acqua, qualsiasi altro alimento gli era indigesto.
Inoltre non si rendeva conto della differenza tra uomini e donne, e non era imbarazzato quando la moglie del carceriere lo lavava.
La storia del giovane Kaspar divenne di pubblico dominio, e il ragazzo venne affidato ad un giovane studioso, professor Georg Friedrich Daumer, che si occupò della sua educazione.
In sei settimane Kaspar Hauser imparò a parlare, leggere e scrivere come qualsiasi ragazzo della sua età. Inoltre, il 7 luglio del 1828 scrisse una relazione in cui raccontava il suo passato, relazione da cui non si discostò per tutta la sua breve vita.
Kaspar, prima del suo arrivo a Norimberga, aveva passato tutta la sua vita rinchiuso in una cella buia lunga due metri, larga un metro e mezzo e alta meno di due metri, sempre seduto o coricato su un materasso di paglia che costituiva l'unico arredo della cella. Al suo risveglio al mattino trovava accanto a se un pezzo di pane e una brocca d'acqua, il suo cibo quotidiano. A volte l'acqua aveva un sapore amaro e lo faceva dormire (sonnifero): quando si svegliava indossava abiti puliti e aveva le unghie tagliate. In tutta la sua vita non aveva mai incontrato nessuno, la sua unica compagnia erano due cavallini di legno.
Un giorno un uomo entrò nella cella, il primo uomo che Kaspar avesse mai visto, e gli insegnò a scrivere il suo nome e a dire “voglio essere un soldato come lo era mio padre.” Una volta che il ragazzo apprese queste due nozioni, l'uomo se lo caricò a spalla e lo portò all'aperto.
Il ragazzo svenne, forse a causa dell'aria fresca e della luce, e non ricordava null'altro, fino al momento in cui si riprese a Norimberga, dove vagava in cerca del Capitano dei Cavalleggeri.
L'interesse per Kaspar si diffuse in tutta l'Europa.
Molte persone importanti visitarono il ragazzo, convinti che non fosse stato imprigionato per odio ma per qualche motivo preciso. Inoltre il ragazzo presentava una certa somiglianza con la famiglia ducale dei Baden, che nel 1813 aveva subito la perdita di due principini.
Il 7 ottobre del 1829 Kaspar Hauser subì (forse) un primo attentato alla sua vita. Il ragazzo fu ritrovato svenuto nella cantina della sua abitazione, con una ferita sanguinante in testa. Secondo la versione di Kaspar, qualcuno lo aveva spinto giù dalla scala.
Quando, nel marzo del 1830, morì il Granduca, Kaspar fu affidato al Conte Stanhope, amico del successore del defunto. Questi dichiarò pubblicamente che Kaspar Hauser era di origini ungheresi, e che non aveva niente a che fare con la Casata dei Baden, cercando inoltre di convincere altre persone a cambiare la loro versione della storia.
Anselm Ritter Von Feuerbach, un giureconsulto tedesco, dichiarò che “il delitto compiuto contro la libertà di Kaspar non poteva essere stato motivato da odio o vendetta, ma solamente da interessi egoistici. Kaspar Hauser è il figlio legittimo di principeschi genitori e fu relegato in disparte per aprire la via della successione ad altri eredi.” Von Feuerbach morì il 27 maggio del 1833, verso le cinque del pomeriggio, a causa di un malore improvviso. La presenza di sintomi di avvelenamento da arsenico fecero supporre che Von Feuerbach fu avvelenato perchè aveva scoperto la verità su Kaspar Hauser.
Come tutto il resto della sua vita, anche la morte di Kaspar Hauser fu misteriosa.
Il 14 dicembre del 1833 Kaspar fu attirato nel parco di Ansbach, con la promessa che avrebbe ricevuto importanti rivelazioni sulla sua storia. Ma ad attenderlo non c'erano risposte, bensì un assassino che lo pugnalò al petto. Kaspar riuscì a ritornare a casa, dove morì tre giorni dopo.
Le sue ultime parole furono: “il mostro è divenuto troppo grande per me.”
Sul luogo della sua aggressione, fu trovata una borsa contenente un messaggio misterioso, che poteva essere letto solamente allo specchio. Il messaggio diceva: “Hauser potrà dirvi qual è il mio aspetto, da dove vengo e chi sono. Per risparmiargli il compito ve lo dirò io stesso. Io sono di ... sulla frontiera bavarese ... sul fiume ... il mio nome è MLO”
Kaspar Hauser fu sepolto nel cimitero della cittadina bavarese, sulla sua lapide è inciso “HIC JACET CASPARUS HAUSER, AENIGMA SUI TEMPORIS. IGNOTA NATIVITAS, OCCULTA MORS. MDCCCXXXIII” (qui riposa Kaspar Hauser, enigma del suo tempo. Ignota la (sua) origine, misteriosa la (sua) morte. 1833).
Nel luogo del suo assassinio è stato eretto un monumento con una lapide. Sulla lapide fu inciso. “HIC OCCULTUS OCCULTO OCCISUS EST” (qui un tipo misterioso fu ucciso in modo misterioso).
Secondo alcune dicerie dell'epoca, quando la Granduchessa Stefania di Baden, da molti ritenuta la madre di Kaspar, seppe della morte del ragazzo, pianse amaramente. Il marito della Granduchessa, Karl di Baden, era l'ultimo discendente diretto del ducato. Alla sua morte, il ducato fu ereditato dai figli della contessa di Hochberg. Sempre secondo tali dicerie, quando la Granduchessa Stefania partorì Kaspar, la Contessa fece portare via il bambino, sostituito dal figlio nato morto di una contadina. In seguito la Contessa affidò il bambino al Maggiore Hennenhofer, che a sua volta lo affidò ad un soldato. Si dice che il Maggiore Hennenhofer confessò la parte che aveva avuto nel complotto, ma alla sua morte tutti i suoi documenti vennero distrutti.
Chi era davvero Kaspar Hauser?
Era un impostore oppure era il legittimo erede del casato dei Baden?
Ai posteri l'ardua sentenza...
martedì 25 maggio 2021
#Almanaccoquotidiano, a cura di #MarioBattacchi
Buongiorno, oggi è il 25 maggio.
Il 25 maggio 1895 Oscar Wilde viene condannato a due anni di prigione per "sodomia e volgare indecenza".
Oscar Fingal O' Flahertie Wills Wilde nacque a Dublino il 16 Ottobre 1854. Suo padre William era un rinomato chirurgo e uno scrittore versatile; sua madre Jane Francesca Elgée, una poetessa e un'accesa nazionalista irlandese.
Il futuro scrittore dopo aver frequentato il prestigioso Trinity College a Dublino e il Magdalen College, divenne presto popolare per la sua lingua sferzante, per i suoi modi stravaganti e per la versatile intelligenza.
Ad Oxford, dove fra l'altro vinse il premio Newdigate con il poema "Ravenna", conobbe due fra i maggiori intellettuali del tempo, Pater e Ruskin, che lo introdussero alle più avanzate teorie estetiche e che affinarono il suo gusto artistico.
Nel 1879 soggiorna a Londra dove inizia a scrivere occasionalmente saggi giornalistici e pubblicare poemi. Nel 1881 escono i "Poems" che ebbero in un anno ben cinque edizioni. La sua chiarezza, il suo brillante modo di conversare, il suo ostentato stile di vita ed il suo stravagante modo di vestirsi fecero di lui una delle figure più salienti degli affascinanti circoli londinesi. Un tour di lettura durato un anno negli Stati Uniti incrementò la sua fama e gli diede l'opportunità di formulare meglio la sua teoria estetica che ruota intorno al concetto di "arte per l'arte".
Nel 1884, ritornato a Londra dopo aver trascorso un mese a Parigi, sposa Costance Lloyd: un matrimonio più di facciata che dettato dal sentimento. Wilde è difatti omosessuale e vive questa condizione con enorme disagio, soprattutto a causa della soffocante morale vittoriana che imperava nell'Inghilterra del tempo. La costruzione di cartapesta eretta da Oscar Wilde non poteva però durare a lungo e infatti, dopo la nascita dei suoi figli Cyryl e Vyvyan, si separa dalla moglie a causa dell'insorgere della sua prima vera relazione omosessuale.
Nel 1888 pubblica la sua prima collezione di storie per ragazzi "Il principe felice e altre storie", mentre tre anni dopo compare il suo unico romanzo, "Il ritratto di Dorian Gray", capolavoro che gli diede fama imperitura e per cui è conosciuto ancora oggi. L'aspetto peculiare del racconto, oltre alle varie invenzioni fantastiche (come quella del ritratto ad olio che invecchia al posto del protagonista), è che Dorian possiede indubbiamente molti dei tratti caratteristici dello scrittore, cosa che non mancò di scatenare l'ira dei critici, i quali ravvedevano nella prosa di Wilde i caratteri della decadenza e della disgregazione morale.
Nel 1891, il suo "annus mirabilis", pubblica il secondo volume di favole "La casa dei melograni" e "Intenzioni" una collezione di saggi comprendente il celebre "La decadenza della menzogna". Nello stesso anno stende per la famosa attrice Sarah Bernhardt il dramma "Salomé", scritto in Francia e fonte ancora una volta di grave scandalo. Il tema è quello della forte passione ossessiva, particolare che non poteva non attivare gli artigli della censura britannica, che ne proibisce la rappresentazione.
Ma la penna di Wilde sa colpire in più direzioni e se le tinte fosche le sono familiari, nondimeno si esprime al meglio anche nel ritratto sarcastico e sottilmente virulento. La patina di amabilità è anche quella che vernicia uno dei suoi più grandi successi teatrali: il brillante "Il ventaglio di Lady Windermere", dove, sotto l'apparenza leggiadra e il fuoco di fila delle battute, si nasconde la critica al vetriolo alla società vittoriana. La stessa che faceva la fila per vedere la commedia.
Galvanizzato dai successi, lo scrittore produce una quantità considerevole di pregevoli opere. "Una donna senza importanza" torna alle tematiche scottanti (avendo a che fare con lo sfruttamento sessuale e sociale delle donne), mentre "Un marito ideale" è incentrato nientemeno che sulla corruzione politica. La sua vena umorisitca esplode nuovamente con l'accattivante "L'importanza di chiamarsi Ernesto", un'altra stilettata al cuore dell'ipocrita morale corrente.
Questi lavori vennero definiti come perfetti esempi della "commedy of manners", grazie alle loro illustrazioni delle maniere e della morale dell'affascinante e un po' frivola società del tempo.
Ma la società vittoriana non era così disposta a farsi prendere in giro e soprattutto a veder svelate le sue contraddizioni in maniera così palese e sarcastica. A partire dal 1885, la scintillante carriera dello scrittore e la sua vita privata vennero dunque distrutte. Già dal 1893 la sua amicizia con Lord Alfred Douglas, detto Bosie, mostra la sua pericolosità procurandogli non pochi fastidi e suscitando scandalo agli occhi della buona società. Due anni dopo viene appunto processato per il reato di sodomia.
Entrato in carcere viene processato anche per bancarotta, i suoi beni sono messi all'asta mentre sua madre muore poco dopo.
Viene condannato per due anni ai lavori forzati; è durante il periodo del carcere che scrive una delle sue opere più toccanti "De profundis", che non è altro che una lunga lettera indirizzata al mai dimenticato Bosie (il quale nel frattempo si era allontanato non poco dal compagno, quasi abbandonandolo).
Sarà il vecchio amico Ross, l'unico presente fuori dal carcere ad attenderlo al momento della scarcerazione, a tenerne una copia e a farla pubblicare, come esecutore testamentario, trent'anni anni dopo la morte di Wilde.
L'ultima opera, scritta dopo un riavvicinamento a Bosie, è "Ballata del carcere di Reading" che termina nel 1898 dopo essere uscito di prigione, durante un soggiorno a Napoli. Tornato a Parigi apprende della morte della moglie e, dopo un paio d'anni di spostamenti sempre insieme all'amato Bosie, il 30 novembre del 1900 Oscar Wilde muore di meningite.
Le sue spoglie riposano a Parigi, al cimitero di Père Lachaise, sotto un imponente monumento costruitogli da Jacob Epstein, raffigurante una sfinge, e con l'epitaffio dalla Ballata del carcere di Reading.
lunedì 24 maggio 2021
#Almanaccoquotidiano, a cura di #MarioBattacchi
Buongiorno, oggi è il 24 maggio.
Il 24 maggio 2000, durante un Convegno a Parigi, il Clay Mathematics Institute annuncia la messa in palio di sette premi da un milione di dollari, per la soluzione di altrettanti problemi di matematica rimasti irrisolti e giudicati da una commissione internazionale di matematici i sette più difficili e importanti fra quelli ancora da sciogliere. “I problemi del Millennio potrebbero non dare l’idea di dove sia diretta la matematica, ma ci offrono un’eccellente istantanea che mostra dove si trovino, oggi, le sue frontiere”.
All'origine de "I problemi del millennio" c'è una bella storia dal sapore ottocentesco. Un uomo d'affari di Boston, Landon T. Clay, che curiosamente non è un matematico, essendo laureato in inglese a Boston, ha fondato il Clay Mathematics Institute e, più recentemente, i Millennium Awards. L'istituto e i premi hanno come finalità il promuovere e sostenere la ricerca matematica e possono contare su un comitato scientifico di alto livello. Il 24 maggio del 2000, in una sala del Collège de France a Parigi, venne annunciato al mondo che l'istituto bandiva un premio di sette milioni di dollari destinati a coloro che fossero riusciti a risolvere i sette più difficili problemi matematici rimasti aperti. Per la precisione, il premio era suddiviso in sette premi, e ognuno di essi sarebbe andato a chi fosse riuscito a risolvere per primo ognuno di tali problemi. L'annuncio fu fatto a Parigi per una ragione storica, in quanto proprio lì, nel 1900, in un congresso internazionale di matematica, David Hilbert aveva elencato i ventitré problemi più importanti che ancora rimanevano irrisolti. Nel corso del secolo successivo molti matematici accettarono la sfida e nel 2000 i problemi di Hilbert erano stati risolti tutti tranne uno, dando a ognuno di coloro che vi si era cimentato con successo una fama paragonabile a quella del premio Nobel. Il Clay Institute si ispirò alla sfida di Hilbert aggiungendo un ingrediente in più, che forse, può non essere sufficiente a motivare un matematico ad affrontare un'impresa molto lunga e difficile, ma è più che sufficiente ad accendere la fantasia e attirare l'attenzione dei profani: il premio di un milione di dollari.
I sette problemi sono i seguenti:
L’IPOTESI DI RIEMANN – Essa costituisce l’ultimo problema rimasto irrisolto della lista di Hilbert del 1900. Le sue origini risalgono alla distribuzione dei numeri primi nella successione dei numeri naturali. Nel 1740 Eulero introdusse una funzione denominata con la lettera greca “zeta” (z): Riemann usò tale funzione per indagare il modello di distribuzione dei numeri primi e il suo lavoro fornì un solido legame con la geometria del piano complesso. L’ipotesi di Riemann ha implicazioni importanti per la nostra conoscenza dei numeri primi, ma anche per la sicurezza di Internet. Per lungo tempo si è nutrita la speranza che Riemann avesse lasciato un indizio sepolto da qualche parte fra i suoi appunti, ma inutilmente: non potremo mai sapere con sicurezza in che modo arrivò alle sue conclusioni. La maggior parte dei matematici ritiene che la congettura sia vera.
