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sabato 31 marzo 2012

Gli attributi dello spirito #Carlos Castaneda #Viaggio a Ixtlan #Don Juan Matus #sciamanesimo #nagualismo #potere magico #magia #cristalli #spirito #stregone #nagual #nahual #naugal #mitologia maya #mitologia azteca #mitologia tolteca #briccone #trickster #citazione

Giuseppe di Bernardo, Don Juan Matus


A che servirebbe avere cristalli meravigliosamente levigati se non si riesce mai a trovare lo spirito che dà potere?”, disse [Don Juan]. “D’altra parte, se non si hanno i cristalli ma si trova lo spirito, si può mettere sul suo cammino qualsiasi cosa perché la tocchi. Se non riuscite a trovare nient’altro potete metterci i coglioni.

(Carlos Castaneda, Viaggio a Ixtlan, Roma, Astrolabio – Ubaldini, 1973, p.190)
Carlos Castaneda



Nessuno nasce una volta sola #Anne Michaels #In fuga #olocausto #shoah #ebrei #Biskupin #bambino #citazione

Il tempo è una guida cieca.
Figlio della palude, nacqui dalle strade fangose della città sommersa. Per più di mille anni, soltanto i pesci avevano passeggiato sui marciapiedi di legno di Biskupin. Le case, costruite rivolte verso il sole, furono allagate dalla limacciosa oscurità del fiume Gasawaka. I giardini fiorirono magnifici nel silenzio subacqueo; ninfee, giunchi, stramonio.
Nessuno nasce una volta sola. Chi è fortunato, vedrà di nuovo la luce tra le braccia di qualcuno; oppure, se sfortunato, si sveglierà quando la lunga coda del terrore sfiorerà l'interno del suo cranio.
Io guizzai fuori da quell'acquitrino come l'Uomo di Tollund, l'Uomo di Grauballe, come il ragazzo che sradicarono in mezzo a Franz Josef Strasse mentre riparavano il fondo stradale, seicento conchiglie come perle intorno al collo, sulla testa un elmetto di fango. Grondava dei succhi color prugna della palude fradicia di torba. La placenta della terra.



Vidi un uomo in ginocchio sul terreno saturo d'acido. Stava scavando. La mia comparsa improvvisa lo spaventò. Per un attimo pensò che fossi una delle anime perdute di Biskupin, o forse il ragazzo del racconto, quello che scava una buca così profonda da venir fuori dall'altra parte del mondo.
Biskupin era stata dissotterrata con cura per quasi un decennio. Gli archeologi continuavano a estrarre con delicatezza resti dell'Età della Pietra o del Ferro da morbide sacche di torba bruna. La passerella di quercia massiccia che una volta collegava Biskupin alla terraferma era stata ricostruita, così come le case di legno col loro ingegnoso sistema di incastri che rendeva inutili i chiodi, e così come i bastioni e le porte della città con le loro alte torri. Le strade di legno, affollate venticinque secoli prima di mercanti e artigiani, le stavano tirando su dal fondo paludoso del lago.

Baskupin (Polonia), Ricostruzione dell’antico insediamento slavo (700 a.C. – 150 d.C. ca.)


Quando i soldati arrivarono esaminarono le ciotole di argilla perfettamente conservate; stimarono il valore delle collane di vetro e dei bracciali di bronzo e ambra prima di gettarli sul pavimento e farli a pezzi. A passi lieti invasero quella splendida città di tronchi dove una volta avevano abitato cento famiglie. Poi i soldati seppellirono Biskupin nella sabbia.
Mia sorella crescendo si era fatta molto più grande del nascondiglio. Bella aveva quindici anni e perfino io dovevo ammettere che era incantevole, con sopracciglia folte e splendidi capelli che erano come uno sciroppo nero, spessi, magnifici, un muscolo lungo la schiena. "Un'opera d'arte", diceva nostra madre, e Bella si sedeva e lei glieli spazzolava. Io ero ancora abbastanza piccolo da scomparire dietro la carta da parati nell'armadio, e incastravo la testa mettendola di sbieco tra l'intonaco che mi soffocava e le travi che sfregavo con le ciglia.
Erano bastati pochi minuti dentro al muro, perché mi convincessi che i morti perdevano ogni senso tranne l'udito.




