Buongiorno, oggi è il 29 agosto.
Il 29 agosto 1991 alle 7.30 del mattino veniva ucciso da Salvatore Madonia in via Alfieri a Palermo con tre colpi di pistola alla nuca Libero Grassi, reo di non voler pagare il pizzo alla mafia.
Libero Grassi nasce a Catania il 19 Luglio 1924; il suo nome, o piuttosto l’aggettivo, com'egli stesso affermava, gli era stato imposto per tramandare la memoria del sacrificio di Giacomo Matteotti. Il nome segna così il destino di colui che muore per affermare la propria libertà.
Nel 1932 Libero ha otto anni quando la famiglia Grassi si trasferisce a Palermo, perché il capofamiglia è promosso direttore dei negozi “CROFF”. In quegli anni, nonostante la politica d’avvicinamento della borghesia produttiva alle idee del regime fascista, la famiglia Grassi mostra un atteggiamento “afascista” in pubblico e antifascista in privato. Libero vive con spensieratezza gli anni dell’adolescenza, imparando a comprendere il significato dei principi di democrazia e libertà. E’ durante gli studi liceali, compiuti al “Vittorio Emanuele” che Libero matura una concreta ostilità al fascismo, assumendo e manifestando “pacifici” atteggiamenti antifascisti. Gli ultimi anni di liceo sono turbati dallo scoppio della guerra e nel 1942 la famiglia si trasferisce a Roma presso la nonna materna. Qui Libero s’iscrive alla facoltà di Scienze Politiche. Nel 1943 inizia a frequentare l’università ed il giovane dimostra palese avversione alla politica antisemita, nazista e fascista. Decide allora di entrare in convento e di essere accolto come seminarista, decisione questa presa, non per una vocazione maturata nell’avversità della guerra, bensì per il rifiuto di combattere una guerra ingiusta al fianco di fascisti e nazisti. Liberata Roma dai nazisti, torna alla sua vita in famiglia dove prosegue gli studi iscrivendosi alla facoltà di Giurisprudenza.
Nel 1945 la famiglia si ristabilisce a Palermo e qui Libero continua gli studi di legge. Raggiunta la laurea, il padre vorrebbe che egli prendesse le redini dell’attività commerciale, ma il principale desiderio di Libero è di intraprendere la carriera diplomatica, conoscendo bene il francese e l’inglese.
Nei primi anni 50 decide di andare al nord dove ha l’opportunità di mettere su un’azienda, con il fratello Pippo a Gallarate e l’impresa ha subito successo.
Negli anni vissuti al nord Libero frequenta con assiduità il mondo dell’imprenditoria locale, gode di un discreto reddito e si reca spesso al teatro. A Milano conosce un imprenditore che gli propone un progetto ambizioso: impiantare stabilimenti industriali tessili a Palermo. Libero preferisce rischiare in proprio, piuttosto che accettare un tranquillo posto come funzionario di banca: sorge così la MIMA (Manifattura Maglieria ed Affini), la quale produrrà per tutti gli anni 50 biancheria da donna, arrivando ad occupare circa 250 operai.
Nel 1954 ritrova Pina Maisano, architetto, che aveva conosciuto durante gli anni dell’adolescenza, i due si sposano e prendono casa in Via D’Annunzio, un appartamento al sesto piano con un bellissimo terrazzo….”la terrasse de ma maison, oui, c’ est là que je retournerais au frais de l’ètè” … Nel 56 nasce il primogenito Davide.
Nella seconda metà degli anni 50, Libero fa continui viaggi per l’Italia alla ricerca dei tessuti idonei alla sua produzione. In questo periodo si reca a Roma nella redazione del “Mondo” o dell’Espresso”. Nel frattempo continua a scrivere articoli politici per i giornali locali. Il primo articolo appare nel 1961. L’imprenditore, che oramai partecipa attivamente alla vita politica del PRI, viene nominato dal partito, nella seconda metà degli anni ‘70, suo rappresentante in seno al consiglio di amministrazione dell’azienda municipalizzata del gas.
Tra la fine del 74 e l’inizio del 75, Grassi si getta insieme ad altri amici in una nuova avventura imprenditoriale che però non avrà il successo sperato. L’idea è di realizzare una società dal nome “Solange impiantistica”, il cui scopo è quello di sfruttare l’energia solare per produrre energia elettrica. L’azienda pur essendo formalmente costituita non iniziò mai a lavorare.
Nel ‘79 i vecchi locali della SIGMA vengono venduti dalla proprietà (un’immobiliare milanese) ad un costruttore palermitano. Libero è costretto a lasciare quella sede, per cercarne un'altra. Trova una sede di 2000 metri quadrati in Via Thaon di Revel. Questo trasferimento di sede, segna l’inizio di una serie di difficoltà economiche e sociali per la conduzione dell’azienda di famiglia.