LA TEORIA DI YANG-MILLS E L’IPOTESI DEL GAP DI MASSA – Il secondo problema del Millennio è un enigma specifico che i matematici dovranno risolvere per dimostrarsi all’altezza della sfida lanciata loro dai fisici. La teoria di Yang-Mills (anni Cinquanta) è un primo passo verso la Grande Teoria Unificata. Nella QFT (Quantum Field Theory), la matematica coinvolge il concetto di simmetria: Yang e Mills lavorarono in questa direzione. Nessuno finora è stato in grado di risolvere le loro equazioni: i fisici le usano per formulare regole con le quali calcolare vari numeri chiave in un modo “approssimato”. “La sua soluzione segnerebbe l’inizio di un’area della matematica nuova e fondamentale, caratterizzata da profonde e importanti implicazioni con la nostra attuale conoscenza dell’universo”.
IL PROBLEMA P VERSUS NP – Per l’autore, è il problema che ha maggiori probabilità di essere risolto da un “dilettante sconosciuto”: riguarda l’efficienza che i computer possono raggiungere nell’eseguire certi tipi di compito. Riferendosi al problema del commesso viaggiatore, i matematici puri cercarono di determinare quanto efficientemente un computer potesse eseguire un particolare compito. Per distinguere i processi, i matematici proposero una classificazione dei problemi: tra quelli risolvibili in un tempo polinomiale e quelli risolvibili in un tempo esponenziale, inserirono i problemi risolvibili in un tempo polinomiale non deterministico, o per brevità NP.
LE EQUAZIONI DI NAVIER-STOKES – Basandosi sul lavoro di Bernoulli, Eulero formulò una serie di equazioni la cui soluzione descrive il moto di un fluido non viscoso. Nel 1882 Navier introdusse nelle equazioni di Eulero una correzione e, qualche anno dopo, Stokes ne ottenne una derivazione corretta. Grazie al lavoro di Navier e Stokes, alla fine del diciannovesimo secolo sembrava che i matematici fossero sul punto di elaborare una teoria completa della fluidodinamica. Ma nessuno, finora, è riuscito a trovare una formula che risolva le equazioni di Navier-Stokes: non solo, nessuno è riuscito a dimostrare che tale soluzione esista. “I progressi compiuti verso una soluzione delle equazioni di Navier-Stokes sono stati finora talmente piccoli che il Clay Institute assegnerà il premio da un milione di dollari al risolutore di una qualsiasi delle varianti del problema.”.
LA CONGETTURA DI POINCARÉ –La congettura emerge per caso, da un errore compiuto all’inizio dell’indagine di Poincaré nella topologia. Nei primi anni del ventesimo secolo, Poincaré e altri matematici si accinsero a classificare gli analoghi delle superfici a più dimensioni, che chiamarono “varietà”. La congettura è stata dimostrata nel 1960 per varietà da cinque dimensioni in su (Smale) e nel 1981 è stata dimostrata per varietà quadridimensionali (Freedman). Manca la dimostrazione per le varietà tridimensionali. Questo problema è stato risolto dal russo Grigorij Jakovlevič Perel'man nel 2003.
LA CONGETTURA DI BIRCH E SWINNERTON-DYER – Tale congettura riguarda le “curve ellittiche”. Una sua dimostrazione avrebbe ripercussioni su tutta la matematica moderna. Prima del 1994 non era nemmeno sicuro che la congettura avesse davvero senso.
LA CONGETTURA DI HODGE – Con ogni probabilità è il problema meno accessibile, poiché si tratta di una questione altamente tecnica e “non c’è nemmeno un reale consenso riguardo a ciò che essa effettivamente sostiene”. Una dimostrazione della congettura stabilirebbe un collegamento fondamentale fra le tre discipline della geometria algebrica, dell’analisi e della topologia. Hodge espose la sua congettura nel discorso pronunciato all’International Congress of Mathematicians, tenutosi nel 1950 in Inghilterra. Attualmente, non esiste alcuna prova che indichi la correttezza dell’intuizione di Hodge.
Il 24 maggio 2000, durante un Convegno a Parigi, il Clay Mathematics Institute annuncia la messa in palio di sette premi da un milione di dollari, per la soluzione di altrettanti problemi di matematica rimasti irrisolti e giudicati da una commissione internazionale di matematici i sette più difficili e importanti fra quelli ancora da sciogliere. “I problemi del Millennio potrebbero non dare l’idea di dove sia diretta la matematica, ma ci offrono un’eccellente istantanea che mostra dove si trovino, oggi, le sue frontiere”.
All'origine de "I problemi del millennio" c'è una bella storia dal sapore ottocentesco. Un uomo d'affari di Boston, Landon T. Clay, che curiosamente non è un matematico, essendo laureato in inglese a Boston, ha fondato il Clay Mathematics Institute e, più recentemente, i Millennium Awards. L'istituto e i premi hanno come finalità il promuovere e sostenere la ricerca matematica e possono contare su un comitato scientifico di alto livello. Il 24 maggio del 2000, in una sala del Collège de France a Parigi, venne annunciato al mondo che l'istituto bandiva un premio di sette milioni di dollari destinati a coloro che fossero riusciti a risolvere i sette più difficili problemi matematici rimasti aperti. Per la precisione, il premio era suddiviso in sette premi, e ognuno di essi sarebbe andato a chi fosse riuscito a risolvere per primo ognuno di tali problemi. L'annuncio fu fatto a Parigi per una ragione storica, in quanto proprio lì, nel 1900, in un congresso internazionale di matematica, David Hilbert aveva elencato i ventitré problemi più importanti che ancora rimanevano irrisolti. Nel corso del secolo successivo molti matematici accettarono la sfida e nel 2000 i problemi di Hilbert erano stati risolti tutti tranne uno, dando a ognuno di coloro che vi si era cimentato con successo una fama paragonabile a quella del premio Nobel. Il Clay Institute si ispirò alla sfida di Hilbert aggiungendo un ingrediente in più, che forse, può non essere sufficiente a motivare un matematico ad affrontare un'impresa molto lunga e difficile, ma è più che sufficiente ad accendere la fantasia e attirare l'attenzione dei profani: il premio di un milione di dollari.
I sette problemi sono i seguenti:
L’IPOTESI DI RIEMANN – Essa costituisce l’ultimo problema rimasto irrisolto della lista di Hilbert del 1900. Le sue origini risalgono alla distribuzione dei numeri primi nella successione dei numeri naturali. Nel 1740 Eulero introdusse una funzione denominata con la lettera greca “zeta” (z): Riemann usò tale funzione per indagare il modello di distribuzione dei numeri primi e il suo lavoro fornì un solido legame con la geometria del piano complesso. L’ipotesi di Riemann ha implicazioni importanti per la nostra conoscenza dei numeri primi, ma anche per la sicurezza di Internet. Per lungo tempo si è nutrita la speranza che Riemann avesse lasciato un indizio sepolto da qualche parte fra i suoi appunti, ma inutilmente: non potremo mai sapere con sicurezza in che modo arrivò alle sue conclusioni. La maggior parte dei matematici ritiene che la congettura sia vera.
LA TEORIA DI YANG-MILLS E L’IPOTESI DEL GAP DI MASSA – Il secondo problema del Millennio è un enigma specifico che i matematici dovranno risolvere per dimostrarsi all’altezza della sfida lanciata loro dai fisici. La teoria di Yang-Mills (anni Cinquanta) è un primo passo verso la Grande Teoria Unificata. Nella QFT (Quantum Field Theory), la matematica coinvolge il concetto di simmetria: Yang e Mills lavorarono in questa direzione. Nessuno finora è stato in grado di risolvere le loro equazioni: i fisici le usano per formulare regole con le quali calcolare vari numeri chiave in un modo “approssimato”. “La sua soluzione segnerebbe l’inizio di un’area della matematica nuova e fondamentale, caratterizzata da profonde e importanti implicazioni con la nostra attuale conoscenza dell’universo”.
IL PROBLEMA P VERSUS NP – Per l’autore, è il problema che ha maggiori probabilità di essere risolto da un “dilettante sconosciuto”: riguarda l’efficienza che i computer possono raggiungere nell’eseguire certi tipi di compito. Riferendosi al problema del commesso viaggiatore, i matematici puri cercarono di determinare quanto efficientemente un computer potesse eseguire un particolare compito. Per distinguere i processi, i matematici proposero una classificazione dei problemi: tra quelli risolvibili in un tempo polinomiale e quelli risolvibili in un tempo esponenziale, inserirono i problemi risolvibili in un tempo polinomiale non deterministico, o per brevità NP.
LE EQUAZIONI DI NAVIER-STOKES – Basandosi sul lavoro di Bernoulli, Eulero formulò una serie di equazioni la cui soluzione descrive il moto di un fluido non viscoso. Nel 1882 Navier introdusse nelle equazioni di Eulero una correzione e, qualche anno dopo, Stokes ne ottenne una derivazione corretta. Grazie al lavoro di Navier e Stokes, alla fine del diciannovesimo secolo sembrava che i matematici fossero sul punto di elaborare una teoria completa della fluidodinamica. Ma nessuno, finora, è riuscito a trovare una formula che risolva le equazioni di Navier-Stokes: non solo, nessuno è riuscito a dimostrare che tale soluzione esista. “I progressi compiuti verso una soluzione delle equazioni di Navier-Stokes sono stati finora talmente piccoli che il Clay Institute assegnerà il premio da un milione di dollari al risolutore di una qualsiasi delle varianti del problema.”.
LA CONGETTURA DI POINCARÉ –La congettura emerge per caso, da un errore compiuto all’inizio dell’indagine di Poincaré nella topologia. Nei primi anni del ventesimo secolo, Poincaré e altri matematici si accinsero a classificare gli analoghi delle superfici a più dimensioni, che chiamarono “varietà”. La congettura è stata dimostrata nel 1960 per varietà da cinque dimensioni in su (Smale) e nel 1981 è stata dimostrata per varietà quadridimensionali (Freedman). Manca la dimostrazione per le varietà tridimensionali. Questo problema è stato risolto dal russo Grigorij Jakovlevič Perel'man nel 2003.
LA CONGETTURA DI BIRCH E SWINNERTON-DYER – Tale congettura riguarda le “curve ellittiche”. Una sua dimostrazione avrebbe ripercussioni su tutta la matematica moderna. Prima del 1994 non era nemmeno sicuro che la congettura avesse davvero senso.
LA CONGETTURA DI HODGE – Con ogni probabilità è il problema meno accessibile, poiché si tratta di una questione altamente tecnica e “non c’è nemmeno un reale consenso riguardo a ciò che essa effettivamente sostiene”. Una dimostrazione della congettura stabilirebbe un collegamento fondamentale fra le tre discipline della geometria algebrica, dell’analisi e della topologia. Hodge espose la sua congettura nel discorso pronunciato all’International Congress of Mathematicians, tenutosi nel 1950 in Inghilterra. Attualmente, non esiste alcuna prova che indichi la correttezza dell’intuizione di Hodge.
domenica 23 maggio 2021
#Almanaccoquotidiano, a cura di #MarioBattacchi
Buongiorno, oggi è il 23 maggio.
Il 23 maggio 1945 Heirich Himmler, catturato dagli Alleati, si suicida.
Il gerarca nazista Heinrich Himmler, nato il 7 ottobre 1900, è considerato dagli storici l'anima nera di quello sciagurato regime, il carnefice più spietato e cinico, nonché il folle pianificatore dei campi di sterminio, ritratto confermato da lui stesso, dato che amava dire di essere "un boia senza pietà".
Secondo di tre figli, il padre era docente al ginnasio di Monaco, mentre la madre era una casalinga molto premurosa nei confronti dei figli. Entrambi i genitori erano fermi credenti cattolici e provvidero alla formazione culturale dei figli, che, appunto per questo motivo, erano fra i primi delle rispettive classi alle quali erano iscritti. Allo scoppio della prima guerra mondiale Himmler aveva quattordici anni. Seguì da vicino gli avvenimenti e spinse i genitori a mandarlo al fronte come ufficiale, date le loro amicizie fra gli aristocratici. Tuttavia La guerra finì prima che gli fosse data quest'opportunità. Himmler rimase mortificato dall'improvvisa sconfitta tedesca e dalle umilianti condizioni di pace imposte alla nuova repubblica. Fu questa la causa del suo cambiamento da ragazzo modello a quello che poi è diventato.
Nel 1923 partecipò al fallito colpo di Stato di Monaco da parte di Hitler. In questo periodo l'ideologia di Himmler si mescolò all'ambizione di far carriera. Si iscrisse alle SS nel 1925. Le qualità organizzative e burocratiche di Himmler furono immediatamente apprezzate. Le SS crebbero insieme all'avanzare della carriera di Himmler, che, nel 1929, ne divenne il capo. Il 3 luglio 1928 Himmler sposava Margarete Boden, che in seguito gli diede una figlia.
Le SS, erano inizialmente uno sparuto drappello di uomini, inglobato all'interno delle affermate SA, le squadre d'assalto paramilitari del partito nazional-socialista guidate da Rohm, ma ben presto le cose cambiarono: le SS e la loro guida aumentarono sempre di più il loro prestigio e la loro importanza agli occhi del fuhrer, finchè, il 30 giugno 1934, in quella che fu la "notte dei lunghi coltelli", Rohm e i suoi luogotenenti furono barbaramente trucidati, per ordine di Hitler e dietro congiura dello stesso Himmler.
Da quel momento le SA furono soppiantate dalle sempre più numerose SS, che sarebbero divenute tristemente note per la loro crudeltà e per le agghiaccianti rappresaglie a cui diedero vita, nel corso del loro operato. Le SS furono, dunque, le milizie paramilitari del grande Reich ed Himmler il loro feroce condottiero: erano soldati necessariamente ed obbligatoriamente di puro sangue ariano, dalle nere uniformi che non smisero mai di seminare il panico nell'Europa occupata. Nel loro cappello era raffigurato un teschio, simbolo di morte e di terrore, nei loro pugnali era inciso il farneticante motto "il mio onore è la fedeltà". Il progetto di Himmler diventò quello di svincolare le sue SS dal controllo dello Stato e del Partito Nazista, perciò creò uno Stato nello Stato che ben presto avrebbe terrorizzato sia i nemici del regime che i suoi avversari personali. Hitler, stranamente, lo lasciò fare. Per volere di Himmler le SS cambiarono organizzazione e si diversificarono molto.
Dopo la presa del potere da parte dei nazisti, Himmler fu nominato capo della polizia politica della Baviera. Grazie al suo ruolo di prestigio nelle SS, divenne in pratica capo anche delle polizie delle altre regioni tedesche. Nel 1933 creò il primo campo di concentramento a Dachau, costruito sull'area dell'ex fabbrica di munizioni e polvere da sparo di Dachau nelle vicinanze di Monaco, allo scopo di diminuire il numero dei prigionieri nelle prigioni. Questo luogo, destinato ad accogliere tutti i prigionieri politici della Baviera, fu subito definito dalle SS " campo di concentramento"( KZ Konentrationlager). Nei dodici anni della sua esistenza vi sono stati registrati più di duecentomila prigionieri, ma non è possibile stabilire il numero dei deportati non registrati. Dachau fu un campo "modello" nel quale furono sperimentate e messe a punto le più raffinate tecniche di annientamento fisico e psichico degli oppositori del regime. Poco prima della liberazione le SS distrussero gran parte dei loro documenti ufficiali, per evitare che essi potessero venire usati come prova a loro carico.
