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lunedì 9 novembre 2015

Siamo a nove!

© 2015 Accademia dei Sensi
 Alle nostre spalle ci lasciamo un anno strepitoso, caratterizzato dal forte impegno per la diffusione dell'arte con l'istituzione della pagina Facebook ART3.0 e la collaborazione con ilPickwick.it per la pubblicazione delle interviste raccolte nella nostra rubrica. Coronato anche dal successo del ciclo radiofonico RadioScena, affiancato dalla rubrica Il linguaggio del corpo e dal nuovo ciclo di LibroForum .
 Già il 4 novembre scorso siamo andati in onda con il primo appuntamento e proseguiremo esattamente tra un mese: seguiteci per partecipare in chat o in diretta, chiedendo magari di prendere conoscenza del testo scrivendo al nostro indirizzo email!
 Quattro appuntamenti di LibroForum che si intrecceranno con i quattro di RadioScena: il primo sarà il 23 novembre e l'ultimo, nella prossima primavera, culminerà con un'opera di un autore contemporaneo.
 Vi invitiamo a partecipare attivamente alle nostre iniziative: nuove proposte sono in elaborazione e presto ne daremo conto in tutti i nostri luoghi, raggiungibili dalle sette sfere in fondo alla pagina.
 Restate connessi!

giovedì 5 novembre 2015

Accademia dei Sensi: Uno di noi

Accademia dei Sensi: Uno di noi:  Un trafiletto de Il Mattino buttato lì, con disgusto, per l'appellativo sgradito di "straniero", mi ha attirato per tutt&#...

Uno di noi

 Un trafiletto de Il Mattino buttato lì, con disgusto, per l'appellativo sgradito di "straniero", mi ha attirato per tutt'altro, pur di mio reale interesse: Santino a Napoli, domani. "Devo assolutamente esserci!" il commento al post del trafiletto. Il suo "mi piace".
 E così ho ritagliato il tempo per partecipare al seminario "So me sinjom (ciò che sono): un rom".

 E Santino Spinelli è rom; è italiano, come ha ampiamente spiegato e documentato nel corso del seminario, con perfetta cognizione di causa, in quanto professore universitario plurilaureato; è un musicista, grande musicista, il primo motivo per cui sono stato attratto da lui e per il quale ho cercato la sua amicizia. E' una persona straordinaria, carica di energia e consapevolezza, semplicità e autorevolezza.
 "But baxt ta sastipe!": il mio saluto quando sono entrato nell'aula del Palazzo del Mediterraneo, una delle sedi dell'Università "Orientale" di Napoli. Un sorriso ed un abbraccio la sua risposta. Da grande amico.
 Il prossimo saluto lo scambieremo in Abbruzzo, Santino, quando verrò a trovarti. Promesso! Eppure ti aspetto ancora a Napoli, all'Orientale come tutti i giovani cui hai saputo comunicare la tua fortissima prossimità culturale, certamente aiutato da papà e mamma che ci hanno parlato dal tuo splendido film, per parlare ancora dei Rom, della loro cultura, per scoprire che è anche la nostra cultura, per guardare al di là del nostro meschino orizzonte.
 Lo faremo anche suonando. Magari insieme.

venerdì 23 ottobre 2015

#Riflessione #IlMale e #IlBene


imm. tratta dal web

Giovanni, un giovane ingegnere affermato, fin da piccolo non riusciva a rassegnarsi all’idea del male e delle ingiustizie di questo mondo e conciliare il tutto con la bontà di Dio. Per questo si dichiarava ateo.
Un giorno, nel mese di settembre, venne a sapere dell’esistenza del saggio Elia, noto in tutta la zona, e si diresse verso il suo paese. Era convinto che neanche Elia gli avrebbe potuto dare una risposta soddisfacente.

Giunto presso la sua modesta abitazione bussò alla porta. Elia, nonostante fosse in procinto di partire per altre mete, lo accolse e lo fece accomodare nel suo piccolo salotto.
Giovanni disse: “Ho sentito parlare della tua saggezza.. Saresti disposto ad aiutarmi a risolvere un dubbio atroce che non mi abbandona mai?
- Dimmi pure - disse Elia pacatamente.
Con molta veemenza e con il tono della voce alterato, Giovanni esclamò: “Io non posso credere nell’esistenza di Dio!
Seguì una breve pausa di silenzio mentre i due si fissavano negli occhi.
- Lui però crede in te! -interloquì Elia.
Giovanni rimase un momento ammutolito e ripensava a quella strana frase.

Dopo qualche secondo riprese con una certa arroganza: “Io voglio essere realista: non ho chiesto di nascere e mi ritrovo in un mondo pieno di pericoli, sofferenze, malattie, disgrazie di ogni tipo, guerre, bambini e innocenti che soffrono la sete, la fame, le violenze. Se Dio è buono, come voi dite, non dovrebbe permettere tutto questo! E non venirmi a dire che in Paradiso tutto verrà dimenticato. Non posso credere a queste fandonie. Dio, se è tanto buono, poteva crearci direttamente senza farci soffrire!
Elia lo ascoltava con gli occhi socchiusi. Dopo una breve pausa gli disse: - Sei disposto a fare con me una piccola escursione in montagna?

