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lunedì 28 gennaio 2013

Accademia dei Sensi e #Carnevale

 Apriamo i festeggiamenti del Carnevale 2013 invitando tutti, in particolare gli Amici che ci seguono nei vari Social Network, a partecipare "mascherandosi", ovvero a porre quale immagine nel profilo una maschera, classica, contemporanea, di fantasia.
 Seguiteci dal Forum di Facebook o dalla Comunità di Google+: proponete giochi, scherzi, burle, inventate "carri allegorici":  testi di prosa o di poesia piuttosto che disegni, fotografie o anche filmati che inneggino al Carnevale come trionfo dei sensi e della vita gioiosa, nonostante le angosce e le amarezze che attanagliano.
 L'iniziativa culminerà il 12 febbraio con la trasmissione radio Carnevale dei Sensi a partire dalle 21.00 sul nostro canale radio web!
 Non mancate!

sabato 26 gennaio 2013

#Rimpiangere #ArchiviarelaVita #Citazione

http://www.marinabisognoblogger.eu/consigli-di-lettura/lamante-di-marguerite-duras/   
Si rimpiange sempre di aver buttato via le cose in un certo momento della vita. Ma se non si butta niente, se non ci si disfa di qualcosa, se si vuol serbare il tempo, si puo' passare tutta la vita a riordinare, ad archiviare le vita.

Marguerite Duras, Vita materiale

tratto da:   "Le donne hanno detto" un libro di citazione - pag. 218 - Laura Bolgeri- Rizzoli

venerdì 25 gennaio 2013

#Italy e i suoi #Borghi: Apricale, Liguria

Aggiungi didascaliahttp://www.nationalgeographic.it/italia/2011/05/23/foto/alberghi_diffusi-346120/3/

 Il nome

Deriva da apricus, cioè soleggiato, esposto al sole. Protetto dalle Alpi Marittime, il borgo sorge infatti in felice posizione tra i boschi di ulivi dell’estremo lembo della Liguria al confine con la Francia, godendo di un ottimo clima.

 La Storia
• XIV-XIII sec. a.C., nella tarda età del bronzo esiste già un insediamento di Celti-Liguri.
• 180 a.C., risalgono a questo periodo i primi accampamenti romani nella zona di Ventimiglia.
• X-XI sec. d.C.: il castello sul roccione chiamato Apricus è fondato intorno al Mille dai conti di Ventimiglia, mentre un secolo dopo il paese prende la forma attuale, con un primo nucleo di case e capanne disposte lungo i fianchi del roccione.
• 1092, compare in un atto notarile la prima citazione del villaggio di Apricale, che è costituito Comune intorno al 1200.
• 1267, gli Statuti rurali in pergamena, recentemente restaurati, sono il fiore all’occhiello della millenaria storia di Apricale. Le norme in essi contenute - un misto di diritto romano e germanico - forniscono il ritratto della vita nel borgo nel XIII secolo. Ogni abitante doveva andare a messa nei giorni festivi, gli omicidi venivano sepolti vivi con le loro vittime, le adultere decapitate.
• 1270 ca., Apricale entra nel feudo dei Doria di Dolceacqua e vi resta per cinque secoli con la breve parentesi dei Grimaldi di Monaco nel XV sec.
• 1491, in un documento si fa riferimento alla “piazza nuova” che diventa il vero centro del paese.
• XVIII sec., gravi difficoltà economiche colpiscono il Comune, sconvolto dalla partecipazione alle spese di guerra da gelate (1709), siccità (1718), peste (1720) e carestia (1735).
• 1795, nel periodo napoleonico un commissario requisisce le campane in tutta la vallata e proibisce le processioni, gli accompagnamenti per i funerali e il viatico agli infermi.
• 1815, Annessione al Regno di Sardegna.

http://www.trivago.it/apricale-419456/altri-siti-dinteresse/borgo-di-apricale-1046750/foto-i4874490 


L’andamento sinuoso dei carugi e un castello pieno d’arte

Apricale è unica. Disposta scenograficamente intorno alla piazzetta, ha un'anima a scale, con i vecchi edifici in pietra che si sviluppano in altezza su più piani: capita così che l'ingresso sia posto al piano alto e si debba scendere le scale per accedere alle stanze. Apricale significa poesie fatte in strada, atelier di artisti, rifugio di viaggiatori che hanno trovato il locus amenus in cui dare ascolto ai folletti o alla civetta nel bosco.
Claudio Nobbio, il "poeta di Avrigue", racconta in versi i miti di Apricale: la misteriosa lucertola che dà nome al castello, rinvenuta, sotto forma di vecchio metallo arrugginito, nel cerchio di pietre di Pian del Re, dove si era fermato il re dei Celti; il "trombettiere di Apricale" John Martin, soldato del generale Custer e unico sopravvissuto al massacro di Little Big Horn; l'arrivo di alcuni templari scappati dalla Provenza e nascosti nella torre.
"La notte potrebbero esserci stelle / sopra la piazza di Avrigue / per farti ritrovare la strada / dei tuoi pensieri": la splendida piazza, con la fontana di origine gotica e i sedili in pietra, è il cuore del borgo, attorniato da uno stupefacente agglomerato di case, vicoli, scalinate, contrafforti, sottopassi e orti. Bello è soprattutto il reticolo dei vecchi carugi in pietra (vie Mazzini, Castello, Cavour), angusti vicoli lastricati dall'andamento sinuoso e collegati da ripide scalinate.

Alle spalle della piazza sorge l'Oratorio di S. Bartolomeo, al cui interno si ammira un bel polittico rinascimentale raffigurante la Madonna della Neve (1544); di fronte, la Chiesa Parrocchiale, di origine medievale ma quasi interamente rifatta nel XIX sec.; in alto, il Castello della Lucertola, completamente restaurato e adibito a contenitore culturale: contiene un giardino pensile ed è circondato - come la parte più alta del borgo - da una notevole cinta muraria con tre belle porte ad arco, mentre una delle torri quadrangolari del maniero è stata successivamente trasformata nel campanile della Chiesa Parrocchiale.
Da vedere, infine, ai piedi del borgo, la Pieve di S. Maria degli Angeli, con pregevoli affreschi rinascimentali e barocchi e, appena fuori, la Chiesa di S. Antonio Abate, del XIII sec. con facciata barocca, e le rovine di S. Pietro in Ento, pieve romanica di origine benedettina, il più antico edificio di culto del territorio.

