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lunedì 1 gennaio 2024

#Almanaccoquotidiano, a cura di #MarioBattacchi

Buongiorno, oggi è il primo gennaio.
Secondo la tradizione latina, il primo gennaio di ogni anno i due nuovi consoli iniziavano il loro incarico annuale.
I Consoli romani entrarono in carica dal 367 a.C. in poi, ma secondo la tradizione dal 509, cioè dalla cacciata dei re e alla fondazione della Repubblica. I Consoli erano eponimi, ossia l'anno di servizio era conosciuto con i loro  nomi. Successivamente, nella tarda repubblica, si cominciò a contare gli anni dalla fondazione di  Roma (anno ab urbe condita) che tradizionalmente veniva fissata nel  753 a.C. Perciò in alcune  iscrizioni il numero dell'anno è seguito dall'acronimo avc che indica appunto  Ab Vrbe  Condita.
I loro poteri comprendevano il comando dell'esercito, la facoltà di riunire il popolo a comizio, la facoltà di convocare e presiedere il SENATO per fare approvare leggi e  provvedimenti,  l'amministrazione della giustizia e della finanza, la  promozione di opere di censimento, L'esecuzione di opere pubbliche.
I due Consoli erano infatti l'organo esecutivo dello Stato Romano, eletti dai Comizi Centuriati su proposta del console in carica, un anno prima del loro mandato, e le insegne della loro autorità erano, oltre al seguito di 12 littori coi fasci littori, la "sella curulis" e la "toga praetexta".
 Essi esercitavano collegialmente il  supremo potere civile e militare ed erano  eletti ogni anno. All'inizio detenevano anche il potere religioso, perché non si poteva condurre un esercito in  battaglia senza aver consultato gli auspici.
Secondo Livio, il loro nome deriverebbe dal Dio Conso, una divinità che "dispensava  consigli", come dovevano fare i due massimi magistrati della Repubblica  romana. La parola  consulenza, di origine latina, indica una capacità di consigliare decisioni.
I due Consoli avevano uguale potestà, salvo che ognuno poteva invalidare i provvedimenti dell’altro mediante il veto "ius intercedendi". Per evitare però lo Ius intercedenti, che poteva bloccare ogni decisione, si preferiva un accordo politico tra i due Consoli: in  certi periodi o in determinate attività un solo console esercitava effettivamente il potere, senza che l'altro ponesse il veto. In genere seguivano dei turni, dividendo l'anno in periodi, in genere mensili, in cui si alternavano negli affari civili. Per il comando militare, se ambedue erano alla guida dell'esercito, i turni erano giornalieri. Talvolta invece i due consoli si spartivano le competenze su cui ognuno esercitava il potere in esclusiva. Ciò non riguardava però le proposte di legge su cui i due Consoli dovevano essere uniti.
In campo di battaglia avevano poteri illimitati, ma, trascorso l’anno di carica, erano chiamati a render conto dell’operato. Avevano ai loro comandi le due legioni originarie, addette al servizio in campo e composte di 84 "centuriae iuniorum", in tutto 8400 uomini, a cui solo più tardi si aggiunsero altre due legioni, "legiones seniorum", addette alla difesa della città.
La cavalleria era costituita dai membri del ceto senatorio: gli equites.
Se un console moriva durante il suo  mandato (fatto non raro quando i consoli erano in battaglia alla testa  dell'esercito), un altro veniva eletto, e veniva detto "consul  suffectus". Terminato l'anno di carica, diventava "Vir Consularis" e restava fino alla morte nel Senato.
I Consoli, nonostante la limitazione del potere penale tramite il giudizio d’appello ai comizi centuriati, sancito dalla "lex Valeria de provocatione", avevano nelle loro mani l'imperium, che manteneva il carattere preminentemente militare dello Stato, rendendo possibili i grandi successi di guerra. Così la scienza militare si tramanda dalle gentes maiores ai nuovi membri della nobiltà.
I consoli avevano l'obbligo di indossare la toga, il mantello ufficiale dei consoli della  Repubblica spesso indossata fissandola con una fibula alla spalla. Era chiamata la "Toga Pieta", era di color porpora o violetto scuro, ornata ai bordi da foglie d'alloro in oro.