Incuriosito della proposta, Giovanni accettò e decisero insieme la giornata più adatta.
Qualche giorno dopo si ritrovarono ai piedi della montagna prescelta, ma la giornata non era bella e nubi basse e scure impedivano di vederne la cima.
Giovanni era piuttosto titubante ma Elia lo incoraggiò dicendogli: - La montagna non è altissima, un po’ la conoscevo da ragazzo: saliremo lentamente. Ho la mia età ma ce la posso fare ancora.
Cominciarono la salita. Il sentiero ciottoloso a tratti era piuttosto impervio e mano a mano che salivano venivano immersi in banchi di nebbia improvvisi e più di qualche volta inciampavano alternativamente dandosi una mano per rialzarsi.
Dopo un po’ Giovanni osservò: - È proprio necessario procedere?
“Sì, è necessario! -  rispose Elia. E continuarono la salita.

Giovanni, ad un certo punto, stava per appoggiare la mano su una roccia ed Elia gridò: - Attento.. c’è una vipera! Giovanni ritirò in tempo la mano mentre il rettile era in posizione di attacco e si affrettò ad allontanarsi, inciampando di nuovo su un altro ciottolo. Elia si precipitò ad aiutarlo a risollevarsi. La stessa scena si ripetè diverse volte: Elia cadeva e Giovanni l’aiutava ad alzarsi, poi cadeva Giovanni ed Elia interveniva.
Quando Elia era piuttosto affaticato si fermavano e Giovanni lo soccorreva dandogli da bere dell’acqua dalla borraccia.
Dopo tre ore di cammino sbottò Giovanni: Non si arriva mai!  Che senso ha tutto questo? -Ha senso, ha senso! - rispose Elia con calma.

Giovanni pensava che Elia fosse davvero un povero pazzo e che non meritava tutta quella fama.
Improvvisamente le nubi si diradarono e procedendo nel loro cammino, in dieci minuti si trovarono sulla cima della montagna.
La vista era stupenda: tutto attorno c’era un soffice manto di nubi che come batuffoli di cotone si estendevano fino all’orizzonte, mentre il cielo azzurro faceva da cornice a quello spettacolo.
Giovanni si sedette, si asciugò il sudore della fronte e rimase incantato ad osservare tutto nei minimi particolari. Elia condivideva con lui lo stesso spettacolo.
Poi cominciarono a consumare il cibo che Giovanni si era portato dietro lo zaino e che condivideva volentieri con Elia.

Dopo un periodo di estatico silenzio, Elia cominciò:
- Vedi Giovanni, la sensazione che noi proviamo è insolita. Se  cominciamo a descrivere nei minimi particolari ciò che vediamo, non riusciamo a goderci questo spettacolo.
Così è la vita. Il cammino è tortuoso e nebuloso e non riusciamo a vederne la meta. Spesso siamo inciampati ma ci siamo aiutati reciprocamente  a risollevarci. Avevamo fiducia l’uno dell’altro, nonostante la nebbia, le rocce, i pericoli, le vipere, le salite scoscese. Ora siamo qui, stanchi, ma rilassati.
Cosa dici, ne valeva la pena?
Ci siamo soccorsi a vicenda: non senti in te una interna soddisfazione nell’avermi aiutato a risollevarmi, nell’avere condiviso il tuo cibo?
Nella vita siamo immersi in un mare di difficoltà perché siamo destinati alla libertà. Il fatto che dentro di noi proviamo un senso di gratificazione nell’aiutare chi si trova in difficoltà ci dimostra che siamo stati creati dall’Amore e che proveniamo da Lui. Noi stiamo qui a contemplare il paesaggio dopo molte fatiche e pericoli, ma nonostante ciò ce l’abbiamo fatta. Ha prevalso l’amore. E l’amore è il vero Paradiso, perché Dio è Amore.

In questa vita così faticosa noi ci stiamo allenando per prendere coscienza che solo l’Amore trionfa...
Dopo qualche ora ridiscesero fino ai piedi della montagna.
Giovanni diede uno sguardo alla cima che era diventata più nitida perché le nubi si erano dissolte.

Salutò Elia e tornò a casa. Da allora in poi si diede da fare per soccorrere i bisognosi e sentiva crescere in lui la fiducia nel Dio-Amore.


da  mondocrea.it/

giovedì 25 giugno 2015

Benvenuta al Sud Elisa !

La serata non sarebbe stata la stessa senza i siparietti di Elisa e Nino, che ne hanno combinate di tutti i colori e adesso ve le racconteremo una per una.
Quando siamo arrivati, giusto il tempo di uscire di macchina che già dalla finestra della seconda cucina di Gianni, si intravedeva Nino intento a dimenarsi tra ben tre donne: Elisa, Rita e Maria Carmela.
Si sentivano strani gemiti e gridolini e quando le parole si sono fatte nitide si capiva che mentre le donne lo invitavano a calare i pantaloni lui si opponeva implorando l'aiuto dei presenti. Ma cosa mai stava accadendo in quella stanza? (foto Nino ulula)
Alla fine, come accade sempre quando le donne sono in maggioranza, Nino ha ceduto l'onore delle vesti e Maria Carmela approfittando della sua debolezza gli ha sforacchiato una chiappetta.
Ahi ahi ahi ahi!!!!
Subito dopo è iniziata la processione per toccare il culo del “santo” chiedendo la grazia!
La folla si è radunata attorno alla finestra., ma solo una è riuscita a toccare la “reliquia”



Subito dopo sono iniziati i baccanali e francamente abbiamo visto cose che voi umani non potete neppure immaginare!
Gli antipasti da soli occupavano tutta la lunga tavolata e le nostre cuoche siciliane avevano preparato melanzane, carciofi ammuttunati, caponatina, frittatine, insalata di polipo, formaggi, olive il tutto accompagnato da uno zibibbo profumatissimo.