Apricale non disdegna però il tocco artistico della contemporaneità: la bicicletta sul campanile, i murales sui muri dei carruggi, le pagine d'acciaio del monumento al libro di Enzo Pazzagli e Claudio Nobbio.
Quest'ultimo, così scrive: "Dio pagano che abiti qui / tu che controlli i rintocchi delle campane / tu che governi il crescere dell'erba / nelle fasce a terrazze / della Liguria più nascosta / tu che leggi negli occhi delle volpi di notte / Che cavaliere sono io / se ho perso tanto tempo / prima di entrare nel profondo del cuore / della valle del Nervia".


http://sacapoche.blogspot.it/2012/11/olive-taggiasche.html


Il prodotto del borgo

Città dell’Olio, Apricale è terra di taggiasca, l’oliva che dà origine a un extravergine di eccezionale qualità. Dai produttori locali si trovano anche pâté d’olive, olive in salamoia, pesto, miele d’acacia e di castagno.

 Il piatto del borgo

Il menu di Apricale comincia con un antipasto di verdure ripiene (fiori di zucca, torta verde, sardenaira), prosegue con un primo piatto di ravioli (di carne, boragine o bietole) o con i tagliarini al pesto, mentre per i secondi la scelta è tra cosciotto d’agnello al forno, coniglio con le olive cotto nel vino Rossese e cinghiale con polenta.
Come dessert, pansarole e zabaione.

fonte: http://www.borghitalia.it/html/borgo_it.php?codice_borgo=420&codice=elenco&page=1

mercoledì 23 gennaio 2013

Gypsy #Jazz: bonne anniversaire, #Django Reinhardt!

 Oggi ricorre il 103° compleanno di Django Reinhardt, il musicista  gitano nato in un borgo in Belgio cui, in particolare, si ispirano i nostri amici Quasimanouche, che ci hanno accompagnato musicalmente nel corso della trasmissione radio Sei come sei con cui abbiamo inaugurato il nuovo anno accademico.
 Per l'occasione Patrus 53 e alcuni musicisti di stile manouche, cioè il gypsy jazz e che deriva proprio dall'esperienza di Django, gli hanno dedicato questa parodia del famosissimo filmato del Quintette du  Hot Club de France che suonano J'attendrai, girato nel 1938. Eccolo!


#AmoreSimpatia #LegameCarnale

http://tonykospan21.wordpress.com/2011/05/16/lamore-alla-prova-del-tempo-favola-di-saggezza-2/

Possiamo dire che (l'amore-simpatia) è un sentimento profondo di tenerezza per una creatura, quella che sia, con la quale condividiamo gli stessi rischi, le stesse vicissitudini... Si tratta di un legame, carnale o no, sensuale sempre, in cui però la simpatia prende il soppravvento sulla passione.

Marguerite Yourcenar, Ad occhi aperti

tratto da: " Le donne hanno detto " un libro di citazione pag. 36 - Laura Bolgeri - Rizzoli

lunedì 21 gennaio 2013

Firenze - Fiume Arno - 21 gennaio 2013











#Modi di dire: Uscire per il rotto della cuffia

http://blog.libero.it/precicchio/6752612.html

Secondo l’accezione più accreditata, si riferisce al copricapo imbottito, indossato dagli antichi cavalieri sotto la celata. Poiché nelle giostre medievali i colpi assestati sulla cuffia erano considerati validi, uscire per il rotto della cuffia significa cavarsela a malapena. 

Fonte web: ww.culturaesvago.com/modi-di-dire

*

Tornei e giostre medievali:

I tornei (dal francese tourner, roteare), conosciuti anche come giostre (dal latino juxtare, avvicinarsi), sono una forma di festa d'armi di origine medievale;  nascono tra i giochi guerreschi con fine di esercizio all'arte della guerra diffusisi secondo le fonti storiche sin dal IX secolo  in ambito carolingio 
Nell'uso attuale i due termini armi medievali e giostra non indicano attività diverse, benché il secondo sia più propriamente un combattimento fra due cavalieri con " lancia in resta"  e un torneo un combattimento tra fazioni.
I tornei e le giostre ebbero origine nel Medioevo feudale e della struttura militare principale dell'epoca, la cavalleria  . Va ricordato che spesso venivano anche organizzati combattimenti a piedi, specialità amata da EnricoVIII d'Inghilterra
Ai tornei parteciparono anche membri dell'alta aristocrazia Europea, compresi i sovrani di importanti regni. Durante il combattimento i cavalieri dovevano comportarsi lealmente, combattere pro solo exercitio, atque ostentatione virium (Ruggiero di Hoveden) , attenendosi ad un preciso codice d'onore,  direttamente derivato da quello dell' aristocrazia militare.
Consistevano in combattimenti, nullo interveniente odio ( Ruggiero di Hoveden)  di cavalieri   a squadre o a coppie, a cavallo ma anche a piedi, ed erano regolati da un preciso cerimoniale: i cavalieri venivano chiamati uno ad uno dall'araldo d'armi, che ne blasonava l'arma o lo scudo e gli eventuali titoli nobiliari  i, presentandoli al pubblico che affollava l'arena ed al signore  o all'autorità che aveva indetto il torneo.

sunto tratto da: http://it.wikipedia.org/wiki/Torneo_%28medievale%29
 

domenica 20 gennaio 2013

#Mostre: Signori di Maremma

www.archeotoscana.beniculturali.it
 "Una grande esposizione sulle aristocrazie etrusche, sui signori di Maremma, principi etruschi, pirati tirrenici, ricchi mercanti, abilissimi artigiani, fondatori di città..."
 Così è introdotta, sul sito dei Beni Culturali di Toscana, la mostra aperta da ottobre scorso presso il Museo Archeologico Nazionale di Firenze e che perdurerà fino a fine aprile.
 Nel dar nota anche alla relativa recensione di Archeoblog.net, diamo un piccolo saggio di quanto si può trovare.

