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Il 13 agosto 1961, per arginare le continue fughe dalla parte orientale della città, iniziava la costruzione del muro di Berlino.
Per 28 anni, dal 1961 al 1989, il muro di Berlino ha tagliato in due non solo una città, ma un intero paese. Fu il simbolo delle divisione del mondo in una sfera americana e una sovietica, fu il simbolo più crudele della Guerra Fredda.
Già nel 1945, appena finita la seconda guerra mondiale scoppiò la Guerra Fredda tra Unione Sovietica e Stati Uniti e la Germania fu il territorio di questa guerra che si sarebbe trascinata in forme più o meno aspre fino agli anni ottanta.
La Germania era occupata dai vincitori della guerra e divisa in quattro zone. L'Unione Sovietica cominciò immediatamente a ricostruire la "sua" parte della Germania secondo i propri piani. Durante la guerra aveva pagato il prezzo più alto in vite umane e risorse e ora chiese un risarcimento altissimo alla Germania: intere fabbriche, tra cui quelle più importanti, furono portate in Russia, ingenti quantità di materie prime furono pretese per anni come pagamento dei danni della guerra. Ma in questa maniera Stalin si creò molti nemici in Germania, compromettendo molto l'immagine dei russi come "liberatori dal nazismo".
Gli americani invece avevano capito che in questa Guerra Fredda avevano bisogno di alleati in Germania affinché diventasse l'avamposto contro l'Unione Sovietica. Quasi subito cominciarono ad organizzare aiuti per la Germania. Decine di migliaia di pacchi "Care" con generi alimentari, medicine e vestiti arrivarono in Germania nei primi anni del dopoguerra. Ancor più che un aiuto materiale reale era un segnale politico e psicologico: gli americani, dopo essere stati nemici dei tedeschi volevano dimostrare di essere adesso loro amici. Fin dall'inizio gli americani cercarono di unire la loro zona a quelle occupate da inglesi e francesi, con l'intenzione di rafforzare la propria posizione contro la zona occupata dai russi.
Già pochi mesi dopo la fine della guerra la divisione della Germania era diventata praticamente inevitabile, anche se dovevano passare ancora 4 anni fino alla definitiva separazione nel 1949. In realtà, tranne la maggioranza dei tedeschi stessi, nessuno voleva veramente una Germania unita, nonostante le parole contrarie di tutti gli alleati.
In fondo, la divisione accontentò un po' tutti, a parte naturalmente i tedeschi, e creò meno problemi nella gestione della Germania vinta. La Germania era diventata oggetto della Guerra Fredda e non aveva ancora né la forza, né la reale possibilità di sottrarsi al dominio e alla concorrenza delle 2 superpotenze USA e URSS.
La "DDR" (Deutsche Demokratische Republik" - Repubblica Democartica Tedesca) all'est stava sotto l'influenza dell'Unione Sovietica e la "BRD" ("Bundesrepublik Deutschland" - Repubblica Federale della Germania) all'ovest, sotto l'influenza degli Stati Uniti. Sul piano economico la Germania occidentale visse negli anni 50 un fortissimo boom, erano gli anni del cosiddetto "Wirtschaftswunder" (miracolo economico). Aiutata all'inizio dai soldi americani, la Germania Federale riuscì in breve tempo a diventare nuovamente una nazione rispettata per la sua forza economica.
La parte orientale faceva molto più fatica a riprendersi: era svantaggiata all'inizio per le pesanti richieste economiche fatte dall'Unione Sovietica per riparare i danni subiti nella guerra e per la mancanza di aiuti paragonabili a quelli che riceveva la parte occidentale. Inoltre la rigida struttura di pianificazione nazionale dell'economia non favorì lo stesso sviluppo come nella parte occidentale del paese. Più i due paesi si stabilivano al livello politico, più si facevano sentire le differenze per quanto riguarda lo standard di vita.
In quegli anni il confine tra est ed ovest non era ancora insuperabile e per tutti gli anni '50 centinaia di migliaia di persone fuggivano ogni anno dall'est all'ovest, per la maggior parte erano giovani con meno di 30 anni e spesso persone con una buona formazione professionale, laureati, operai specializzati e artigiani, che all'ovest si aspettavano un futuro più redditizio e più libero. Questo continuo dissanguamento stava diventando un serio pericolo per la Germania dell'est ed era un'ulteriore causa delle difficoltà economiche di questo stato.