A tavola le donne sedevano a  sinistra e gli uomini a destra ma i due “ammaricani” ospiti speciali della serata, hanno bellamente ignorato l'indicazione e così Elisa si è seduta vicino a Nino e Piero vicino a Primula.
 Gianni il nostro ospite sedeva a un capo della tavola e Maria Carmela all'altro mentre nel mezzo stavamo tutti noi, anche se Rita spesso disertava la tavola per infornare e sfornare tante e tante altre delizie.





E mentre tutti pasteggiavano allegramente ecco che Elisa riprende le schermaglie con Nino documentandosi su dimensioni e proprietà... della materia!!!


Non sapevamo dove guardare, ma ben presto i nostri occhi sono stati rapiti dalla pasta con le sarde e  muddica atturrata,  involtini di carne,  verdure lessate


e ancora salsicce siciliane e sarde a beccafico ed è qui che Mith ci ha raccontato una storia sulle sarde. 

Tra i frizzi e lazzi, siamo arrivati alla richiesta di un riscatto  per il quale Nino ha offerto un pagamento in natura... ma Gianni ha energicamente contestato il pagamento.


A questo punto la serata ha preso una strada scivolosa!!! 
Non possiamo raccontare tutto tutto, ma sia indicativa la barzelletta raccontata da Mith!

E' bastato solo un attimo di distrazione che Elisa ha invitato Nino ad un nuovo gioco: bere dai calici con le braccia intrecciate. Nino probabilmente non aveva mai fatto quel gioco e varie volte ha tentato di bere dal bicchiere di Elisa anziché dal suo! Il bicchiere di Elisa si è così rovesciato varie volte inondando Nino di ottimo vino bianco 
Angela e Pino si sono quindi alzati per dare una dimostrazione pratica, ma non c'è stato niente da fare come dimostra il filmato. (però abbiamo riso tanto)

Niente, Nino proprio non voleva saperne di bere dal suo bicchiere e anche dopo la dimostrazione di Piero ed Elisa, ha deciso di desistere!

E non era ancora niente, alle spalle della tranquillissima Maria Carmela si stava consumando una scena erotica da  paura con Pino che gridava “Lo senti il marsupio????” e Primula che ridendo annuiva e confermava con qualche gridolino malizioso.

Tutti si sono preoccupati per cosa avrebbe detto Paola, chiedendo di censurare i video, di non pubblicarli e offrendosi anche di pagare ingenti riscatti... ma il nostro dovere di cronaca va assolto completamente e senza sconti e quindi ecco anche la storia della suora siciliana? Pensavate potesse mancare? Certo che no, guardate un po' Elisa cosa ci racconta!

La serata oramai volge al termine e qualcuno, dopo...fuma. 

Solo qualche attimo di riposo e si prende a mangiare semi, pistacchi, ceci e mandorle, ma non è finita c'è ancora il cocomero portato dai parenti di Elisa, il gelato e tanti dolcetti siciliani.





E' quasi l'ora che volge al desio e il nostro cuore si intenerisce quando Roberta consegna ad Elisa un piccolo pensiero a ricordo di questo incontro. Un cuore che la nostra esperta di gioielli ha scelto per lei a nome di noi tutti. Dopo tanti anni e migliaia di km di distanza ci siamo incontrati nell'accogliente Sicilia, siamo qui tutti per lei e per Piero ed è bellissimo ritrovarsi dopo anni di parole e di storie condivise. Elisa,  la nostra più lontana amica, la nostra più fedele ascoltatrice, lei che ci ha riuniti anche solo per una cena. 





E qui, insieme, abbiamo fatto: Fuochi d'artificio!
Arrivederci alla prossima volta 



















martedì 9 giugno 2015

Fantasabbia di fauna

 Vedere una scimmia mutare in rospo? O un leone in civetta? Godetevi l'ultima opera di Ilana Yahav!


venerdì 5 giugno 2015

Saglie saglie...

 Sanyo. Questa era la marca di quello che oggi definiremmo apparecchio multimediale e che invece allora chiamavamo semplicemente "radio". Era spettacolare! In un unico apparecchio si potevano ascoltare i programmi di Arbore e Boncompagni, le trasmissioni delle stazioni libere, ma anche le musicassette. Soprattutto si poteva registrare, dal microfono, dalla radio. Che passo avanti dal Geloso a bobine, già formidabile strumento per liberare la fantasia dell'infanzia!
 A me, che stavo abbandonando il pianoforte per insistere la mia avventura da musicante in solitario con la chitarra, si rivelò uno strumento importante. Potevo registrare le canzoni che mi piacevano per ascoltarle e riascoltarle, operare azioni di vivisezione per carpirne ogni spigolo melodico da provare a replicare pizzicando le 12 corde dello strumento di liuteria di Castelfidardo di mio padre. Poi scoprii che, col microfono a scomparsa - era l'effetto speciale dell'apparecchio! - oltre a registrare le mie patetiche esibizioni, potevo fermare nel nastro il sonoro della TV.
 E così fioccavano nastri strani, da cui si potevano ascoltare tra l'altro canzoni di bizzarri cantautori riprese in radio e il sonoro di cabaret del giovedì sera. E in quei nastri si confondevano tra loro artisti che insospettabilmente si sarebbero accostati: un emergente cantautore rock flegreo con i versacci di un romanaccio imbeccato dal duo di "digei" del mezzogiorno radiofonico, gatti veronesi con i versi di un ragazzo calabrese che inneggiava a Gianna, Massimo Troisi che si confrontava con i compagni della Smorfia e Pino Daniele che piangeva la sua terra.
 E così io imparavo ad accompagnare la mia voce in "Quanno chiove", "Napul'è...", "Je so' pazzo!" e studiavo "La fine del mondo", "Natività", "La sceneggiata". E così strimpellavo e cantavo oppure andavo in scena in qualche occasione con gli amici.

