di Talia
Becassine
Avevano deciso di passare mezza giornata al mare, anche se il tempo era incerto e non faceva ancora davvero caldo.
Tutto era stato preparato con cura in due grandi ceste: gli asciugamani, i costumi, gli infradito ed anche la cuffia, perché lei non si bagnasse i lunghi capelli.
Antonia li aveva lunghissimi, fulvi e folti, e si arricciavano naturalmente, dandole un’aria sbarazzina, non da vera signora, però.
Ci teneva tanto a sembrare una vera signora, erano sposati da poco ed il lavoro di suo marito era importante. La metteva un po’ in difficoltà dover incontrare delle persone che sapeva essere tanto influenti, lei così giovane e selvaggia, ma si era adattata e ce la metteva tutta, per essere il più possibile una vera signora e non fargli fare brutta figura.
Nella seconda cesta aveva preparato delle cose da mangiare, uno sformato, della frutta e naturalmente del vino bianco, che sperava non si scaldasse troppo.
Assaporava l’idea di quella giornata fuori dalla norma, una piccola vacanza, un regalo inaspettato e guardava ansiosamente fuori dalla finestra, scrutando il cielo che era un po’ nuvoloso, con passaggi frequenti di sole e ombra. Ogni tanto una folata quasi fredda, le faceva correre un brivido per la schiena ma, stringendosi il golfino intorno alle spalle, continuava ad affacciarsi, per non perdere l’istante in cui avrebbe visto arrivare la macchina di Gianni.
Erano già le 12 e un quarto, Antonia era lieta.
ed intanto si lisciava i lunghi capelli pensando a quando si sarebbe stesa sulla sabbia al sole, al primo sole, dopo quel lungo inverno ed anche se le nubi continuavano a passare più minacciose di prima, la sua gioia non diminuiva.
Era seduta compostamente sul divano e si lisciava il vestito sulle gambe, aggiustandolo con una mossa graziosa come se fosse stata in pubblico, come una vera signora.
Pensava a quando, bambina, andava al mare con la sua mamma che restava stesa al sole, ore.
Antonia, sola, contemplava il mare, la linea turchese che si fondeva col cielo, restava a lungo silenziosa ad osservare, quasi trattenendo il respiro. Poi, dopo un po’, si sedeva sotto l’ombrellone, direttamente sulla sabbia e la faceva scivolare da una mano all’altra, con lenti movimenti. Aveva qualcosa di sensuale quel movimento ripetitivo, ma allora lei non poteva saperlo. L’avrebbe fatto per ore. Le piaceva sentire quella finezza dissolversi tra le dita.
Adesso, nell’attesa, assaporava proprio il momento in cui avrebbe potuto affondare le mani nella sabbia fine e bianca. E ripetere il gesto consueto. Ancora.
Erano le 13 e Gianni non si vedeva ancora. Antonia cominciò ad essere un pochino in ansia, ma non smise di pensare che presto Gianni sarebbe arrivato, l’avrebbe baciata un po’ frettolosamente e, con un gesto familiare, le avrebbe scostato i capelli dalla fronte dicendole:
Era sempre scherzoso Gianni.
Un languorino iniziava a farsi sentire, spezzò un pezzetto di pane, prendendolo dal cesto e cominciò a sbocconcellarlo. L’odore familiare del pane la confortò.
Si stava annoiando, ma pensava sempre che al mare sarebbe stato bello.
Una folata di vento improvvisa fece sbattere le ante della finestra, c’era corrente.
Antonia corse a chiudere in cucina.
Il vento si era levato più forte.
Si figurò il mare di un colore grigio, verde, azzurro e le onde che si ingrossavano, spumeggianti.
Le piaceva anche così, il mare.
Avrebbe goduto dell’odore di salmastro e la giornata sarebbe stata ugualmente bella, anche se nuvolosa.
Poi, seduti sulla sabbia umida, lei e Gianni avrebbero guardato lontano, quell’orizzonte che prometteva paesi esotici e sarebbero rimasti lì abbracciati a fantasticare, a lungo.
Una piccola giornata di vacanza, un’evasione inattesa, odori e colori fuori dal quotidiano.
Le 14:00, le 14:30… Tante aspettative
Il cielo si era fatto ancora più scuro.