Con la guerra Himmler poté attuare in pieno il programma di sterminio cosicché alla vigilia dell'invasione dell'Unione Sovietica il suo potere era incontrastato. Nel 1941 creò, insieme a Heydrich, gli Einsatzgruppen, unità di sterminio in unione sovietica. In seguito (1943) assommò ai suoi poteri anche quello di Ministro degli Interni ottenendo così il controllo totale della macchina repressiva tedesca. Quando le speranze di vincere la guerra divennero nulle per la Germania, tentò di intavolare una pace con gli angloamericani. Venutone a conoscenza, Hitler lo destituì. Dopo la resa della Germania Himmler assunse una falsa identità, tentò la fuga ma venne arrestato dagli inglesi e pochi giorni dopo si suicidò.
sabato 22 maggio 2021
#Almanaccoquotidiano, a cura di #MarioBattacchi
Buongiorno, oggi è il 22 maggio.
Il 22 maggio 1937 iniziano i lavori per la costruzione dell'E42, il quartiere di Roma che voleva celebrare il ventennale del fascismo nel 1942.
Le origini del quartiere Eur sono imputabili all'Esposizione Universale. L'idea dell'Esposizione nasce nel 1935, durante il regime fascista, quando il governatore di Roma Giuseppe Bottai espone a Mussolini il suo progetto di una esposizione universale in cui possa essere rappresentata ed esaltata la civiltà italiana. A Mussolini l'idea piacque e decise di programmarla per l'anno 1942, in concomitanza con il ventennale del fascismo.
La prima fase per la preparazione dell'evento fu quella di scegliere un'area da adibire all'Esposizione. Inizialmente furono prese in considerazione tre zone: l'area delle Tre Fontane, la Magliana e Ostia. La Magliana fu quasi subito scartata a causa dell'umidità e delle piene del Tevere; in seguito fu scartata anche Ostia a causa delle spese eccessive per realizzare un settore marino dell'Esposizione. La scelta finale ricadde, dunque, sull'area delle Tre Fontane e venne ufficializzata il 15 dicembre del 1936.
La nuova zona aveva l'obiettivo di costituire un allargamento della città verso il mare, seguendo la direzione della Via Imperiale (oggi Via Cristoforo Colombo) e doveva avere un'impronta fascista. L'imponenza e l'architettura dei palazzi, infatti, si rifa ai fasti dell'antico Impero Romano.
Nel gennaio del 1937 fu istituito un Ente autonomo per progettare la nuova area e l'incarico venne affidato agli architetti Pagano, Piacentini, Piccinato, Rossi e Vietti.
I lavori procedettero molto spediti e già nell'aprile dello stesso anno il progetto era pronto: la zona occupava 400 ettari e prevedeva la costruzione di padiglioni e strutture permanenti. Due aspetti erano estremamente curati: la scenografia e le aree verdi.
Il 26 giugno del 1937 il Commissario generale dell'Ente E42, Vittorio Cini, mostra a Mussolini alcune foto con vedute aeree della zona individuata per l'Esposizione. Nell'area si trovavano alcune baracche di famiglie povere e, per procedere allo sgombero e alla costruzione di nuove abitazioni per accogliere gli sfollati, passarono circa due anni.
Il progetto definitivo fu pronto, quindi, solo nel 1939 ma ormai era scoppiata la guerra, i lavori subirono forti rallentamenti e, nel 1942, anno in cui avrebbe dovuto tenersi L'Esposizione Universale, furono definitivamente interrotti.
Dopo l'istituzione dell'Ente E42 ci si aspettava un rapido sviluppo del progetto e della sua realizzazione, ma in realtà i lavori subirono rallentamenti soprattutto a causa di polemiche e discordie tra gli addetti ai lavori. L'unica cosa su cui concordavano tutti era l'idea di costruire una città autonoma e indipendente che non fosse dedicata esclusivamente all'Esposizione Universale, ma che potesse durare nel tempo.
Nel frattempo l'architetto Piacentini aveva preso il sopravvento sugli altri e si dedicò a delineare quelle che dovevano essere le linee guida del progetto: ampi spazi verdi e imponenti effetti scenografici. L'idea era quella di costruire una città del futuro coniugando modernità e architettura classica dell'Impero Romano, e fu realizzata grazie alla creazione di ampi spazi, all'uso massiccio di marmi, vetri e fontane. L'esempio più indicativo di tutto ciò è oggi visibile nell'area intorno a Piazza Marconi (allora Piazza Imperiale).
Il progetto di Piacentini fu firmato anche dagli altri architetti e fu approvato da Mussolini l'8 aprile del 1937. Nell'occasione venne effettuato un sopralluogo e la piantagione simbolica dei pini.
Alla fine del 1937 l'architetto Piacentini scrisse al vice Presidente dell'E42, Vittorio Cini, e con una lettera del 6 dicembre chiese di diventare capo del Servizio Architettura. La risposta di Cini fu celere e il 13 dicembre Piacentini fu nominato Sovrintendente ai Servizi dell'Architettura. Da quel momento il gruppo si sciolse definitivamente e agli altri quattro architetti vennero assegnati compiti molto marginali.
L'attività dell'Ente E42 comunque procedette spedita, ma le polemiche, soprattutto da parte di riviste specializzate, furono numerose. In questi anni, infatti, furono progettati e iniziati i lavori per alcune delle costruzioni che ancora oggi sono considerati i simboli rappresentativi dell'Eur: il Palazzo della Civiltà Italiana, il Palazzo dei Ricevimenti e dei Congressi, la Piazza Imperiale con l'Obelisco dedicato a Marconi, la Basilica di SS Pietro e Paolo e il laghetto.
Dopo la fine della guerra la situazione all'Eur era disastrosa: solo pochi palazzi del progetto dell'E42 erano rimasti in piedi e, anche per il fatto che erano riconducibil a un'epoca, quella fascista, che si voleva decisamente dimenticare, si pensò di raderli al suolo. Questa operazione non fu eseguita e i palazzi sono rimasti in piedi ancora oggi.
Nei primi anni si cercò innanzitutto di riqualificare la zona; nel 1951 si decise di cambiare il nome che diventò Eur (sia perché sigla di Esposizione Universale Roma, sia per dare una dimensione europea). Viene nominato quale Commissario Straordinario dell'Ente Virgilio Testa che volle subito riconvertire il quartiere in zona residenziale e amministrativa.
Nel 1952 venne realizzato un piano per costruire nuovi edifici, piano che venne rielaborato nel 1954 in vista dei Giochi Olimpici del 1960.
Nel 1953 venne trasferita la Fiera di Roma da Piazzale Clodio all'Eur, venne allestita la Mostra dell'Agricoltura e, per l'occasione, venne inaugurato il tratto della metropolitana tra la Stazione Ostiense e la Magliana (linea che sarà completata due anni dopo).
Il progetto per la riqualificazione dell'area è stato probabilmente realizzato da Piacentini, aiutato dal suo collaboratore Giorgio Calza Bini. In quegli anni furono costruiti nuovi palazzi dall'aspetto moderno con infissi e vetri scuri (gli esempi più evidenti sono il Palazzo dell'Eni, progettato dagli architetti Bacilugo, Finzi, Nova e Ratti, e il Palazzo della Confindustria. Per i Giochi Olimpici furono realizzate tre opere molto importanti: il Velodromo (progettato da Ligini, Ortensi e Ricci), il Fungo (serbatoio di acqua) e il Palazzo dello Sport (progettato da Nervi e Piacentini).
Al termine dei Giochi Olimpici ci fu una sorta di decadimento di interesse per l'Eur, ma intorno agli anni '80 la situazione cambiò di nuovo e ripresero le attività, ancora oggi in corso, per affermare sempre più l'Eur come centro congressuale e amministrativo.
Il 22 maggio 1937 iniziano i lavori per la costruzione dell'E42, il quartiere di Roma che voleva celebrare il ventennale del fascismo nel 1942.
Le origini del quartiere Eur sono imputabili all'Esposizione Universale. L'idea dell'Esposizione nasce nel 1935, durante il regime fascista, quando il governatore di Roma Giuseppe Bottai espone a Mussolini il suo progetto di una esposizione universale in cui possa essere rappresentata ed esaltata la civiltà italiana. A Mussolini l'idea piacque e decise di programmarla per l'anno 1942, in concomitanza con il ventennale del fascismo.
La prima fase per la preparazione dell'evento fu quella di scegliere un'area da adibire all'Esposizione. Inizialmente furono prese in considerazione tre zone: l'area delle Tre Fontane, la Magliana e Ostia. La Magliana fu quasi subito scartata a causa dell'umidità e delle piene del Tevere; in seguito fu scartata anche Ostia a causa delle spese eccessive per realizzare un settore marino dell'Esposizione. La scelta finale ricadde, dunque, sull'area delle Tre Fontane e venne ufficializzata il 15 dicembre del 1936.
La nuova zona aveva l'obiettivo di costituire un allargamento della città verso il mare, seguendo la direzione della Via Imperiale (oggi Via Cristoforo Colombo) e doveva avere un'impronta fascista. L'imponenza e l'architettura dei palazzi, infatti, si rifa ai fasti dell'antico Impero Romano.
Nel gennaio del 1937 fu istituito un Ente autonomo per progettare la nuova area e l'incarico venne affidato agli architetti Pagano, Piacentini, Piccinato, Rossi e Vietti.
I lavori procedettero molto spediti e già nell'aprile dello stesso anno il progetto era pronto: la zona occupava 400 ettari e prevedeva la costruzione di padiglioni e strutture permanenti. Due aspetti erano estremamente curati: la scenografia e le aree verdi.
Il 26 giugno del 1937 il Commissario generale dell'Ente E42, Vittorio Cini, mostra a Mussolini alcune foto con vedute aeree della zona individuata per l'Esposizione. Nell'area si trovavano alcune baracche di famiglie povere e, per procedere allo sgombero e alla costruzione di nuove abitazioni per accogliere gli sfollati, passarono circa due anni.
Il progetto definitivo fu pronto, quindi, solo nel 1939 ma ormai era scoppiata la guerra, i lavori subirono forti rallentamenti e, nel 1942, anno in cui avrebbe dovuto tenersi L'Esposizione Universale, furono definitivamente interrotti.
Dopo l'istituzione dell'Ente E42 ci si aspettava un rapido sviluppo del progetto e della sua realizzazione, ma in realtà i lavori subirono rallentamenti soprattutto a causa di polemiche e discordie tra gli addetti ai lavori. L'unica cosa su cui concordavano tutti era l'idea di costruire una città autonoma e indipendente che non fosse dedicata esclusivamente all'Esposizione Universale, ma che potesse durare nel tempo.
Nel frattempo l'architetto Piacentini aveva preso il sopravvento sugli altri e si dedicò a delineare quelle che dovevano essere le linee guida del progetto: ampi spazi verdi e imponenti effetti scenografici. L'idea era quella di costruire una città del futuro coniugando modernità e architettura classica dell'Impero Romano, e fu realizzata grazie alla creazione di ampi spazi, all'uso massiccio di marmi, vetri e fontane. L'esempio più indicativo di tutto ciò è oggi visibile nell'area intorno a Piazza Marconi (allora Piazza Imperiale).
Il progetto di Piacentini fu firmato anche dagli altri architetti e fu approvato da Mussolini l'8 aprile del 1937. Nell'occasione venne effettuato un sopralluogo e la piantagione simbolica dei pini.
Alla fine del 1937 l'architetto Piacentini scrisse al vice Presidente dell'E42, Vittorio Cini, e con una lettera del 6 dicembre chiese di diventare capo del Servizio Architettura. La risposta di Cini fu celere e il 13 dicembre Piacentini fu nominato Sovrintendente ai Servizi dell'Architettura. Da quel momento il gruppo si sciolse definitivamente e agli altri quattro architetti vennero assegnati compiti molto marginali.
L'attività dell'Ente E42 comunque procedette spedita, ma le polemiche, soprattutto da parte di riviste specializzate, furono numerose. In questi anni, infatti, furono progettati e iniziati i lavori per alcune delle costruzioni che ancora oggi sono considerati i simboli rappresentativi dell'Eur: il Palazzo della Civiltà Italiana, il Palazzo dei Ricevimenti e dei Congressi, la Piazza Imperiale con l'Obelisco dedicato a Marconi, la Basilica di SS Pietro e Paolo e il laghetto.
Dopo la fine della guerra la situazione all'Eur era disastrosa: solo pochi palazzi del progetto dell'E42 erano rimasti in piedi e, anche per il fatto che erano riconducibil a un'epoca, quella fascista, che si voleva decisamente dimenticare, si pensò di raderli al suolo. Questa operazione non fu eseguita e i palazzi sono rimasti in piedi ancora oggi.
Nei primi anni si cercò innanzitutto di riqualificare la zona; nel 1951 si decise di cambiare il nome che diventò Eur (sia perché sigla di Esposizione Universale Roma, sia per dare una dimensione europea). Viene nominato quale Commissario Straordinario dell'Ente Virgilio Testa che volle subito riconvertire il quartiere in zona residenziale e amministrativa.
Nel 1952 venne realizzato un piano per costruire nuovi edifici, piano che venne rielaborato nel 1954 in vista dei Giochi Olimpici del 1960.
Nel 1953 venne trasferita la Fiera di Roma da Piazzale Clodio all'Eur, venne allestita la Mostra dell'Agricoltura e, per l'occasione, venne inaugurato il tratto della metropolitana tra la Stazione Ostiense e la Magliana (linea che sarà completata due anni dopo).
Il progetto per la riqualificazione dell'area è stato probabilmente realizzato da Piacentini, aiutato dal suo collaboratore Giorgio Calza Bini. In quegli anni furono costruiti nuovi palazzi dall'aspetto moderno con infissi e vetri scuri (gli esempi più evidenti sono il Palazzo dell'Eni, progettato dagli architetti Bacilugo, Finzi, Nova e Ratti, e il Palazzo della Confindustria. Per i Giochi Olimpici furono realizzate tre opere molto importanti: il Velodromo (progettato da Ligini, Ortensi e Ricci), il Fungo (serbatoio di acqua) e il Palazzo dello Sport (progettato da Nervi e Piacentini).
Al termine dei Giochi Olimpici ci fu una sorta di decadimento di interesse per l'Eur, ma intorno agli anni '80 la situazione cambiò di nuovo e ripresero le attività, ancora oggi in corso, per affermare sempre più l'Eur come centro congressuale e amministrativo.
venerdì 21 maggio 2021
#Almanaccoquotidiano, a cura di #MarioBattacchi
Buongiorno, oggi è il 21 maggio.
Secondo la tradizione dei latini, al 21 maggio cade una delle quattro festività di Agonalia, in particolare quella del 21 maggio dedicata a Veiove.
Il nome Agonalia, secondo Festo (Agonium) deriverebbe da Agones "monti", essendo in origine chiamati così tutti i sacrifici che si celebravano sui monti.
La celebrazione consisteva nel sacrificio di un ariete nero nella Regia da parte del re dei sacrifici e questo ha fatto desumere che si trattasse di una festa molto antica e molto importante, in quanto in origine è probabile che fosse celebrata dallo stesso re di Roma. La tradizione romana attribuiva infatti l'istituzione di tali festività a Numa Pompilio.
Veiove (latino Vediovis) è un dio romano, oggetto di culto fin da età molto antica ma la cui esatta natura non è del tutto chiara.
Sappiamo che Veiove è il protettore dell'Asylum, il bosco sacro di rifugio che si trovava nella sella del Campidoglio (inter duos lucos, cioè " tra i due boschi sacri").
Il dio è raffigurato con un pilum ("giavellotto") e una capra. Il pilum (collegato a Pilumnus) sarebbe il simbolo del fulmine e la capra (collegata a Fauno e Fauna) sarebbe il simbolo della fecondità. Aulo Gellio descrive la statua di culto nel tempio sul Campidoglio, come un dio giovane armato di arco e frecce, con accanto una capra che gli era sacrificata.
