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giovedì 20 giugno 2019

#Almanacco quotidiano, a cura di #MarioBattacchi

Buongiorno, oggi è il 20 giugno.
Il 20 giugno 1859 le truppe papali compiono le cosiddette "stragi di Perugia".
Un episodio poco noto delle vicende risorgimentali, è quello delle “stragi di Perugia”, un orrendo massacro di civili inermi da parte della soldataglia pontificia dell'allora papa Pio IX.
I fatti si svolgono nel 1859 durante la Seconda Guerra di Indipendenza, quando i franco-piemontesi stavano combattendo in Lombardia per cacciare gli austriaci; fino a quel momento la campagna aveva visto gli alleati sempre vincitori: Montebello (20 maggio), Palestro (31 maggio), Magenta (4 giugno), suscitando l'entusiasmo di quanti con trepidazione seguivano gli avvenimenti della guerra, nella speranza che fosse la volta buona per liberare l'Italia dal dominio straniero. La prima città ad insorgere per sposare la causa italiana fu Firenze, seguita poco dopo da Bologna.
Nella città di Perugia (allora nel territorio dello Stato della Chiesa) esisteva un comitato legato alla Società Nazionale, un'associazione che sosteneva la necessità per l'Italia di arrivare all'indipendenza e all'unità appoggiandosi a Casa Savoia.
Fu così che il 14 giugno il comitato si presentò a monsignor Luigi Giordani, rappresentante del pontefice in città, per chiedere allo Stato Pontificio di abbandonare la politica di neutralità e di appoggiare apertamente la causa italiana. Vedendosi opporre un netto rifiuto, il comitato prese possesso del governo cittadino offrendo l'annessione dell'Umbria al Regno di Sardegna di Vittorio Emanuele II.
La reazione non si fece attendere: Pio IX inviò il 1° reggimento estero, duemila mercenari svizzeri al comando del colonnello Schmidt, con l'ordine di riprendere la città ad ogni costo. Ma non bastava: bisognava dare alla cittadinanza una dura lezione, che fosse da monito per chiunque altro avesse in animo di sposare la causa italiana e di ribellarsi all'autorità del papa; in parole povere, la città doveva essere saccheggiata.
Le forze papaline giunsero davanti a Perugia il 20 giugno, e dato che gran parte degli uomini in grado di combattere erano partiti per arruolarsi nell'esercito piemontese (la città umbra fornì per la causa italiana ben ottocento volontari), i pontifici ebbero gioco facile dei difensori, che furono travolti presso Porta San Pietro. A quel punto i soldati del papa entrarono in città.
Le testimonianze su quanto accadde con l'ingresso a Perugia delle forze pontificie sono agghiaccianti. Decine di case furono saccheggiate e chi vi si trovava all'interno fu barbaramente ucciso; furono presi d'assalto persino monasteri, chiese e ospedali, gli stupri non si contarono e parecchi civili inermi furono uccisi a baionettate dai soldati del papa.
In quei giorni a Perugia si trovava una famiglia statunitense, i Perkins, testimoni oculari di quegli avvenimenti, che furono malmenati e derubati dai pontifici; il New York Times riportò la loro testimonianza: “Le truppe infuriate parevano aver ripudiato ogni legge e irrompevano a volontà in tutte le case, commettendo omicidi scioccanti e altre barbarità sugli ospiti indifesi, uomini, donne e bambini”; questa invece la testimonianza dell'ambasciatore statunitense Stockton: “Una soldatesca brutale e mercenaria fu sguinzagliata contro gli abitanti che non facevano resistenza; quando fu finito quel poco di resistenza che era stata fatta, persone inermi e indifese, senza riguardo a età o sesso furono, violando l'uso delle nazioni civili, fucilate a sangue freddo”.
Gli avvenimenti di Perugia ebbero una larga diffusione sui quotidiani di tutto il mondo, e l'immaginario collettivo ne fu fortemente colpito. Giosuè Carducci scrisse il sonetto “Per le stragi di Perugia”, e il poeta statunitense John Whitter scrisse “From Perugia”, per ricordare quanto accaduto.
Pio IX cercò di far passare il messaggio per cui non fu lui ad autorizzare la strage, ma fu iniziativa di altri. E' altamente improbabile però che il pontefice potesse non sapere quanto fosse stato ordinato alle truppe; e comunque in seguito Pio IX istituì la medaglia “Benemerenti per la Presa di Perugia”, riconoscimento da assegnarsi ai soldati che presero parte alla presa della città e quindi alle stragi. Infine, come ricompensa per i suoi servigi, il colonnello Schmidt fu nominato generale di brigata.
Il 24 giugno, pochi giorni dopo i tragici fatti di Perugia, si svolse la battaglia di San Martino e Solferino, che sancì la vittoria definitiva dei franco-piemontesi sull'Austria, inizio della serie di avvenimenti che portarono alla nascita della nuova Italia libera e indipendente. Circa un anno e mezzo dopo, il 4 novembre del 1860, un plebiscito sancì l'annessione dell'Umbria al Regno di Sardegna: votanti 97.708, favorevoli all'annessione 97.040; e il Regio Decreto del 17 dicembre del 1860 citava: “le provincie dell'Umbria fanno parte del Regno d'Italia”.
Nessun Papa, inclusi i contemporanei, ha mai chiesto scusa per questa barbarie.

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