#LacrimeCrudeli #Citazione

http://ilcantodelcignorosso.blogspot.it/2011/06/le-lacrime-di-una-donna.html 
Le lacrime mi sono crudeli come la nausea,  mi gonfiano le narici, mi fanno la bocca quadra; per di piu' mi rimangono un idolensimento nelle costole e due orribili borse sotto gli occhi. Piango dolorosamente come un uomo.

Colette, Il mio noviziato


Tratto da "Le donne hanno detto" un libro di citazioni pag. 144 - Laura Bolgeri - Rizzoli

sabato 19 gennaio 2013

#LeSpezie #Coriandolo

imm. da http://bragwebdesign.com/ricette-di-cucina/aromi-e-spezie/coriandolo/


L'aroma intenso, dolce, simile a quello dell'arancio rende il coriandolo una delle spezie più versatili. Molto delicato, il coriandolo può essere usato in notevoli quantità senza che rovini il sapore dei piatti. Il suo gusto armonizza particolarmente con quello dell'aglio e del peperoncino, e si adatta perfettamente a piatti di carne e verdura. Le sue foglie in medio oriente vengono usate come il prezzemolo. I semi si possono trovare interi o in polvere; è preferibile acquistarli interi e tostarli prima di macinarli per esaltarne il sapore
 
fonte web: http://www.ristorantelaragnatela.com/book/export/html/91

venerdì 18 gennaio 2013

The #Lydian Chromatic Concept of #Tonal Organization, di George #Russell, Stefano #Zenni, #Storia del Jazz, #citazione


Una delle più profonde trasformazioni del linguaggio avvenute nel corso degli anni Cinquanta ruota intorno a un personaggio a lungo ignorato dalle storie del jazz: George Russell (1923-2009), il maggiore teorico che il jazz abbia espresso e uno dei grandi intellettuali e compositori della musica americana. Scampato alla tubercolosi, che non risparmiò il suo coetaneo Fats Navarro, Russell elaborò, nel corso della lunga convalescenza, un sistema teorico influenzato dagli studi con Stefan Wolpe. Ne ricavò un volume, The Lydian Chromatic Concept of Tonal Organization, che all'inizio degli anni Cinquanta circolò tra i musicisti in edizione privata e più avanti conobbe varie edizioni. Quella del 1959, in periodi successivi, conobbe una certa diffusione. In realtà, prima della edizione ampliata del 2004, il libro — circondato da un alone leggendario — non è mai andato oltre una cerchia iniziatica. Pur da una posizione marginale, George Russell è riuscito a fondare una nuova teoria che, attraverso una serie di complessi passaggi storici, ha cambiato il corso della musica.

Nel jazz non esisteva una procedura formalizzata per studiare l'improvvisazione o la composizione. A parte il celebre metodo di Gene Krupa per i batteristi, in genere i libri a destinazione didattica, come quello stilato da Teddy Wilson per i pianisti, si basavano sull'esempio diretto, con trascrizioni da assimilare ed emulare. Tutti i jazzisti professionisti hanno studiato in modo formale la tecnica strumentale, ma il sapere, le regole e i trucchi dell'improvvisazione venivano appresi sul campo: si imitavano i musicisti scelti a modello, si improvvisava sui dischi e si affrontavano in jam session improvvisatori più esperti. Tutti conoscevano le regole dell'armonia, ma le peculiarità del jazz venivano apprese facendo pratica improvvisativa. Ovvio che compositori, così come pianisti o solisti che suonavano anche il pianoforte (Bix Beiderbecke, Coleman Hawkins o Dizzy Gillespie), ne avevano una consapevolezza superiore. Dalla metà degli anni Trenta si diffuse l'abitudine a siglare gli accordi con simboli di lettere e numeri, affini a quelle in uso nella musica barocca, da cui i solisti ricavavano le possibili note con cui improvvisare. Ma non esisteva un lessico teorico di riferimento e le uniche scale formalizzate erano la maggiore e la minore, modificate e arricchite nel corso della pratica improvvisativa. Di fatto i jazzisti lavoravano sulla base di una teoria implicita, le cui regole erano ben note ma non dette, se non occasionalmente e in modo non sistematico. Il lavoro di Russell trasformò questa prassi diffusa in teoria esplicita; fu in pratica una fondamentale sistematizzazione di lessico e regole, gettando così le basi di tutta la didattica jazz.

La complessa articolazione del Lydian Chromatic Concept può essere qui riassunta solo in poche parole. Russell riconosce che l'improvvisazione si fonda su una serie di scale che aderiscono agli accordi di base secondo varie gradazioni di consonanza; su tutte, la scala lidia, considerata la più consonante in virtù della quarta eccedente presente negli armonici naturali. Il sistema poi accoglie scale come l'esatonale e la ottatonica (o diminuita, come si dice nel jazz). Quest'ultima era da tempo in uso nella musica contemporanea (Stravinskij, Debussy, Messiaen), ma nel jazz se ne colgono tracce occasionali solo dal tardo Swing. Di queste scale, a cui Russell attribuisce una singolare nomenclatura, viene studiata la natura intervallare e la loro relazione con gli accordi, i quali a loro volta sono inseriti in un sistema che ne valuta la «gravità» armonica. In altre parole, si può analizzare un giro armonico in due modi: come una serie di centri tonali collegati da accordi secondari o come un assieme di accordi secondari che ruotano intorno a un unico, generale centro tonale. In questo modo Russell offre all'improvvisatore un metodo per approfondire armonicamente gli accordi di base o, viceversa, per liberarsene.