 A quell'epoca, la fine degli anni '70, Napoli riusciva ancora ad essere del popolo - della gente, oggi si usa dire - come sempre assai variegato e multicolore, e riusciva a dare spazio al meglio di sé, dovunque venisse e ovunque volesse andare. E questo ha permesso il successo di tanti artisti che ne hanno raccontato la bellezza e previsto le disgrazie. Come il degrado della città. Che in trent'anni sembra non conoscere fine. Ma che conobbe certamente inizio con il 23 novembre 1980. O comunque di lì a poco. Non tanto quindi quando si aprirono le crepe nel suolo, ma quando si innescarono quei meccanismi politici per far giungere quei fiumi di denaro che le avrebbero abbondantemente ricolmate. E che invece solo poco significativamente sono scorsi nel territorio. Drenati da primordiali interessi speculativi che oggi sono la normalità. Quanti pensieri si accavallano rievocando ricordi, riflettendoli nei fatti attuali tra crisi economica e scandali del malaffare nella cosa pubblica... A guardare gli amici di oggi, quelli della mia generazione ma soprattutto di quelle successive, la fortuna di allora corrisponde alla sfortuna di oggi. Il terremoto è stata una devastazione più grave, ritardata di tre o quattro lustri e tutt'ora imperiosa. La ricostruzione è stata superficiale e ha nascosto un parassita che ha divorato tutto ciò che avrebbe prodotto futuro, dandocene da bere uno effimero che ha inebetito, impoverito, abbrutito il popolo soggiogandolo a un quotidiano privo di fiducia e di speranza. Eppure, per fortuna, quanti riuscirono ad affermarsi già prima del terremoto sono coloro che a sorpresa sono riferimento positivo comune per tantissimi. Per fortuna.

 Chi non ha visto l'opera prima cinematografica di Massimo Troisi? E chi non ha riconosciuto subito lo stile di Pino Daniele sin dalle prime note nella colonna sonora? Io feci l'uno e l'altro, in una lieta sorpresa e soprattutto in quell'entusiasmo di sentire un profondo senso di appartenenza, di rappresentanza, di cui un adolescente non può fare a meno. Del loro genio mi cibavo e tramite loro imparavo il mondo dei grandi. Pino e Massimo facevano la differenza, sempre: tante canzoni per ritrovarsi in compagnia, ma "Terra mia" conquistava il silenzio; tante battute per ridere, ma "Vafanculo tu e Mammina!" sedava tutto il rancore avverso le regole.
 Eppure non era mai facile l'approccio alle novità dei due artisti. Ogni nuovo album di Pino, al primo ascolto, era da buttare. Ogni film nuovo di Massimo era una delusione. Ma tornavo ad ascoltare i dischi, riguardavo le scene dei film, e imparavo il nuovo passo. E capivo il teatro, amavo sempre più il cinema, apprendevo la canzone napoletana, incontravo il blues ed il jazz.

 Massimo riuscì ad affermare l'insussistenza della condizione di emigrante per il napoletano che si recasse in Toscana. Questo certamente mi sostenne in quella che pure poteva essere interpretata come una fuga piuttosto che come una scelta: quella di studiare all'università pisana. Fu come fu. Non mancai di portarmi la chitarra e la musica in quel periodo, senza che me ne rendessi conto, conquistò il centro della mia vita. Troppo tardi per divenire anche base di sussistenza ma appena in tempo per evolvere in passione autentica. L'ambiente universitario della città alfea mi appariva più libero della provincia in cui ero schiacciato, pur se ai margini della metropoli più affascinante che abbia conosciuto, e mi dava più opportunità per confrontarmi. Conobbi amici con cui intrapresi progetti un tempo impensabili.
 Con uno ancora condivido moltissimo: oggi dottor Masciari, per me sempre Giosue, immancabile metà di un sodalizio immarcescibile in cui Pino Daniele occupa una posizione preminente. Qualche volta mi sono trovato a riflettere noi in Massimo e Pino: Giosue più estroverso ma per necessità di vincere la timidezza, io un po' più introspettivo ma per non perdere lo spunto creativo. Per carità: assolutamente nulla a che vedere con lo spessore dei due grandi. Ma quella è una coppia ispiratrice, per me, per il mio sodalizio.
 Dieci anni ci separano da loro, tra loro 758 giorni dalle rispettive nascite, tra me e Giosue 765...
 Oggi, 4 giugno 2015, fanno vent'anni dalla morte di Massimo. Cinque mesi dal 4 gennaio nella cui sera è finito Pino. Massimo era consapevole di aver appena finito di compiere la sua ultima opera cinematografica, Il postino, cui diede tutto quello che poteva dare. Pino aveva un'agenda densa di concerti ed un nuovo progetto musicale in cantiere. Entrambi lasciano a me, a Giosue, a tutti un parimonio di cultura che deve continuare ad arricchirsi anche se adesso è ben più difficile di ieri. Ne hanno caricate loro di sporte d'aglio. Che il sole d'oro che hanno acceso ci dia forza ogni mattina. E allora: saglie, saglie!

