Cerca nel web

giovedì 11 gennaio 2024

#Almanaccoquotidiano, a cura di #MarioBattacchi

Buongiorno, oggi è l'11 gennaio.
L'11 gennaio 1948 ebbe luogo il cosiddetto eccidio di Mogadiscio.
Come è noto, la Somalia era colonia italiana e quindi, anche dopo la guerra, di italiani ne erano rimasti moltissimi, soprattutto nella capitale.
Dopo l’inizio della Seconda Guerra Mondiale e la disfatta dell’Italia in Africa, la Somalia venne occupata dalle truppe inglesi, che già possedevano il vicino Somaliland e il confinante Kenya. Londra istituì un governatorato piuttosto ostile agli italiani residenti. Tanto che confiscò tutte le armi agli italiani, circostanza che ebbe poi una certa rilevanza, come vedremo. In quei giorni arrivò a Mogadiscio la cosiddetta Commissione Quadripartita, un organismo dell’Onu che avrebbe dovuto stabilire il destino della Somalia. A detta dei testimoni italiani, l’amministrazione britannica fu durissima: c’era fame, disordine, miseria, e sia italiani sia somali dovevano lavorare duramente per paghe bassissime.
La Commissione Onu fu accolta da una gigantesca manifestazione di somali che chiedevano l’amministrazione italiana, cosa che indispettì le autorità britanniche. In Somalia operava anche un’associazione radicale, la Lega dei giovani somali, nazionalista esasperata, fautrice della cacciata di tutti gli stranieri, e in particolare degli italiani, dalla Somalia. La Lega era foraggiata e finanziata dagli inglesi.
Per quell’11 gennaio erano previste due manifestazioni: una dei pro-italiani e degli italiani, e una della Lega dei giovani somali. A quanto pare all’ultimo momento la gendarmeria inglese, della quale facevano parte per oltre la metà dei componenti esponenti della Lega dei giovani somali, proibì la manifestazione italiana, consentendo solo quella dei radicali anti-italiani. A questa seconda manifestazione erano stati trasportati, a cura degli inglesi, centinaia di elementi di fuori Mogadiscio e sembra anche stranieri, in particolare militari kenioti pro-inglesi allo scopo di creare disordini. E così fu: verso le 11 della mattina ci fu un’improvvisa quanto inaspettata esplosione di violenza nei confronti degli italiani, che furono massacrati là dove si trovavano: per le strade, nei negozi, nei bar e soprattutto nelle loro abitazioni, e con loro i somali che provarono a difenderli: donne, bambini, anziani, nessuno fu risparmiato. E gli italiani non poterono neanche difendersi perché non avevano più armi. Esponenti della gendarmeria al servizio degli inglesi furono visti non solo non impedire le violenze ma addirittura parteciparvi. Alcune centinaia di italiani si salvarono riparando nella cattedrale e in qualche hotel. Alla fine della mattinata si contarono 54 italiani e 14 somali morti, oltre a decine e decine di feriti. Le case che esponevano il tricolore, i luoghi di ritrovo, le associazioni, gli impianti sportivi frequentati dai nostri connazionali furono devastati e saccheggiati. Ci furono scene di ferocia inaudita, violenze e omicidi all’arma bianca.
Il 13 gennaio un comunicato ufficiale della Gendarmeria britannica parlerà di un assalto da parte di altri somali legati agli italiani, armati di lance, clave ed archi, al corteo della Lega dei Giovani Somali che ne avrebbero scatenato la rabbiosa reazione. Gli italiani, invece, riferirono di numerosi individui della Somalia Britannica o addirittura kenioti presenti tra i manifestanti e testimoniarono l'arrivo di numerosi militari indigeni, fatti affluire appunto dal Kenya o dalla Somalia Britannica, presso l'Aeroporto internazionale di Mogadiscio nei giorni precedenti al massacro. Secondo quanto rivelato molti anni dopo a Claudio Pacifico, consigliere italiano in Somalia fino al 1991, gli autori della strage sarebbero stati militari e civili fatti affluire dalle vicine colonie appositamente dal Comando Inglese. Da parte del Governo italiano ci fu un'energica reazione ufficiale con la messa in stato d'accusa delle locali autorità britanniche d'occupazione.
Gli inglesi, come detto, non intervennero, se non alla fine della giornata per rimuovere i cadaveri dalle strade. Nei giorni seguenti gli italiani furono rinchiusi in un campo di concentramento. Una volta liberati, quasi tutti decisero di rientrare in Italia, dove arrivarono al porto di Napoli.
 Le spoglie vennero ricomposte in casse di legno e sistemate nel cimitero italiano di Mogadiscio. Nel 1951, nel periodo dell’amministrazione fiduciaria italiana vi fu eretto un monumento-ossario, che però, dopo l’indipendenza, fu smantellato dal governo somalo. Nel 1968, poi, l’Italia decise di rimpatriare tutte le salme dei Caduti in Africa Orientale, compresi i morti nell’eccidio.
Solo in un periodo successivo, gli inglesi formarono una commissione di inchiesta, la Commissione Flaxman, che era un generale, dal cui rapporto emersero inequivocabilmente le responsabilità britanniche nell’eccidio.

Nessun commento:

Posta un commento

Cerca nel blog

Archivio blog