Nel corso del libro viene anche introdotta la distinzione, poi diventata d'uso comune, tra improvvisazione verticale e orizzontale: la prima è tipica dello stile di Coleman Hawkins e John Coltrane, che considerano ogni accordo un centro gravitazionale da esplorare; la seconda caratterizza lo stile di Lester Young e Ornette Coleman, che improvvisano melodie riferite a pochi centri tonali ignorando gli accordi intermedi. Fin dai primi anni Cinquanta, Russell invitava il musicista anche a scegliere questi centri tonali «secondo il proprio giudizio estetico», dunque ad agire in totale libertà, fino a ignorare le armonie e pensare in termini puramente cromatici (di qui il termine chromatic nel titolo del trattato). Un cromatismo però ragionato, perché attraverso lo schema delle gravità intervallari, evidentemente debitore di Hindemith, il compositore o l'improvvisatore possono graduare pesi, consonanze e dissonanze di ogni intervallo rispetto a una tonica immaginaria. Un modo di procedere che anticipa sulla carta quanto poi realizzerà, per via personale e naif, Ornette Coleman. La flessibilità del metodo consente a Russell di impegnarsi anche nella composizione, nel contrappunto e perfino nell'analisi di altri generi musicali (l'edizione del 1959 si concentra sulle prime battute del Concerto per violino di Alban Berg).

All'inizio Russell ebbe modo di applicare le sue idee solo occasionalmente. Ne troviamo traccia in Cubano Be Cubano Bop con Gillespie, A Bird in Igor's Yard di Buddy De Franco e nel meno noto Similau per Artie Shaw. Agli inizi degli anni Cinquanta Russell, che lavorava come commesso, viene invitato da amici musicisti a presentare dei suoi pezzi per le loro sedute di registrazione. Quella del 1951 a nome di Lee Konitz – con Miles Davis tra le fila degli strumentisti invitati – documenta il suo primo capolavoro, Ezz-Thetic, un sorprendente mascheramento di Love for Sale che procede a grande velocità tra linee bop, salti sghembi e singulti dissonanti. È un fraseggio anomalo, da cui poi discende lo stile improvvisativo di Eric Dolphy, che di Russell sarà anni dopo allievo e collaboratore. La pubblicazione, nel 1953, del Lydian Chromatic Concept sollecita l'attenzione del mondo del jazz: a leggerlo e studiarlo, oltre a Konitz e Davis, ci sono Art Farmer, il notevole e sottovalutato sax alto Hal McKusick, il batterista Paul Motian e poi Sonny Rollins (che registrò una versione di Ezz-Thetic con Max Roach) e ancor più John Coltrane, che nel 1957 fu chiamato da Russell per il concept album NEW YORK, NY.


(Stefano Zenni, “Storia del jazz. Una prospettiva globale”, Viterbo, Nuovi Equilibri, Viterbo, 2012, pp. 400 ss.)


(immagine tratta da http://www.tumblr.com/tagged/american%20jazz?before=23)







#Arte: #ArKeologhia e asta silenziosa per #FiorGen

Performance del KPK a sostegno della ricerca

 A conclusione di Arkeologhia, mostra di canopi contemporanei, gli artisti del KPK si offrono al pubblico con una performance venerdì 18 gennaio alle 17.00 presso il Museo Archeologico di Firenze.
 Nel corso di questa esibizione sarà diffusa la lettura di didascalie descrittive a  cura dell'Accademia dei Sensi.
 L'ingresso è libero e in quell'occasione saranno esposte 30 opere donate alla Fondazione Fiorgen Onlus per sostenere la ricerca scientifica.
  Tutte le opere riportano la firma del Kantiere Post Kontemporaneo (KPK) e sono frutto dell'intervento di diversi artisti. Questa filosofia di rinuncia al proprio Ego rappresenta il fascino di questo non/movimento che sta a significare il desiderio di non marcare con la frma il territorio delle proprie opere per acquisire una dimensione espressiva diversa e arricchita dalle esperinze altrui.
 Il KPK crea eventi performativi che spesso hanno l'obiettivo di sostenere progetti culturali e scientifici di importanza rilevante sul territorio.
  In questo caso le 30 opere donate a FiorGen Onlus serviranno per sostenere progetti di ricerca volti alla diagnosi precoce di malattie degenerative e genetiche.
 Non sarà un'asta tradizionale bensì un'asta silenziosa dove i partecipanti potranno scegliere tra le opere esposte la loro preferita e compilare un foglio sul quale indicare il numero di lotto e l'offerta libera proposta.

giovedì 17 gennaio 2013

#Cinema: #Scopertadellalba

www.arsenalecinema.it
 LA SCOPERTA DELL'ALBA

 di Susanna Nicchiarelli

 con Margherita Buy, S. Nicchiarelli, Sergio Rubini, Gabriele Spinelli, Renato Carpentieri, Lina Sastri

 Italia, 2013, 92'


 Gli amici dell'Arsenale Cinema ci invitano ad assistere alla presentazione che Susanna Nicchiarelli ha fatto del suo film la settimana scorsa. Accettiamo volentieri e invitiamo il popolo di Twitter ad esprimersi in merito e a dare la propria recensione del film con l'hastag #Scopertadellalba.




