di Pietro Perrone
Sono entrato dentro di te per mezzo dei tuoi occhi.
Lì si aprono le porte della tua cinta di mura.
Lì, il tuo corpo sconfina nel tuo cuore.
Lì, è l’estremo limite della tua anima.
Lì, hai posto di vedetta i due guardiani.
Lì, fedeli, quelli m’hanno atteso, alla soglia del tempo nostro.
Lì mi hanno accolto, rotondi, armati solo della luce del tuo sorriso.
Tu gli avevi ordinato di guidarmi, dritto, dentro, in te.
E lì, quei due guardiani d’ebano, fiero sguardo d’innocenza, lì li ho trovati.
Lì si sono accampate, le tue stelle luminose, le tue ancelle. Due.
Sono entrato dentro di te per mezzo dei tuoi occhi.
Lì si aprono le porte della tua cinta di mura.
Lì, il tuo corpo sconfina nel tuo cuore.
Lì, è l’estremo limite della tua anima.
Lì, hai posto di vedetta i due guardiani.
Lì, fedeli, quelli m’hanno atteso, alla soglia del tempo nostro.
Lì mi hanno accolto, rotondi, armati solo della luce del tuo sorriso.
Tu gli avevi ordinato di guidarmi, dritto, dentro, in te.
E lì, quei due guardiani d’ebano, fiero sguardo d’innocenza, lì li ho trovati.
Lì si sono accampate, le tue stelle luminose, le tue ancelle. Due.
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