Nella metà degli anni '80 iniziano i problemi con la criminalità organizzata. Grassi riceve una telefonata di minacce alla sua incolumità personale, se non pagherà una certa somma a due emissari che si presenteranno per riscuotere: egli rifiuta di pagare. La prima conseguenza del suo rifiuto è il rapimento di Dick, il cane lasciato a guardia degli stabilimenti della SIGMA, che verrà poi restituito in fin di vita.
Dopo poco tempo, due giovani a volto scoperto tentano di rapinare le paghe dei dipendenti della fabbrica: saranno identificati e arrestati grazie ad alcuni dipendenti di Grassi. Ma in cuor suo Libero sa che è solo l'inizio, poiché la sua azienda, terza leader italiana nel settore della pigiameria, con un fatturato di sette miliardi, non può non suscitare gli appetiti dei malavitosi palermitani.
Il 10 gennaio 1991 Libero Grassi fa pubblicare al "Giornale di Sicilia" una lettera nella quale motiva razionalmente il suo no all'ennesimo ricatto estorsivo: ”….. Volevo avvertire il nostro ignoto estortore che non siamo disponibili a dare contributi e ci siamo messi sotto la protezione della polizia…..se paghiamo i 50 milioni, torneranno poi alla carica chiedendoci altri soldi, una retta mensile, saremo destinati a chiudere bottega in poco tempo. Per questo abbiamo detto no al "Geometra Anzalone" e diremo no a tutti quelli come lui”.
L'imprenditore rifiuta l'offerta di una scorta personale, ma consegna simbolicamente alle forze di polizia le quattro chiavi dell’azienda, chiedendo così protezione per gli stabilimenti della SIGMA.
Nel frattempo l'imprenditore viene contattato da Sandro Ruotolo, redattore di "Samarcanda", che lo invita a RAI 3 per parlare della sua lotta condotta, purtroppo, nell'indifferenza degli industriali siciliani. La trasmissione dell'11 aprile 1991 è fondamentale nell'iter di contrapposizione al crimine che Grassi sta conducendo, perché rende il suo caso di dominio nazionale, quale emblema civile della lotta alla mafia. A questo punto rendendosi conto del ruolo che sta assumendo, dichiara con forza a Santoro: “Non sono un pazzo, sono un imprenditore e non mi piace pagare. Rinuncerei alla mia dignità. Non divido le mie scelte con i mafiosi”.
Alla fine di maggio una giornalista tedesca, Katharina Burgi, della rivista “Nzz Folio”, viene invitata a Palermo per trarre impressioni e notizie sul fenomeno della mafia. Tra le persone che incontra vi è Libero Grassi, l’imprenditore divenuto famoso, in Europa e Usa, per aver rifiutato pubblicamente di cedere al ricatto che gli imponeva la mafia. La giornalista rimane colpita dalla forza interiore di Grassi. Egli appare deciso a lottare per la difesa dei propri interessi, con la speranza che il suo esempio sia, per tanti altri siciliani rassegnati dinanzi alla forza della mafia, l’inizio di una ribellione pacifica che sottragga il nome della Sicilia alle accuse di mafiosità.
Libero Grassi viene assassinato il 29 agosto 1991 alle ore 7:30 del mattino. La stampa locale nazionale farà di lui un martire della resistenza al “regime” mafioso.
L’11 settembre il Parlamento Europeo approva una risoluzione, in cui manifesta profonda indignazione per l’assassino dell’imprenditore palermitano ed esprime il proprio commosso cordoglio ai familiari della vittima.
Ma l’unico e vero momento pubblico rilevante è la trasmissione televisiva, del 20 settembre 1991. La serata, voluta da Michele Santoro e Maurizio Costanzo a rete unificate RAI FINIVEST, è interamente dedicata alla memoria di Libero Grassi e di quanti sono caduti nel corso della “lunga battaglia” contro la mafia; il giornale di RAI 3 conduce la prima parte della trasmissione dal teatro “ Biondo” di Palermo, mentre Costanzo la conclude dal teatro “Parioli” di Roma. I due sono consapevoli che stanno facendo vivere qualcosa di indimenticabile, e la Sicilia si riconosce nel segno di “ vittoria” che Davide Grassi ha mostrato portando a spalla il feretro di suo padre. Hanno ucciso l’uomo non la sua idea, che continuerà a vivere nel ricordo di ogni cittadino onesto.
Per il suo omicidio sono stati condannati all'ergastolo con sentenza definitiva diversi boss mafiosi, tra cui Riina e Provenzano.
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