 "Cinema fantastico in Italia con le Br coinvolte? Strano ma vero conoscendo l'avversione crociana (nel senso di Benedetto Croce) diventata ostacolo al metafisico. Secondo film della Nicchiarelli, tratto dal romanzo di Veltroni (influenzato dal film 'Frequency') e dopo 'Cosmonauta', dal fascino così camp e alieno da rendere difficile non volergli bene. Due sorelle scorbutiche e dominatrici - manager musicale (Nicchiarelli, buffa e lentigginosa) e accademica (Buy, così rigida da risultare comica) - cominciano ad indagare oggi su ciò che accadde al papà nel 1981. Rapito dalle Brigate Rosse, ucciso, o scomparso di sua volontà? Una delle due (l'accademica) riesce anche a entrare in contatto telefonico con la se stessa del 1981. Momenti musicali irresistibili (si comunica la scomparsa del papà sulle note di 'Video Killed the Radio Stars' dei Buggles), parecchia ironia e uno sguardo non banale sulle due Italie di ieri (uomini, e padri, come re) e di oggi (uomini passivi e fragili). Brava Nicchiarelli. C'è bisogno di vivacità femminile da queste parti." (Francesco Alò, 'Il Messaggero', 10 gennaio 2013)

mercoledì 16 gennaio 2013

Gypsy #Jazz: Gonzalo Bergara e Adrien Moignard

www.patrus53.com
 Una strana coppia. Gaio argentino il primo, brillante parigino il secondo, dai loro primi incontri a margine del Festival Django Reinhardt si ritrovano spesso a duettare un po' in tutto il mondo.
 Qui potete vederli nell'esecuzione, a tratti stravagante, di Django's Tiger.
 Il mio primo incontro con Gonzalo è stato sul canale YouTube, ricco di utilissime basi degli standard di Django, che tutt'ora sfrutto per il mio studio.
 Non ho ancora avuto il piacere di conoscere di persona Adrien, ma siamo buoni amici in Rete, in attesa del prossimo appuntamento a Samois!


#Ciclotimia e #letteratura come farmaco, Mariano #Tomatis, Othan #Pamuk, #disturbo #bipolare, #citazione


Da sempre la scrittura alleggerisce i “momenti bassi” della mia ciclotimia. Un capitolo tratto da “Altri colori” del premio Nobel Orhan Pamuk conforta la mia ipotesi che la letteratura possa essere un valido aiuto per affrontare i momenti di depressione. La prosa dello scrittore turco rivela in modo crudo i tormenti da lui vissuti e le vie d’uscita individuate nell’impegno intellettuale e nell’atto creativo.

(Mariano Tomatis, “La letteratura come farmaco”, dal blog “Cicotimia, ”http://www.marianotomatis.it/ciclotimia/blog.php?post=20121225#top)

La letteratura mi è necessaria come un farmaco. Come capita a chi ha una dipendenza, la letteratura, che devo «assumere» ogni giorno come una medicina che si prende col cucchiaio o con un’iniezione, ha una dose consigliata e degli effetti collaterali.

Prima di tutto la «medicina» deve essere buona. E con buona intendo dire vera ed efficace. Un brano di romanzo forte, intenso e profondo, in cui credo, che mi rende felice più di tante altre cose e mi lega alla vita. […] Se invece a scrivere sono io, la «dose» di «letteratura» che devo prendere ogni giorno è completamente diversa. Perché nel mio stato la cura migliore, la massima fonte di felicità, è scrivere ogni giorno una buona mezza pagina. […] Ma non vorrei essere frainteso: chi come me è dipendente dalla letteratura non è così superficiale da essere felice con i bei libri che scrive, con il loro numero e successo. Chi ne è dipendente non desidera la letteratura per salvarsi la vita, ma soltanto per superare la difficile giornata che sta trascorrendo. I giorni sono sempre difficili. La vita è difficile perché non scrivi. Perché non riesci a scrivere. Ed è difficile anche quando scrivi, perché scrivere è molto difficile. Fra tutte queste difficoltà, l’importante è riuscire a trovare la speranza per far passare la giornata, anzi essere felice e gioire se il libro o la pagina che ti portano in un nuovo mondo sono buoni.

Vi racconto che cosa sento se un giorno non ho scritto bene o non mi sono perso nel conforto di un libro. In breve, per me il mondo si trasforma in un luogo insopportabile e tremendo, e chi mi conosce sa immediatamente che anch’io sono diventato come quel mondo. Per esempio, quando si fa sera mia figlia coglie dall’espressione desolata del mio volto che durante la giornata non ho potuto scrivere bene. Glielo vorrei nascondere ma non mi riesce mai. In questi brutti momenti penso che vivere o non vivere sia la stessa cosa. Non ho voglia di parlare con nessuno, e chi mi vede in quello stato non ha voglia di parlare con me. Questo umore in realtà comincia ad avvolgere lentamente il mio animo ogni giorno fra l’una e le tre di pomeriggio, ma dato che ho imparato a usare la scrittura e i libri come una medicina, mi salvo senza diventare completamente il cadavere di me stesso. Se capita che per lunghi periodi non posso prendere la mia medicina che sa di inchiostro e carta perché sono in viaggio o, come è accaduto in passato, a causa del servizio militare o perché devo andare a pagare la bolletta del gas o, come è successo di recente, per questioni politiche o chissà per quanti altri impedimenti, sento che l’infelicità mi trasforma in una specie di uomo di cemento. Non riesco a muovere nessuna parte del corpo, le mie articolazioni non funzionano, la testa si fa di pietra e sembra che il mio sudore abbia un odore diverso. Questa infelicità può durare a lungo: la vita infatti è piena di castighi che ci allontanano dalle consolazioni della letteratura. Partecipare a un’affollata riunione politica, chiacchierare con gli amici nel corridoio della facoltà, trovarsi a pranzo con i parenti in un giorno di festa, la conversazione forzata con una brava persona distratta e rintronata dalla televisione, un appuntamento di «lavoro» organizzato tempo prima, un incontro di famiglia durante le festività, una banale uscita per fare la spesa, andare dal notaio, fare una fototessera per ottenere un visto, sono tutte attività durante le quali gli occhi mi si appesantiscono e mi viene sonno, proprio nel cuore della giornata. Quando sono lontano da casa e mi è impossibile tornare nella mia stanza e rimanere solo, l’unica mia consolazione è addormentarmi in pieno giorno.