Nelle prime ore del 13 agosto del 1961 le unità armate della Germania dell'est interruppero tutti i collegamenti tra Berlino est e ovest e iniziavano a costruire, davanti agli occhi esterrefatti degli abitanti di tutte e due le parti, un muro insuperabile che avrebbe attraversato tutta la città, che avrebbe diviso le famiglie in due e tagliato la strada tra casa e posto di lavoro, scuola e università. Non solo a Berlino ma in tutta la Germania il confine tra est ed ovest diventò una trappola mortale. I soldati ricevettero l'ordine di sparare su tutti quelli che cercavano di attraversare la zona di confine che con gli anni fu attrezzata con dei macchinari sempre più terrificanti, con mine anti-uomo, filo spinato alimentato con corrente ad alta tensione, e addirittura con degli impianti che sparavano automaticamente su tutto quello che si muoveva nella cosiddetta "striscia della morte".
Bloccato quasi completamente il dissanguamento economico dello stato, negli anni 60 e 70 la DDR visse anch'essa un boom economico. Tra gli stati dell'est diventò la nazione economicamente più forte e i tedeschi, sia all'est che all'ovest, cominciarono a rassegnarsi alla divisione. Di riunificazione si parlava sempre meno e solo durante le commemorazioni e le feste nazionali.
Quello che infine, per la grande sorpresa di tutti e nel giro di pochissimo tempo portò alla riunificazione furono due fattori: l'arrivo di Gorbaciov come leader dell'Unione Sovietica e le crescenti difficoltà politiche ed economiche dei paesi dell'est e specialmente della DDR. Con la "Perestroika", cioè la radicale trasformazione della politica e della economia e con la "Glasnost", che doveva portare alla trasparenza politica. Decisivo per gli eventi che portarono infine alla caduta del muro fu invece la decisione di Gorbaciov di lasciare libertà agli altri paesi del Patto di Varsavia promettendo di non intromettersi più nei loro affari interni.
I dirigenti della DDR videro questo processo prima con un certo imbarazzo e poi con crescente resistenza. In Polonia e in Ungheria, dove la crisi economica e le spinte per una riforma sono più forti, la politica di Gorbaciov trovò invece più amici anche tra i governanti. Più arrivavano dall'URSS e dagli altri stati dell'est notizie di riforme economiche e democratiche, e più la popolazione della DDR chiedeva di fare lo stesso nel loro paese, più i leader della DDR si chiudono a ogni richiesta del genere. Lo stacco tra popolazione e governo diventa un abisso ma la reazione più diffusa tra la gente è ancora la rassegnazione. Alla fine degli anni 80 la DDR è, o almeno sembra, economicamente abbastanza forte, l'apparato statale sembra indistruttibile e così nessuno può prevedere il crollo verticale che nel 1989 sarebbe avvenuto in pochissimi mesi.
Ogni tentativo di lasciare la DDR in direzione ovest equivaleva ancora a un suicidio, ma nell'estate del '89 la gente della DDR trovò un'altra via di fuga: erano le ambasciate della Germania Federale a Praga, Varsavia e Budapest il territorio occidentale dove si poteva arrivare molto più facilmente!
Cominciò un assalto in massa a queste tre ambasciate che dovevano ospitare migliaia di persone stanche di vivere nella DDR. Ma il colpo decisivo all'esistenza della DDR arrivò quando l'Ungheria, il 10 settembre del 1989, aprì i suoi confini con l'Austria. Ora, la strada dalla Germania dell'est all'ovest (attraverso l'Ungheria e l'Austria) era libera!
Mentre il flusso di persone che arrivò nella Germania dell'ovest attraverso l'Ungheria e l'Austria aumentò di giorno in giorno, anche nella DDR crescevano le proteste e la gente si fece più coraggiosa. Ogni lunedì a Lipsia decine di migliaia di persone manifestavano contro il governo ed ogni lunedì le manifestazioni erano più affollate - anche se manifestare apertamente contro il governo era ancora un rischio enorme dato che il regime aveva ancora il pieno controllo della polizia, dell'esercito e dell'intero apparato repressivo.
