KAJA KELOD
Orientarsi è importante, qui è fondamentale. Orientarsi fa
parte dell’adat, dell’Agama tirtha.
L’abbiamo capito a nostre spese nell’affannosa ricerca di
Bukit Jambal.
Se hai visto almeno due foto di Bali, certamente una è Bukit
Jambal, le terrazze di riso più fotografate al mondo, le terrazze che salgono
lungo i pendii che portano a Besakih ed all’Agung.
La strada non è facile, diversi bivi, strade bianche, mappe
non precise.
La strada non è facile, ma è facile chiedere informazioni.
“Per Bukit
Jalan?” “Kaja, kaja”.
Alla parola kaja
la fedele guida del turista traduce nord e come non credere ad un libro,
pubblicato in tutto il mondo, certificato, consigliato, mitizzato? Quindi a
Nord!
Ti fermi altra informazione, altra risposta: kaja. Ancora a Nord.
Non sbagliammo mai, neanche una volta, la linea del nord e,
con precisione assoluta, non giungemmo mai a Bukit Jalan.
Kaja è la
direzione variabile che guarda verso l’ombelico del mondo, il Gunung Agung, la
sacra montagna, o, se non si sa dove sia il Gunung Agung, al più alto monte che
si presenta nel cerchio dell’orizzonte. Kaja
è l’alto, kaja sono gli dei.
Poi c’è, opposto a kaja,
kelod, verso il mare, il basso, verso i demoni.
Il luogo dove sorge il sole è kangin, mentre kaud
indica il tramonto.
Le quattro punte si combinano in una gioia ottuplice cui si
aggiungono poi lo zenit, il nadir ed il centro. Così si arriva a d undici, al
sacro undici che solo Siwa può avere,
il sacro undici che tiene il mondo e che è santificato ogni 120 anni per
tramite dell’Eka Dasa Rudra.
A Bali tutto è kaja-kelod.
I villaggi sono kaja-kelod.
[continua]
(Ennio Foppiani, “Bali Fantome. Niskala e Sekala”, in
“Radure. Quaderni di materiale psichico”, rivista del Centro Studi
Psicodinamiche di Torino, numero speciale “Terre alchemiche”, volume I, anno
VI, 2002, pp. 78-79 – immagine tratta da http://gedebudiarta.blogspot.it/2012/06/about-bali.html )
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