Si, forse ciò di cui ho bisogno non è la letteratura ma rimanere solo in una stanza e fantasticare. Allora comincio a sognare cose bellissime su tutti quei luoghi affollati, sulle riunioni famigliari e scolastiche, sui pranzi con i parenti nei giorni di festa e sulle persone che vi partecipano. Durante quegli affollati pranzi fantastico sulle persone che siedono intorno a me e le rendo più divertenti. Nella mia immaginazione tutto diventa interessante, attraente e vero. Parto da questo mondo noto e comincio a immaginarne uno nuovo. Così siamo arrivati al nocciolo della questione. Per scrivere in modo soddisfacente devo annoiarmi per bene, e per annoiarmi per bene devo immergermi nella vita. Quando sono proprio in mezzo a tutto quel frastuono, agli uffici, alle telefonate, all’amore, all’amicizia, su una spiaggia assolata o a un funerale in una giornata piovosa, quando cioè sto per entrare nel cuore degli eventi, sento improvvisamente di trovarmi alloro margine. Comincio a fantasticare. Se siete pessimisti potete pensare di annoiarvi. In entrambi i casi, una voce interiore vi suggerisce: «Torna nella tua stanza e siediti alla scrivania!» Non conosco i metodi degli altri, ma quelli come me diventano scrittori in questo modo.

(Orhan Pamuk, , “L’autore implicito” in “Altri colori”, Einaudi, Torino 2008, pp. 10-12.).

(Nell’immagine, Sandro Botticelli, “La calunnia”,
da http://www.frammentiarte.it/dal%20Gotico/Botticelli%20opere/51%20la%20calunnia.htm)











martedì 15 gennaio 2013

#LeSpezie #Chiodi di Garofano

http://www.ambulatoriprivati.it/sesso-e-cibo/aroma-della-passione.html 

I chiodi di garofano sono i boccioli essiccati di una pianta tropicale sempreverde. E' una spezia molto antica e veniva già usata nell' antichità in cucina , in medicina e in profumeria. Hanno un aroma dolce, caldo e persistente, fortemente pungente e vengono usati sia nelle pietanze dolci che salate. Ottimi anche, se uniti alle cipolle , per aromatizare brodi di carne. Si possono trovare interi o in polvere anche se quest'ultima tende a diventare rancida in poco tempo. 

fonteweb:http://www.ristorantelaragnatela.com/book/export/html/91

Gypsy #Jazz: Titi Bamberger

www.patrus53.com
 Un signore tzigano: così definirei questo schietto quanto affascinante musicista che si diletta anche nel canto (qui con Nature Boy).
 Non ho ancora avuto il piacere di incontrarlo, ma amici a me molto vicini lo disegnano nella sua semplicità, cordialità e ospitalità - certo caratteristiche che contraddistinguono in generale tutti gli Zingari. Eppure quando ti avvicini al suo campo, così come a quello di chiunque altro, non puoi che essere discreto, silenzioso, mantenere un contegno rispettoso, quasi riverente, quando l'atmosfera è ornata di dolci melodie.
 Poi, d'improvviso, qualche bella signora ti fa cenno di avvicinarti, mentre qualche ragazzino dal nulla ti porta una seggiola e qualche giovanotto ti invita a prendere una birra o un bicchier di vino.
 E la festa continua per tutta la notte...


lunedì 14 gennaio 2013

#Florence - 14 gennaio 2013


Piazza Ognissanti






Via dei Servi



Gypsy #Jazz: Antoine e Daisy

www.patrus53.com
 Oggi inizio un ciclo di pubblicazioni in cui assocerò ad un racconto su uno o più musicisti che ho conosciuto o con cui comunque ho corrispondenza ad un video musicale che lo riguarda. I video saranno tratti soprattutto dal repertorio di Patrus 53, di cui vi parlerò più avanti.
 Inizio da una coppia che ho conosciuto a Samois-sur-Seine alla fine di giugno del 2011, in occasione del 32° Festival Django Reinhardt.
 Antoine Boyer, quindicenne chitarrista francese, in compagnia del padre ha aperto il festival sul palco con un concerto delizioso.
 Daisy Castro, quattordicenne violinista statunitense, aveva già pubblicato il suo primo album l'anno prima, e frequentava i campi dei maggiori musicisti gitani dintorno Samois.
 Io ebbi l'onore di accompagnarli in qualche pezzo le non poche volte che onoravano Place de Brouckère di Eddy, musico e circense belga presso cui trovai ospitalità.
 Qui Patrus li ha ripresi in quei giorni mentre eseguivano Souvenir De Villigen.

domenica 13 gennaio 2013

#LeSpezie #Cardamomo

http://www.gustoblog.it/post/6985/conoscere-le-spezie-il-cardamomo


Il cardamomo ha un gusto ricco, leggermente piccante e un aroma piacevole e inebriante. E' una delle spezie più costose e viene usato ampiamente in India in piatti a base di riso. La parte aromatica si trova nei semi interni alla capsula verde (vedi sopra), per questo è sempre meglio comprare le capsule intere e aprirle all'occorrenza macinando i semi. 

fonte web:  http://www.ristorantelaragnatela.com/book/export/html/91

mercoledì 9 gennaio 2013

Scoprire che tua madre a 15 era in un casino....e ridere

Sai che tua madre a 15 anni era in un casino e....


 Queste son notizie che date da un padre potrebbero turbare  per sempre la tua vita e segnarla irrimediabilmente, ma in  realtà le cose non sono mai come sembrano. Tutto iniziò con le grida della Tenutaria "Vattene ragazzina, che ci fai qui??? Mi vuoi far chiudere???" 

