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Il nome
Il toponimo deriverebbe dal latino Cretaria che equivale a "creta", una componente della formazione geologica del territorio.Meno accettabile l'ipotesi di "grata aria", che sottolineerebbe le fresche brezze che soffiano sul colle sul quale si adagia Gradara.
La Storia
• 1032, in un documento è citata la pieve di S. Sofia in terra Cretariae.• 1162, il castello di Gradara è soggetto al Comune di Pesaro.
• 1182, Gradara è infeudata alla famiglia dei Griffo; viene costruita la torre intorno alla quale si svilupperà la rocca.
• 1283, Papa Bonifacio VIII concede a Malatesta di Verucchio, detto Mastin Vecchio, il vicariato di Gradara in feudo perpetuo. Nel1311, Pandolfo Malatesti, inizia la costruzione della rocca.
• 1363, Malatesta Malatesti, figlio di Pandolfo, detto il Guastafamiglie, concede a Gradara il primo Statuto. Gli Statuti comunali saranno poi aggiornati nel 1548 dalla duchessa Vittoria Farnese e resteranno in vigore fino al 1861.
• 1433 Galeazzo Malatesti cede in pegno la rocca a Sigismondo Pandolfo Malatesti, che non la restituirà più. Al grande Sigismondo la rocca di Gradara piace così tanto che la trasforma in una residenza di piacere per la sua amata Isotta.
• 1463, Federico da Montefeltro, nemico storico di Sigismondo Malatesti, al comando dell'esercito pontificio conquista Gradara.
• 1510-1631, i duchi Della Rovere, signori di Pesaro e Urbino, trasmettono il feudo di Gradara alle loro mogli; la gestione del castello diventa così tutta femminile, con Elisabetta Gonzaga, Vittoria Farnese, Livia della Rovere.
• 1631, con la devoluzione del ducato, Gradara passa sotto il governo diretto della Chiesa, fino all'Unità d'Italia nel 1861.
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Il vento del mare accarezza le mura portando voci, musiche e amori
Gradara si identifica con la sua Rocca. All'inizio era una semplice torre di guardia costruita dalla famiglia Griffo nella seconda metà del XII secolo.La sua struttura fondamentale risale agli interventi malatestiani databili tra il 1293 e 1324. I manufatti più importanti restano il mastio, il "castellare" (la prima residenza signorile con le splendide stanze, nell'ala della rocca considerata insieme al mastio la più antica) e un'ala porticata del cortile.
Tra il 1442 e il 1462 si registrano gli ampliamenti di carattere essenzialmente militare voluti da Sigismondo Pandolfo Matatesti, come la torre angolare a base poligonale. Giovanni Sforza, in occasione del matrimonio con Lucrezia Borgia, aggiunse due ali al cortile interno e uno scalone d'onore per accedere alle sale del piano nobile che furono affrescate e arredate con mobili preziosi.
Altri interventi furono eseguiti nel 1726 dal cardinale Annibale Albani, nipote di Papa Clemente XI. Passata in mani private nella seconda metà dell'Ottocento, la rocca subì rovinose modificazioni.
L'ultimo proprietario privato cercò di ripristinare la struttura originaria alterata dai troppi interventi succedutisi nei secoli e la arredò, come tuttora si vede, con mobili e quadri provenienti dal mercato antiquario e secondo il gusto dannunziano del tempo.
Degni di ammirazione all'interno sono gli affreschi del bolognese Amico Aspertini (1496-99) e la stupenda pala in terracotta invetriata di Andrea Della Robbia (1480 ca.) rappresentante La Madonna con Bambino e Santi. L'altro capolavoro custodito in una sala della rocca è la pala d'altare datata 1484 di Giovanni Santi, padre del grande Raffaello, proveniente dalla pieve di S. Sofia, in cui appare il primo modello iconografica di Gradara, con la sua grande selva di torri e mura merlate.
La piccola pinacoteca comunale qui allestita contiene inoltre opere di Bartolomeo Vivarini, Gian Giacomo Pandolfi, Benedetto Coda.
Come la rocca anche le mura sono di origine malatestiana. La prima cinta è a ridosso della rocca con merli guelfi e ghibellini. La seconda cerchia è più estesa e racchiude oltre la rocca anche il centro storico di Gradara.
La cortina muraria è intervallata da quattordici torri e da una porta fortificata con le insegne e gli stemmi degli Sforza, dei Della Rovere e dei Farnese.
I cammini di ronda, le torri di avvistamento, le gallerie sotterranee, le robuste cortine animate da una moltitudine di feritoie completano il suggestivo quadro della nostra immaginazione medievale.
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Il prodotto del borgo
Gradara sorge in un territorio ricco d’ulivi, vigneti e dall’antica tradizione culinaria. Le tipiche trattorie ed i ristoranti di Gradara offrono un’ottima cucina marchigiano-romagnola, dove è possibile gustare piatti di entrambe le tradizioni gastronomiche.Le piccole dimensioni, quasi sempre familiari, delle osterie garantiscono una cucina rigorosamente casalinga e sana. Le ottime carni che provengono dall’entroterra marchigiano, i vini di ottima qualità, l’olio dei numerosi frantoi presenti nella zona e le sapienti mani delle donne e degli uomini in cucina rendono piacevole anche per il palato la permanenza a Gradara.
Il piatto del borgo
Il Piatto tipico di Gradara sono i "Tagliolini con la Bomba"; un piatto della tradizione contadina con un nome curioso che deriva dalla modalità di preparazione. Gli ingredienti sono "poveri" e anche il procedimento èsemplice: si fa soffriggere con un po' di olio cipolla e lardo (o pancetta grassa). Nel frattempo si cuociono dei taglioni in acqua e sale (in origine la pasta non era all'uovo ma solo farina e acqua), si scola l'acqua in eccesso lasciando, comunque, il piatto un po' brodoso e si versa nella pentola il lardo e la cipolla soffritti, aggiungendo del pepe.
L'effetto dell'olio caldo versato nell'acqua provoca una grande quantità di vapore, per questo sono detti "Tagliolini con la Bomba"!
Da non perdere l'iniziativa "Il Medioevo a Tavola", giornate dedicate alla cucina medievale organizzate nel corso dell'anno, nelle quali i ristoranti del borgo si trasformano in taverne quattrocentesche, un vero e proprio salto nel passato.
fonte web:http://www.borghitalia.it/html/borgo_it.php?codice_borgo=398&codice=elenco&page=1
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