Nel 194 a.C. gli fu dedicato anche un santuario nella parte nord dell'Isola Tiberina.
Secondo la tradizione dei latini, al 21 maggio cade una delle quattro festività di Agonalia, in particolare quella del 21 maggio dedicata a Veiove.
Il nome Agonalia, secondo Festo (Agonium) deriverebbe da Agones "monti", essendo in origine chiamati così tutti i sacrifici che si celebravano sui monti.
La celebrazione consisteva nel sacrificio di un ariete nero nella Regia da parte del re dei sacrifici e questo ha fatto desumere che si trattasse di una festa molto antica e molto importante, in quanto in origine è probabile che fosse celebrata dallo stesso re di Roma. La tradizione romana attribuiva infatti l'istituzione di tali festività a Numa Pompilio.
Veiove (latino Vediovis) è un dio romano, oggetto di culto fin da età molto antica ma la cui esatta natura non è del tutto chiara.
Sappiamo che Veiove è il protettore dell'Asylum, il bosco sacro di rifugio che si trovava nella sella del Campidoglio (inter duos lucos, cioè " tra i due boschi sacri").
Il dio è raffigurato con un pilum ("giavellotto") e una capra. Il pilum (collegato a Pilumnus) sarebbe il simbolo del fulmine e la capra (collegata a Fauno e Fauna) sarebbe il simbolo della fecondità. Aulo Gellio descrive la statua di culto nel tempio sul Campidoglio, come un dio giovane armato di arco e frecce, con accanto una capra che gli era sacrificata.
Nel 194 a.C. gli fu dedicato anche un santuario nella parte nord dell'Isola Tiberina.
giovedì 20 maggio 2021
#Almanaccoquotidiano, a cura di #MarioBattacchi
Buongiorno, oggi è il 20 maggio.
Alle 04:03:52 del 20 maggio 2012 un forte sisma della durata di venti secondi di magnitudo del momento sismico pari a 5.9, preceduto qualche ora prima (esattamente alle 01:13 e alle 01:42) da due scosse di MI 4,1 (Mw 3,98) e 2,2, si è fatto sentire in tutto il Nord e parte del Centro Italia, facendo risvegliare la maggior parte delle persone, con epicentro a Finale Emilia a 6,3 km di profondità (distretto sismico: Pianura Padana emiliana). Il terremoto è stato avvertito dai sismografi di tutta Italia, ma le regioni in cui è stato avvertito dalla popolazione sono: Emilia-Romagna, Veneto, Lombardia, Liguria, Piemonte, Valle d'Aosta, Trentino-Alto Adige, Friuli-Venezia Giulia, Toscana, Marche, Umbria.
Il sisma ha provocato 7 morti accertati, circa 50 feriti, 5000 sfollati e ingenti danni al patrimonio culturale a causa dei molti crolli di palazzi storici, aziende agricole e fabbriche. Il sisma ha provocato fenomeni diffusi di liquefazione delle sabbie, che hanno interessato ampie aree a San Carlo di Sant'Agostino, Mirabello, Finale Emilia e San Felice sul Panaro. Tali fenomeni si sono verificati anche a seguito delle scosse del 29 maggio nelle aree di Cavezzo e Moglia, causando il crollo di alcuni edifici anche di recente costruzione.
Successivamente ci sono state nuove scosse: di 4,8 (alle 04:06, epicentro: Finale Emilia), di 5.1 (alle 04:07, epicentro: Bondeno), di 4,3 (alle 04:11 e alle 04:12, epicentri: Bondeno e Finale Emilia) e di 4,0 (alle 04:35 e alle 04:39, epicentri: Vigarano Mainarda e Finale Emilia). Una nuova forte scossa tellurica di 4,9 è stata avvertita a partire da San Felice sul Panaro alle ore 05:02 (ora italiana). Altre scosse di notevole intensità si sono avvertite alle ore 11:13, 15:18 e 15:21 rispettivamente di 4,2, 5,1 e 4,1 a Finale Emilia, Vigarano Mainarda e Bondeno. Alle 19:37 dello stesso giorno si è verificata inoltre una nuova scossa di magnitudo 4,5 con epicentro nei pressi di Bondeno. Un'altra scossa di 4,1 si è fatta sentire il 21 maggio alle 16:37 con epicentro in Finale Emilia. Il 23 maggio alle 23:41 un'altra scossa moderata di magnitudo 4,3 fa tornare il panico tra la gente. Il 25 maggio alle 15:14 un'altra scossa più debole, di 4,0 gradi della scala Richter è stata avvertita dalla popolazione.
L'area interessata dall'innesco del sisma è una delle tante aree sismogeniche prossime alle zone dell'Appennino, classificata a livello 3 della scala di riferimento del rischio sismico. Il complesso sistema di faglie che si diramano nella bassa pianura emiliana è quello della dorsale di Ferrara, che si raccorda a ovest con quella di Mirandola.
L'Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV) non ha escluso che la seconda scossa di magnitudo 5,8 del 29 maggio, avvenuta a distanza di nove giorni dal primo evento che fu di magnitudo 5.9, possa essere scaturita dall'apertura di una nuova faglia. Secondo questa ipotesi non si tratterebbe di una forte scossa di assestamento del primo terremoto, bensì di un secondo terremoto.
Da un'analisi del meccanismo focale delle scosse di terremoto, risulterebbe che i processi cinematici di tutte le scosse registrate siano concordanti e che non ci siano state attivazioni di faglie discordi. I terremoti sono avvenuti lungo piani di faglia orientati all'incirca in direzione Est-Ovest e con movimento compressivo con una significativa componente trascorrente in direzione Nord-Sud. Tale orientazione è concordante con le strutture regionali di tipo appenninico aventi, in questo settore di catena, un senso di trasporto con vergenza NNE. In particolare la sismicità della sequenza dei terremoti dell'Emilia ha interessato i fronti compressivi più esterni, quali il Fronte Ferrarese ed il Fronte di Mirandola. Quest’ultimo è caratterizzato dalla presenza di una struttura anticlinale, detta appunto anticlinale di Mirandola. Il movimento delle faglie durante il terremoto ha provocato l'accavallamento delle falde appeniniche sepolte, al di sopra della placca adriatica, causando sollevamento del terreno e raccorciamento crostale. Grazie alle immagini radar acquisite e utilizzando l'interferometria differenziale, è stato possibile valutare la deformazione del terreno dopo le scosse del 29 maggio. Con questi dati è stato possibile misurare che il suolo si è sollevato di massimo 12 centimetri nell'area epicentrale, mentre si è abbassato di circa 2-3 centimetri nella zona di Finale Emilia. Queste ultime deformazioni sono probabilmente imputabili a movimenti superficiali di acqua nel sottosuolo.
Per lo studio delle sorgenti sismogenetiche i geologi dell'INGV hanno utilizzato dati geomorfologici e geologico-geofisici con particolare attenzione allo studio dell'idrografia della regione, quest'ultima in quanto elemento sensibile ai più piccoli cambiamenti indotti dall'attività tettonica. Attraverso lo studio del reticolo idrografico sono state rilevate anomalie del drenaggio di origine certamente non antropica. Tali anomalie, confrontate con le strutture delle anticlinali sepolte note dalla letteratura geologica, hanno reso possibile di ipotizzare l'origine di parte di esse e di identificare le strutture attive nel sottosuolo. Dall'ulteriore confronto con le serie storiche relative ai terremoti avvenuti nell'area interessata si può concludere che queste strutture sono sismogenetiche, ossia capaci di generare terremoti. In diversi casi è stato possibile osservare la coincidenza tra la posizione di una anomalia del drenaggio, la presenza di una anticlinale sepolta e la localizzazione di alcuni terremoti riportati nei cataloghi. Una notevole anomalia del drenaggio in un’area priva di sismicità storica nei pressi di Mirandola fu messa in evidenza già dal 2000 rilevandone la correlazione con una importante faglia attiva sepolta. La sequenza sismica con i forti terremoti del 20 e del 29 maggio 2012 ha riattivato porzioni delle sorgenti identificate come ITCS050-Poggio Rusco-Migliarino e ITCS051-Novi-Poggio Renatico. Si ipotizza che queste sorgenti siano all'origine dei terremoti e che siano state la causa in passato del sollevamento delle dorsali di Ferrara e Mirandola che in passato causarono lo spostamento del corso dei fiumi Po, Reno, Secchia e Panaro. In particolare i geologi dell'INGV ipotizzano che la scossa del 29 maggio sia stata originata dalla sorgente ITIS107-Mirandola.
Tutti i sette terremoti con M>5 hanno avuto epicentro posizionato lungo l'asse mediano della struttura tettonica attiva dal punto di vista sismico.
I terremoti del 20 maggio e 29 maggio hanno causato pesanti danni alle costruzioni rurali ed industriali, alle opere di canalizzazione delle acque, nonché agli edifici ed ai monumenti storici ed agli edifici civili di vecchia costruzione in pietra o ciottoli. In particolare sono risultati seriamente danneggiati o parzialmente crollati gran parte dei monumenti e dei luoghi di interesse artistico compresi in un'ampia area, da Mantova a Modena a Ferrara ad alcuni comuni della provincia di Bologna, le cui rispettive province sono risultate essere le più gravemente colpite e danneggiate dagli eventi sismici. In alcuni casi sono stati danneggiati anche edifici ad uso abitativo di recente costruzione; tali danni sono spesso ascrivibili ai diffusi episodi di liquefazione delle sabbie.
I danni del sisma sono stati stimati (relazione inviata alla Commissione UE) in 13 miliardi e 273 milioni di euro. In Emilia‐Romagna la stima è di 12 miliardi e 202 milioni di euro: 676 milioni per i provvedimenti di emergenza; 3 miliardi e 285 milioni di danni all’edilizia residenziale; 5 miliardi e 237 milioni di danni alle attività produttive; 2 miliardi e 75 milioni di anni ai beni storico‐culturali e agli edifici religiosi; la quota restante è suddivisa fra edifici e servizi pubblici e infrastrutture.
Il 22 maggio il governo annuncia lo stanziamento di cinquanta milioni di euro per i danni causati dal terremoto. Con il decreto legge 74/12 il Governo istituisce il Fondo per la ricostruzione delle aree colpite dal sisma del 20-29 maggio 2012 per un importo minimo di 2,5 miliardi, di cui:
500 milioni reperiti tramite aumento delle accise sui carburanti pari a 2 centesimi di euro al litro;
2 miliardi reperiti tra il 2013 ed il 2014 tramite riduzioni delle voci di spesa per l'acquisto di beni e servizi, per il funzionamento della pubblica amministrazione come previsto dagli allegati 1 e 2 della legge 225/92. Il fondo è stato ripartito concedendo il 95% delle somme alla regione Emilia Romagna, il 4.5% alla Regione Lombardia e lo 0.5% alla regione Veneto.
Franco Gabrielli, capo della Protezione Civile, ha annunciato che, dalle ore 19:00 del 29 maggio 2012, è attivo un servizio SMS che permette di donare 2 euro, inviando un messaggio al numero 45500. Con gli SMS solidali è stato possibile raccogliere la cifra di 15,1 milioni di euro. Tale somma è stata ripartita nel seguente modo:
il 95% alla Regione Emilia Romagna pari alla somma di circa 14.3 milioni di euro;
il 4.5% alla Regione Lombardia per l'emergenza sisma nella Provincia di Mantova pari alla somma di circa 680 mila euro;
lo 0.5% alla Regione Veneto per l'emergenza sisma in Alto Polesine pari alla cifra di circa 75 mila euro.
Per quanto riguarda la Regione Emilia-Romagna i fondi disponibili individuati nella somma di 14.3 milioni di euro sono stati suddivisi secondo il seguente metodo:
7 milioni 850 mila euro alla Provincia di Modena per la ricostruzione o ristrutturazione di edifici scolastici, culturali, sportivi, storici e religiosi nei comuni di Bastiglia, Bomporto, Cavezzo, Concordia sulla Secchia, Finale Emilia, Modena, Nonantola, Novi di Modena, Ravarino, San Felice sul Panaro e San Prospero;
2 milioni 750 mila euro alla Provincia di Bologna per la ristrutturazione o il recupero di edifici scolastici, storici e culturali nei comuni di Crevalcore, Galliera, Minerbio, Pieve di Cento e San Giovanni in Persiceto;
2 milioni 400 mila euro alla Provincia di Ferrara per la ristrutturazione o il recupero di edifici scolastici, storici e culturali nei comuni di Bondeno, Cento, Ferrara, Poggio Renatico e Sant'Agostino;
1 milione 350 mila euro alla Provincia di Reggio nell'Emilia per la ristrutturazione o il recupero di edifici storici, religiosi, scolastici e culturali nei comuni di Boretto, Brescello, Correggio, Luzzara e Rolo.
Per quanto riguarda la Regione Lombardia la somma di circa 680 mila euro destinata alla Provincia di Mantova è stata indirizzata al comune di San Benedetto Po per la ristrutturazione dell'Abbazia di San Benedetto in Polirone.
Si prevede, inoltre di impiegare nella ricostruzione i risparmi derivanti dalla riduzione dei contributi pubblici in favore dei partiti politici e dei movimenti politici.
Il 26 maggio papa Benedetto XVI ha voluto aderire simbolicamente alla raccolta di fondi promossa dalla Caritas Italiana per le popolazioni dell'Emilia con un contributo straordinario di 100 mila euro, ai quali ne ha aggiunti altri 500 mila euro il 3 giugno.
Domenica 10 giugno, la CEI ha promosso una colletta in tutte le parrocchie italiane, da destinare alla Caritas Italiana per gli aiuti ai terremotati.
Sua Santità il XIV Dalai Lama, Tenzin Gyatso, che aveva già donato 50.000 dollari alla sezione emiliana della Croce Rossa, durante la visita a Mirandola del 24 giugno 2012 ha annunciato di voler fare un'ulteriore donazione di 50.000 dollari.
Per il 25 giugno è stato organizzato il Concerto per l'Emilia.
Il comune di Salò in collaborazione con la Fondazione Gualtiero Marchesi, chef di fama mondiale, ha raccolto 25 mila euro, attraverso un'iniziativa denominata "Sinfonia di Sapori", da donare al comune di Poggio Rusco per la ricostruzione della Scuola Primaria gravemente lesionata dalle scosse di Maggio.
Lo Stato d’Israele, in persona del vicepremier e ministro degli Esteri israeliano Avigdor Lieberman, ha donato a Mirandola 50.000 euro e quattro casette mobili destinate a neomamme e ai loro neonati, in attesa del ripristino della struttura dell’ospedale cittadino.
A Moglia si è recata in visita l'ACF Fiorentina che ha donato 20 mila euro per la ricostruzione delle scuole gravemente lesionate dal sisma.
Il 4 agosto è stata posata la prima pietra della Scuola Materna di Medolla, gravemente distrutta dal sisma, la cui ricostruzione è stata resa possibile grazie all'associazione "Rock No War", fondata dal cantante Paolo Belli, e da due donazioni dei Consigli Regionali di Toscana e Piemonte che hanno donato rispettivamente le somme di 100 mila euro e 150 mila euro. Un'iniziativa promossa dall'associazione riguarda la vendita del singolo “Noi cantiamo ancora (Com’e’ com’e’)” scritto da Paolo Belli e cantato dallo stesso al Concerto per l'Emilia insieme a cinque ragazzi provenienti da cinque comuni terremotati (Mirandola, Camposanto, Carpi, Cento e Gonzaga).