 Mia madre, rappresentate Camay, aveva 15 anni quando quella mattina si trovò a bussare ad una porta di Via Venegia a Firenze. Doveva portare prodotti della Camay in omaggio e poi segnare con un gessetto il muro per indicare che era passata da lì.
 Nessuno venne ad aprire la porta che era socchiusa, quindi lei entrò e si sedette nel salottino ad aspettare.
 Passava il tempo e lei aspettava seduta sul divanetto.
 Ad un tratto ecco la proprietaria uscire inferocita per cacciarla via dalla Casa Chiusa.
 Lei disse di essere una rappresentate della Camay e mostrò gli omaggi ma quella non volle saperne e  al grido di "VATTENE deliquente vuoi farmi chiudere!!" la costrinse a lasciare il Casino.

martedì 8 gennaio 2013

#Modi di dire: Essere sul letto di Procuste

http://www.ilcaffaro.com/fotografia.php?link=http://www.ilcaffaro.com/ninobesta/img/miti/il_letto_di_procuste.jpg


PROCUSTE  
 
Procuste, o più esattamente “Procruste” se si adotta la grafia esatta, significa “stiratore”, ed era il soprannome di un leggendario brigante greco che attendeva i viandanti sulla strada da Atene a Megara. Dopo averli catturati li stendeva su una specie di letto al quale la loro statura doveva adattarsi perfettamente, e se questo non avveniva, provvedeva ad amputarli o a stirarli secondo i casi. Procruste venne ucciso dall'eroe ateniese Teseo.
 
Essere sul letto di Procuste
Provare forte disagio in quanto obbligati a mantenersi, in un'azione o simili, entro limiti molto ristretti, e quindi avere poca libertà di movimento, poco spazio di manovra. Anche trovarsi in una situazione pericolosa in cui basta un movimento sbagliato per trovarsi in serie difficoltà. Oppure, soffrire di una situazione che obbliga alla costrizione o all'inazione. 

fonte web: http://dizionari.corriere.it/dizionario-modi-di-dire/P/procuste.shtm


#Le Spezie #Cumino

http://www.donnamoderna.com/cucina/spezie/foto-7

Delicatamente aromatico, il cumino è un ingrediente fondamentale della cucina del Medio Oriente e dell'Africa del nord. In Marocco, il caratteristico aroma di questa spezia pervade i bazar e i chioschi. Ha un sapore forte e leggermente amaro e molte persone addirittura lo descrivono come "odore di sudore". I semi si trovano generalmente interi essiccati ed è consigliabile tenerli in recipienti chiusi ermeticamente.

fonte web: http://www.ristorantelaragnatela.com/book/export/html/91

#Cinema: Luciana Castellina, comunista

www.arsenalecinema.it

 LUCIANA CASTELLINA, COMUNISTA

 di Daniele Segre

 con Luciana Castellina
 Italia, 2012, 78'


 Mercoledi 9 il primo degli incontri che sono la caratteristica principale della proposta culturale di Arsenale Cinema: l'anteprima toscana di "Luciana Castellina, comunista" di Daniele Segre, e a seguire, incontro con Luciana Castellina e Daniele Segre, condotto da Maurizio Alfonso Iacono.

 In un ritratto intenso Luciana Castellina ripercorre sessant’anni di storia italiana ed europea narrando la propria esistenza pubblica e privata: dai ricordi delle elementari quando a fianco di Anna Maria Mussolini iniziava a capire le strutture complesse della politica all’impegno politico giovanile speso nelle file della cultura romana di sinistra, dalle lotte per l’emancipazione femminile all’approdo in Francia, dall’ingresso nel PC ai numerosi arresti per la libertà di espressione, alla fondazione del Manifesto, prima rivista, poi quotidiano e infine partito. La politica coincide con la scoperta del mondo (Luciana Castellina ha intitolato così il suo recente libro di memorie, finalista al Premio Strega nel 2011): la speranza nella giustizia sociale, l'esperienza formativa di realtà diverse dalla propria, la fatica, il viaggio, la guerra, i comizi, il cinema, gli intellettuali francesi e gli operai della FIAT, la diplomazia internazionale, l'amicizia.
 Il tutto in una rete inestricabile di ragione e di affetti, di lucido interrogarsi e di ironico raccontarsi.

A cura di Arsenale Cinema

lunedì 7 gennaio 2013

LA #TOMBOLA DELLA MADUNINA, Vasco #Pratolini, #Cronache di poveri amanti, #citazione



Ciascuno ha le sue cartelle preferite, col proprio nome scritto sul retro. Tre cartelle si pagano due soldi, sei un ventino, e chi ne affitta nove ottiene lo sconto. Ma nessuno può badare a nove cartelle contemporaneamente, specie quando estrae Clara che è veloce come un diretto. “Non per nulla è promessa a un ferroviere”, ha detto Luisa Cecchi-La Palisse. Clara ha pure la responsabilità della conservazione della tombola, che fu comperata nuova tre anni fa, ed è di proprietà comune. Sul cartellone, chissà poi perché, c’è rappresentato il Duomo di Milano e di lato una Fortuna aerea: una ragazza bendata che vola. Ed a seconda dei presenti l’ambo, come media, vince quattro soldi, il terno mezza lira, la cinquina il doppio e la tombola tre lire.

Il gioco è un gioco universale. Lo giocano nei “bassi” di Foria e nelle case sul Naviglio, nella “banlieue” e nei vicoli dietro il “paseo”. E’ un gioco latino: gli emigranti lucchesi l’hanno portato oltremare assieme alle statuine. La nostra gente gli dà la cornice del proprio spirito vernacolo, del proprio frizzo, e della propria scollacciata ingenuità. Ciascuno lancia i razzi di cui dispone (i riferimenti li suggerisce la Cabala del Lotto) e quelli che gli sembrano consentiti dalla morale. Ma quando ad estrarre tocca allo Staderini, è la girandola che si sfrena. “La bara! Il sangue! Le carrozzine!” egli dice. E fin qui, anche i ragazzi sanno ormai di dovere intendere 4, 18, 22. (Che il 7 era la zappa e l’1 il più piccino lo sapevano fin dal primo giorno di scuola, così come 90 è la paura, e 47 morto che parla).

“La Clorinda!” dice lo Staderini. La Clorinda fa 88 perché porta gli occhiali.

“Il nostro cuoco!”, grida il ciaba, estraendo dal sacchetto il 28, numero dei cornuti. Ma poi si volge verso Beppino, gli strizza l’occhio e aggiunge: “Credevasi! Sia come non detto!”.

Già San Crispino scivola nell’illecito. Vi si sprofonda allegramente: “Il bacio! Il seno! Il monte di Venere!”. (Ma è timore di censura a trattenerci: il ciaba è molto più preciso. Ed anche, questo sì, un poco più volgare).