sabato 23 maggio 2015

#ART 3.0: AutoRiTratto di #AndreaMancini - Scritto da #CatiaGiaccherini




Sul suo sito si trova la sezione dedicata ai "Libri come visioni" di cui Elisa Favilli, storica dell'arte, scrive: "Scrigni o tacite sentinelle di un sapere, che da secoli si tramandano nella mimica di mani, nella complicità di lettori che ne indagano le intimità più feconde, i libri restano simboli indiscussi di una memoria che non teme rivali. Bruciati nei roghi dell’ignoranza, negati tra le censure di politiche dittatoriali, essi sopravvivono tra le biblioteche di chi in essi proietta spaccati di un vissuto culturale

da il Pickwick.it

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sabato 16 maggio 2015

#ART 3.0: AutoRiTratto di #GiuseppeFernandoPalagano - Scritto da #CatiaGiaccherini








Sostanzialmente mai (o forse sempre, a livello inconscio). Ho iniziato a disegnare, dipingere e modellare fin da ragazzo; in età giovanile ho continuato a farlo, parallelamente agli studi di storia dell’arte, estetica e linguistica generale, coltivando quello spirito autocritico che mi ha aiutato a cimentarmi in un contesto, sebbene autoreferenziale,  del tutto libero da qualsiasi vincolo, lasciando largo spazio alle componenti ludiche ed edonistiche, in assenza delle quali il mio agire avrebbe subito inaccettabili condizionamenti
da il Pickwick.it

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sabato 9 maggio 2015

#ART 3.0: AutoRiTratto di #MaurizioFulvioTronconi - Scritto da #CatiaGiaccherini




Molto presto, avevo poco più di tredici anni ed avevo ben chiaro, che il mio mondo era quello dell’arte, ne venivo attratto in maniera morbosa, non riuscivo a pensare ad altro, tutto per me si traduceva in colore segno ed immagini: mi sono reso conto che, non si decidere di fare l’artista, ma si nasce artisti.

da il Pickwick

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sabato 2 maggio 2015

#ART 3.0: AutoRiTratto di #MarcoColella - Scritto da #CatiaGiaccherini




“Marco Colella giunge ad una stilizzazione che coniuga la sintesi formale al tripudio del colore stabilendo un’efficace sintonia tra la sua pratica pittorica e quella della grafica del fumetto.
Le sue figurazioni connettono il soggetto allo spazio in una visione caleidoscopica prismatica, sottolineando i contorni, separando geometricamente le zone cromatiche, eppure sortendo l’effetto unificante di un’immagine congrua che non rinuncia ad evocare i volumi nei giochi di luce e d’ombra. I suoi racconti sono frammenti di vita, ritratti di invenzione, madonne oppure briganti, ma nella varietà tematica emerge l’imprinting di un’iconizzazione sua propria, negli occhi grandi e rettangolari come acquari, nelle labbra solide e chiuse, creando un pattern d’espressività che diviene sua sigla” (Roberta Fiorini, Galleria Simultanea Spazi d’Arte, Firenze).
da il Pickwick
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sabato 25 aprile 2015

#ART3.0: #AutoRiTratto di #MarcoColella Scritto da #CatiaGiaccherini



Le sue figurazioni connettono il soggetto allo spazio in una visione caleidoscopica prismatica, sottolineando i contorni, separando geometricamente le zone cromatiche, eppure sortendo l’effetto unificante di un’immagine congrua che non rinuncia ad evocare i volumi nei giochi di luce e d’ombra. I suoi racconti sono frammenti di vita, ritratti di invenzione, madonne oppure briganti, ma nella varietà tematica emerge l’imprinting di un’iconizzazione sua propria, negli occhi grandi e rettangolari come acquari, nelle labbra solide e chiuse, creando un pattern d’espressività che diviene sua sigla” (Roberta Fiorini, Galleria Simultanea Spazi d’Arte, Firenze).

da Il pickwick


lunedì 20 aprile 2015

ART 3.0: AutoRiTratto di Marco Orsucci

 
 
 

Marco Orsucci si racconta così prima di rispondere alle nostre domande: “Sono nato 'sfollato' nel '44 ad Altopascio da famiglia livornese. Figlio di orafo, probabilmente il mio destino sarebbe stato quello di intraprendere il mestiere di mio padre. La ventura (non posso dire fortuna) è stata quella di realizzare, da giovanissimo, piccole sculture in creta che hanno suscitato un coro di "ma quanto è bravo! Ma come è creativo! Mandiamolo a studiare a Firenze" e mi sono salvato da un istituto per geometri
 
