CESARE DEVE MORIRE
di Paolo e Vittorio Taviani
con Cosimo Rega, Salvatore Striano, Giovanni Arcuri, Antonio Frasca, Fabio Cavalli
Italia, 2012, 76'
La
coppia di registi pisani, è stato notato, pareva adagiata da decenni, su un
cinema piuttosto accademico, mentre 'Cesare deve morire' (...) è indubbiamente
uno dei loro lavori più sperimentali e curiosi. I due fratelli ultraottantenni
si sono imbarcati in un film piccolo e agile. Non hanno solo ripreso le prove e
la messa in scena di un 'Giulio Cesare' di Shakespeare con i detenuti di
Rebibbia, ma hanno contaminato realtà e finzione, rielaborando le reazioni
degli «attori» davanti all'arte, sfruttando l'energia e il transfert di queste
vite nel dramma. Il successo di critica (italiana) e la vittoria a Berlino ci
dicono forse un paio di cose, sul cinema italiano e non solo. La prima riguarda
la possibilità e la necessità di un cinema «leggero». I Taviani hanno intuito
che una delle poche vie praticabili, oggi in Italia, sono le produzioni poco
ingombranti, che permettano un confronto con la vita senza subire i
contraccolpi di una realtà produttiva sempre più in crisi. (...) Che, nel film
dei Taviani, le battute di Shakespeare in bocca a condannati per associazione
mafiosa o spaccio suonino credibili, ci conferma che le tragedie moderne
sembrano stare di casa più tra sottoproletarie marginali che in ambienti
piccolo o alto-borghesi (...). Dopo tutto, in un altro carcere, a Volterra, un
grande teatrante visionario come Armando Punzo crea da oltre vent'anni spettacoli
belli e importanti mettendo in scena proprio questo dualismo. Una realtà che
contraddice Aristotele quando sosteneva che la tragedia, diversamente dalla
commedia, deve raccontare persone 'migliori di noi'.
(Emiliano Morreale, Il
Venerdi 2 marzo 2012)
A cura di Cinema Arsenale
Nessun commento:
Posta un commento