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Il nome
Deriva dal termine latino brolum che significa "campo coltivato", giardino fiorito.Dagli arabi il posto era conosciuto come Marsa Daliah, il “porto della vite”, perché qui le navi caricavano il vino.
La Storia
- 1094, il primo nucleo di questo borgo marinaro si sviluppa intorno alle mura del Castello, conosciuto in epoca normanna con il termine arabo di Voab, cioè “rocca marina”, come compare in un documento del Gran Conte Ruggero.
- 1231, nasce nel Castello di Brolo, dall’imperatore Federico II di Svevia e Bianca Lancia - donna di nobile famiglia discendente dagli Aleramici – il futuro re di Sicilia, Manfredi. Brolo è feudo prima degli Aragona e poi della famiglia Lancia, che lo tiene fino al secolo XVIII come parte della baronia di Ficarra; poi diviene un possedimento del marchese Del Longarino. Sino alla fine del XVII secolo è un centro commerciale che svolge un ruolo importante per gli scambi tra il suo porto e i centri collinari dei Nebrodi.
- 1543, le galere di Kair-ed-din, il famoso pirata Barbarossa, imperversano sulla costa da allora chiamata Saracena.
- 1682, il porto è insabbiato e distrutto dalle piene dei torrenti che, come già nel 1593, danneggiano il borgo.
- XIX sec., Brolo è meta di viaggiatori, nobili e notabili che vengono a passarvi le vacanze estive.
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Una kasba tunisina nel centro storico
Dimentichiamo villaggi turistici, campeggi, residences, strutture congressuali, agenzie viaggi, discoteche, centri commerciali, centri sportivi, piste di kart.Fingiamo di eliminare dalla vista il bubbone delle case abusive sul mare di Sicilia, delle case sgraziate e non finite, e concentriamoci, invece, sul borgo antico di Brolo: solo se salvaguardato nel suo ambiente naturale, questo luogo permetterà al visitatore di riconciliarsi con la Costa Saracena distesa tra Capo d’Orlando e Capo Calavà, con le spiagge e le scogliere a pochi km dalle faggete dei Nebrodi, in un mondo ricco di folclore, storia e tradizioni.
La visita di Brolo non può che partire dal Castello, facilmente raggiungibile da una delle tante viuzze che tagliano l’ampio borgo medievale.
Il Castello fu voluto dai Lancia di Brolo, venuti in Sicilia dal Piemonte ai tempi degli Svevi e discendenti da Galeotto e Cubitosa d’Aquino, nipote dell’imperatore Federico II e sorella del filosofo San Tommaso d’Aquino.
L’attenzione di chi arriva al Castello è subito presa dai merli ghibellini che con il loro profilo a coda di rondine coronano l’alto e maestoso torrione. E’ la torre conosciuta già nel 1094 dai geografi arabi come “Voab”, dalla quale si raggiunge il terrazzo, punto di vedetta privilegiato sulle incursioni dei mori e oggi bella balconata sulle isole Eolie.
Il Castello risente delle successive trasformazioni e appare oggi come una struttura feudale ricostruita nei primi del Quattrocento e poi fortemente rimaneggiata nel Seicento, quando l’uso delle armi da fuoco necessitava della costruzione anche della “scarpa” fortificata.
L’accesso alla cittadella è consentito da due porte, quella denominata “fausa” alle spalle del Castello che guarda il mare, e l’ingresso principale con l’arco in arenaria e gli stemmi araldici dei principi Lancia.
Nel centro storico si notano ancora le antiche garitte e i camminamenti sulle mura cinquecentesche, e si può vedere il primo nucleo abitativo del borgo, che mantiene memoria visiva del Medioevo per la sua tipologia radiocentrica, il cui percorso irregolare, con i tracciati a fuso, lo rende simile a una piccola kasba tunisina. Poi si scende, tra improvvisi spazi verdi e palme, verso il più moderno centro abitato.
L’espansione di Brolo avvenne gradualmente: nel XVIII secolo nella breve pianura sottostante la rocca, dove nuove case si ammassarono intorno alla Chiesa Madre fatta costruire da Ignazio Vincenzo Abate, marchese di Longarino e signore di Brolo, nel 1764; e poi con l’edificazione lungo la strada regia (l’attuale Corso) di alcuni palazzetti ottocenteschi - palazzi Baratta, Maniaci, Germanà e Gembillo – che definiscono il profilo urbano del paese, poi smarrito in tante costruzioni incongrue.
Un altro interessante itinerario è quello di archeologia industriale in contrada Iannello, dove rimangono tracce di uno sfruttamento minerario di argento nel Settecento. Le gallerie si inoltrano nelle viscere della terra e nel corso del secondo conflitto mondiale furono adoperate come rifugi per gli sfollati.
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Il prodotto del borgo
E' il “gelato” tipico e tradizionale, uno dei motivi d’attrazione del pianeta dolciario brolese.A giugno questo prodotto viene festeggiato con un galà, dove se ne possono assaggiare oltre cento diversi gusti.
Il piatto del borgo
La pasta incaciata alla brolese, dove alla salsa di salsiccia con semi di finocchio, pomodori e peperoncino si aggiungono i broccoli precedentemente cotti e scolati.Tra i secondi, meritano attenzione il tonno “imbottonato” (questa era zona di tonnare) e il galletto arrostito alla brolese.
fonte: http://www.borghitalia.it/html/borghi_sud_isole_it.php
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