Poi subentrò la "Toga Praetexta": un manto di lana vergine, di colore bianco, con  una striscia di porpora sul fondo, di forma trapezoidale, che si posava sulla  spalla sinistra, mentre l’estremità inferiore scendeva fino a mezza gamba. La  lana doveva essere di colore immacolato e non doveva assolutamente strisciare  per terra. Ai piedi il console calzava i "calcei", ossia stivaletti alti quasi fino al  polpaccio, di colore rosso. Naturalmente coi capelli corti e sbarbato.
Nell’anulare sinistro portava l'anello-sigillo della sua carica. Aveva sempre la scorta di dodici Littori, recanti appunto i fasci littori, ma non dentro al pomerium, lì i Littori non potevano entrare, a meno che non si trattasse di un Dictator, che non se ne separava neppure nel pomerium. Un altro emblema era la sedia curule,  ove sedeva nel Senato.
Durante la repubblica, l'età minima per l'elezione a console era di 40 anni per i patrizi e di 42 per i plebei.  Tutti i poteri esorbitanti al Senato o ad altri magistrati erano dei due consoli. Grazie a Varrone si conoscono i nomi dei due consoli di ciascun anno dal V sec. a.C., anche se mancano alcuni anni.
In eventi straordinari i consoli ricevevano dal senato i pieni poteri per "Senatus Consultum Ultimum", cioè estremo  provvedimento del senato con la formula "Caveant consules ne quid detrimenti res  publica capiat", cioè "Provvedano i consoli affinché lo stato non abbia alcun  danno".
Essi si ebbero:
nella prima metà del II sec. a.C. per regolamentare i misteri  bacchici a Roma, durante la scalata al potere del tribuno della plebe Gaio Gracco, nel 121 a.C., in occasione della marcia su Roma di Lepido nel 77 a.C., nella congiura di Catilina  nel 63 a.C., quando Cesare traversò il Rubicone nel 49 a.C.
In età imperiale i consoli continuarono, però nominati dall'imperatore e, dopo la fondazione di Costantinopoli, si eleggeva un console per l'Occidente ed uno per l'Oriente. La carica durò ancora a Roma anche dopo la caduta dell'Occidente, sino al 566, ed a Costantinopoli sino al
VII sec. d.C.
Quando con Augusto finì la repubblica e iniziò il Principato, il potere passò nelle mani del Princeps, ossia di Augusto. Il potere del Senato si ridusse, e durante il lungo regno di Augusto, molti consoli lasciarono l'incarico prima del termine ai consul suffectus. Quelli che erano in carica il 1º gennaio, i consules ordinarii ebbero l'onore di associare il proprio nome a quell'anno. Così circa la metà di coloro che avevano il grado di pretore potevano raggiungere anche quello di console non più a 40 anni, ma a 33.
Talvolta i suffecti si ritiravano e un altro suffectus veniva nominato. Questa pratica raggiunse il suo estremo sotto Commodo, quando nel 190, si alternarono 25 consoli. Alcuni Imperatori spesso nominavano loro stessi, o loro protetti o parenti, senza guardare all'età minima. Ad
Onorio venne conferito il titolo di console al momento della nascita.
Reggere il consolato era un tale onore che pure il secessionista Impero delle Gallie nominò la sua coppia di consoli (260 - 274). Costantino I assegnò uno dei consoli alla città di Roma e l'altro alla città di Costantinopoli. Quando l'Impero Romano venne diviso in due, alla morte
di Teodosio I, ognuno dei due imperatori acquisì il diritto di nominare uno dei consoli. Dopo la fine dell'Impero romano d'Occidente, molti anni vennero ancora denominati da un singolo console.
I due consoli designati entravano in carica ancora alle calende di gennaio, con una cerimonia solenne che comportava un corteo (processus  consularis) e una distribuzione di denaro alla folla (sparsio), proibita dall’imperatore Marciano di Bisanzio ma reintrodotta da Giustiniano nel 537.
Questa carica decadde durante il regno di Giustiniano: prima con il console di Roma Decio Teodoro Paolino nominato nel 534 dalla regina Amalasunta, e quindi con il console di Costantinopoli, Anicio Fausto Albino Basilio, nel 541. In seguito il consolato venne assunto
dall'imperatore stesso, ed era incondivisibile, tanto che, quando il generale bizantino Eraclio coniò monete col titolo di console, in effetti si proclamò imperatore, in opposizione all'imperatore in carica Foca. Ci furono consoli onorari anche nel VII sec., infatti, nel 656, il vescovo di Cesarea in Bitinia si recò in visita da san Massimo di Costantinopoli insieme ai due consoli Teodosio e Paolo.

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