Buongiorno, oggi è il 10 giugno.
Il 10 giugno 1934 la nazionale italiana di calcio batte la Cecoslovacchia e conquista il suo primo titolo mondiale.
Seconda edizione del Campionato del Mondo, l’Italia ottiene l’organizzazione della manifestazione nell’ottobre del 1932 superando la concorrenza della Svezia. Da quel momento l’apparato organizzativo del regime si mise in moto per poter trasmettere alle altre nazioni un’immagine positiva dell’Italia. Ospitalità, organizzazione, strutture, entusiasmo popolare e, ovviamente, prestazioni sportive mirate al conseguimento della vittoria finale dovevano impressionare favorevolmente atleti, addetti ai lavori, giornalisti ed anche i tifosi arrivati nel nostro Paese per questa importante manifestazione. Per raggiungere questo scopo nulla fu lasciato al caso, tutto fu preparato con la massima attenzione ed impegno. La gestione tecnica degli azzurri era stata affidata fin dal 1929 a Vittorio Pozzo, dirigente della Pirelli con un passato da calciatore , un anno nel Grasshoppers e cinque nel suo Torino fino al ritiro dall’ attività agonistica avvenuto nel 1911. Aveva già ricoperto il ruolo di tecnico della squadra nazionale in due occasioni sfortunate (olimpiadi di Stoccolma 1912 e di Parigi nel 1924) dimettendosi subito dopo le sconfitte che esclusero l’Italia da quelle due edizioni dei giochi olimpici. Ottenuto l’incarico dal presidente della F. I. G. C. Leandro Arpinati, Pozzo accettò ponendo una condizione alquanto inusuale: non essere retribuito!
Alla prima edizione svoltasi nel 1930 in Uruguay, nella quale prevalse proprio la nazione ospitante, l’Italia non si iscrisse. La nazionale italiana si apprestava, quindi, a giocare il primo mondiale della sua storia tra le mura amiche.
Le nazioni iscritte furono 22. Dopo la gara eliminatoria contro la Grecia del 25 marzo, conclusasi con un secco punteggio (4-0) il torneo azzurro iniziò con gli ottavi di finale contro gli Stati Uniti. Si giocò il 27 maggio a Roma allo Stadio Nazionale del P. N. F. (odierno Flaminio) ed il risultato non lasciò nessun dubbio: 7-1. Nei quarti l’Italia si trovò davanti la Spagna del fortissimo portiere Zamora. Il “Giovanni Berta” di Firenze fu teatro di una sfida davvero combattuta tra le due nazionali. Dopo i tempi supplementari, conclusi con un pareggio (1-1) il regolamento imponeva la ripetizione della gara il giorno successivo. Così fu: il 1° giugno la partita fu rigiocata e questa volta gli azzurri prevalsero grazie ad una rete di Meazza al 12°.
L’estremo difensore iberico non giocò la ripetizione forse a seguito di un infortunio occorso durante la prima sfida e venne sostituito da Nogues. L’Italia approdò alle semifinali, di fronte la fortissima selezione austriaca. La partita fu giocata il 3 giugno a Milano, nell’impianto di S. Siro. Grazie ad una rete del forte attaccante giallorosso, l’argentino naturalizzato italiano Enrique Guaita al 19° della prima frazione, l’Italia ebbe la meglio. L’Italia volò in finale. Nell’altra semifinale la Cecoslovacchia sconfisse la Germania 3-1 con una tripletta di Nejedly che alla fine del torneo risulterà capocannoniere con 5 segnature.
La finale Italia Cecoslovacchia si gioca allo Stadio Nazionale del P. N. F. a Roma davanti al Duce ed alle massime autorità tra le quali anche esponenti della Famiglia Reale e Jules Rimet, presidente della F. I. F. A.. Per l’importante appuntamento con la storia l’ex tenente degli alpini Vittorio Pozzo conferma gli undici scesi in campo una settimana prima contro l’Austria: Combi, Monzeglio, Allemandi, Ferraris, Monti, Bertolini, Guaita, Meazza, Schiavio, Ferrari, Orsi. La Cecoslovacchia del selezionatore Petru scende in campo con: Planicka, Zenisek, Ctyroky, Kostalek, Cambal, Krcil, Junek, Svoboda, Sobotka, Nejedly, Puc. Ad arbitrare l’incontro il signor Eklind della federazione svedese; Ivancics (Ungheria) ed il tedesco Birlem i segnalinee. Alle 16,55 Caligaris, alfiere della nazionale azzurra, fa il suo ingresso in campo portando il tricolore. Alle 17 il calcio d’inizio. Nei primi minuti azzurri pericolosi con Guaita ed Orsi ma Planicka, capitano della nazionale cecoslovacca, fa buona guardia. Al 25°, a seguito di una punizione Combi esce a vuoto e Sobotka, a colpo sicuro, trova sulla sua strada Monti pronto a salvare la porta azzurra. Meazza impegna in un paio di occasioni il fortissimo Planicka, l’Italia attacca ma la nazionale cecoslovacca si rende pericolosa in alcune occasioni. Negli ultimi minuti del primo tempo Orsi sfiora il vantaggio calciando fuori una facile occasione. Si va negli spogliatoi a reti inviolate. Nella ripresa gli azzurri all’attacco: Schiavio in due occasioni ravvicinate e Orsi cercano il vantaggio ma Planicka è insuperabile. Si arriva così al 25°: mischia furiosa nell’area italiana, Ferraris manca l’intervento, Monti non riesce a rimediare ed allora interviene Svoboda che cede il pallone a Puc che, con un rapido dribbling mette fuori causa Monzeglio sparando verso la porta di Combi una cannonata imprendibile. Cecoslovacchia in vantaggio. L’Italia accusa il colpo; mancano 20 minuti alla fine e si è sotto di un gol. La partita diventa nervosa. Nejedly, Svoboda e Puc sfiorano il raddoppio. Al 32° Svoboda colpisce la traversa; al termine dell’incontro la sua squadra conterà ben 3 legni colpiti. Si giunge così a 9 minuti dal termine, minuto 35°: da Ferrari a Guaita che passa ad Orsi, l’attaccante cerca di liberarsi per il tiro e lo effettua. La palla rimbalza sul muro eretto dalla difesa della nazionale in maglia scarlatta ma lo stesso Orsi è il più lesto nel recuperare la sfera che calcia nuovamente verso la porta cecoslovacca. Questa volta il forte Planicka non può arrivarci: 1-1. Minuti finali tesissimi. Eklind fischia la fine dei 90 minuti regolamentari. Si va ai supplementari. Al 4° minuto del primo tempo Schiavio segna il gol della vittoria. Davanti a 50.000 spettatori, di cui ben 11.000 cecoslovacchi, la nazionale italiana conquista il suo primo titolo mondiale. Al termine dell’incontro avviene la premiazione: Coppa della Vittoria e Coppa del Duce alla squadra vincitrice, a ritirarla il capitano Combi che sale in tribuna insieme a Planicka, capitano cecoslovacco e Szepan, capitano della nazionale tedesca premiata come terza classificata in seguito alla finalina vinta contro l’Austria per 3-2. Coppa del CONI per Planicka e Coppa della F. I. G. C. per Szepan; i due capitani ritirano i trofei assegnati alle rispettive nazionali.
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