Il comune di Loano, attraverso una serie di iniziative tra cui il concerto tenutosi dal cantante Ron nello stesso comune, è riuscito a raccogliere circa 32 mila euro da destinare alla ristrutturazione dell'Asilo Nido del comune di Quistello.
Il 28 agosto, il ministero delle finanze della Repubblica della Moldavia ha inviato 14.302,50 euro al Comune di Mirandola.
Le società calcistiche del Bayern Monaco e del Napoli hanno donato rispettivamente 100.000 euro al comune di San Felice sul Panaro.
L'ex calciatore Michele Paramatti ha aperto il sito unamagliaperlemilia.it grazie al quale ha venduto maglie di giocatori famosi raccogliendo circa 12.000 euro da devolvere ai terremotati dell'Emilia. Le maglie vendute sono quelle di Javier Zanetti, Paolo Maldini (Centenario Milan), Beppe Bergomi (Inter 1992), Lilian Thuram (Barcellona), Zlatan Ibrahimović (Juventus), Giorgio Chiellini e Alessandro Diamanti (Euro 2012).
Il 9 settembre si è recata in visita a Medolla la Nazionale di calcio dell'Italia che ha svolto un allenamento nel campo sportivo dello stesso comune. L'intenzione della Nazionale, oltre di essere presente fisicamente e di portare sostegno morale in uno dei comuni maggiormente colpiti dal sisma, era quella di effettuare una donazione alle popolazioni emiliane. Tali fondi verranno utilizzati in particolare per la ricostruzione delle palestre nei comuni di San Possidonio e Mirandola.
Il 16 settembre è stato organizzato in Piazzale Te a Mantova il concerto "Ancora in piedi" a cui hanno partecipato numerosissimi artisti della scena musicale indipendente tra cui Piotta, Cisco e i Rio. Tutto il ricavato del concerto è stato devoluto al comune di Poggio Rusco per l'acquisto dei PC rubati dagli sciacalli nei giorni seguenti le scosse di terremoto del 29 Maggio.
Il 19 settembre, l'Unione europea ha stanziato, su proposta del commissario alla politica regionale Johannes Hahn la somma di 670 milioni di euro, la più alta mai stanziata dal fondo di solidarietà europeo. Le percentuali di attribuzione dei fondi sono state modificate rispetto al riparto previsto per i fondi governativi secondo la seguente ripartizione: il 92% alla regione Emilia Romagna, il 7.6% alla Regione Lombardia e lo 0.4% alla regione Veneto.
Il 22 settembre al Campovolo di Reggio Emilia si sono esibiti i più grandi artisti Emiliani davanti a 150000 persone, con una racconta fondi che ha raggiunto i 4 milioni di euro.
Il 22 settembre è stata posata la prima pietra della nuova scuola media di Sant'Agostino dopo che il vecchio edificio ospitante la secondaria era stato demolito in quanto gravemente lesionato dal sisma del 20 Maggio. La ricostruzione della nuova scuola è stata possibile grazie alla sottoscrizione promossa da QN Il Resto del Carlino e Mediafriends-TG5 che hanno donato la somma riscossa tramite gli SMS ricevuti al comune terremotato.
I ricavi delle vendite del brano Se il mondo fosse, interpretato da Emis Killa, Club Dogo, J-Ax e Marracash, sono stati destinati alla ricostruzione dell’Istituto Superiore Galileo Galilei di Mirandola.
Parte dei proventi del singolo L'italiano balla di Fabri Fibra, verranno destinati alla ricostruzione della scuola media di Sant'Agostino (FE).
Il 20 ottobre il Consorzio di Tutela del Grana Padano ha consegnato a Mirandola l'incasso dell'iniziativa "Grana Padano Solidale" consistente in 2 milioni di euro. Ospiti dell'evento sono stati Alex Zanardi e Carolina Kostner. Il ricavato, ottenuto dalla vendita delle forme di Grana Padano danneggiate attraverso i canali della grande distribuzione, è stato consegnato ai sindaci dei comuni di Cavezzo, Cento, Concordia sulla Secchia, Correggio, Finale Emilia, Gonzaga, Guastalla, Luzzara, Medolla, Mirandola, Moglia, Pegognaga, Quistello, Reggiolo, San Felice sul Panaro, San Possidonio, San Prospero e Sant'Agostino. Obbiettivo dell'iniziativa è la ristrutturazione e la ricostruzione delle scuole nei paesi maggiormente colpiti dal sisma. Inoltre il Consorzio di tutela del Grana Padano in collaborazione con il Consorzio del Prosciutto di San Daniele ha organizzato a San Daniele del Friuli una giornata gastronomica con relativa raccolta fondi per destinare la somma di 50000 euro al comune di Poggio Rusco per la ricostruzione della Scuola Elementare distrutta dal sisma.
Il partito politico italiano Lega Nord ha donato un assegno da un milione di euro al comune terremotato di Bondeno. Tale cifra è stata ottenuta tramite risparmi sui finanziamenti pubblici ai partiti e l'assegno è stato consegnato al sindaco di Bondeno in data 11 Novembre durante una manifestazione tenutasi a Bologna contro il Governo Monti.
Il 25 novembre è stato presentato a Zola Predosa il calendario a scopo benefico per il quale hanno posato varie atlete italiane, partecipanti alle Olimpiadi di Londra 2012, e appartenenti a varie discipline olimpiche. Il ricavato è stato devoluto ai comuni terremotati di Poggio Rusco e Finale Emilia. Nel primo comune il ricavato servirà per la ricostruzione della Scuola Primaria resa gravemente inagibile dalle scosse di Maggio e nel secondo comune la somma verrà devoluta all'Associazione Malati Oncologici.
Il 19 Gennaio 2013 i Sonohra si sono esibiti al Teatro Sociale di Mantova per raccogliere fondi in favore della ricostruzione del comune terremotato di Moglia. Nel mese di Ottobre inoltre avevano registrato il video del loro nuovo singolo "Si chiama libertà" sopra una gru a 41 metri di altezza sul cielo di Moglia.
Malgrado il governo non fosse intenzionato a chiedere aiuti all'estero, vi sono state offerte da parte di Francia, Grecia, Ungheria e Svizzera.
Alle 04:03:52 del 20 maggio 2012 un forte sisma della durata di venti secondi di magnitudo del momento sismico pari a 5.9, preceduto qualche ora prima (esattamente alle 01:13 e alle 01:42) da due scosse di MI 4,1 (Mw 3,98) e 2,2, si è fatto sentire in tutto il Nord e parte del Centro Italia, facendo risvegliare la maggior parte delle persone, con epicentro a Finale Emilia a 6,3 km di profondità (distretto sismico: Pianura Padana emiliana). Il terremoto è stato avvertito dai sismografi di tutta Italia, ma le regioni in cui è stato avvertito dalla popolazione sono: Emilia-Romagna, Veneto, Lombardia, Liguria, Piemonte, Valle d'Aosta, Trentino-Alto Adige, Friuli-Venezia Giulia, Toscana, Marche, Umbria.
Il sisma ha provocato 7 morti accertati, circa 50 feriti, 5000 sfollati e ingenti danni al patrimonio culturale a causa dei molti crolli di palazzi storici, aziende agricole e fabbriche. Il sisma ha provocato fenomeni diffusi di liquefazione delle sabbie, che hanno interessato ampie aree a San Carlo di Sant'Agostino, Mirabello, Finale Emilia e San Felice sul Panaro. Tali fenomeni si sono verificati anche a seguito delle scosse del 29 maggio nelle aree di Cavezzo e Moglia, causando il crollo di alcuni edifici anche di recente costruzione.
Successivamente ci sono state nuove scosse: di 4,8 (alle 04:06, epicentro: Finale Emilia), di 5.1 (alle 04:07, epicentro: Bondeno), di 4,3 (alle 04:11 e alle 04:12, epicentri: Bondeno e Finale Emilia) e di 4,0 (alle 04:35 e alle 04:39, epicentri: Vigarano Mainarda e Finale Emilia). Una nuova forte scossa tellurica di 4,9 è stata avvertita a partire da San Felice sul Panaro alle ore 05:02 (ora italiana). Altre scosse di notevole intensità si sono avvertite alle ore 11:13, 15:18 e 15:21 rispettivamente di 4,2, 5,1 e 4,1 a Finale Emilia, Vigarano Mainarda e Bondeno. Alle 19:37 dello stesso giorno si è verificata inoltre una nuova scossa di magnitudo 4,5 con epicentro nei pressi di Bondeno. Un'altra scossa di 4,1 si è fatta sentire il 21 maggio alle 16:37 con epicentro in Finale Emilia. Il 23 maggio alle 23:41 un'altra scossa moderata di magnitudo 4,3 fa tornare il panico tra la gente. Il 25 maggio alle 15:14 un'altra scossa più debole, di 4,0 gradi della scala Richter è stata avvertita dalla popolazione.
L'area interessata dall'innesco del sisma è una delle tante aree sismogeniche prossime alle zone dell'Appennino, classificata a livello 3 della scala di riferimento del rischio sismico. Il complesso sistema di faglie che si diramano nella bassa pianura emiliana è quello della dorsale di Ferrara, che si raccorda a ovest con quella di Mirandola.
L'Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV) non ha escluso che la seconda scossa di magnitudo 5,8 del 29 maggio, avvenuta a distanza di nove giorni dal primo evento che fu di magnitudo 5.9, possa essere scaturita dall'apertura di una nuova faglia. Secondo questa ipotesi non si tratterebbe di una forte scossa di assestamento del primo terremoto, bensì di un secondo terremoto.
Da un'analisi del meccanismo focale delle scosse di terremoto, risulterebbe che i processi cinematici di tutte le scosse registrate siano concordanti e che non ci siano state attivazioni di faglie discordi. I terremoti sono avvenuti lungo piani di faglia orientati all'incirca in direzione Est-Ovest e con movimento compressivo con una significativa componente trascorrente in direzione Nord-Sud. Tale orientazione è concordante con le strutture regionali di tipo appenninico aventi, in questo settore di catena, un senso di trasporto con vergenza NNE. In particolare la sismicità della sequenza dei terremoti dell'Emilia ha interessato i fronti compressivi più esterni, quali il Fronte Ferrarese ed il Fronte di Mirandola. Quest’ultimo è caratterizzato dalla presenza di una struttura anticlinale, detta appunto anticlinale di Mirandola. Il movimento delle faglie durante il terremoto ha provocato l'accavallamento delle falde appeniniche sepolte, al di sopra della placca adriatica, causando sollevamento del terreno e raccorciamento crostale. Grazie alle immagini radar acquisite e utilizzando l'interferometria differenziale, è stato possibile valutare la deformazione del terreno dopo le scosse del 29 maggio. Con questi dati è stato possibile misurare che il suolo si è sollevato di massimo 12 centimetri nell'area epicentrale, mentre si è abbassato di circa 2-3 centimetri nella zona di Finale Emilia. Queste ultime deformazioni sono probabilmente imputabili a movimenti superficiali di acqua nel sottosuolo.
Per lo studio delle sorgenti sismogenetiche i geologi dell'INGV hanno utilizzato dati geomorfologici e geologico-geofisici con particolare attenzione allo studio dell'idrografia della regione, quest'ultima in quanto elemento sensibile ai più piccoli cambiamenti indotti dall'attività tettonica. Attraverso lo studio del reticolo idrografico sono state rilevate anomalie del drenaggio di origine certamente non antropica. Tali anomalie, confrontate con le strutture delle anticlinali sepolte note dalla letteratura geologica, hanno reso possibile di ipotizzare l'origine di parte di esse e di identificare le strutture attive nel sottosuolo. Dall'ulteriore confronto con le serie storiche relative ai terremoti avvenuti nell'area interessata si può concludere che queste strutture sono sismogenetiche, ossia capaci di generare terremoti. In diversi casi è stato possibile osservare la coincidenza tra la posizione di una anomalia del drenaggio, la presenza di una anticlinale sepolta e la localizzazione di alcuni terremoti riportati nei cataloghi. Una notevole anomalia del drenaggio in un’area priva di sismicità storica nei pressi di Mirandola fu messa in evidenza già dal 2000 rilevandone la correlazione con una importante faglia attiva sepolta. La sequenza sismica con i forti terremoti del 20 e del 29 maggio 2012 ha riattivato porzioni delle sorgenti identificate come ITCS050-Poggio Rusco-Migliarino e ITCS051-Novi-Poggio Renatico. Si ipotizza che queste sorgenti siano all'origine dei terremoti e che siano state la causa in passato del sollevamento delle dorsali di Ferrara e Mirandola che in passato causarono lo spostamento del corso dei fiumi Po, Reno, Secchia e Panaro. In particolare i geologi dell'INGV ipotizzano che la scossa del 29 maggio sia stata originata dalla sorgente ITIS107-Mirandola.
Tutti i sette terremoti con M>5 hanno avuto epicentro posizionato lungo l'asse mediano della struttura tettonica attiva dal punto di vista sismico.
I terremoti del 20 maggio e 29 maggio hanno causato pesanti danni alle costruzioni rurali ed industriali, alle opere di canalizzazione delle acque, nonché agli edifici ed ai monumenti storici ed agli edifici civili di vecchia costruzione in pietra o ciottoli. In particolare sono risultati seriamente danneggiati o parzialmente crollati gran parte dei monumenti e dei luoghi di interesse artistico compresi in un'ampia area, da Mantova a Modena a Ferrara ad alcuni comuni della provincia di Bologna, le cui rispettive province sono risultate essere le più gravemente colpite e danneggiate dagli eventi sismici. In alcuni casi sono stati danneggiati anche edifici ad uso abitativo di recente costruzione; tali danni sono spesso ascrivibili ai diffusi episodi di liquefazione delle sabbie.
I danni del sisma sono stati stimati (relazione inviata alla Commissione UE) in 13 miliardi e 273 milioni di euro. In Emilia‐Romagna la stima è di 12 miliardi e 202 milioni di euro: 676 milioni per i provvedimenti di emergenza; 3 miliardi e 285 milioni di danni all’edilizia residenziale; 5 miliardi e 237 milioni di danni alle attività produttive; 2 miliardi e 75 milioni di anni ai beni storico‐culturali e agli edifici religiosi; la quota restante è suddivisa fra edifici e servizi pubblici e infrastrutture.
Il 22 maggio il governo annuncia lo stanziamento di cinquanta milioni di euro per i danni causati dal terremoto. Con il decreto legge 74/12 il Governo istituisce il Fondo per la ricostruzione delle aree colpite dal sisma del 20-29 maggio 2012 per un importo minimo di 2,5 miliardi, di cui:
500 milioni reperiti tramite aumento delle accise sui carburanti pari a 2 centesimi di euro al litro;
2 miliardi reperiti tra il 2013 ed il 2014 tramite riduzioni delle voci di spesa per l'acquisto di beni e servizi, per il funzionamento della pubblica amministrazione come previsto dagli allegati 1 e 2 della legge 225/92. Il fondo è stato ripartito concedendo il 95% delle somme alla regione Emilia Romagna, il 4.5% alla Regione Lombardia e lo 0.5% alla regione Veneto.
Franco Gabrielli, capo della Protezione Civile, ha annunciato che, dalle ore 19:00 del 29 maggio 2012, è attivo un servizio SMS che permette di donare 2 euro, inviando un messaggio al numero 45500. Con gli SMS solidali è stato possibile raccogliere la cifra di 15,1 milioni di euro. Tale somma è stata ripartita nel seguente modo:
il 95% alla Regione Emilia Romagna pari alla somma di circa 14.3 milioni di euro;
il 4.5% alla Regione Lombardia per l'emergenza sisma nella Provincia di Mantova pari alla somma di circa 680 mila euro;
lo 0.5% alla Regione Veneto per l'emergenza sisma in Alto Polesine pari alla cifra di circa 75 mila euro.
