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martedì 9 luglio 2013

#Sepolcri Foscoliani e ritmi contemporanei

Vincent Van Gogh: i Cipressi
 Sobbalzando lungo la gimcana partenopea che percorre chiunque attraversi Napoli in macchina, si fanno dei discorsi tra amici che, un po' stimolati dalla situazione border-line del traffico napoletano, possono virare sull'estremo.
 Estremo in tutti i sensi compreso quel tipo di estremo che finisce con una bella cremazione, una passeggiata al porto o sul Vesuvio (personalmente preferirei il porto) e poi tutti in pizzeria a mangiare e bere "in memoriam"...
 In effetti la domanda che non ci si pone mai volentieri potrebbe essere: "cosa ne sarà di noi?" nel senso biochimico biofisico del termine...ma soprattutto cosa ne sarà delle nostre spoglie mortali rispetto a chi lasciamo?
 Fermo restando la nostra "postuma" relativa indifferenza rispetto a quel tipo di "vissuto", che comunque riguarda i cosiddetti posteri, non sarebbe meglio parlare francamente coi posteri stessi di quello che vogliono fare?
 Se fossi mio figlio preferirei ricordare "il povero papà" all'improvviso magari incontrando un luogo, o sentendo un suono che lo richiami alla mente, piuttosto che cedere alla ritualità di un deposito inerte di ricordi che richiami solo ineluttabilità e disfacimento, ma non per tutti potrebbe essere la stessa cosa... sindrome del faraone... necessità di essere rimpianti più che ricordati... ma da chi?
 Se hai scoperto la penicillina o hai eretto un monumento o similia forse verrai ricordato da molte persone per 100? 200? 300 anni?? I teoremi sui triangoli in questo senso funzionano meglio, ma la faccia di queste persone, cosa gli piacesse mangiare, come amassero o il loro odore che fine hanno fatto?
Una brutta fine...
 Ad una quota di ominidi, Lucy in testa (letteralmente...) è andata quasi meglio che a Pitagora nel senso che almeno la sua faccia qualcuno ha provato a ricostruirla e di lei rimarrà almeno una delle probabili espressioni.
Fosse capitato a me avrei sperato in una espressione stupita... A me piacerebbe essere ricordato dalle persone che ho conosciuto per un po' e che le mie minchiate possano far sorridere ancora un po' dopo di me, ma che quattro ossa malridotte possano suscitare una emozione destinata a scomparire al limite dei cipressi, non me ne può importare di meno a meno che la cosa non finisca (invero poco probabilmente) come sulla tomba di Django Reinhardt, a Samois, nel 2010... questo cambierebbe colore al cavallo dando un senso al simbolo, ma raramente succede cosi... e comunque non lo decide l'estinto per quanto glorioso sia.
 All'ombra dei cipressi... facciamoci una scampagnata con panini e chitarra... sient' a me!

 di Giosue

© 2013 Accademia dei Sensi - Licenza CC BY-NC-ND 3.0

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