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sabato 18 aprile 2015

#ART3.0 #AutoRiTratto di #FrancoMauroFranchi







Formose, cosciute, ricordano certe antiche madri tombali, scolpite con forma distorta, su lastre di pietra spessa e – come quelle madri arcaiche – si prestano all’osservazione umana e celeste. Sono, naturalmente, anche simboli, vere e proprie essenze metaforiche di fertilità: sembrano quasi presiedere e benedire – come regine – la nascita di un filo d’erba, la frescura della pioggia, l’orizonte tutto e, perchè no, il turista di passaggio. Donne, madri, forme in equilibrio che simboleggiano non solo la nascita ma la rinascita, in un continuo ciclo in divenire di vita eterna. Franchi cerca, attraverso gli occhi della mente, una bellezza primordiale e atavica.  Egli guarda, con gli strumenti di un attento osservatore e di un sapiente conoscitore, all’interno di una classicità scultorea. Indaga, studia, elabora e poi scolpisce o modella. Una ricerca mai affannosa, della figura, cardine e passepartout della sua arte. Figure divine, ma umanissime, di cui ci si innamora all’istante. Lo sguardo si posa sulla dolcezza delle curvature, percorrendo lentamente questa pelle di bronzo o di vetroresina: si viaggia, su questi corpi, come si viaggia attraversando un paese, un mondo, un universo.
da il pickwick

sabato 11 aprile 2015

#ART3.0 #AutoRiTratto di #SilviaLogi




Probabilmente me ne ero già accorta da bambina. Disegnavo molto bene e avevo una creatività vivace anche nell’inventare giochi, ma poi scelte di vita diverse, mi hanno portata a dimenticare il mio sogno. Dopo una lunghissima pausa tutto questo è riemerso verso i trentacinque anni. Più che una scoperta è stata una vera rivoluzione infatti ad un certo punto della mia vita che era già impostata con un lavoro come impiegata nel settore commerciale e la famiglia con due figli che occupava il resto del tempo libero ecco che è tornata l’arte.
da il pickwick

domenica 5 aprile 2015

Auguri di buona Pasqua!

 Li facciamo con l'ultima creazione della nostra amica Ilana Yahav, accompagnata dalla musica di Vito Terribile. E non ci resta che di associarci al pensiero di Ilana: non sempre i miracoli accadono. Bisogna prenderne atto e... darsi da fare!

sabato 4 aprile 2015

#ART3.0 #AutoRiTratto di #PaolaVallini


 Fin da ragazzina cercavo di colorare la realtà. Usavo pastelli e tempere, colori ad olio per imprimere un mio segno, un mio colore, per cambiare ciò che vedevo. Era un bisogno interiore. Ancora non mi era chiaro dove questo bisogno mi avrebbe portata. Cominciai a muovere i primi passi nel mondo dell’arte iniziando ad esporre alla fine degli anni ‘80, ma fu soltanto più tardi, quando il flusso creativo era così abbondante, che capii che quella era la mia strada. Non fu un atto di semplice volontà: l’arte faceva parte di me.    

da il pickwick.it

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venerdì 3 aprile 2015

#Libroforum: Nadine #Gordimer - L'intruso a cura di #LinaMorselli e #AlessandroToppi

 LIBROFORUM: 
LINA MORSELLI
e
ALESSANDRO TOPPI
 ci parlano di Nadine Gordimer 
e del racconto L'intruso

Antologia da cui è stato tratto il racconto: - Il vestito di velluto rosso – a cura di Maria Paola Guarducci – ed. Gorèe
Di Nadine Gordimer segnalo le raccolte di racconti, in particolare “Beethoven era per un sedicesimo nero” ed. Feltrinelli
Su
- Kader Abdolah , “Ritratti e un vecchio sogno” (Iperborea), sulla vita di rifugiati stranieri in Sudafrica;
- Adriaaan van Dis, Tradimento, ritorno in Sudafrica (Iperborea), romanzo che indaga sull’effettiva riuscita dell’integrazione e del miglioramento delle condizioni di vita in Sudafrica, senza nascondere le disillusioni e i problemi, ma anche riaffermando i punti di forza di ieri e di oggi;
- Sindiwe Magona, Da madre a madre (Baldini e Castoldi), sulla vicenda realmente accaduta di un ragazzo nero che uccide una ragazza americana bianca, assoluta sostenitrice dell’integrazione e dell’uguaglianza. Il romanzo è una sorta di confronto tra le madri dei due ragazzi, alla ricerca di ragioni, disegnando e spiegando contesti sociali e ambientali, ricercando in sé l’essenza della maternità.
Per chi voglia un primo approccio alla letteratura africana post coloniale, consiglio la lettura della YTrilogia di Chinua Achebe (Il crollo – Ormai a disagio – La freccia di Dio) , edito da E/O.


sabato 28 marzo 2015

#ART3.0: #AutoRiTratto di #LeliaSecci



Già sui banchi di scuola disegna e ritrae le compagne di classe. Durante l’ora di educazione artistica la maestra la riprende più volte perché non appunti la matita con il trincetto, ma lei replica che − in quel modo − il segno è più morbido e si adatta meglio alle sfumature. Una delle figure più importanti della sua vita è la nonna, che fa la sarta a Roma, ma che approfitta di ogni occasione per portarla al cinema, a teatro, a rassegne d’arte e di poesia. È proprio durante una rassegna di poesia che si innamora di Neruda e ne fa la sua fonte d ispirazione. Inizia solo verso i quarant’anni a dipingere e, da quel momento, non tradirà più la sua passione.
da il pickwick.it
    

sabato 21 marzo 2015

#ART 3.0 #AutoRiTratto di #FrancoMargari



Ho conosciuto Franco Margari in occasione delle riunioni presso la Casa di Dante a Firenze. La sua attenzione è sempre alta, si sofferma sui dettagli che poi lascia stratificare nei pensieri, quasi volesse seminare − nel suo vissuto − ogni nuova esperienza. Guardando le sue opere mi colpisce spesso la volontà, attraverso la luce, di aprire un varco in una zona buia e di mostrarne la bellezza e la complessità. Come se aprisse un forziere di gioielli, inesistenti fino ad un attimo prima perché proprio perché protetti dal buio. Ed è proprio dal buio che spesso emerge con violenza la preziosità dei pensieri di Margari; è dal buio che trovano poi forza affidandosi ai colori. Quindi scava, cerca, dare valore al pensiero e all’esperienza, Franco Margari.

da il pickwick

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venerdì 20 marzo 2015

FRIDRICH #GORENSTEJN di Lina Morselli e Alessandro Toppi

FRIDRICH GORENSTEJN
di Lina Morselli e Alessandro Toppi


 La trasmissione inizia dopo qualche minuto di musica ed è anche scaricabile dal link sopra indicato.