La porta sfondata. Il legno divelto dai cardini, che cede come ghiaccio sotto le urla. Rumori mai sentiti prima, strappati alla gola di mio padre. Poi silenzio. Mia madre era intenta a riattaccarmi un bottone sulla camicia. Sentii il bordo del piattino disegnare cerchi sul pavimento e poi fermarsi. Sentii la pioggerella di bottoni, come dentini bianchi.
L'oscurità mi riempì, si diffuse da dietro la testa fino agli occhi come se mi avessero perforato il cervello. Si diffuse dallo stomaco alle gambe. Presi a deglutire e seguitai, inghiottendola tutta. Il muro si riempì di fumo. Uscii a fatica, con gli occhi sbarrati, mentre l'aria si incendiava.
Volevo andare dai miei genitori, toccarli. Ma non potevo, a meno di calpestare il loro sangue.
L'anima abbandona il corpo all'istante, come se non vedesse l'ora di liberarsene: il volto di mia madre non era il suo. Mio padre era caduto bocconi. Due forme in quel mucchio di carne, le sue mani.


Isbran, Madre e figlia


Correvo e cadevo, correvo e cadevo. Poi il fiume: così freddo che sembrava tagliente.
Il fiume era parte della stessa oscurità che era dentro di me; soltanto la sottile membrana della mia pelle mi teneva a galla.


(Anne Michaels, In fuga, Firenze Giunti, 1997,







#Unifi - Esami di #Medicina

Qualcuno racconta che coloro che devono passare il fatidico esame di medicina lascino il compito completamente in bianco e consegnino presto. Questo permette a chi di dovere di compilare in modo corretto il questionario e farlo risultare consegnato in tempi record.
http://www.universinet.it

Sarà vero?

venerdì 30 marzo 2012

Interamente privo di #sensazione, ignorava l'esperienza del #dolore #Andrew Miller #Il talento del dolore #apatia #autoanalgesia #autoanestesia #autopsia #citazione

Adesso apprende che il tempo bracca gli uomini come un sicario, determinato, cieco, raccogliendo gli indizi degli anni. Nulla va perduto. Era tutto arroganza e ignoranza. Nulla è andato perduto, e il silenzio non era silenzio bensì solo la sua sordità.



[…]

1772

In un afoso e nuvoloso pomeriggio d'agosto, tre uomini attraversano un cortile di stalla nei pressi del villaggio di Cow, nel Devon. Il drappello è bizzarramente solenne; con sussiego da araldi o da guardiani i due più giovani precedono il loro ospite, o forse, più probabilmente, lo conducono - la sua sagoma nerovestita, la sua faccia rossa - tramite le redini di un invisibile giogo. Uno dei due reca in mano una borsa di pelle da cui, mentre si avvicina alla soglia della stalla, proviene una sorta di soffocato acciottolio.



È l'uomo più anziano, dopo un breve indugio, ad aprire l'uscio e a farsi da parte per lasciar entrare gli altri. Essi lo fanno, lenti contro il buio. La stalla è stata pulita a fondo. Il lezzo di cavalli, di fieno, di cuoio e sterco è mischiato all'odore di lavanda bruciata. Nonostante la stagione, il cadavere non sprigiona alcun sentore sgradevole. Il Reverendo si domanda se Mary conosca i segreti per preservare la carne. Nei tempi antichi gli dèi mantenevano fresche le salme degli eroi sino alla conclusione dei ludi funerari, sino all'accensione delle pire. E non v'è dubbio che tuttora esistano sistemi per farlo. Unguenti, formule, preghiere specifiche. Era seduta per mungere accanto al tavolo, su uno sgabello: al loro ingresso si alza, figura schietta, tozza, ombreggiata di buio. "Bene," dice il Reverendo, "eccoci qua. Questi gentiluomini" - e indica gli altri due - "sono il dottor Ross e il dottor Burke. Dottori, Mary."


Rembrandt, La lezione di anatomia (particolare)

Mary guarda alle spalle del Reverendo, attenta non a Burke né a Ross bensì alla valigetta che Ross ha in mano.
"Dottori" ripete lui, con voce soffocata. Vorrebbe chiamarla "fanciulla", eppure, a considerarne lo sguardo, benché sia più giovane di lui, sembra incommensurabilmente più anziana, e non semplicemente più anziana bensì appartenente a una differente epoca, a un differente regno; una parente di pietre, di alberi venerandi.
Mary si allontana, in un silenzio che è totale assenza di suono che sia udibile. Burke guarda Ross, sillaba la parola "strega". Si segnano con discrezione, come sistemando qualche bottone del panciotto. Dice Burke: "Converrà sbrigarci, altrimenti ci toccherà tornare indietro in piena tormenta. Avete una lanterna, Reverendo?"
Ecco la lanterna, portata quando avevano spostato il corpo. Il Reverendo cava di tasca l'astuccio delle esche e, accesa la lanterna - tac, tac; scintilla su acciaio -, la passa a Ross. Ross e Burke si avvicinano al tavolo dov'è disteso James, vestito con una camicia da notte di lana. I suoi capelli, quasi bianchi al suo arrivo nella canonica, da un anno avevano cominciato a scurirsi. Mary li ha lavati, spalmati d'unguento, spazzolati e raccolti indietro con un nastro nero. Non sembra che stia dormendo.