Per quanto riguarda la Regione Emilia-Romagna i fondi disponibili individuati nella somma di 14.3 milioni di euro sono stati suddivisi secondo il seguente metodo:
7 milioni 850 mila euro alla Provincia di Modena per la ricostruzione o ristrutturazione di edifici scolastici, culturali, sportivi, storici e religiosi nei comuni di Bastiglia, Bomporto, Cavezzo, Concordia sulla Secchia, Finale Emilia, Modena, Nonantola, Novi di Modena, Ravarino, San Felice sul Panaro e San Prospero;
2 milioni 750 mila euro alla Provincia di Bologna per la ristrutturazione o il recupero di edifici scolastici, storici e culturali nei comuni di Crevalcore, Galliera, Minerbio, Pieve di Cento e San Giovanni in Persiceto;
2 milioni 400 mila euro alla Provincia di Ferrara per la ristrutturazione o il recupero di edifici scolastici, storici e culturali nei comuni di Bondeno, Cento, Ferrara, Poggio Renatico e Sant'Agostino;
1 milione 350 mila euro alla Provincia di Reggio nell'Emilia per la ristrutturazione o il recupero di edifici storici, religiosi, scolastici e culturali nei comuni di Boretto, Brescello, Correggio, Luzzara e Rolo.
Per quanto riguarda la Regione Lombardia la somma di circa 680 mila euro destinata alla Provincia di Mantova è stata indirizzata al comune di San Benedetto Po per la ristrutturazione dell'Abbazia di San Benedetto in Polirone.
Si prevede, inoltre di impiegare nella ricostruzione i risparmi derivanti dalla riduzione dei contributi pubblici in favore dei partiti politici e dei movimenti politici.
Il 26 maggio papa Benedetto XVI ha voluto aderire simbolicamente alla raccolta di fondi promossa dalla Caritas Italiana per le popolazioni dell'Emilia con un contributo straordinario di 100 mila euro, ai quali ne ha aggiunti altri 500 mila euro il 3 giugno.
Domenica 10 giugno, la CEI ha promosso una colletta in tutte le parrocchie italiane, da destinare alla Caritas Italiana per gli aiuti ai terremotati.
Sua Santità il XIV Dalai Lama, Tenzin Gyatso, che aveva già donato 50.000 dollari alla sezione emiliana della Croce Rossa, durante la visita a Mirandola del 24 giugno 2012 ha annunciato di voler fare un'ulteriore donazione di 50.000 dollari.
Per il 25 giugno è stato organizzato il Concerto per l'Emilia.
Il comune di Salò in collaborazione con la Fondazione Gualtiero Marchesi, chef di fama mondiale, ha raccolto 25 mila euro, attraverso un'iniziativa denominata "Sinfonia di Sapori", da donare al comune di Poggio Rusco per la ricostruzione della Scuola Primaria gravemente lesionata dalle scosse di Maggio.
Lo Stato d’Israele, in persona del vicepremier e ministro degli Esteri israeliano Avigdor Lieberman, ha donato a Mirandola 50.000 euro e quattro casette mobili destinate a neomamme e ai loro neonati, in attesa del ripristino della struttura dell’ospedale cittadino.
A Moglia si è recata in visita l'ACF Fiorentina che ha donato 20 mila euro per la ricostruzione delle scuole gravemente lesionate dal sisma.
Il 4 agosto è stata posata la prima pietra della Scuola Materna di Medolla, gravemente distrutta dal sisma, la cui ricostruzione è stata resa possibile grazie all'associazione "Rock No War", fondata dal cantante Paolo Belli, e da due donazioni dei Consigli Regionali di Toscana e Piemonte che hanno donato rispettivamente le somme di 100 mila euro e 150 mila euro. Un'iniziativa promossa dall'associazione riguarda la vendita del singolo “Noi cantiamo ancora (Com’e’ com’e’)” scritto da Paolo Belli e cantato dallo stesso al Concerto per l'Emilia insieme a cinque ragazzi provenienti da cinque comuni terremotati (Mirandola, Camposanto, Carpi, Cento e Gonzaga).
Il comune di Loano, attraverso una serie di iniziative tra cui il concerto tenutosi dal cantante Ron nello stesso comune, è riuscito a raccogliere circa 32 mila euro da destinare alla ristrutturazione dell'Asilo Nido del comune di Quistello.
Il 28 agosto, il ministero delle finanze della Repubblica della Moldavia ha inviato 14.302,50 euro al Comune di Mirandola.
Le società calcistiche del Bayern Monaco e del Napoli hanno donato rispettivamente 100.000 euro al comune di San Felice sul Panaro.
L'ex calciatore Michele Paramatti ha aperto il sito unamagliaperlemilia.it grazie al quale ha venduto maglie di giocatori famosi raccogliendo circa 12.000 euro da devolvere ai terremotati dell'Emilia. Le maglie vendute sono quelle di Javier Zanetti, Paolo Maldini (Centenario Milan), Beppe Bergomi (Inter 1992), Lilian Thuram (Barcellona), Zlatan Ibrahimović (Juventus), Giorgio Chiellini e Alessandro Diamanti (Euro 2012).
Il 9 settembre si è recata in visita a Medolla la Nazionale di calcio dell'Italia che ha svolto un allenamento nel campo sportivo dello stesso comune. L'intenzione della Nazionale, oltre di essere presente fisicamente e di portare sostegno morale in uno dei comuni maggiormente colpiti dal sisma, era quella di effettuare una donazione alle popolazioni emiliane. Tali fondi verranno utilizzati in particolare per la ricostruzione delle palestre nei comuni di San Possidonio e Mirandola.
Il 16 settembre è stato organizzato in Piazzale Te a Mantova il concerto "Ancora in piedi" a cui hanno partecipato numerosissimi artisti della scena musicale indipendente tra cui Piotta, Cisco e i Rio. Tutto il ricavato del concerto è stato devoluto al comune di Poggio Rusco per l'acquisto dei PC rubati dagli sciacalli nei giorni seguenti le scosse di terremoto del 29 Maggio.
Il 19 settembre, l'Unione europea ha stanziato, su proposta del commissario alla politica regionale Johannes Hahn la somma di 670 milioni di euro, la più alta mai stanziata dal fondo di solidarietà europeo. Le percentuali di attribuzione dei fondi sono state modificate rispetto al riparto previsto per i fondi governativi secondo la seguente ripartizione: il 92% alla regione Emilia Romagna, il 7.6% alla Regione Lombardia e lo 0.4% alla regione Veneto.
Il 22 settembre al Campovolo di Reggio Emilia si sono esibiti i più grandi artisti Emiliani davanti a 150000 persone, con una racconta fondi che ha raggiunto i 4 milioni di euro.
Il 22 settembre è stata posata la prima pietra della nuova scuola media di Sant'Agostino dopo che il vecchio edificio ospitante la secondaria era stato demolito in quanto gravemente lesionato dal sisma del 20 Maggio. La ricostruzione della nuova scuola è stata possibile grazie alla sottoscrizione promossa da QN Il Resto del Carlino e Mediafriends-TG5 che hanno donato la somma riscossa tramite gli SMS ricevuti al comune terremotato.
I ricavi delle vendite del brano Se il mondo fosse, interpretato da Emis Killa, Club Dogo, J-Ax e Marracash, sono stati destinati alla ricostruzione dell’Istituto Superiore Galileo Galilei di Mirandola.
Parte dei proventi del singolo L'italiano balla di Fabri Fibra, verranno destinati alla ricostruzione della scuola media di Sant'Agostino (FE).
Il 20 ottobre il Consorzio di Tutela del Grana Padano ha consegnato a Mirandola l'incasso dell'iniziativa "Grana Padano Solidale" consistente in 2 milioni di euro. Ospiti dell'evento sono stati Alex Zanardi e Carolina Kostner. Il ricavato, ottenuto dalla vendita delle forme di Grana Padano danneggiate attraverso i canali della grande distribuzione, è stato consegnato ai sindaci dei comuni di Cavezzo, Cento, Concordia sulla Secchia, Correggio, Finale Emilia, Gonzaga, Guastalla, Luzzara, Medolla, Mirandola, Moglia, Pegognaga, Quistello, Reggiolo, San Felice sul Panaro, San Possidonio, San Prospero e Sant'Agostino. Obbiettivo dell'iniziativa è la ristrutturazione e la ricostruzione delle scuole nei paesi maggiormente colpiti dal sisma. Inoltre il Consorzio di tutela del Grana Padano in collaborazione con il Consorzio del Prosciutto di San Daniele ha organizzato a San Daniele del Friuli una giornata gastronomica con relativa raccolta fondi per destinare la somma di 50000 euro al comune di Poggio Rusco per la ricostruzione della Scuola Elementare distrutta dal sisma.
Il partito politico italiano Lega Nord ha donato un assegno da un milione di euro al comune terremotato di Bondeno. Tale cifra è stata ottenuta tramite risparmi sui finanziamenti pubblici ai partiti e l'assegno è stato consegnato al sindaco di Bondeno in data 11 Novembre durante una manifestazione tenutasi a Bologna contro il Governo Monti.
Il 25 novembre è stato presentato a Zola Predosa il calendario a scopo benefico per il quale hanno posato varie atlete italiane, partecipanti alle Olimpiadi di Londra 2012, e appartenenti a varie discipline olimpiche. Il ricavato è stato devoluto ai comuni terremotati di Poggio Rusco e Finale Emilia. Nel primo comune il ricavato servirà per la ricostruzione della Scuola Primaria resa gravemente inagibile dalle scosse di Maggio e nel secondo comune la somma verrà devoluta all'Associazione Malati Oncologici.
Il 19 Gennaio 2013 i Sonohra si sono esibiti al Teatro Sociale di Mantova per raccogliere fondi in favore della ricostruzione del comune terremotato di Moglia. Nel mese di Ottobre inoltre avevano registrato il video del loro nuovo singolo "Si chiama libertà" sopra una gru a 41 metri di altezza sul cielo di Moglia.
Malgrado il governo non fosse intenzionato a chiedere aiuti all'estero, vi sono state offerte da parte di Francia, Grecia, Ungheria e Svizzera.
mercoledì 19 maggio 2021
#Almanaccoquotidiano, a cura di #MarioBattacchi
Buongiorno, oggi è il 19 maggio.
Il 19 maggio 1946 nasce a Ascoli Satriano (FG) Michele Placido.
Attore italiano tra i più carismatici e apprezzati degli ultimi vent'anni, Michele Placido vanta una lunga carriera cinematografica e teatrale, oltre ad una positiva esperienza come autore e regista.
E' amato dal pubblico nazionale ma anche conosciuto in tutto il mondo per aver interpretato dal 1984 al 1989 il personaggio del commissario Cattani nei primi quattro capitoli dello sceneggiato "La Piovra" (di Damiano Damiani), la più popolare fiction poliziesca italiana distribuita internazionalmente in moltissimi paesi.
La passione per la recitazione nasce quando solo quattordicenne, Michele Placido recita i dialoghi di Platone nella piazza del suo paese natale. Si forma poi all'Accademia d'Arte Drammatica e debutta in teatro nel 1970 con la trasposizione dell'Orlando Furioso di Ludovico Ariosto, per la regia di Luca Ronconi. Esordisce sul piccolo schermo con "Il Picciotto" (1973) e al cinema con "Romanzo popolare" (1974, di Mario Monicelli, con Ugo Tognazzi e Ornella Muti). Seguono poi "Mio Dio come sono caduta in basso" (1974, Luigi Comencini) e "Marcia trionfale" (1976, di Marco Bellocchio).
Nel "Mosè" di De Bosio (1974) interpreta Caleb. Nel 1980 è protagonista in "Volontari per destinazione ignota" e nel 1983 è Berardo Viola in "Fontamara".
Il successo e la popolarità vengono rinnovati dalla sua interpretazione dell'eroico insegnante protagonista di "Mery per sempre" (1988, di Marco Risi).
Interpreterà anche l'importante ruolo di Giovanni Falcone, magistrato ucciso dalla mafia nella strage di Capaci, nell'omonimo film di Giuseppe Ferrara. Passerà anche dalla parte dei cattivi interpretando il boss mafioso Bernardo Provenzano (2007).
Tra i suoi film ricordiamo "Pizza Connection" (1985), "Lamerica" (1994, di Gianni Amelio), "Padre e figlio" (1994, di Pasquale Pozzessere), "La lupa" (1996, di Gabriele Lavia), "Racket" (1997), "La missione" (1997), "Un uomo perbene" (1999, di Maurizio Zaccaro), "Liberate i pesci" (1999, di Cristina Comencini), "L'odore del sangue" (2004, di Mario Martone), "Arrivederci amore, ciao" (di Michele Soavi), "Le rose del deserto" (2006, di Mario Monicelli), "Piano, solo" (2007, di Riccardo Milani).
Debutta alla regia nel 1989 con "Pummarò", sul problema degli extra-comunitari, presentato al Festival di Cannes del 1990; successivamente dirige "Le amiche del cuore" (1992), di cui firma anche la sceneggiatura, "Un eroe borghese" (1995) e "Del perduto amore", presentato nel 1998 al Festival di Venezia, "Un viaggio chiamato amore" (2002), "Ovunque sei" (2004), "Romanzo criminale" (2005), storia della banda della Magliana tratta dall'omonimo romanzo di Giancarlo De Cataldo, grande successo in Italia, Il grande sogno (2009), film sul '68 parzialmente autobiografico, presentato in concorso alla Mostra del Cinema di Venezia, Vallanzasca - Gli angeli del male (2010), sulla storia del bandito Renato Vallanzasca, Il cecchino (2012) e La scelta (2015).
Dai lavori di Placido emerge uno spiccato interesse per le problematiche sociali, affrontate con grande sensibilità e coraggio.
Ma Michele Placido è attore e autore a 360 gradi e ha dato vita anche a personaggi comici e grotteschi.
Nell'autunno del 2000 è stato protagonista della miniserie di "Tra Cielo e Terra" (RaiUno).
Il 19 maggio 1946 nasce a Ascoli Satriano (FG) Michele Placido.
Attore italiano tra i più carismatici e apprezzati degli ultimi vent'anni, Michele Placido vanta una lunga carriera cinematografica e teatrale, oltre ad una positiva esperienza come autore e regista.
E' amato dal pubblico nazionale ma anche conosciuto in tutto il mondo per aver interpretato dal 1984 al 1989 il personaggio del commissario Cattani nei primi quattro capitoli dello sceneggiato "La Piovra" (di Damiano Damiani), la più popolare fiction poliziesca italiana distribuita internazionalmente in moltissimi paesi.
La passione per la recitazione nasce quando solo quattordicenne, Michele Placido recita i dialoghi di Platone nella piazza del suo paese natale. Si forma poi all'Accademia d'Arte Drammatica e debutta in teatro nel 1970 con la trasposizione dell'Orlando Furioso di Ludovico Ariosto, per la regia di Luca Ronconi. Esordisce sul piccolo schermo con "Il Picciotto" (1973) e al cinema con "Romanzo popolare" (1974, di Mario Monicelli, con Ugo Tognazzi e Ornella Muti). Seguono poi "Mio Dio come sono caduta in basso" (1974, Luigi Comencini) e "Marcia trionfale" (1976, di Marco Bellocchio).
