Buongiorno, oggi è il 24 ottobre.
Il 24 ottobre 1917 iniziava la battaglia più tragica della storia dell'esercito italiano, per la quale ancora oggi è in uso il termine "una Caporetto" per definire un'azione disastrosa.
Alle ore 2 del 24 ottobre 1917 la 14a Armata austro-tedesca (costituita da 8 divisioni austriache e 7 tedesche), agli ordini dell’abile generale tedesco Otto von Below, lanciava una potente offensiva (denominata “Waffentreue” – “Fedeltà d’Armi”) contro le linee italiane in corrispondenza delle conche di Plezzo e Tolmino, considerate dal generale Krafft von Dellmensingen, capo di stato maggiore dell’armata mista, le posizioni più deboli dello schieramento avversario in quel settore del fronte isontino, con l’obiettivo di raggiungere il fiume Tagliamento. Alla destra della 14a Armata operava la 10a Armata austro - ungarica mentre a sud della 14a Armata, sul basso Isonzo, agiva il Gruppo d’Esercito del generale Boroevic. L’azione sferrata con nuovi procedimenti tattici sconosciuti all’esercito italiano (breve e terrificante preparazione di artiglieria nelle retrovie, lancio di granate con gas tossici sulle posizioni di Plezzo e Tolmino e infiltrazioni di reparti scelti nei fondi valle alle spalle dei reparti italiani) nel giro di poche ore apriva una consistente breccia in corrispondenza di Tolmino ad opera della 12a Divisione slesiana e della divisione Alpenkorps che risalendo la valle dell’Isonzo con grande rapidità giunsero alle spalle delle linee del IV Corpo d’Armata, in coincidenza di Caporetto, determinando il ripiegamento disordinato della 2a Armata del generale Capello. Nella giornata del 25 ottobre le falle aperte in corrispondenza di Plezzo, Caporetto e Tolmino si allargarono sempre di più, al punto che divenne impossibile arrestare il nemico. Il giorno 26 i tedeschi conquistavano Monte Maggiore e si aprivano così le vie per Cividale e Udine. Il giorno 27 ottobre in seguito al precipitare degli eventi il generale Cadorna, capo di Stato Maggiore dell’esercito, dava l’ordine di ripiegamento generale al fiume Tagliamento alla 2a e 3a Armata e alle truppe della Zona Carnia. Il 28 cadeva Udine e, dopo una disperata resistenza davanti ai ponti del fiume Tagliamento, le divisioni italiane proseguivano la ritirata sino al Piave. Durante quella drammatica battaglia (passata alla storia come Battaglia di Caporetto) l’esercito italiano perse 300.000 uomini (prigionieri in gran parte della 2a Armata), 3500 pezzi di artiglieria, 1730 mortai e bombarde, 2800 mitragliatrici e una ingente quantità di materiale.
Nei primi giorni dell’offensiva caddero 10.000 soldati e più di 30.000 furono i feriti. L’Esercito ebbe, inoltre, 350.000 sbandati che poi vennero raccolti e recuperati. La sera del 27 ottobre, dopo aver raggiunto Treviso, il generale Cadorna emetteva il Bollettino di Guerra con il quale si imputava la sconfitta alla “mancata resistenza di reparti della 2a Armata vilmente ritiratisi senza combattere o ignominiosamente arresisi al nemico”. Con quel disonorevole Bollettino il generale Cadorna addebitava alla truppa la responsabilità della rotta di Caporetto e non invece a manchevolezze ed errori del suo Comando.
In seguito alla sconfitta, il generale Cadorna fu sostituito al comando dal generale Armando Diaz, e la guerra prese una piega completamente diversa.
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