Buongiorno, oggi è l'11 aprile.
L'11 aprile 1512 fu combattuta a Ravenna una tra le più importanti battaglie della Guerra d'Italia.
Era il giorno di Pasqua del 1512, l'11 aprile.
Da una parte l'esercito francese, comandato da Gastone de Foix appena ventitreenne, in rappresentanza di Luigi XII e dall'altra l'esercito della Lega Santa, formato da Giulio II e comandato da Raimondo de Cardona, si affrontarono in una battaglia, estremamente cruenta, che verrà ricordata come l'ultima del Medioevo, storicamente rilevante per il nuovo uso delle artiglierie e perchè vi avvenne l'ultimo grande scontro di cavalleria della storia.
L'esercito francese era composto da francesi, svizzeri, spagnoli del regno di Navarra, lanzichenecchi e due schiere di greci e stava avvicinandosi a Ravenna passando dalle terre bolognesi.
L'esercito della Lega Santa era composto da spagnoli, italiani e greci del reame di Napoli e stava marciando per difendere la città di Ravenna attraversando le terre forlivesi e costeggiando il fiume Ronco.
La città di Ravenna era allora stretta tra due fiumi: il Montone a nord e il Ronco a sud. (il loro corso era diverso da quello attuale).
Ma procediamo con ordine.
Il 9 aprile del 1512, l'esercito francese tentò di assalire la città di Ravenna utilizzando dell'artiglieria piazzata a 200 metri dalle mura, bersagliando il tratto fra Porta Gaza e porta San Mamante (oggi detta San Mama). Le artiglierie erano quelle del Duca di Ferrara Alfonso I D'Este, alleato dei francesi, e riuscirono ad aprire una breccia nelle mura a sinistra della porta San Mama; ma l'assalto quel giorno non riuscì per l'accanita difesa dei cittadini assediati, che costò 1500 morti fra le due parti. Una colubrina di bronzo era stata posta sulle mura nei pressi di Porta Gaza, e colpiva sul fianco gli attaccanti facendone strage.
Nel frattempo, l'esercito papalino della Lega Santa si stava avvicinando a Ravenna per portare soccorso alla città, e decise di accamparsi poco prima delle postazioni francesi, in località "Molinaccio" presso il fiume Ronco. Il campo era protetto sulla destra dall'argine del fiume Ronco, sul fronte da un fossato opportunamente scavato, e sulla sinistra da un terreno paludoso su cui era impossibile fare muovere qualsiasi esercito
Le cronache narrano che la mattina dell'11 aprile del 1512 i due eserciti si affrontarono: 16.000 spagnoli contro 23.000 francesi.
Gli spagnoli, in inferiorità numerica, attesero l'attacco dei francesi, i quali, forti dell'artiglieria estense, iniziarono a fare fuoco dapprima sul fronte e poi sul fianco del campo nemico, in modo da potere facilmente colpire la cavalleria spagnola che, stanca di subire perdite senza poter reagire, caricò frontalmente verso la cavalleria francese, lasciando lo spazio alle due fanterie ed ai picchieri di affrontarsi nel fossato.
La battaglia fu vinta dai francesi, che però perdettero il loro capitano, Gastone de Foix, rimasto tragicamente ucciso mentre eseguiva la carica alla ritirata spagnola.
Al posto di Gastone de Foix successe al comando delle truppe francesi il generale La Palisse, (si, proprio quello che ha dato suo malgrado il nome al famoso aggettivo) che, dopo aver invaso e terribilmente saccheggiato la città attraverso il varco aperto nelle mura due giorni prima, decise di ritirarsi, viste le numerose perdite subìte ed il sopraggiungere da nord di un'armata svizzera nemica.
Le cronache riportano un bilancio di circa 20.000 vittime fra entrambe le armate.
La battaglia di Ravenna inaugurò un'era nuova nel modo di guerreggiare, per la prima volta si era ricorsi al massiccio utilizzo di artiglierie da campo. Fino a quel momento l'arte della guerra espressa dai condottieri italiani si basava sulla difesa, sull'opportunità di disporre di un campo ben fortificato che permettesse di assorbire l'urto nemico per poi passare repentinamente al contrattacco. Tale tattica aveva portato più volte a risultati incredibili, come fu per la schiacciante vittoria di Cerignola, quando dietro consiglio di Prospero Colonna, Consalvo de Cordoba schierò i suoi uomini, inferiori di numero, dietro un fosso e il relativo terrapieno. L'utilizzo dei cannoni sconvolse questa teoria e soprattutto ribaltò i rapporti etici che stavano alla base della cavalleria. Il cannone schiantava indistintamente cavalieri e fanti, nobili e popolani. Da questa data il ricorso alle artiglieria sarebbe stato sempre più frequente, non a caso il vero vincitore delle giornata fu Alfonso d'Este che diede prova inequivocabile del valore bellico delle sue artiglierie.
Oggi sull'argine sinistro del fiume Ronco, in località Madonna dell'Albero, si trova una colonna in sasso d'Istria, eretta nel 1557 e circondata da cipressi, che ricorda l'avvenimento.
Oscar Wilde, di passaggio, la descrisse così: «solitaria, alta sulla pianura. Segna dove il prode cavaliere di Francia fu ucciso, dove la sua luminosa giovinezza sgorgò sul terreno».
Sembra che alla battaglia parteciparono, tra gli altri, anche il Baiardo e Ludovico Ariosto.
Una curiosità: la leggenda vuole che nel marzo del 1512, un parto focomelico verificatosi a Ravenna, venisse interpretato come un "segno delle minacce celesti", puntualmente avveratosi con la sanguinosa battaglia dell'11 aprile.
La descrizione riportava che la creatura avesse "un corno in testa, delle ali e un unico piede simile a quello di un uccello da preda, e un occhio che si apriva nel ginocchio, e il resto del corpo come quello di un uomo".
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