Nel "Mosè" di De Bosio (1974) interpreta Caleb. Nel 1980 è protagonista in "Volontari per destinazione ignota" e nel 1983 è Berardo Viola in "Fontamara".
Il successo e la popolarità vengono rinnovati dalla sua interpretazione dell'eroico insegnante protagonista di "Mery per sempre" (1988, di Marco Risi).
Interpreterà anche l'importante ruolo di Giovanni Falcone, magistrato ucciso dalla mafia nella strage di Capaci, nell'omonimo film di Giuseppe Ferrara. Passerà anche dalla parte dei cattivi interpretando il boss mafioso Bernardo Provenzano (2007).
Tra i suoi film ricordiamo "Pizza Connection" (1985), "Lamerica" (1994, di Gianni Amelio), "Padre e figlio" (1994, di Pasquale Pozzessere), "La lupa" (1996, di Gabriele Lavia), "Racket" (1997), "La missione" (1997), "Un uomo perbene" (1999, di Maurizio Zaccaro), "Liberate i pesci" (1999, di Cristina Comencini), "L'odore del sangue" (2004, di Mario Martone), "Arrivederci amore, ciao" (di Michele Soavi), "Le rose del deserto" (2006, di Mario Monicelli), "Piano, solo" (2007, di Riccardo Milani).
Debutta alla regia nel 1989 con "Pummarò", sul problema degli extra-comunitari, presentato al Festival di Cannes del 1990; successivamente dirige "Le amiche del cuore" (1992), di cui firma anche la sceneggiatura, "Un eroe borghese" (1995) e "Del perduto amore", presentato nel 1998 al Festival di Venezia, "Un viaggio chiamato amore" (2002), "Ovunque sei" (2004), "Romanzo criminale" (2005), storia della banda della Magliana tratta dall'omonimo romanzo di Giancarlo De Cataldo, grande successo in Italia, Il grande sogno (2009), film sul '68 parzialmente autobiografico, presentato in concorso alla Mostra del Cinema di Venezia, Vallanzasca - Gli angeli del male (2010), sulla storia del bandito Renato Vallanzasca, Il cecchino (2012) e La scelta (2015).
Dai lavori di Placido emerge uno spiccato interesse per le problematiche sociali, affrontate con grande sensibilità e coraggio.
Ma Michele Placido è attore e autore a 360 gradi e ha dato vita anche a personaggi comici e grotteschi.
Nell'autunno del 2000 è stato protagonista della miniserie di "Tra Cielo e Terra" (RaiUno).
martedì 18 maggio 2021
#Almanaccoquotidiano, a cura di #MarioBattacchi
Buongiorno, oggi è il 18 maggio.
Il 18 maggio 1910 la cometa di Halley incrociò di nuovo, nella sua orbita, la Terra.
L’astronomo britannico Edmond Halley (1656-1742) aveva capito che una bella signora dalla chioma luminosa (una cometa, dal greco kòme, che significa appunto chioma) era solita farsi rivedere in cielo a intervalli regolari. Halley fu infatti il primo a intuire la periodicità della cometa che di lì in poi porterà il suo nome, e il primo a calcolarne l’orbita, scoprendo che la più famosa tra le comete faceva capolino nella volta celeste ogni 76 anni circa, e che di conseguenza si potevano conoscere in anticipo le date degli appuntamenti successivi. Un rendez-vous che, seppure non previsto, era avvenuto tante altre volte nella storia. La prima, proprio il 30 marzo 239 a.C, come suggeriscono le cronache cinesi dell’epoca, lo Shih chi e il Wen Hsien Thung Khao, nonché alcuni recenti calcoli astronomici. Da lì in poi quella cometa (ufficialmente 1P-Halley) non sarebbe mai più passata inosservata, e avrebbe fatto da cornice a importanti avvenimenti storici, spesso ritenuta portatrice di oscuri presagi o di avvenimenti eccezionali.
Le coincidenze importanti di questo corpo celeste risalgono già alla sua quarta apparizione (documentata), nel 12 a.C.: secondo alcuni, quella sua comparsa sarebbe in grado di spiegare la famosa Stella di Betlemme che guidò i re Magi verso la natività. Nel 1066, invece, la scia luminosa accompagnò la Battaglia di Hastings tra anglosassoni e normanni, per il controllo dell’Inghilterra. Un passaggio visto di buon auspicio da questi ultimi, che per festeggiare la vittoria decisero di raffigurarla nell’ arazzo di Bayeux. Neanche duecento anni dopo, nel 1301, la cometa passava sopra la testa di Giotto, che ne trasse ispirazione per raffigurare nella sua Adorazione dei Magi una stella dalla lunga coda splendente. Non a caso la sonda spaziale dell’ Agenzia spaziale europea, destinata a studiare la cometa di Halley, prende proprio il nome del pittore.
La cometa fu puntuale ai successivi appuntamenti, ma fino all’intuizione di Edmond Halley, delle sue periodiche comparse non si ebbe notizia. Per secoli, infatti, si ritenne che i passaggi delle comete fossero eventi unici. Solo dopo la scoperta dell’astronomo inglese si cominciò a spulciare nel passato alla ricerca di testimonianze storiche e astronomiche.
La scoperta di Halley, che nella vita fu anche matematico, metereologo e geofisico, era iniziata nel 1682. Testimone del passaggio della cometa, ne rimase affascinato. Prese così a studiare quegli oggetti celesti da vicino (per modo di dire): con gli occhi puntati al cielo e la mano alle prese coi numeri, Halley nel 1705 calcolò - grazie alle leggi elaborate dall’amico Isaac Newton e alle teorie di Keplero - la traiettoria di 24 comete descritte dal 1337 al 1698. Fu così che, basandosi sulle descrizioni storiche, scoprì che i passaggi del 1531, del 1607 e del 1682 avevano caratteristiche assai simili. Così simili da indurlo a credere che si trattasse sempre dello stesso corpo celeste. Se aveva visto giusto, la cometa sarebbe apparsa di nuovo nel 1758, dopo 76 anni circa. E così fu.
L’astronomo, morto nel 1742, non fece in tempo a vedere con i suoi occhi quello che i calcoli gli avevano già suggerito. Ma la cometa si presentò puntuale la sera di Natale del 1758 e di nuovo nel 1835, nel 1910 e ancora nel 1986. Per rivederla bisognerà attendere il 2061.
Il 18 maggio 1910 la cometa di Halley incrociò di nuovo, nella sua orbita, la Terra.
L’astronomo britannico Edmond Halley (1656-1742) aveva capito che una bella signora dalla chioma luminosa (una cometa, dal greco kòme, che significa appunto chioma) era solita farsi rivedere in cielo a intervalli regolari. Halley fu infatti il primo a intuire la periodicità della cometa che di lì in poi porterà il suo nome, e il primo a calcolarne l’orbita, scoprendo che la più famosa tra le comete faceva capolino nella volta celeste ogni 76 anni circa, e che di conseguenza si potevano conoscere in anticipo le date degli appuntamenti successivi. Un rendez-vous che, seppure non previsto, era avvenuto tante altre volte nella storia. La prima, proprio il 30 marzo 239 a.C, come suggeriscono le cronache cinesi dell’epoca, lo Shih chi e il Wen Hsien Thung Khao, nonché alcuni recenti calcoli astronomici. Da lì in poi quella cometa (ufficialmente 1P-Halley) non sarebbe mai più passata inosservata, e avrebbe fatto da cornice a importanti avvenimenti storici, spesso ritenuta portatrice di oscuri presagi o di avvenimenti eccezionali.
Le coincidenze importanti di questo corpo celeste risalgono già alla sua quarta apparizione (documentata), nel 12 a.C.: secondo alcuni, quella sua comparsa sarebbe in grado di spiegare la famosa Stella di Betlemme che guidò i re Magi verso la natività. Nel 1066, invece, la scia luminosa accompagnò la Battaglia di Hastings tra anglosassoni e normanni, per il controllo dell’Inghilterra. Un passaggio visto di buon auspicio da questi ultimi, che per festeggiare la vittoria decisero di raffigurarla nell’ arazzo di Bayeux. Neanche duecento anni dopo, nel 1301, la cometa passava sopra la testa di Giotto, che ne trasse ispirazione per raffigurare nella sua Adorazione dei Magi una stella dalla lunga coda splendente. Non a caso la sonda spaziale dell’ Agenzia spaziale europea, destinata a studiare la cometa di Halley, prende proprio il nome del pittore.
La cometa fu puntuale ai successivi appuntamenti, ma fino all’intuizione di Edmond Halley, delle sue periodiche comparse non si ebbe notizia. Per secoli, infatti, si ritenne che i passaggi delle comete fossero eventi unici. Solo dopo la scoperta dell’astronomo inglese si cominciò a spulciare nel passato alla ricerca di testimonianze storiche e astronomiche.
La scoperta di Halley, che nella vita fu anche matematico, metereologo e geofisico, era iniziata nel 1682. Testimone del passaggio della cometa, ne rimase affascinato. Prese così a studiare quegli oggetti celesti da vicino (per modo di dire): con gli occhi puntati al cielo e la mano alle prese coi numeri, Halley nel 1705 calcolò - grazie alle leggi elaborate dall’amico Isaac Newton e alle teorie di Keplero - la traiettoria di 24 comete descritte dal 1337 al 1698. Fu così che, basandosi sulle descrizioni storiche, scoprì che i passaggi del 1531, del 1607 e del 1682 avevano caratteristiche assai simili. Così simili da indurlo a credere che si trattasse sempre dello stesso corpo celeste. Se aveva visto giusto, la cometa sarebbe apparsa di nuovo nel 1758, dopo 76 anni circa. E così fu.
L’astronomo, morto nel 1742, non fece in tempo a vedere con i suoi occhi quello che i calcoli gli avevano già suggerito. Ma la cometa si presentò puntuale la sera di Natale del 1758 e di nuovo nel 1835, nel 1910 e ancora nel 1986. Per rivederla bisognerà attendere il 2061.
lunedì 17 maggio 2021
#Almanaccoquotidiano, a cura di #MarioBattacchi
Buongiorno, oggi è il 17 maggio.
Il 17 maggio 1972 viene ucciso mentre esce di casa il capo della questura di Milano, il commissario Luigi Calabresi.
La scritta 'Calabresi assassino' compariva ovunque sui muri delle strade di Milano, lo stesso slogan veniva gridato in tutte le manifestazioni mentre Lotta Continua nella sua campagna contro il commissario di polizia scriveva "Questo marine dalla finestra facile dovrà rispondere di tutto. Gli siamo alle costole, ormai, ed è inutile che si dibatta come un bufalo inferocito [...] Qualcuno potrebbe esigere la denuncia di Calabresi per falso in atto pubblico. Noi, più modestamente di questi nemici del popolo vogliamo la morte..." .
Calabresi era stato ritenuto responsabile della morte dell'anarchico Pino Pinelli, precipitato da una finestra del quarto piano della questura di Milano durante un interrogatorio per la strage di Piazza Fontana. E' in quel clima che il 17 maggio del 1972, tre anni dopo quella strage, un commando attende in via Cherubini a Milano che Luigi Calabresi esca di casa per recarsi in questura. Da un un'auto in sosta scende un uomo, si avvicina al commissario e spara due colpi di pistola, una Beretta 6,35, poi fugge sulla Fiat 125 dove ad attenderlo c'è un complice. Sono le 9,15: Calabresi viene ferito a morte da due proiettili che lo colpiscono alla testa e alla schiena e cade a terra accanto alla sua auto, una Fiat 500. Dalla morte di Giuseppe Pinelli, la campagna contro Calabresi va via via inasprendosi anche con interventi di personaggi di spicco del mondo giornalistico come Camilla Cederna, definita dal questore di Milano "mandante morale dell'omicidio Calabresi" per i suoi articoli sull'Espresso e della cultura come Dario Fo che porta in scena 'Morte di un anarchico'. Le querele porteranno in seguito alla condanna per diffamazione di alcuni esponenti di Lotta Continua che il giorno dopo l'assassinio titola a tutta pagina 'Ucciso Calabresi, il maggior responsabile dell'assassinio Pinelli' e l'articolo spiega: "L'omicidio politico non è certo l'arma decisiva per l'emancipazione delle masse dal dominio capitalista così come l'azione armata clandestina non è certo la forma decisiva della lotta di classe nella fase che attraversiamo: ma queste considerazioni non possono assolutamente indurci a deplorare l'uccisione di Calabresi, un atto in cui gli sfruttati riconoscono la propria volontà di giustizia". Nel mirino della sinistra extraparlamentare finisce anche il giudice istruttore milanese Gerardo D'Ambrosio che, su iniziativa della vedova Pinelli, istruisce un processo per omicidio volontario. Tra gli imputati, oltre a Calabresi e al capo dell'Ufficio politico Antonino Allegra, tutti coloro che la notte in cui Pinelli morì erano nella stanza dell' interrogatorio. Il magistrato conclude l'istruttoria con un non doversi procedere "perché il fatto non sussiste" per l'omicidio e dichiara estinto, per intervenuta amnistia, il reato di arresto illegale solo per Allegra. Nelle motivazioni spiega che la morte di Pinelli doveva essere fatta risalire ad un malore, sentenziando inoltre che quando precipitò, Calabresi non era nell'ufficio. Per l'omicidio del commissario, invece, la svolta avviene 15 anni dopo, il 28 luglio del 1988, con l'arresto clamoroso di Adriano Sofri, Giorgio Pietrostefani, Ovidio Bompressi e il pentito Leonardo Marino. Sofri, secondo l'accusa, aveva dato l'assenso politico all'omicidio, pensato da Pietrostefani, ritenuto il 'capo' dell'ala militare di Lc. A sparare al commissario sarebbe stato Bompressi mentre Marino aveva fatto da autista. Al termine del processo, il 2 maggio 1990, Sofri, Pietrostefani e Bompressi vengono condannati a 22 anni di reclusione mentre Leonardo Marino a 11. La condanna viene confermata in appello ma annullata con rinvio dalla Cassazione. Anche il secondo appello si conclude con le assoluzioni ma la sentenza viene annullata un'altra volta. Al terzo appello si torna alla condanna a 22 anni per Sofri, Pietrostefani e Bompressi mentre per Marino scatta la prescrizione. Gli imputati, nel frattempo in carcere, tranne Pietrostefani latitante in Francia, chiedono la revisione del processo ma ogni loro istanza viene rigettata. Mentre Marino si rifà una vita vendendo crepes a Bocca di Magra, Sofri dal carcere scrive per molti giornali e dopo una grave malattia, e una lunga detenzione ai domiciliari, il 16 gennaio del 2012 torna libero. Ovidio Bompressi, accusato di esser il killer, il 30 marzo del 2005 ottiene la grazia dal presidente della Repubblica Giorgio Napolitano.
Il 17 maggio 1972 viene ucciso mentre esce di casa il capo della questura di Milano, il commissario Luigi Calabresi.
La scritta 'Calabresi assassino' compariva ovunque sui muri delle strade di Milano, lo stesso slogan veniva gridato in tutte le manifestazioni mentre Lotta Continua nella sua campagna contro il commissario di polizia scriveva "Questo marine dalla finestra facile dovrà rispondere di tutto. Gli siamo alle costole, ormai, ed è inutile che si dibatta come un bufalo inferocito [...] Qualcuno potrebbe esigere la denuncia di Calabresi per falso in atto pubblico. Noi, più modestamente di questi nemici del popolo vogliamo la morte..." .
