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domenica 26 maggio 2013

ERA UNA GIORNATA DI TARDO AUTUNNO

 di Ortensi Paola



 Era una giornata di tardo autunno. In campagna infinite gamme di colori si offrivano allo sguardo:gialli,avana,marroni,rossi ,rosa fra le sempre verdi foglie sparse;tutto esaltato dalla luce morbida e tersa di un cielo limpido,accompagnati da un aria ristoratrice un po’ calda e poi fresca.
Come ogni anno terminata la vendemmia, nel cortile antistante la cantina, ancora impregnato dell’odore intenso dell’uva si preparava il pranzo che firmava la fine del lavoro.
L’annata si preannunciava buona! Il sole in quantità, la pioggia venuta al momento giusto nel corso della stagione, facevano immaginare che il vino sarebbe stato di ottima qualità da quello novello a quello che sarebbe divenuto d’annata .
Come sempre Nina ,la nonna di Anna titolare della cantina ,aveva imbandita la tavola per tutti quelli che avevano lavorato dalla raccolta alla vinificazione,unitamente poi ad alcuni dei clienti più affezionati, oramai parte integrante della famiglia allargata di Nina e Anna, che ovviamente dalla famiglia erano accompagnate sempre con stima e affetto.
Tutti si preparavano con allegria a sedersi sulle panche che circondavano il tavolo e aspettavano che come ogni anno Nina, dopo i saluti e qualche considerazione sulla stagione in corso, raccontasse a quale cibo sarebbe stata dedicata quella gioiosa tavolata.Ogni anno infatti la tradizione voleva che fosse un particolare ingrediente il filo conduttore di quel pranzo di ringraziamento.
E così la nostra Nina raccontò come qualche giorno prima, mentre tra i filari della vigna ,aiutava a raccogliere gli ultimi grappoli di merlot aveva avuta l’idea . Il pranzo dell’anno sarebbe stato proprio dedicato all’uva:madre onorevole di tutti i vini ,spesso annebbiata dai suoi alteri e presuntuosi figli i vini appunto; eppure così bella e orgogliosa nelle sue diverse storie, C’era quella da vino, bianca o nera che fosse ; ogni grappolo un disegno unico,ogni acino stretto all’altro e tutti insieme al graspo quasi a proteggere fino al distacco della vendemmia il nettare che un giorno non lontano sarebbe nato e avrebbe riempito una bottiglia;quella da tavola poi coi suoi chicchi ballerini piccoli,grandi ,tondi ovali e sempre ammiccanti. Un invito il loro a farsi toccare,staccare,gustare mostrandosi con provocante e sensuale leggerezza. Fu l’uva col suo fascino,sottolineò Nina a dirmi che poteva usando anche il suo figlio il vino indicarci il menù dell’anno.
Le portate presero così corpo sul tavolo e furono spiedini di chicchi d’uva e formaggio e poi un risotto al moscato, un brasato al barolo, un’insalata di noci e chicchi d’uva bianche e neri di tanti vitigni diversi e poi ciambelline al vino e una splendida crostata con marmellata d’uva fragola e naturalmente meravigliosi grappoli d’uva da tavola e poi quella da vino di quel vino che aveva accompagnata la mensa e che nei calici tenuti alti sembrava ondeggiare di gradimento. Il pane poi che a forma sia di morbidi panini che di fette di una pagnotta dorata affiancava ogni commensale, aveva al suo interno un uvetta preziosa. Il tripudio di quel pasto rimase memorabile e ognuno ricordava il brindisi finale. I calici alzati i grappoli in mano e una voce quella di Nina che evocando chissà quale leggenda diceva:”se un chicco d’uva nel vino metterai con te sempre una benedizione avrai!” E poi: “ A tavola o in cantina l’uva è sempre madre generosa e regina! Mangiati o vendemmiati i chicchi son ricchi. Figli d’uva :vini gioiosi,preziosi,dolci,forti,posati o frizzanti fan la nostra allegria e per noi una salda e sana economia. Alziam i calici a tanta ricchezza: della vita simbolo e allegrezza. Godiamone il tocco,guardiamola crescere e mutare,nascere e invecchiare senza mai magicamente smettere di cambiare.

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