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sabato 28 aprile 2012

Irena Svenson, che potrebbe essere mia figlia #Josef Škvoreckný #Il racconto dell'ingegnere delle anime umane #narrativa ceca #università #studentesse #docenti universiatri #citazione


Dovrei davvero pensare ad averci una storia con Irena Svensson. Manifesta tutti i sintomi dell'attesa. Certo che potrebbe essere mia figlia, ma in fondo io qui sono circondato dall'aureola dell'uomo che ha passato la propria vita sotto il giogo delle dittature poliziesche e che durante la guerra ha fatto parte della resistenza antinazista. Quando mi ci pavoneggio davanti alle ragazzine di Chitagooga e delle Yellow Pants, sto furbescamente attento a non dire resistence group, bensì guerrilla group: è questa l'espressione che loro conoscono meglio, e l'associano alle bombe. Quest'uomo interessante ha inoltre esercitato il mestiere di scrittore, nelle dittature poliziesche così rischioso. Gli hanno giustiziato il suo migliore amico: logicamente faccio del compagno Hubert Stein il mio migliore amico, sebbene lui non mi abbia mai avuto troppo in simpatia. Ma la storia della sua esecuzione è la pura (o meglio: la sporca) verità, a cui quel pizzico di fantasia in più non guasta. Infine, quest'uomo è stato mandato in esilio lontano dalla sua patria dall'arrivo dei carri armati sovietici, dal punto di vista fisico i suoi quarantotto anni se li porta bene e ha i capelli ondulati in maniera naturale, con striature argentee che – grazie al dry look – scintillano del più interessante dull shine.
Dovrei dunque smetterla di esitare con Irena Svensson. Secondo la pubblica opinione, le ragazze canadesi di oggi sono facilmente disposte a tutto. Non che io lo sappia per esperienza diretta: per il momento, a soddisfare appieno i miei bisogni in tal senso c'è Margitka. Ma da quando ho parlato con Larry MacAlear, ho cominciato a nutrire qualche dubbio su tale loro disponibilità. Larry si era infatti ritrovato per sbaglio a un corso per matricole, dove una serie di promesse del mondo accademico aveva difficoltà già solo a pronunciare la parola ratiocination, mentre Larry per divertirsi leggeva Finnegans Wake. Mi si era piantato nello studio e aveva cominciato a parlarne. Io non potevo certo dirgli che a me Finnegans Wake mi annoia, cambiavo quindi ogni volta discorso, passando da Joyce alle compagne di corso di Larry. Larry era un tipo barbuto, ben piazzato, i capelli pettinati come Cristo, rosso, con dei perfetti jeans strappati che facevano intravedere, sul sedere, i jockey shorts, per cui aveva un suo sex appeal. "Non è che sia proprio così tutta rose e fiori come si racconta", aveva detto. "Solo che quello che si racconta è più newsworthy, you know. Di fatto, però, la maggior parte di loro si tiene ben stretta la propria..." – e con l'assoluta naturalezza della sua disinibita generazione, per indicare l'organo genitale femminile aveva utilizzato la nota parolina di quattro lettere. Per quanto riguarda la lingua, qui non esistono davvero inibizioni, e sono convinto che neanche Irena Svensson si sarebbe tirata indietro di fronte a quella parola. Se si fosse dovuti invece giungere alla manipolazione fisica di quella parte del corpo di quattro lettere, allora... – "...perché a quasi tutte interessa soprattutto ottenere il loro bel titolo accademico. Sa a quale mi riferisco?" "M.A. Dottoressa in lettere?", avevo azzardato, perché – nonostante i criteri estremamente democratici dell'Edenvale College – la maggior parte delle ragazze non aveva certo l'aria di poter aspirare a un qualche dottorato. "M.R.S.", aveva dichiarato il barbuto, ammiccando furbescamente. Sulle prime non avevo capito bene a cosa si riferisse. Ma era stata solo questione di un attimo. Poi c'ero arrivato. Pur non nutrendo alcuna particolare fiducia (lo conosciamo bene il Women's Lib), sapevo però che tutti i movimenti radicali fanno un baccano spropositato rispetto al numero reale dei loro adepti. Ovvio, era il titolo di Mrs.



Per cui, chissà. Ma un pensierino dovrei incominciare a farcelo. Lei mi osserva in continuazione coi suoi occhi splendidamente scoloriti di Kiruna, dove pare che un tempo avesse un nonno proprietario di miniere di ferro, in quella città dal sole di mezzanotte. E come doveva rifrangersi bene in quelle pupille di tenero acciaio, sui capelli biondi. A differenza dei salici piangenti della maggioranza uniforme, lei li porta sempre accuratamente e costosamente arricciati. Non alza mai la mano per farsi interrogare. Quando la chiamo, risponde dando l'impressione di avere realmente letto i libri da me assegnati, e di essere stata persino a sgobbare sui volumi di critica. La sua bocca è sempre sprezzante, ma non denigra più E.A.P. Di recente ha addirittura partecipato alla discussione (in via del tutto eccezionale, aveva alzato la mano da sola), osservando che Poe era un eccellente artista visivo, e con ciò – aveva dichiarato – non intendo certo riferirmi alle sue descrizioni romanticheggianti di interni immaginari, bensì alle sue realistiche percezioni visive. Come esempio aveva riportato la descrizione dell'esplosione del Jane Guy sull'isola di Tsalal. L'ho lodata, riflettendo se per caso non avesse addirittura una sensibilità davvero letteraria, quasi da scrittrice... magari quest'anno i suoi paper se li scrive davvero da sola, io per lo meno non mi ricordavo alcuna analisi di quella scena in nessuno dei libri degli specialisti. Dipenderà forse dal fatto che, quanto alla loro lettura, non è che io sia proprio tra i più eruditi, ma mentre più tardi mi stavo dirigendo verso casa attraverso il deserto bianco, grigio e nero di Edenvale, incontro alle torri scintillanti del downtown di Toronto, all'improvviso mi era venuto in mente che quella scena l'avevo elogiata io stesso l'anno passato al corso per le matricole. Ma se anche, in tal modo, veniva ridimensionata l'intelligenza letteraria di Irena, nella stessa misura ne guadagnava in interesse la sua persona.

Solo che ora non è più tanto facile. Un tempo mi accendevo facilmente di passione, e mi consumavo con un certo piacere. Oggi non è più possibile. E a prendersi buona cura della mia salute c'è Margitka.

(Josef Škvoreckný, Il racconto dell'ingegnere delle anime umane.  Entertainment su vecchi temi: la vita, le donne, il destino, i sogni, la classe operaia, le spie, l'amore e la mort,e Roma, Fandango, 2010, pp. 26 ss.)




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