Buongiorno, oggi è il 14 agosto.
Il 14 agosto 1899 nasce a Novi Ligure Sante Pollastri. Non si conoscono esattamente i motivi per cui Sante Pollastri (o Pollastro, come veniva chiamato nei rapporti giudiziari e come egli stesso si firmava) intraprese una tragica carriera criminale. Tralasciando le molte tesi, reperibili ormai anche su internet, ne esiste una che al tempo era il denominatore comune di molti che intraprendevano una strada lontana dalle leggi: la spinta del bisogno, della fame, della voglia di riscatto sociale.
Fatto sta che dai primi furti, soprattutto ai treni in transito nei pressi del "borgo delle lavandaie" (ora via San Giovanni Bosco, dove abitava), e alle ville estive dei genovesi, arriva la prima rapina e ci scappa il primo morto.
E' il 14 luglio del 1922 e Sante aspetta con tre complici, tra cui il fido Luigi Peotta detto "Singru" Achille Casalegno sulla strada tra Novi e Serravalle. Casalegno è un ex carabiniere diventato cassiere della filiale di Tortona della Banca Agricola Italiana. Con sé ha la cassa della Banca. Viene fatto cadere dalla bici, mentre torna a casa. Il cassiere ha un gesto di ribellione, forse cerca di estrarre la pistola dalla giacca, e viene freddato con un colpo di rivoltella. Sante poi negherà di essere stato lui a sparare, comunque è sua l'idea del colpo. Il bottino è consistente: quasi 38mila lire, che a quell'epoca rappresentano una grossa cifra. Casalegno, di appena trenta anni, lascia la moglie e tre figli piccoli.
Pollastro e la sua banda si danno alla macchia. Sulle sue tracce, i Carabinieri di tutta la Provincia e in particolare quelli di Novi. Arriva la fiera di Santa Caterina e i Carabinieri vengono a sapere che Sante è dalla sorella Carmelina, in una cascina che viene accerchiata. Il Maresciallo Lupano e il Brigadiere Castioni vanno a bussare alla porta. Apre Carmelina, che dice "sono sola, non c'è nessuno", ma la tavola è imbandita per tre. Sante e Emilio Colombo, il fidanzato di Carmelina, sono saliti al primo piano. Di lì fanno fuoco sui carabinieri appostati fuori, e saltano dalla finestra. Anche i Carabinieri fanno fuoco, e li rincorrono. Dopo poche centinaia di metri trovano un corpo. E' Emilio, che spira lì ad un passo da una fila di gelsi. Pollastro riesce a fuggire, pistole alla mano. Carmelina resta sola con due figli da crescere.
Intanto un altro novese fa parlare di sé, questa volta in bene: è quel Costante Girardengo che dal 1919 al 1927 vince tutto nel ciclismo, in Italia e all'estero.
Pochi giorni dopo, il 29 novembre, Pollastro è a Teglia, sopra Genova, a pranzo con Abele Ricieri Ferrari, un poeta anarchico genovese più noto con lo pseudonimo di Renzo Novatore. Sulle sue tracce il maresciallo Lupano, tanto che lui e i suoi uomini si sistemano in borghese in un altro tavolo dell'Osteria della Salute. Pollastro li riconosce, estrae la pistola, ne risulta una sparatoria in cui perdono la vita sia Novatore che Lupano. A quest'ultimo verrà intitolata la Caserma dei Carabinieri di Novi. Sante riesce ancora a scappare e a sfuggire dai posti di blocco. Leggenda dice che si sia nascosto su un albero nei pressi dell'osteria, e abbia aspettato lì che le acque si calmassero.
La vita di Pollastro è sempre più criminale, avventurosa e fortunosa. Opera in Italia e in Francia, a capo di una banda sempre più grossa. Realtà e leggenda si sovrappongono, e dietro ad ogni colpo si vede la banda di Pollastro, tanto che alla fine non si riusciranno a contare gli omicidi del bandito. Sante è audace, al punto che ricercato torna a Novi per assistere ai funerali della madre, travestito da frate. Molti forse lo riconoscono e tacciono, forse per solidarietà, forse per paura. Ma anche qui la leggenda forse si sovrappone alla realtà.
Mussolini in persona mette sulle sue tracce il questore Rizzo, con "la più amplia possibilità di azione".
Alla fine è il commissario Guillame (personaggio a cui Georges Simenon si ispirò per il suo Maigret) che riesce ad arrestare Pollastro sulla metrò di Parigi: è il 10 agosto 1927. Accanto a lui, Rizzo.
Viene processato a Parigi, e poi estradato in Italia. La condanna è all'ergastolo, da scontare nel carcere dell'Isola di Santo Stefano. Pollastro ha 28 anni e alle spalle decine di omicidi.
Anche in carcere Sante si distingue: riesce a sedare un rivolta durante la guerra, sebbene con una gamba rotta. Resta in carcere fino al 1959, quando viene graziato dal Presidente della Repubblica Gronchi e torna a vivere a Novi con Carmelina, in via Cavanna. Ha 60 anni.
A Novi Sante cerca di tirare avanti. Si dedica al piccolo commercio, sulla sua bicicletta. Stringe amicizia con Fulvio Rebora, che gli insegna a fare fotografie. Muore a Novi il 30 aprile del 1979, a 79 anni.
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