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giovedì 20 agosto 2020

#Almanaccoquotidiano, a cura di #MarioBattacchi

Buongiorno. Oggi è il 20 agosto.
Nella notte tra il 20 e il 21 agosto 1968, più di 200000 uomini e 5000 carri armati, provenienti dall'Unione Sovietica e dagli altri paesi del patto di Varsavia, invasero la Cecoslovacchia e giunti a Praga posero fine alla cosiddetta Primavera di Praga.
Durante il VI congresso degli scrittori a Praga (29 giugno 1967) numerosi partecipanti chiesero la libertà di stampa e accusarono il regime comunista per gli abusi commessi in passato. In seguito a ciò il premier Alexander Dubcek sostituì Novotn nella carica di primo segretario del Partito comunista cecoslovacco. Il 5 marzo Dubcek annunciò la soppressione della censura; poco più tardi (21 marzo) le dimissioni di Novotn da capo dello stato furono accolte con molto sollievo dall'opinione pubblica. Nuovo presidente fu eletto Svoboda, mentre nel governo entrarono esponenti moderati di grande prestigio quali Oldrich Cernik, Jiri Hajek, Ota Sik. Emerse allora la volontà sia di riformare radicalmente l'economia del paese, abbandonando il centralismo e l'industrializzazione pesante, sia di espandere le libertà fino a favorire una articolazione pluralista del sistema politico. Il nuovo orientamento, definito "socialismo dal volto umano", venne confermato durante la riunione del comitato centrale del 4 e 5 aprile. L'accelerazione al processo di liberalizzazione impressa dagli intellettuali firmatari del cosiddetto Manifesto delle duemila parole preoccupò i dirigenti sovietici, che intravidero nella primavera di Praga una minaccia per il regime comunista e per il patto di Varsavia, temendo un "contagio" nel campo socialista. Nel corso di alcuni colloqui a Karlovy Vary (17 maggio), a Cierna-nad-Tisu (19 luglio e 1° agosto) e a Bratislava (3 agosto), Dubcek tentò invano di rassicurare i sovietici. La notte tra il 20 e il 21 agosto 1968 le truppe del Patto di Varsavia invasero la Cecoslovacchia. Tuttavia stroncare la primavera di Praga si rivelò più arduo del previsto per le difficoltà di individuare un gruppo dirigente disposto a sostituire Dubcek. Nonostante le pressioni di Mosca la situazione rimase incerta per altri nove mesi e in autunno venne approvata la riforma istituzionale del paese con il riconoscimento dello stato federale fra le regioni ceche e la Slovacchia. Nel marzo 1969 i sindacati promossero una serie di iniziative a favore della libertà di sciopero, ma a quel punto Breznev, facendo leva sulla "questione nazionale", riuscì a imporre le dimissioni a Dubcek e la sua sostituzione con Husák. La primavera di Praga era definitivamente tramontata.

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