Così nacque la celebre Antologia negra, pubblicata due anni più tardi a Parigi e presentata come "un'opera di ricerca, arricchita da una breve, seppur intensa bibliografia (27 schede), che permette all'autore di riprodurre, per la prima volta in Europa, una serie di racconti che missionari ed esploratori sono andati trasmettendo oralmente tra di noi".
Al momento della sua apparizione (Au Sans Pareil, Paris 1927) tutta la critica francese cadde nella trappola e salutò l'opera come "la prima opportunità per il grande pubblico di conoscere la letteratura popolare africana", quando in realtà quel che il grande pubblico conobbe fu la letteratura africana inventata da Cendrars con l'aiuto della sua abilità a ripescare parole dalle storie che i suoi amici portatili raccontavano. Ma l'imbroglio passò completamente inosservato e l'inganno era così perfetto che ci fu persino una traduzione in spagnolo, curata nientemeno che da Manuel Azaña.
Una frode in piena regola. Per esempio, il tanto rinomato racconto Il morto e la luna, leggenda attribuita alla tribù sandè (attentamente studiata negli anni quaranta da Lacan in persona), non è altro che il risultato dell'associazione di immagini provocate dalle parole luna e morte, afferrate al volo da Cendrars su quanto gli aveva detto quella sera Rita Malú rivedendolo a Praga.
Rita Malú osservò che c'era luna piena e poco dopo gli confessò che negli ultimi giorni si era sentita vagamente folle, poiché, malgrado l'alta temperatura, lei continuava a sentire un freddo tremendo, come se fosse caduta su Praga una gelata di morte.
Luna e morte. Cendrars recepì solo queste due parole, e quando Rita Malú ebbe finito di parlare, la mise al corrente di ciò che lei, senza saperlo, aveva appena finito di creare. Tanto Rita Malú quanto il negro Virgilio e Meyrink, che in quel momento si era tuffato in una conversazione contro il romanzo e a favore dei racconti brevi, dei frammenti, dei prologhi, delle appendici e delle note a piè di pagina, tacquero affinché Cendrars narrasse loro la leggenda che si sarebbe tramutata nel primo racconto dell' Antologia negra.
"Un vecchio vede un morto sul quale cade il chiarore della luna. Riunisce un gran numero di animali e dice:
"- Chi di voi, o valorosi, è disposto a trasportare il morto o la luna all'altra riva del fiume?
"Due tartarughe si presentano: la prima, che ha le zampe lunghe, si carica della luna e arriva sana e salva alla riva opposta; l'altra, che ha le zampe corte, si carica del morto e affoga.
"Per questo la luna morta riappare tutti i giorni e l'uomo che muore non torna mai più."
Questa leggenda fu accompagnata dagli spari del cannone che annunciavano la rottura del manto di ghiaccio del fiume Moldava. Affascinato, Meyrink aveva chiuso gli occhi per ascoltare meglio la storia che Cendrars narrava. Ma al termine del racconto gli riuscì difficile riaprirli. Volti umani passavano in lunghe file dinanzi a lui, vedeva maschere di morti immobili, i suoi stessi antenati: uomini dai capelli lisci e corti, con scriminatura e con ricci, con lunghe parrucche e tupè arrotolati; maschere che, attraverso i secoli, giungevano fino a lui; lineamenti che gli apparvero sempre più familiari e che finirono per riunirsi tutti in un unico volto: quello del golem, con il quale si ruppe la catena degli antenati. L'oscurità si trasformò in uno spazio infinito e vuoto, al centro del quale stava la madre del genere umano.
Enrique Vila-Matas, Storia abbreviata della letteratura portatile, Milano, Feltrinelli, 2010, pp. 57-58
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