 Bibliografia

 Viktor Erofeev . I fiori del male russi – Antologia – VOLAND
I testi che seguono possono essere significativi per una sommaria conoscenza della vita nell’ex Unione Sovietica e nell’immadiato periodo dopo lo scioglimento della stessa. Sono solo suggerimenti personali, in commercio c’è molto di più. Ho volutamente evitato Limonov e Lilin, conosciutissimi.
Iskander è un grandissimo georgiano abcazo. Ricordo che Stalin veniva dagli stessi territori.
Fazil' Iskander. La costellazione del caprotoro. Palermo, Sellerio, 1988. ISBN 9788838904585.
Fazil' Iskander. Il tè e l'amore per il mare. Roma, E/O, 1998. ISBN 8876413472.
Fazil' Iskander. La notte e il giorno di Cik. Roma, E/O, 1988. ISBN 8876410732.
Fazil' Iskander. Sandro di Cegem. Torino, Einaudi, 1998. ISBN 8806148621.

Leonid Cypkin – Estate a Baden-Baden – RIZZOLI /  Muore nel 1982, ovvero nello stesso anno in cui Gorenstejn scrive il racconto “Con la borsa della spesa” – Lo stile e i contenuti di Cypkin, a sua volta ebreo, riprendono la grande tradizione letteraria russa.
Vladinir  Sorokin – La coda – GUANDA / Quasi 200 pagine di soli dialoghi, fra gente in attesa in una lunghissima coda. Sorokin cìviene considerato uno dei massimi scrittori russi viventi. Questa è la sua opera prima.
Gian Piero Piretto – La vita privata degli oggetti sovietici – SIRONI / descrizione seria eppure godibile di 25 oggetti che hanno segnato la vita quotidiana dei sovietici, compresa, appunto, la borsa della spesa e il salame.
Andrei Kurkov – I pinguini non vanno in vacanza – GARZANTI / I suoi romanzi visionari, comici, assurdi  e quasi on the road (a tratti lisergici …) sono ambientati nella Russia contemporanea.
Elena Cizova – Il tempo delle donne – MONDADORI / Per avvicinarsi ai modi di vita e alla gestione degli affetti, coniugali e non, nell’Unione Sovietica durante gli anni ’60.
Francis Spufford – L’ultima favola russa – BOLLATI BORINGHIERI / Uno studioso inglese ripercorre molto seriamente, seppur con tono colloquiale e quasi romanzesco, le vicende economiche dell’URSS, l’ottusità dei piani quinquennali, la rivalità con l’Occidente, la stagnazione che ha impedito il sorgere di una vera economia.
B. Akunin – Le città senza tempo – FRASSINELLI / Libro bellissimo sui cimiteri più famosi del mondo. Il primo di cui si parla è proprio il vecchio cimitero di Mosca. Una vera sorpresa letteraria, storica ed emotiva.


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sabato 14 marzo 2015

#ART3.0 #AutoRiTratto di #GiovannaUgolini



Giovanna Ugolini è nata a Firenze nel 1940. Nella stessa città lavora da oltre quarant'anni anni usando le teniche del disegno, dei collages, dell’incisione, del batik, dell’olio e dell’acrilico.
Stefano De Rosa scrive di lei “Il suo non è uno studio come s’intende nel sentire comune. Non ci sono macchie di colore né si respira l’odore tipico degli atelier. È invece un appartamento ben tenuto, nel quale si coglie subito l’aria di famiglia, il peso dei ricordi, lo strascico delle memorie care e necessarie. La pittura dell’artista è tutto questo. È ordine apparente in un caos di turbini emotivi, è disposizione all’introspezione e ricerca espressiva. La pittura si è integrata con i ritmi della vita e con le sue crude esigenze, nulla le è rimasto estraneo; il dolore, lo sguardo al mutare delle stagioni, la gioia che torna a reclamare il suo spazio, il richiamo della poesia, il ricordo di maestri antichi e moderni. Ciò che dipinge non rimanda a un valore tonale, non è un mero pretesto pittorico; non vale per l’uso della luce o per altri lemmi dei quali può giovarsi un dizionario vario e aggiornato, ma vive di un significato che va cercato nelle ragioni intime del suo animo”.

 da il pickwick

       Leggi L'intervista 

venerdì 13 marzo 2015

#Mostra #LeonardodaVinci #Milano #PalazzoReale




  MOSTRA LEONARDO da VINCI  - Milano Palazzo Reale

Quando: dal 15 aprile al 19 luglio 2015
Orari Mostra: lunedì: 14.30-19.30; martedì, mercoledì, venerdì e domenica: dalle 9.30 alle 19.30; giovedì e sabato: 9.30-22.30
 
In concomitanza con lo svolgimento di Expo 2015, Milano dedica un'importantissima mostra a Leonardo da Vinci, il grande artista toscano che realizzò alcune delle sue opere più celebri proprio durante il soggiorno lombardo alla corte di Ludovico il Moro, protrattosi dal 1482 fino al 1499.  
 
