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venerdì 7 agosto 2020

#Almanaccoquotidiano, a cura di #MarioBattacchi

Buongiorno . Oggi è il 7 agosto.
Il 7 agosto 1990 veniva uccisa, in una stanza degli uffici della ditta A.I.A.G. di via Poma 2 a Roma, presso la quale lavorava, Simonetta Cesaroni, una bella ragazza di 21 anni. Il delitto passò alle cronache italiane come il delitto di Via Poma.
Simonetta fu ritrovata nuda, con soltanto addosso i calzini, il reggiseno abbassato a scoprire i seni e la maglietta alzata al collo, coperta del suo sangue a seguito di 21 coltellate, alcune sul viso, alcune sul seno e sui fianchi, la maggior parte sul pube e nel basso ventre. Un capezzolo risultava escoriato da un morso, mentre non furono trovate tracce di violenza sessuale.
Le indagini si indirizzarono subito verso il portiere dello stabile, Pietro Vanacore, che quel pomeriggio non era presente alla mangiata di cocomero organizzata dai portieri del complesso, sostenendo di essere andato ad assistere un condomino molto anziano a cui badava, Cesare Valli, il quale però dichiarò di averlo visto solo alle 23, mentre il delitto si colloca tra le 17,30 (ora dell'ultima telefonata di Simonetta) e le 18,30, in cui la vittima doveva telefonare al suo capo come da accordi. Vanacore fu arrestato, ma successivamente scagionato perché il DNA ritrovato sul reggiseno, sul morso e su una macchia di sangue su una maniglia della porta non corrispondevano al suo profilo biologico. Le indagini ricominciarono da zero e tra mille ipotesi smentite (tra cui una fantasiosa che chiamava in causa addirittura la banda della Magliana) nel 2005 nuove indagini del ris chiamano in causa Raniero Busco, fidanzato della vittima all'epoca dei fatti, il cui DNA corrisponde. Viene istituito il processo nel 2010; 3 mesi prima del suo inizio Vanacore si suicida lasciando un biglietto con scritto "20 anni di sospetti portano al suicidio".
Il 26 gennaio 2011 Raniero Busco viene dichiarato colpevole di omicidio di primo grado, con l'aggravante di crudeltà, e condannato a 24 anni di reclusione, con sentenza di primo grado.
il 27 febbraio 2012 la prima corte d'assise d'Appello di Roma dichiara Raniero Brusco assolto con formula piena, per non aver commesso il fatto.
Il 26 febbraio 2014 la Corte di Cassazione, alla quale era ricorsa la Procura dopo l'assoluzione in appello, conferma in via definitiva l'estraneità ai fatti di Busco.
Il delitto di via Poma è ancora senza un colpevole.


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