Calabresi era stato ritenuto responsabile della morte dell'anarchico Pino Pinelli, precipitato da una finestra del quarto piano della questura di Milano durante un interrogatorio per la strage di Piazza Fontana. E' in quel clima che il 17 maggio del 1972, tre anni dopo quella strage, un commando attende in via Cherubini a Milano che Luigi Calabresi esca di casa per recarsi in questura. Da un un'auto in sosta scende un uomo, si avvicina al commissario e spara due colpi di pistola, una Beretta 6,35, poi fugge sulla Fiat 125 dove ad attenderlo c'è un complice. Sono le 9,15: Calabresi viene ferito a morte da due proiettili che lo colpiscono alla testa e alla schiena e cade a terra accanto alla sua auto, una Fiat 500. Dalla morte di Giuseppe Pinelli, la campagna contro Calabresi va via via inasprendosi anche con interventi di personaggi di spicco del mondo giornalistico come Camilla Cederna, definita dal questore di Milano "mandante morale dell'omicidio Calabresi" per i suoi articoli sull'Espresso e della cultura come Dario Fo che porta in scena 'Morte di un anarchico'. Le querele porteranno in seguito alla condanna per diffamazione di alcuni esponenti di Lotta Continua che il giorno dopo l'assassinio titola a tutta pagina 'Ucciso Calabresi, il maggior responsabile dell'assassinio Pinelli' e l'articolo spiega: "L'omicidio politico non è certo l'arma decisiva per l'emancipazione delle masse dal dominio capitalista così come l'azione armata clandestina non è certo la forma decisiva della lotta di classe nella fase che attraversiamo: ma queste considerazioni non possono assolutamente indurci a deplorare l'uccisione di Calabresi, un atto in cui gli sfruttati riconoscono la propria volontà di giustizia". Nel mirino della sinistra extraparlamentare finisce anche il giudice istruttore milanese Gerardo D'Ambrosio che, su iniziativa della vedova Pinelli, istruisce un processo per omicidio volontario. Tra gli imputati, oltre a Calabresi e al capo dell'Ufficio politico Antonino Allegra, tutti coloro che la notte in cui Pinelli morì erano nella stanza dell' interrogatorio. Il magistrato conclude l'istruttoria con un non doversi procedere "perché il fatto non sussiste" per l'omicidio e dichiara estinto, per intervenuta amnistia, il reato di arresto illegale solo per Allegra. Nelle motivazioni spiega che la morte di Pinelli doveva essere fatta risalire ad un malore, sentenziando inoltre che quando precipitò, Calabresi non era nell'ufficio. Per l'omicidio del commissario, invece, la svolta avviene 15 anni dopo, il 28 luglio del 1988, con l'arresto clamoroso di Adriano Sofri, Giorgio Pietrostefani, Ovidio Bompressi e il pentito Leonardo Marino. Sofri, secondo l'accusa, aveva dato l'assenso politico all'omicidio, pensato da Pietrostefani, ritenuto il 'capo' dell'ala militare di Lc. A sparare al commissario sarebbe stato Bompressi mentre Marino aveva fatto da autista. Al termine del processo, il 2 maggio 1990, Sofri, Pietrostefani e Bompressi vengono condannati a 22 anni di reclusione mentre Leonardo Marino a 11. La condanna viene confermata in appello ma annullata con rinvio dalla Cassazione. Anche il secondo appello si conclude con le assoluzioni ma la sentenza viene annullata un'altra volta. Al terzo appello si torna alla condanna a 22 anni per Sofri, Pietrostefani e Bompressi mentre per Marino scatta la prescrizione. Gli imputati, nel frattempo in carcere, tranne Pietrostefani latitante in Francia, chiedono la revisione del processo ma ogni loro istanza viene rigettata. Mentre Marino si rifà una vita vendendo crepes a Bocca di Magra, Sofri dal carcere scrive per molti giornali e dopo una grave malattia, e una lunga detenzione ai domiciliari, il 16 gennaio del 2012 torna libero. Ovidio Bompressi, accusato di esser il killer, il 30 marzo del 2005 ottiene la grazia dal presidente della Repubblica Giorgio Napolitano.
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domenica 16 maggio 2021
#Almanaccoquotidiano, a cura di #MarioBattacchi
Buongiorno, oggi è il 16 maggio.
Il 16 maggio 1792 viene inaugurato il Teatro la Fenice a Venezia.
Alla fine del Settecento Venezia, regina dell’opera lirica per tradizione storica e artistica, disponeva di sette teatri funzionanti: il S. Salvador (poi Apollo, S. Luca, ed oggi Goldoni), il S. Cassiano, il S. Angelo, il S. Moisè; infine i tre teatri di proprietà della famiglia Grimani — il S. Giovanni Grisostomo (oggi Malibran), il S. Samuele, e il S. Benedetto (oggi Rossini). Quest’ultimo, che era il teatro più elegante e frequentato, venne distrutto da un incendio nel 1773. Appena ricostruito, diede origine ad una vertenza giudiziaria fra la società proprietaria del nuovo teatro e la famiglia Venier, proprietaria di una parte del terreno. La sentenza diede ragione ai Venier e la società, obbligata a vendere il teatro, decise di costruirne un altro più grande, più bello, più lussuoso di quello ceduto.
“La Fenice” fu il nome del nuovo Teatro, per simboleggiare la splendida rinascita della Società dalle proprie disavventure. Ventinove furono i progetti presentati: con settantadue voti favorevoli, e ventotto contrari, l’assemblea dei soci scelse quello di Giannantonio Selva (1753-1816).
Non fu una decisione facile: tanta era l’importanza dei teatri nella vita veneziana, che l’intera opinione pubblica si appassionò alla gara per il progetto del nuovo teatro. La scelta fu comunque felice: Selva optò per un’architettura nobile ma discreta, integrata nella misura urbana di Venezia, permeata di razionalità illuministica, senza cedere alla tentazione dell’enfasi monumentale e retorica. Anche visivamente, dunque, la Fenice si presentava come continuazione e coronamento di una tradizione veneziana continua ed ineguagliata. La pianta “irregolare” del teatro derivava dalla necessità di sfruttare al meglio il terreno disponibile, ma l’architetto Selva seppe trarne partito per progettare uno spazio mosso e coinvolgente, privo della simmetrica rigidità che contraddistingue taluni edifici dell’epoca.
L’opera di demolizione delle vecchie case ebbe inizio nel giugno del 1790. In aprile del ’92 il teatro era costruito, e il 16 maggio fu inaugurato con l’opera I giochi di Agrigento, composta da Giovanni Paisiello su libretto di Alessandro Pepoli. Da allora La Fenice si è distinta come uno dei massimi teatri italiani ed europei, contribuendo a formare la storia del melodramma attraverso le prime rappresentazioni di numerosi capolavori.
Il teatro subì un traumatico destino: per due volte bruciò e per due volte, proprio come il mitico uccello, risorse dalle sue ceneri.
Il 13 dicembre 1836 venne quasi completamente divorato dalle fiamme, si salvarono solo una parte dell’ingresso e i muri perimetrali. Fu subito ricostruito sul modello dell’originale dagli ingegneri Tommaso e Giovanni Battista Meduna.
Nel corso del XIX secolo fu sede di numerose prime rappresentazioni di opere liriche di grandi autori italiani come Gioachino Rossini ( Tancredi, Sigismondo, Semiramide), Vincenzo Bellini (i Capuleti e i Montecchi, Beatrice di Tenda), Giuseppe Verdi (Ernani, Attila, Rigoletto, La Traviata, Simon Boccanegra).
La prima della Traviata (6 marzo 1853) a causa soprattutto d’interpreti non all’altezza e della scabrosità dell'argomento, si rivelò un sonoro fiasco; ripresa l’anno successivo con l’interpretazione di un cast più valido e retrodatando l'azione di due secoli, riscosse finalmente il meritato successo.
Durante la Repubblica di Manin vi si tennero esclusivamente concerti per raccogliere fondi per la resistenza agli Austriaci.
Il 29 gennaio 1996, ancora una volta, il teatro venne distrutto dal fuoco, sviluppatosi, non senza precise responsabilità, durante alcuni interventi di ristrutturazione e adeguamento. Il teatro è stato riedificato, nello stile del precedente, in circa otto anni.
Durante i lavori, le rappresentazioni dell'ente lirico veneziano hanno avuto luogo al Palafenice, una struttura provvisoria appositamente creata al Tronchetto, e al Teatro Malibran.
Il 14 dicembre 2003 è stato inaugurato alla presenza del Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi con un concerto diretto da Riccardo Muti, che ha aperto le celebrazioni di una Settimana inaugurale.
Dal 1º gennaio 2004, sempre per festeggiare la riedificazione del famoso teatro, vi si svolge, in contemporanea al Musikverein di Vienna, il Concerto di Capodanno, in cui vengono eseguiti pezzi d'opera lirica, in particolare italiana ma anche straniera.
La Fenice presenta una facciata neoclassica con una vistosa scala che sale dal campo verso un alto pronao a quattro colonne corinzie, coronata da una balaustra. Le due statue nelle nicchie, la Danza e la Musica, sono opere di Giovanni Battista Meduna, così come il fregio centrale con l’emblema della mitica fenice. Anche la facciata sul retro, che prospetta sul rio Santa Maria Zobenigo, venne eretta dal Selva secondo stilemi neoclassici e presenta un bugnato che riveste le cinque arcate del piano terra e tre finestroni con timpano al primo piano.
Gli interni, che erano riccamente decorati con stucchi e dorature di finissimo pregio eseguiti in epoche e da artisti diversi e che andarono tutti perduti nel pauroso incendio del 1996, sono stati ripristinati grazie all’intervento di eccellenti artigiani che hanno ricopiato in modo pressoché perfetto tutti gli antichi decori e arredi.
Il teatro, al di fuori della sua attività istituzionale, è visitabile dal pubblico su appuntamento, un’esperienza veramente unica, che permette di conoscere i molteplici retroscena delle sue sale e dei molti protagonisti che le hanno calcate.
Il 16 maggio 1792 viene inaugurato il Teatro la Fenice a Venezia.
Alla fine del Settecento Venezia, regina dell’opera lirica per tradizione storica e artistica, disponeva di sette teatri funzionanti: il S. Salvador (poi Apollo, S. Luca, ed oggi Goldoni), il S. Cassiano, il S. Angelo, il S. Moisè; infine i tre teatri di proprietà della famiglia Grimani — il S. Giovanni Grisostomo (oggi Malibran), il S. Samuele, e il S. Benedetto (oggi Rossini). Quest’ultimo, che era il teatro più elegante e frequentato, venne distrutto da un incendio nel 1773. Appena ricostruito, diede origine ad una vertenza giudiziaria fra la società proprietaria del nuovo teatro e la famiglia Venier, proprietaria di una parte del terreno. La sentenza diede ragione ai Venier e la società, obbligata a vendere il teatro, decise di costruirne un altro più grande, più bello, più lussuoso di quello ceduto.
“La Fenice” fu il nome del nuovo Teatro, per simboleggiare la splendida rinascita della Società dalle proprie disavventure. Ventinove furono i progetti presentati: con settantadue voti favorevoli, e ventotto contrari, l’assemblea dei soci scelse quello di Giannantonio Selva (1753-1816).
Non fu una decisione facile: tanta era l’importanza dei teatri nella vita veneziana, che l’intera opinione pubblica si appassionò alla gara per il progetto del nuovo teatro. La scelta fu comunque felice: Selva optò per un’architettura nobile ma discreta, integrata nella misura urbana di Venezia, permeata di razionalità illuministica, senza cedere alla tentazione dell’enfasi monumentale e retorica. Anche visivamente, dunque, la Fenice si presentava come continuazione e coronamento di una tradizione veneziana continua ed ineguagliata. La pianta “irregolare” del teatro derivava dalla necessità di sfruttare al meglio il terreno disponibile, ma l’architetto Selva seppe trarne partito per progettare uno spazio mosso e coinvolgente, privo della simmetrica rigidità che contraddistingue taluni edifici dell’epoca.
L’opera di demolizione delle vecchie case ebbe inizio nel giugno del 1790. In aprile del ’92 il teatro era costruito, e il 16 maggio fu inaugurato con l’opera I giochi di Agrigento, composta da Giovanni Paisiello su libretto di Alessandro Pepoli. Da allora La Fenice si è distinta come uno dei massimi teatri italiani ed europei, contribuendo a formare la storia del melodramma attraverso le prime rappresentazioni di numerosi capolavori.
Il teatro subì un traumatico destino: per due volte bruciò e per due volte, proprio come il mitico uccello, risorse dalle sue ceneri.
Il 13 dicembre 1836 venne quasi completamente divorato dalle fiamme, si salvarono solo una parte dell’ingresso e i muri perimetrali. Fu subito ricostruito sul modello dell’originale dagli ingegneri Tommaso e Giovanni Battista Meduna.
Nel corso del XIX secolo fu sede di numerose prime rappresentazioni di opere liriche di grandi autori italiani come Gioachino Rossini ( Tancredi, Sigismondo, Semiramide), Vincenzo Bellini (i Capuleti e i Montecchi, Beatrice di Tenda), Giuseppe Verdi (Ernani, Attila, Rigoletto, La Traviata, Simon Boccanegra).
La prima della Traviata (6 marzo 1853) a causa soprattutto d’interpreti non all’altezza e della scabrosità dell'argomento, si rivelò un sonoro fiasco; ripresa l’anno successivo con l’interpretazione di un cast più valido e retrodatando l'azione di due secoli, riscosse finalmente il meritato successo.
Durante la Repubblica di Manin vi si tennero esclusivamente concerti per raccogliere fondi per la resistenza agli Austriaci.
Il 29 gennaio 1996, ancora una volta, il teatro venne distrutto dal fuoco, sviluppatosi, non senza precise responsabilità, durante alcuni interventi di ristrutturazione e adeguamento. Il teatro è stato riedificato, nello stile del precedente, in circa otto anni.
Durante i lavori, le rappresentazioni dell'ente lirico veneziano hanno avuto luogo al Palafenice, una struttura provvisoria appositamente creata al Tronchetto, e al Teatro Malibran.
Il 14 dicembre 2003 è stato inaugurato alla presenza del Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi con un concerto diretto da Riccardo Muti, che ha aperto le celebrazioni di una Settimana inaugurale.
Dal 1º gennaio 2004, sempre per festeggiare la riedificazione del famoso teatro, vi si svolge, in contemporanea al Musikverein di Vienna, il Concerto di Capodanno, in cui vengono eseguiti pezzi d'opera lirica, in particolare italiana ma anche straniera.
La Fenice presenta una facciata neoclassica con una vistosa scala che sale dal campo verso un alto pronao a quattro colonne corinzie, coronata da una balaustra. Le due statue nelle nicchie, la Danza e la Musica, sono opere di Giovanni Battista Meduna, così come il fregio centrale con l’emblema della mitica fenice. Anche la facciata sul retro, che prospetta sul rio Santa Maria Zobenigo, venne eretta dal Selva secondo stilemi neoclassici e presenta un bugnato che riveste le cinque arcate del piano terra e tre finestroni con timpano al primo piano.
Gli interni, che erano riccamente decorati con stucchi e dorature di finissimo pregio eseguiti in epoche e da artisti diversi e che andarono tutti perduti nel pauroso incendio del 1996, sono stati ripristinati grazie all’intervento di eccellenti artigiani che hanno ricopiato in modo pressoché perfetto tutti gli antichi decori e arredi.
Il teatro, al di fuori della sua attività istituzionale, è visitabile dal pubblico su appuntamento, un’esperienza veramente unica, che permette di conoscere i molteplici retroscena delle sue sale e dei molti protagonisti che le hanno calcate.
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