Creando un ideale collegamento con il capolavoro del Cenacolo la mostra di Palazzo Reale presenta al pubblico opere fondamentali del soggiorno milanese come il Ritratto di Musico della Pinacoteca Ambrosiana, cui si affiancano il San Gerolamo dei Musei Vaticani, la Scapigliata della Galleria Nazionale di Parma, la Madonna Dreyfuss dela National Gallery di Washington e l'Uomo Vitruviano delle Gallerie dell'Accademie di Venezia.
 
La mostra è inoltre arricchita dalla esposizione di oltre 100 disegni autografi del maestro toscano, di alcuni modelli storici di macchine di sua invenzione prestati dal Museo della Scienza e della Tecnologia di Milano ,e dalla possibilità di confronto con opere dei grandi maestri del Rinascimento italiano e internazionale, come Sandro Botticelli, Donato Bramante, Antonello da Messina, Filippo Lippi, Girlandaio, Paolo Uccello, Jan Van Eyck e Verrocchio.
 
La mostra di Leonardo a Palazzo Reale si presenta come la più grande e la più ricca mai organizzata in Italia. Grazie ad un percorso organizzato in dodici sezioni ricostruiremo l'eccezionalità della vita e del talento di questo immenso artista, capace di destreggiarsi nell'ambito dell'ingegneria, della scenografia, della scienza. 
 
Un genio da sempre in grado di affascinare e di ispirare artisti di tutti i tempi, come testimonia la sezione conclusiva della mostra, dove la rilettura ironica di Marchel Duchamp e le rivisitazioni Pop di Andy Warhol  ci confermano la nascita di un vero e proprio mito di Leonardo. 

da http://www.milanoguida.com/mostre-milano
 

KATHERINE #MANSFIELD di Lina Morselli e Alessandro Toppi

KATHERINE MANSFIELD
a cura di Lina Morselli 
e Alessandro Toppi


La trasmissione inizia dopo 4' di musica ed è anche scaricabile dal link sopra indicato.




Bibliografia


Tutti i racconti, a cura di Franca Cavagnoli, Collana Oscar Scrittori Moderni, Milano, Mondadori, 2006; nuova edizione con 4 racconti inediti, Mondadori, 2013, ISBN 978-88-04-62834-7. – Ultima raccolta ben tradotta e assolutamente completa

Pietro Citati, Vita breve di Katherine Mansfield, Rizzoli, Milano, I° ed. 1980; BUR, Milano, 1982; Collana Scrittori del Novecento, Oscar Mondadori, Milano, 1999; Collana Gli  delphi, Adelphi, Milano, 2014, ISBN 978-88-45-92937-3. – Ottima biografia intersecata alla produzione e alla critica letteraria.

Nadia Fusini, La figlia del sole: vita ardente di Katherine Mansfield, Collana Scrittori italiani e stranieri, Mondadori, Milano, 2012, ISBN 978-88-04-61624-5. – Saggio imperdibile sulla Mansfield, firmato da una delle migliori traduttrici e studiose di letteratura anglofona.

#PietroCitati #KATHERINEMANSFIELD,  #LinaMorselli #AlessandroToppi #FrancaCavagnoli  #NadiaFusini


sabato 7 marzo 2015

#Taste 2015 #Firenze 7-9 marzo - Stazione Leopolda

Come ogni anno, non potrei saltare questo appuntamento con i sapori della Leopolda a Firenze.
Come ogni anno ho fatto, in qualità di operatrice, il biglietto on line da ritirare all'ingresso e come ogni anno, mi sono pentita di averlo fatto in anticipo dato che per chi acquista il biglietto prima non solo non ci sono sconti di alcun tipo, ma ci sono file interminabili per il ritiro dei badge. In pratica, arrivando intorno alle 10.30, le file alle casse si sono quasi risolte, basta dare nome e cognome ed è possibile quindi fare il biglietto e ritirarlo in pochi minuti.
Detto questo è sempre un'emozione questa tre giorni tra i sapori da tutta italia.
La cosa bella è conoscere e riconoscere i produttori di molti alimenti di nicchia ancora lavorati in modo artigianale. Vedere l'amore e l'attenzione che quasi tutti loro pongono nel proporre i propri gioielli del gusto. Ma non è ancora tutto, spesso in questa mostra è meraviglioso scoprire come viene allestito lo spazio che ciascuno di loro ha a disposizione. Pur avendo più o meno lo stesso spazio, ad ogni passo sembra di entrare in un negozio diverso, un negozio tipico e irresistibile dove sicuramente si trovano sapori difficili da dimenticare.
Pasta, pane, affettati, pesce, conserve, formaggi, dolci, caffè, vini, birre e anche grembiuli meravigliosi, oggetti per il packaging, libri, sigari e perfino barattoli di latta trasformati in oggetti d'arte.
Uscendo poi un negozio che non ha ovviamente tutti i prodotti di ciascun espositore, ma che permette di portare a casa questo o quel prodotto da riprovare con calma ed ecco quindi alti scaffali divisi per argomenti, banconi frigorifero e cestellini con cui fare la spesa.
Unica nota di demerito, dopo la fila iniziale, sono appunto le casse.
Abbiamo acquistato parecchi prodotti che sono stati stipati in due buste dalla hostess preposta a questo.

E adesso godetevi le immagini:



























































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