Illustrazione da Andrea Vesalio, De humani corporis fabrica



"Un bel cadavere," dice Burke. "Ottime condizioni."
Sotto le mani incrociate di James c'è un libro dalla rilegatura in marocchino, consunta. Burke lo prende, fa una smorfia e lo passa al Reverendo, che l'ha già riconosciuto: I Viaggi di Gulliver. James lo aveva preso in prestito dallo studio solo una o due settimane prima. Chi gliel'ha messo tra le mani? Sam? Mary? Sam potrà averlo, se lo vorrà. Bisogna pur dargli qualcosa, al ragazzo. Ross denuda il cadavere e lascia cadere a terra la camicia da notte. Dalla valigetta estrae un coltello e lo passa a Burke, che ne osserva la lama e annuisce. Burke, posta sul mento di James la mano libera, con l'altra squarcia il tronco dalla cima dello sterno a un punto poco sopra il pelo pubico. Poi taglia orizzontalmente lungo il costato, producendo una sanguinolenta e rorida croce rovesciata. Si interrompe per prendere le lenti dall'astuccio in una tasca del giustacuore, e se le fissa sul naso ammiccando. Bofonchia qualcosa, afferra un lembo di pelle e grasso e lo tira. Per liberarlo dalla materia sottostante usa la punta del coltello. Le sue mani sono muscolose come quelle di un marinaio. Ross regge alta la lanterna. Ha in mano un bastoncino che ha strappato dai rovi lungo il cammino. Lo usa per sondare le viscere di James.
"Vi interessa una vista un po' più intima, Reverendo? Temo che da lì possiate vedere ben poco."
Il Reverendo avanza svogliatamente di qualche passo. Quel Burke lo stomaca.
Il dottor Ross dice: "Più che alla magione in sé, l'interesse del Reverendo è rivolto al suo invisibile ospite. Non è così, Reverendo?"

Ka


Il Reverendo Lestrade si limita a un: "Proprio così, signore."
"E adesso dedichiamoci al cuore," dice Burke.
Cominciano a squarciare il costato, lavorando le costole con un seghetto e poi usando il coltello per aprirsi la strada tra i grandi vasi sanguigni. I dottori sono visibilmente eccitati, lustri come biglie. Qui ci scappa la pubblicazione, il saggio, la conferenza davanti agli illuminati: "Alcune Considerazioni, hmm, circa il Caso del fu Jm Dyer. Una Indagine nel... Mondo del Bizzarro e Misterioso... il quale Jm Dyer, sino al suo ventiqualchesimo anno d'età, era insensibile al... ignorava... interamente privo di sensazione... senso... esperienza del... dolore. Con prove, illustrazioni, reperti e quant'altro."
Il Reverendo si volta, guarda fuori nella corte dove due uccelli beccano grani da una toppa di sterco. Più oltre, nel muro ai cui piedi egli coltiva garofani, si apre una porta verde che conduce al giardino. Il Reverendo associa questa porta a James; James che la varca e osserva i peri, o più semplicemente che indugia, corrugando la fronte come non ricordando il da farsi.
Un rumore, come di stivali nel fango, lo disturba. Ross l'ha preso in mano, l'infranto muscolo cardiaco di James Dyer.


Andrew Miller, Il talento del dolore, Milano, Bompiani, 1998





Si manifesta come un'assenza #Aldous Huxley #Il mondo nuovo #Dio #Dio assente #citazione

«"Allora voi credete che Dio non ci sia?"
"No, io credo che molto probabilmente ce n'è uno".
"Ma allora perchè...".
Mustafà Mond lo fermò. "Ma egli si manifesta in modi differenti ai diversi uomini. Nei tempi premoderni si manifestava come l'essere che è descritto in questi libri.  Adesso...".
"Come si manifesta adesso?", domandò il Selvaggio.
"Ecco, si manifesta come un'assenza; come se non esistesse del tutto" ».
(Aldous Huxley, Il mondo nuovo, Milano, Mondadori, 2007)

