[...] Non so perché, ma la mia attenzione si concentrava sempre istintivamente sull'aspetto di mio figlio, ed era di quello che mi servivo per dedurre la sua salute interiore. Mi sembrò che stesse decisamente bene. Il pugilato cominciava un po' a modellargli il viso. Aveva un'aria da duro, che però finiva per esaltare quello sguardo dolce che aveva negli occhi fin da quando era venuto al mondo. Una dolcezza che scorreva dentro di lui, segreta e silenziosa come un fiume sotterraneo. Mi disse che era venuto a salutarmi, perché sapeva che arrivavo, ma che doveva scappare, e che però ci saremmo visti dopo.
Mi mollò in mano una borsa.
"Ma cosa c'è qui dentro?" gli chiesi, "quanto pesa!"
Lui sorrise.
"Sei debole papà... sei vecchio!" Strizzò l'occhio e scappò via. Aveva quell'abitudine di attraversare la strada ignorando il semaforo, che mi faceva venire sempre il cuore in gola. Sull'altro marciapiede lo aspettava Consuelo. Gonna a pieghe, calzettoni, ballerine ai piedi, mollette tra i capelli. Sembrava una ragazzina di Grease. Fabio l'abbracciò di slancio, sollevandola leggermente. Consuelo fece una specie di piroetta intorno a lui, tra le sue braccia. Quasi un passo di danza. C'era una libertà infinita in ogni loro gesto. Persino nel modo di camminare, nella disinvoltura con cui si tenevano per mano mentre sparivano tra la folla, in quella bella giornata di sole. La libertà che si prova non quando ci si sente padroni del mondo, ma quando il mondo intorno a noi è diventato un trascurabile dettaglio, perché siamo innamorati.
Fabio non si fece vedere fino a sera. Non rispondeva al cellulare, non dava notizie. 'Che stronzo!', pensavo, 'che ragione c'è di comportarsi così? Cosa gli costerebbe far solo sapere che sta bene?'
Ero incazzato nero, perché sapevo di essere parte anch'io di quel trascurabile dettaglio, e avevo voglia di rimproverargliela la sua felicità, come fosse una specie di colpa.
Gli innamorati sono piccoli dèi, capaci di realizzare la felicità solo per se stessi. E questo che li rende soli, perché il mondo non glielo perdona.
Sognare la felicità è un diritto di tutti, ma viverla no. Viverla apertamente sembra quasi un'offesa. E invece l'amore lo fa. Perché è sfacciato, brutale, e quando la sua forza s'incontra con l'eruzione dell'adolescenza, trascina la vita alle sue origini più tempestose. Il desiderio degli innamorati ha la violenza esplosiva della Creazione, il calore abbagliante di un magma incandescente. Il sentimento prende forma, si scolpisce, assurdo e magnifico, nel nulla dell'esistenza, e i pensieri si animano, diventano animali enormi che si aggirano in una foresta lussureggiante di emozioni, facendo tremare la terra sotto i loro passi.
Una delle stranezze del destino umano è che ciascuno di noi sembra ripercorrere, nel corso della sua esistenza, l'intera storia del mondo. Ma il tempo, per un ragazzo e una ragazza innamorati, non esiste. Ai piccoli dèi è concessa l'eternità. O l'illusione, che può essere un bene più grande, di averla conosciuta.
Però dopo cresciamo, e inizia la ricerca disperata dell'ordine segreto che governa le cose, e che nasconde invece l'inganno vero. Con l'età si comincia ad aver paura di amare, anzi un po' ci si vergogna. Vita e amore appaiono inconciliabili. Tutto sembra una trappola. E allora l'unico modo per sfuggire alla disperazione, è fingere che il senso della vita non sia nelle sue illusioni, ma nella sua realtà concreta. L'amore è una follia... Cambiare le regole non è possibile... Già, allora tutto ciò che resta da fare è scopare, arraffare, fottere il prossimo, inventare idoli, professare mediocrità, e mentre l'esperienza prosciuga la speranza di cambiare davvero le cose, aspettare che la morte rimescoli le carte, insegnando pazientemente ai ragazzi che nella vita ci vuole misura, e soprattutto fiducia nell'aldilà, perché la vita è una valle di lacrime, un posto strano voluto da un buon Dio, dove per sopravvivere devi far fuori qualcun altro.
Ma l'adolescente innamorato non ha paura neanche di questo. È un tirannosauro, e niente lo abbatte. Sbrana tutto quello che incontra, e la sua forza, ciò che lo rende indistruttibile, è che non immagina neanche che un giorno avrà un orario in una catena di montaggio, o una ventiquattr'ore incatenata al polso.
L'amore è l'unico mito che esiste davvero. L'unica prova che tutto potrebbe essere diverso, anche al di qua dell'utopia.
Ma, come tutti i miti, è destinato ad una vita anfibia tra memoria e fantasia. Il fiume di energia da cui era scaturito, si frammenta in mille rivoli. Diventa passione, fede, avidità.
Tutto discende dall'amore, vissuto o negato che sia. Anche quella forza oscura e primordiale che lega i genitori ai propri figli: un amore impossibile, il cui frutto maturo è il distacco, non l'unione.
Un amore che nasce al servizio della specie, indispensabile per la sua conservazione, ma che di solito diventa conservazione di sé. L'amore dei genitori, è un amore che uccide.
E quello degli innamorati non è meno crudele. Ti cancellano con un sorriso, ed è una maniera imperdonabile di dirti "ti voglio bene, ma...".
(Flavio Pagano, Ragazzi ubriachi, Roma, Manifestolibri, 2011, p. 92 ss.)
Fonti web delle immagini:
http://www.amando.it/amore/relazioni-sentimenti/amore-adolescenziale.html
http://www.amando.it/amore/relazioni-sentimenti/amore-adolescenziale.html
(mito: Eros ed Eris, amore e discordia, http://www.italia.it/it/notizie/dettaglio/lamore-al-tempo-della-guerra-1.html)
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