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mercoledì 25 aprile 2012

#Nick McDonnell #Twelve #droga #spaccio #devianza #citazione

Venerdì, 27 dicembre

White Mike è esile e pallido come il fumo.
White Mike porta dei jeans e una felpa e un cappotto blu scuro Brooks Brothers che gli pende addosso. Ha i capelli biondi, chiarissimi, quasi bianchi, che sembrano sprizzare tutt'attorno alla testa. White Mike è pulito. Non ha mai fumato una sigaretta in vita sua. Mai bevuto, mai fatto una canna. Eppure White Mike è diventato un ottimo spacciatore, sebbene tutto sia cominciato come una cosa da una botta e via, con suo cugino Charlie. White Mike andava bene a scuola; adesso, però, sono sei mesi che ha finito il liceo e, anche se alcuni potrebbero chiedersi cosa sta facendo, a quanto pare a nessuno importa molto se si prende un anno sabbatico prima del college. Forse più di un anno. White Mike ha visto American Beauty, quel film con il tipo che spaccia e si compra apparecchiature video costosissime con i soldi ricavati dallo smercio: quel tizio a volte dice che nel mondo c'è così tanta bellezza che davvero non si riesce a reggerla tutta. Cazzate, pensa White Mike.
White Mike non sta rimirando la bellezza. Guarda l'Upper East Side di Manhattan. Natale è passato da due giorni, e i ragazzi sono ritornati dai collegi e dai convitti, e tutti hanno soldi da buttare. Adesso è presissimo con un aggancio ad Harlem, e poi sono grammi e deca e cinquantoni e musica sparata e case coi genitori in vacanza strapiene di amici e altri giri e tipi della Hotchkiss e di Andover e di St. PauI's e di Deerfield che se la tirano e raccontano storie su com'è veramente a tizi della Dalton e di Collegiate e di Riverdale, che ovviamente hanno anch'essi delle storie: sono sempre le stesse, in fondo.
In questo periodo la città è un casino, ma quest'anno lo è in modo particolare. Madison Avenue sembra risucchiata dai cantieri, e il bordello sulla Lexington è maggiore di quanto White Mike ricordi. I marciapiedi sono affollatissimi, e il peggio viene quando nevica — be', di neve ne è scesa davvero tanta. Quando le nevicate si accumulano, su alcune strade rimane solo un corridoio salato di granito e merde ghiacciate. E dal giorno del Ringraziamento che fa freddo: un gelo tremendo. È l'inverno più freddo da decenni, ha detto la televisione: per White Mike, però, il freddo non è un problema.

Quando White Mike iniziò a spacciare era estate e faceva caldo, e lui tentò di non dormire a oltranza, una specie di esperimento. Già prima, appariva pallido e inquietante ai ragazzi a cui vendeva, ma il terzo giorno con jeans e la maglietta bianca incrostati di sporcizia divenne l'immagine di un James Dean profugo — le ultime ore erano state soltanto sfocature, e le macchine sulla strada gli passavano accanto così rapide e vicine che la gente si scansava di riflesso: lui, però, conosceva perfettamente i ritmi della città, e non ebbe alcun incidente.
Il suo amico Hunter lo vide a Lexington, sull'Ottantasettesima Strada, e gli disse: "Mike, va tutto bene?" White Mike si girò verso di lui: aveva una striscia di polvere sulla faccia e i suoi occhi brillavano nella luce al neon del chiosco Papaya King, succhi e hot-dog. Gli sorrise e rispose: "Guarda questo." E cominciò a correre, a sfrecciare via veloce su per l'isolato, verso Park Avenue. C'erano alcuni ragazzi di una qualche scuola privata che camminavano nella stessa direzione; quando videro White Mike superarli correndo, uno di loro disse, abbastanza forte perché il fuggitivo sentisse: "Toh, un pazzo in corsa. " White Mike si girò e tornò verso di loro, ripetendo: "Pazzo, pazzo, pazzo, pazzo... Quei tipi si spaventarono, e lui schizzò verso il gruppetto che si sparpagliò, pensando che non era per niente divertente. Cominciò ad abbaiare verso di loro, a ululare — e quelli via, a gambe levate. Li inseguì, abbaiando e ululando, e Hunter corse dietro a lui. White Mike desistette dopo un paio di isolati li lasciò andare. Hunter lo ficcò su un taxi dopo aver convinto l'autista ad accettare quel passeggero, pagandolo in anticipo. Il tassista era nervoso; per tutto il tragitto fissò il cliente attraverso lo specchietto. White Mike teneva la testa fuori dal finestrino, guardando i pedoni. Quando tornò a casa, crollò sul letto con addosso le scarpe e i vestiti il suo ultimo pensiero prima di addormentarsi fu: Perché no? Era stato sveglio per quattro giorni.


White Mike scende da un taxi all'incrocio fra la Settantaseiesima Strada e Park Avenue. Guarda la sigla del taxi: 1F17. Memorizza il codice ogni volta che scende da un taxi, semmai ci dimentichi qualcosa dentro. Non gli è mai capitato.
Le luminarie di Natale avvolgono tutti gli alberi e i cespugli lungo Park Avenue, e i fili forniscono alla neve ulteriori appigli, cosicché i ghiaccioli pendono dai rami fin quasi a terra. Di notte, quando le decorazioni si accendono, gli alberi sembrano sparire fra le lampadine, e i puntini di luce incorporea delineano costellazioni sfrangiate nell'aria scura. E passato il tramonto, e White Mike si ricorda di una sera, anni prima, quando la madre era ancora viva: sedette sul bordo del suo letto, rimboccandogli le coperte per la notte, e gli parlò della teoria del Caos.

(Nick McDonnell, Twelve, Milano, Bompiani, 2003; fonte web: http://www.wuz.it/archivio/cafeletterario.it/280/cafelib.htm  )






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