Una folata di vento più forte delle altre, un lampo che squarcia la penombra e, col primo tuono, lo squillo imperante del telefono…
Tutto era stato preparato con cura in due grandi ceste: gli asciugamani, i costumi, gli infradito ed anche la cuffia, perché lei non si bagnasse i lunghi capelli.
Antonia li aveva lunghissimi, fulvi e folti, e si arricciavano naturalmente, dandole un’aria sbarazzina, non da vera signora, però.
Ci teneva tanto a sembrare una vera signora, erano sposati da poco ed il lavoro di suo marito era importante. La metteva un po’ in difficoltà dover incontrare delle persone che sapeva essere tanto influenti, lei così giovane e selvaggia, ma si era adattata e ce la metteva tutta, per essere il più possibile una vera signora e non fargli fare brutta figura.
Nella seconda cesta aveva preparato delle cose da mangiare, uno sformato, della frutta e naturalmente del vino bianco, che sperava non si scaldasse troppo.
Assaporava l’idea di quella giornata fuori dalla norma, una piccola vacanza, un regalo inaspettato e guardava ansiosamente fuori dalla finestra, scrutando il cielo che era un po’ nuvoloso, con passaggi frequenti di sole e ombra. Ogni tanto una folata quasi fredda, le faceva correre un brivido per la schiena ma, stringendosi il golfino intorno alle spalle, continuava ad affacciarsi, per non perdere l’istante in cui avrebbe visto arrivare la macchina di Gianni.
Erano già le 12 e un quarto, Antonia era lieta.
ed intanto si lisciava i lunghi capelli pensando a quando si sarebbe stesa sulla sabbia al sole, al primo sole, dopo quel lungo inverno ed anche se le nubi continuavano a passare più minacciose di prima, la sua gioia non diminuiva.
Era seduta compostamente sul divano e si lisciava il vestito sulle gambe, aggiustandolo con una mossa graziosa come se fosse stata in pubblico, come una vera signora.
Pensava a quando, bambina, andava al mare con la sua mamma che restava stesa al sole, ore.
Antonia, sola, contemplava il mare, la linea turchese che si fondeva col cielo, restava a lungo silenziosa ad osservare, quasi trattenendo il respiro. Poi, dopo un po’, si sedeva sotto l’ombrellone, direttamente sulla sabbia e la faceva scivolare da una mano all’altra, con lenti movimenti. Aveva qualcosa di sensuale quel movimento ripetitivo, ma allora lei non poteva saperlo. L’avrebbe fatto per ore. Le piaceva sentire quella finezza dissolversi tra le dita.
Adesso, nell’attesa, assaporava proprio il momento in cui avrebbe potuto affondare le mani nella sabbia fine e bianca. E ripetere il gesto consueto. Ancora.
Erano le 13 e Gianni non si vedeva ancora. Antonia cominciò ad essere un pochino in ansia, ma non smise di pensare che presto Gianni sarebbe arrivato, l’avrebbe baciata un po’ frettolosamente e, con un gesto familiare, le avrebbe scostato i capelli dalla fronte dicendole:
Era sempre scherzoso Gianni.
Un languorino iniziava a farsi sentire, spezzò un pezzetto di pane, prendendolo dal cesto e cominciò a sbocconcellarlo. L’odore familiare del pane la confortò.
Si stava annoiando, ma pensava sempre che al mare sarebbe stato bello.
Una folata di vento improvvisa fece sbattere le ante della finestra, c’era corrente.
Antonia corse a chiudere in cucina.
Il vento si era levato più forte.
Si figurò il mare di un colore grigio, verde, azzurro e le onde che si ingrossavano, spumeggianti.
Le piaceva anche così, il mare.
Avrebbe goduto dell’odore di salmastro e la giornata sarebbe stata ugualmente bella, anche se nuvolosa.
Poi, seduti sulla sabbia umida, lei e Gianni avrebbero guardato lontano, quell’orizzonte che prometteva paesi esotici e sarebbero rimasti lì abbracciati a fantasticare, a lungo.
Una piccola giornata di vacanza, un’evasione inattesa, odori e colori fuori dal quotidiano.
Le 14:00, le 14:30… Tante aspettative
Il cielo si era fatto ancora più scuro.
Una folata di vento più forte delle altre, un lampo che squarcia la penombra e, col primo tuono, lo squillo imperante del telefono…
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