Buongiorno, oggi è il 25 agosto.
La diciassettesima Olimpiade si svolse a
Roma dal 25 agosto all’11 settembre 1960. Fu un’Olimpiade
straordinaria, il più grande evento dell’era moderna, caratterizzata dal
record dei concorrenti (5346) e dalla partecipazione di grandi e
straordinari atleti, rimasti nella memoria collettiva: come non
ricordare l’etiope Abebe Bikila, il vincitore della maratona che correva
a piedi nudi, o Cassius Clay, allora diciottenne, vincitore del titolo
dei pesi medio–massimi, che diventerà il più grande pugile della storia?
Fu un evento rivoluzionario che
coinvolse tutto il mondo, sia per le nuove tecniche di organizzazione e
di comunicazione di massa che vennero sperimentate per la prima volta,
sia per la diffusione di idee nuove e per la presenza di popoli con
modi di vivere diversi che in quei giorni vissero insieme in un clima di
fratellanza.
Essa fu considerata un’Olimpiade
moderna, perché cambiò non solo la mentalità delle persone, ma
soprattutto mutò la concezione dei giochi: da espressione dello sport
“puro“, in cui gli atleti gareggiavano per il solo piacere di misurarsi
con gli altri, si passò ad un tipo di sport in cui gli atleti erano dei
professionisti, legati agli sponsor, agli ingaggi, alla pubblicità.
La visione dello sport alla De
Coubertin era superata da nuove problematiche legate alle contrattazioni
economiche, all'ansia di prestazione, all'incubo delle classifiche.
Iniziava ad emergere anche il problema
del “doping “, con la morte del ciclista danese Knud Jensen,
ufficialmente stroncato da un colpo di sole.
Anche durante le Olimpiadi di Roma la
Guerra fredda si manifestò con la rivalità tra le squadre sovietiche e
statunitensi, come era successo già ad Helsinki nel 1952 e a Melbourne
nel 1956, ma in maniera più accentuata, con la propaganda, la
continua sfida per la conquista del primato e la netta separazione degli
atleti, che non comunicavano tra di loro.
Le Olimpiadi di Roma rappresentarono un
evento straordinario per gli Italiani: furono le prime Olimpiadi in
mondovisione e in Italia, per l’occasione, ci fu una massiccia
diffusione degli apparecchi televisivi, allora in bianco e nero. E
quello fu considerato come un miracolo del dopoguerra; l’inizio dello
sviluppo economico degli anni ’60 fu anche l’inizio della comunicazione
di massa e della formazione di una nuova mentalità collettiva moderna,
proiettata verso il futuro, avente come capisaldi l’ottimismo, il
pragmatismo e l’aspirazione al benessere.
Roma subì un cambiamento radicale, sia
nella struttura urbana, sia nelle infrastrutture costruite per l’evento.
Già nel 1954, con la nascita del Comitato Costruzioni Olimpiche, si
iniziò a lavorare in città: fu inaugurata la metropolitana, che,
iniziata nel 1938, era stata interrotta più volte a causa della guerra;
fu creato il quartiere dell’Eur, concepito come un quartiere moderno,
fulcro economico della città. In questa zona furono costruite ex novo
alcune infrastrutture, come il Palazzo dello Sport, il Velodromo, la
Piscina delle Rose e i campi del Tre Fontane.
Il Comitato Olimpico assegnò all'Istituto Luce il film ufficiale, che documentò tutti i momenti più significativi dell’evento.
La fiamma olimpica, da Olimpia, fu
portata dalla motonave Amerigo Vespucci sino a Siracusa e da lì i
tedofori, a staffetta, percorsero tutta l’Italia meridionale, sino a
Roma.
Tra gli Italiani vi furono atleti che
lasciarono una grande impronta nella storia dello sport e nel cuore di
tutti: i pugili Francesco Musso, Francesco De Piccoli e Nino Benvenuti,
vincitori della medaglia d’oro; Livio Berruti, che correva con gli
occhiali scuri , vincitore dei 200 metri e doppio record mondiale;
Raimondo D’Inzeo, medaglia d’oro per l’ippica; il ciclista Sante
Gaiardoni, con due medaglie d’oro.
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martedì 25 agosto 2020
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