La tavolata è un coro di risa e di zittii. Luisa indica i ragazzi che stanno attenti come furetti: “Si moderi” ella dice: “Ci sono i tetti bassi!”).

E in onor dei tetti bassi, all’apparizione del 9 il ciabattino dirà “la cacca!”, mentre fino all’anno scorso l’avevamo udito che diceva : “Carlino ragioniere”. Ma veramente in onor dei tetti bassi? Oppure la nostra gente non si permette più nemmeno questa segreta confidenza? Ormai non è più al tavolo della tombola che se ne può parlare.



(Vasco Pratolini, “Cronache di poveri amanti”, introduzione di Ruggero Jacobbi, Milano, Mondadori (“Oscar”), 1971, pp. 333-35)

(nell’immagine, Emilio Massa, conduce l’irriverente tombolata popolare all’interno dello spettacolo “Tombolata Show”, Teatro San Carluccio di Napoli; da http://www.teatrosancarluccio.com/Stagioni/Pagine%20Stagione%202008-09/Stagione%202008_09.htm)

(post a cura di Ezio Falcomer)

venerdì 4 gennaio 2013

#Italy #Milano #Monumenti: Colonne di San Lorenzo

imm da http//www.chemspec.it/default.asp?Szn=Case&ids=2

Le 16 Colonne di San Lorenzo si possono ammirare in Corso di Porta Ticinese 39 davanti alla Basilica di San Lorenzo , provengono dall'epoca romana assieme a resti di quello che una volta era l'anfiteatro, il teatro e le terme "erculee" del circo.
Sono colonne di marmo con capitelli corinzi, che probabilmente sostenevano le grandi terme volute dall'Imperatore Massimiano.
Le colonne, alte 8,50 metri, vennero trasportate qui nel IV secolo e dovevano costituire un quadriportico di fronte alla  Basilica, di origine paleocristiana. La Basilica è a pianta centrale e presenta nei quattro angoli delle torri. La Basilica di San Lorenzo, costruita tra il IV e V secolo è la piu' antica chiesa cristiana esistente a pianta centrale in occidente.

http://www.02blog.it/post/5178/colonne-di-san-lorenzo-un-laboratorio-artistico-per-la-pace-tra-movida-e-residenti

 Accanto alla costruzione furono erette sulla destra la cappella di San Aquilino e quella di San Ippolito, a sinistra invece c'è il piccolo Mausoleo di San Sisto. Nella cappella di San Aquilino si possono ammirare dei Mosaici del IV e V secolo raffiguranti il Cristo circondato dagli Apostoli e il Ratto di Elia.


Fonte web: http://www.milanofree.it/milano/monumenti/colonne_di_san_lorenzo.html

http://www.sanlorenzomaggiore.com/new_website/index.php/arte-e-architettura/santaquilino
Particolare esterno della Cappella di Sant'Aquilino


 http://www.lombardiabeniculturali.it/architetture/schede/LMD80-00133/

Cappella di San Ippolito a Milano



#LeSpezie #Cannella

http://bizzarrobazar.com/2012/04/21/la-sfida-della-cannella/

 A diferenza di altre spezie la cannella non si ricava dal seme o dal frutto bensì dal fusto e dai ramoscelli che, una volta liberati dal sughero esterno e trattati assumono un aspetto di una pergamena color nocciola. IL suo aroma è pungentemente dolce e aromatico e viene usata in prevalenza su pietanze dolci come biscotti, torte, budini e creme. Indispensabile nella cucina Indiana è un ingrediente base per il loro riso (pilau). La si trova sia in stecche che in polvere e come le altre spezie conserva meglio il suo aroma da intera; se però si ha intenzione di usarla macinata è bene acquistarla già pronta perche le stecche sono difficili da macinare.

fone web:  http://www.ristorantelaragnatela.com/book/export/html/91

mercoledì 2 gennaio 2013

#LeSpezie #Anicestellato

http://www.tortealcioccolato.com/2011/03/03/creme-caramel-anice-stellato/

L'anice stellato, una spezia insolita e gradevole, è il frutto a forma di stella di un piccolo albero sempreverde. Ha un sapore forte ed aspro di anice e quando viene usato in cucina va messa in piccole dosi. Molto usata nella cucina cinese soprattutto con la carne. E' consigliabile macinarla sempre al momento dell'uso. 

fonte web:  http://www.ristorantelaragnatela.com/book/export/html/91

martedì 1 gennaio 2013

#Radio: Cari amici vicini e lontani

http://www.marcomanfredini.it
 Molti, se non tutti, di voi lo sanno: tra le attività dell'Accademia c'è quella azzardata di "fare radio". Cerchiamo di farlo con modestia e con rispetto verso chi lo fa di professione e ha più adeguati mezzi e esperienza, ma con la consapevolezza che nasce ed è essenzialmente un mezzo di comunicazione.

 Oggi vorremmo però ricordarci cosa ha significato la radio italiana nella storia e, a oltre ottantotto anni dalla prima radiodiffusione della penisola, rispolveriamo quanto il web testimonia della celebrazione del 60° anniversario.

 Signore e signori, grazie a SAMA45100 vi offriamo la prima puntata di Cari amici vicini e lontani di Renzo Arbore!


Sia l'alba dei #sensi!

http://files.all-free-download.com
 Fatti i vostri bilanci? Lasciate un anno più bello che brutto? Per quanto si possa credere di sbagliar poco nel pensare che per i più il 2012 sia da dimenticare, noi siamo convinti che sta a ciascuno trovare il bello della propria vita, a prescindere dalle condizioni oggettive.
 Siamo certi che solo una grande attenzione a quanto ci circonda possa farci vedere il bello che vi è e che solo impegnandosi totalmente questo possa affermarsi su tutto.
 Sia dunque per tutti questo inizio d'anno nuovo un'alba dei sensi. Il resto verrà da se!

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