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venerdì 23 marzo 2012

#Libri #bibliofilia #Giuseppe Marcenaro #citazione

“È proprio perché allora ero folle che oggi sono saggio. O lettore che vedi solo ciò che è immediato, come è corta la tua vista! Il tuo occhio non è fatto per seguire il lavoro sotterraneo delle passioni”. Madame Goethe (da Stendhal, Il Rosso e il Nero)
“La mia vita dentro alla biblioteca è un sobrillo di specchi. Proiezioni che si sono fatte più forti e mutevoli con il progredire del tempo. Mi sono reso conto tuttavia che vivere in mezzo ai libri non è sintomo di una malattia perniciosa, né di un turbamento dell'anima. Semmai una metafora dentro a una metafora dovuta alla forsennata passione di leggere, vissuta in parallelo alla successione degli anni, dall'infanzia alla giovinezza e oltre. Da anni ho compreso di far parte anch'io dell'ineffabilità del gran gioco universale, e di non poter frapporre alcuna resistenza al progredire del tempo. L'ostinato volgere dei giorni. Impossibile fermarsi a una certa età.
Non mi è rimasto che fuggire dentro ai libri per vivere altri tempi, altri mondi, altre dimensioni. Una competizione tra me stesso e il mio doppio. Partecipare a una gara estraniante il cui palio è comunque l'incertezza. Col timore, inoltre, che il trip dalla lettura possa portare alla pazzia.
Ho trovato consolazione nel meraviglioso hidalgo don Chisciotte che, nella sua lucidità ombrata di follia, voleva mettere a posto le cose del mondo perché non andavano. Mi è sempre spiaciuto che l'adorato don Chisciotte, cavaliere dalla triste figura, nell'universo suo e anche da parte dei pochissimi che gli volevano bene, fosse considerato un tipo manicomiabile, da compatire appunto, perché possedeva una biblioteca e, peggio, leggeva i libri. Il meraviglioso hidalgo era stato uno che, trabalzando da una pagina all'altra, aveva però finito col dare i numeri. E quel che è peggio si era impallato d'emulare, rivivendone atteggiamenti e situazioni, i personaggi che, incontrati nei libri, l'avevano catturato nelle loro spire. Il leggere avrebbe finito per rovinare anche me. Infatti, pagina dopo pagina, venivano sollecitandosi variabili immaginarie, inducendomi a vagheggiare su chi avrei voluto emulare di quella folla di buoni e perfidi, bellissimi o sciancati, amatori e ladri che ripullulavano nella mente sollecitati dall'insaziabile ingordigia di libri. E in più, indotto a cercare nel "mondo reale" i controtipi e i caratteri di quanti guizzavano nelle pagine che non mi sono mai stancato di girare”.

(Giuseppe Marcenaro, Libri, Milano, Bruno Mondadori, 2010, p. 211)







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