Ma anche l'ultimo tentativo da parte del governo della DDR di salvare il salvabile, cioè il cambiamento dei vertici del partito comunista e del governo non servì a nulla. Quando la sera del 9 novembre un portavoce del governo della DDR annunciò una riforma piuttosto ampia della legge sui viaggi all'estero, la gente di Berlino est lo interpretò a modo suo: il muro doveva sparire. Migliaia di persone si riunivano all'est davanti al muro, ancora sorvegliato dai soldati, ma migliaia di persone stavano anche aspettando dall'altra parte del muro, all'ovest, con ansia e preoccupazione. Nell'incredibile confusione di quella notte, qualcuno, e ancora oggi non si sa esattamente chi sia stato, dette l'ordine ai soldati dei posti di blocco di ritirarsi e, tra lacrime ed abbracci, migliaia di persone dall'est e dall'ovest, scavalcando il muro, si incontravano per la prima volta dopo 29 anni.
Il muro era caduto ma esistevano ancora due stati tedeschi, due stati con sistemi politici ed economici completamente diversi. Le leggi, le scuole, le università, tutta l'organizzazione della vita pubblica era diversa. La riunificazione era di colpo diventata possibile, ma nelle prime settimane dopo il 9 novembre dell'89 nessuno sapeva ancora come realizzarla e quando. Tutti, anche i più ottimisti, prevedevano un periodo di alcuni anni, ma ancora gli eventi stravolsero tutti i progetti.
Adesso la libertà tanto a lungo desiderata c'era, mancava però il benessere e la gente all'est non voleva più aspettare: infatti, dopo la caduta del muro il flusso dall'est all'ovest non diminuì, anzi aumentò di colpo e di nuovo si poneva il problema di un dissanguamento dell'est, di nuovo erano soprattutto i giovani che volevano tutto e lo vogliono subito, e non fra dieci anni. "Se il marco non viene da noi, saremo noi ad andare dov'è il marco" era uno degli slogan più gridati contro quelli che chiedevano pazienza.
Nella DDR cominciò a regnare il caos. Già dopo pochi mesi la riunificazione non era più una possibilità, ma una necessità, era diventata l'unico modo per poter fermare il degrado dell'est. Ma riunire due stati non è così facile e nel caso della Germania si doveva considerare anche il fatto che la DDR faceva ancora parte di un sistema di sicurezza militare con l'Unione Sovietica e che anche la Germania Federale non poteva agire senza il consenso degli ex-alleati della Seconda Guerra Mondiale. Questo rendeva la riunificazione un problema internazionale e solo dopo trattative non facili tra Stati Uniti, Unione Sovietica, Francia e Gran Britannia e dopo il "sì" definitivo di Gorbaciov, la strada per la riunificazione era libera.
Il modo in cui alla fine i due stati vennero unificati era senz'altro dettato più dalla fretta che da considerazioni ragionevoli, ma probabilmente non c'era altra possibilità. Infatti, il 3 ottobre del 1990, i due stati non vengono riuniti, ma uno dei due stati, cioè la DDR, si auto-scioglie e le regioni della DDR vengono annesse in blocco alla Repubblica Federale.
Nessun politico dell'ovest può reclamare alcun merito concreto per quanto riguarda gli eventi che portarono alla riunificazione. Tutti, compreso il cancelliere Helmut Kohl, erano trascinati e travolti dai fatti, Kohl ebbe solo la fortuna di essere cancelliere della Germania quando si verificarono questi eventi. Kohl ha comunque avuto il fiuto giusto di scavalcare la valanga che si era messa in movimento senza nessuna guida politica. L'unico uomo politico che, in realtà, ha contribuito in modo decisivo a iniziare e ad accelerare il processo della caduta del muro è stato Gorbaciov, che con la sua politica ha reso possibile tutto quello che è successo. I tedeschi lo sanno bene, e ancora oggi, Gorbaciov gode di una straordinaria popolarità in Germania.
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