Giorgio De Chirico, Malinconia e mistero di una strada



 

#poesie #mare #diario

www.edenpics.com
Il mare intero sale e scende, in uno sperpero di forza, di grazia e d’armonia. Le onde provano tutta la loro gamma, in una finzione magica. Galoppano come puledri, s’aprono come arbusti, s’alzano come montagne, si estendono come valli, e ridono e piangono, parlano diffusamente e tacciono di colpo, e vivono del cielo e lo negano, si vestono di broccati e di sete e si spogliano tutte.
La suggestione dell’acqua resa umana è evidente. In tal modo chiama la sua occulta bellezza, che, col solo dire alla nostra anima: “vieni con  me”, se la porta via. E il corpo allora, persuasivo, trascina l’anima stordita, con un grande sforzo delicatissimo, dalla murata alla cabina.
["Diario di poeta e mare" Juan Ramón Jiménez]

#citazione #vita #critiche

it.wikipedia.org
Ti criticheranno sempre, parleranno male di te
e sarà difficile che incontri qualcuno al quale tu possa piacere
così come sei! Quindi vivi, fai quello che ti dice il cuore,
la vita è come un opera di teatro, che non ha prove iniziali:
canta, balla, ridi e vivi intensamente ogni giorno della tua vita
prima che l’opera finisca senza applausi…
Charlie Chaplin

#Società #Tecnologia #Mobilità #App #Navigatore #GoGoLink


www.corriere.it
NEGLI uSA
Addio navigatore una «app»
lo manda in pensione
Dalla Chevrolet un nuovo sistema «low cost» da 50 dollari
che funziona collegando lo smartphone al sistema multimediale
MILANO-Niente cavi, alimentatori o scomode ventose. Il navigatore satellitare, così come abbiamo imparato a conoscerlo sinora, potrebbe imboccare rapidamente il viale del tramonto. Pensionato da una «app» che si scarica sullo smartphone e interagisce con il sistema multimediale della vettura. La svolta arriva dagli Usa dove la Chevrolet ha lanciato l'innovativo sistema GoGo Link, ovvero un Gps «low cost», che costa appena 50 dollari, al cambio 37 euro. Una Cifra ridicola rispetto al prezzo di un dispositivo portatile.
COMANDI VOCALI E TOUCH- La ricetta dell'integrazione con lo schermo sulla plancia, poi, consente di superare i limiti fisici della visualizzazione sul telefono: perché se è vero che le «app» di navigazione esistono da tempo per iPhone, Android e altri sistemi operativi è altrettanto vero che in auto risultano poco efficaci sia per le dimensioni ridotte del display sia perché è necessario avere un supporto per fissarlo il cellulare al parabrezza. E allora a quel punto tanto vale prendersi un Gps portatile che ha lo schermo più grande ed è più preciso. Con il GoGo Link, che debutterà sulla Sonic (la versione americana della Chevrolet Aveo, un'auto della categoria della Fiat Punto), basta entrare in auto con la connessione Bluetooth attiva o collegare lo smartphone (con l'applicazione pre-caricata) a una presa Usb: a quel punto è possibile inserire la destinazione sul touchscreen al centro della plancia e ascoltare le indicazioni vocali attraverso gli altoparlanti. Secondo il costruttore coreano che l'ha sviluppata, EnGIS Technologies, questa «app» ha le stesse caratteristiche di un impianto di navigazione da 1.000 dollari. Come lo schermo ad alta risoluzione, gli aggiornamenti in tempo reale sul traffico, l'accesso ai contenuti dello smartphone attraverso i servizi «Cloud». Ma è un dispositivo unico a comandare: il telefono. Spiega Cristi Landy, della divisione marketing di Chevrolet: « Secondo le previsioni circa il 90% dei clienti che compreranno una Sonic o una Spark possiedono uno smartphone e vogliono poterlo utilizzare anche in auto».
Daniele Sparisci
Twitter @danielesparisci

Dalla Rassegna Stampa del 30.3.2012, curata da Manlio Lo Presti

#Citazioni #Ecclesiaste #Qohèlet # קהלת #Ceronetti #Nuovo #Sole


Quel che è stato sarà
quel che si è fatto si farà ancora.
Niente è nuovo
di quel che è sotto il sole

Ecclesiaste (Qohèlet) , 1.9  -Traduzione di Guido Ceronetti
Einaudi, 1980, p. 4
Scelta da Manlio Lo Presti


 
 

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