Attorno
al 1379 venne edificato il Castello Visconteo di Pandino, per
volontà di Regina della Scala, nobile veronese e moglie di Bernabò
Visconti duca di Milano, ella mori alcuni anni dopo, nel 1384, probabilmente
senza vedere compiuta la costruzione.
Inizialmente
il castello non ebbe scopi difensivi ma fu concepito come luogo di svaghi:
caccia, banchetti, ricevimenti, danze. Del resto a quei tempi attorno
all'abitato di Pandino si estendevano rigogliosissimi boschi ricchi di
selvaggina e di limpide acque. Lo schema architettonico del castello è molto
semplice si tratta di un quadrato regolare di circa
66 metri
per lato costruito con mattoni a vista, delimitato da 4 torri angolari
anch'esse a base quadrata, ma le due occidentali sono state demolite nel corso
del XIX secolo. Due sono gli ingressi: uno principale al centro della facciata
sud, l'altro sulla facciata opposta asimmetrico rispetto al primo.
Conservatosi
pressochè intatto sia all’esterno che all’interno, nella suddivisione delle
stanze e nella decorazione delle pareti, il castello rappresenta un documento
eccezionale dell’epoca. Attualmente il castello è circondato da un’area
verde che occupa lo spazio dell’antico fossato. Le molte aperture esistenti
confermano l’origine non militare della costruzione. All’interno si apre una
grande e suggestiva corte a pianta quadrata, circondata da portici e da
loggiati. Nei portici e nelle sale dei due piani si può ammirare una notevole
testimonianza dell’arte di corte trecentesca, conservatasi quasi nella sua
integrità.
In
più parti sono visibili gli stemmi dei Visconti (la vipera azzurra in campo
bianco) e dei Dalla Scala (la scala a pioli bianca in campo rosso). Il castello
fu goduto poco da Bernabò, che fu deposto dal nipote Gian Galeazzo nel 1385, e
passò poi nelle mani di numerosi feudatari. Tra questi si ricordano i Benzoni
(dal 1403 al 1423), Ippolito Sanseverino e Sermone Vimercati (dal 1528). Nel
1840 il governo di Milano dovette fermare l’avanzata demolizione delle torri e
del corpo occidentale iniziata per trarne materiale edilizio.
Nella
seconda metà del Quattrocento gli Sforza, succeduti ai Visconti come duchi di
Milano, rimaneggiarono tutto il sistema difensivo dello
stato
milanese. Nell'ambito di questa riforma, che portò a una ristrutturazione di
tutto lo scacchiere difensivo dell'Adda, in contrapposizione alle conquiste
veneziane, rafforzarono sia le mura di Pandino sia il castello. A quest'ultimo
vennero infatti addossati, in corrispondenza dei due ingressi, due bassi ma
solidi torrioni dotati di ponte levatoi e di apparato a sporgere. Cosi, in
controtendenza rispetto all'evoluzione architettonica e militare che vide molti
castelli trasformarsi in villa, Pandino assistette alla trasformazione di un
palazzo signorile in struttura militare.
Nell’anno
1862 decadde il vincolo feudale ed il castello venne allora affittato per vari
usi: abitazione, filatoio, prigione e stalla per bovini. L’edificio fu
acquistato in via definitiva dal Comune di Pandino nel 1947 e tre anni più
tardi ebbero inizio i restauri. Il settore occidentale fu riscostruito nel
1956 a
imitazione dell’antico. In tempi recenti il castello è stato fatto oggetto
di un nuovo restauro conservativo.
http://www.bluedragon.it/medioevo/roccaforti/italia/castello_Pandino.htm
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