Cerca nel web

domenica 11 marzo 2012

Rassegnarci a navigare il mare in cui naufraghiamo #Borla Enrico #Foppiani Ennio #Bricolage per un Naufragio #Briccone divino #Trickster #Briccone bricoleur #naufragio #morte #esonero #Entlastung #Arthur Gehlen #Carl Gustav Jung #Karl Kerenyi #Paul Radin #psicologia analitica


Alla fine dei conti non rimane null'altro che il lavoro su noi stessi sgravandoci della contingenza dell'abisso che ci circonda. Così Gehlen:


La possibilità di un padroneggiamento delle proprie azioni, in vista del "padroneggiamento" dell'ambiente circostante, deriva in effetti dalla particolare "situazione" esistenziale dell'Uomo. Mentre l'animale "vive" il Mondo a partire ed in vista del proprio corpo, l'essere umano è in grado di situare la propria coscienza, in vista dell'azione futura, al di là dell'immediatezza del presente. L'Uomo è in grado cioè di "ignorare" il proprio corpo, e proprio in questa sua capacità, per così dire "ascetica", risiede il segreto della sua vitalità e del suo sviluppo.
(Arnold Gehlen, L'uomo. La sua natura e il suo posto nel mondo, Milano Feltrinelli, 1983)
[...]

Esiste probabilmente una trama soggiacente al nostro fare e pensare. Trama che per principio riteniamo "buona". Dio è buono dicono, anche perché altrimenti non ci rimarrebbe che la follia del terrore. Con linguaggio moderno il Sé è portatore dell'individuazione che è appunto "cosa" buona. Nuovamente però, queste ipotesi non sono che un nuovo tentativo di trascendenza, una speranza per lenire la solitudine, congetture romantiche per spiegare anomalie di processo ricontrate nel nostro fare consapevole.
Rimane la certezza del naufragio e l'inconscia volontà del briccone bricoleur a continuare a galleggiare e, come diceva Jung:

Chiunque appartenga a un ambiente culturale il quale ricerchi la sua perfezione in qualche momento del passato, deve stranamente sentirsi colpito dal personaggio del Briccone. Egli è un precursore del Salvatore ed è, come lui, dio, uomo e animale la cui caratteristica predominate e più impressionante è l'incoscienza.
(Carl Gustav Jung, Contributo allo studio del briccone, in Carl Gustav Jung, Karl Kerenyi, Paul Radin, Il briccone divino, Milano SE, 2006, p. 165)

L'incoscienza è il mare in cui naufraghiamo e che ob torto collo dobbiamo rassegnarci a navigare. Il progetto buono o cattivo che sia, è un'ipotesi benevola ma sostanzialmente campata per aria.




La monolitica solidità di una ragionevole coscienza umana non può che vacillare davanti all'evanescenza del destino umano. Nella ricerca di vita, che oltrepassa ogni tentativo di spiegazione razionale l'uomo non può non bastare a se stesso. Ed è qui che il briccone ci viene in aiuto e in un certo modo integra e completa il senso dell'alleggerimento-esonero teorizzato da Gehlen. Infatti la descrizione della funzione psicologica del briccone prosegue così:

[...] è un essere primordiale "cosmico", di natura divino-animale, da un lato superiore all'uomo per le sue capacità sovrumane, dall'altro a lui inferiore per la sua incoscienza ed insensatezza. La sua notevole mancanza di istinto e la sua goffaggine lo relegano addirirttura al di sotto degli animali. Questi difetti contraddistinguono la natura umana del Briccone, meno adatta all'ambiente di quanto sia un animale, ma dotata per contro di una potenzialità di sviluppo assai superiore, cioè di un considerevole delirio di apprendere, aspetto che il mito giustamente non manca di sottolineare.
(Ibidem, p. 166)


(Da Enrico Borla ed Ennio Foppiani, Bricolage per un naufragio. Alla deriva nella notte del mondo, Bergamo, Moretti & Vitali, 2009, pp. 100, 108-09 )





Nessun commento:

Posta un commento

Cerca nel blog

Archivio blog