Buongiorno, oggi è il primo aprile.
Il primo aprile 1870 in Italia viene approvata la cosiddetta "tassa sul macinato".
Con un regio decreto, il 1° aprile 1870, veniva approvato l’inasprimento di quella controversa imposta indiretta – introdotta, nel sistema fiscale del Regno d’Italia già a partire dal 1869 per iniziativa di Luigi Menabrea e poi perpetuata dai vari governi della “destra storica” che si erano fino ad allora succeduti – passata alla storia con l’epiteto poco lusinghiero di “tassa sul macinato”, proposta dall’allora ministro delle Finanze Quintino Sella del governo della “destra storica” guidato da Giovanni Lanza, per conseguire il pareggio del bilancio statale e risanare, in tal modo, le finanze pubbliche del Regno oberate dagli ingenti costi causati dalle varie guerre d’Indipendenza.
Questa manovra economica, secondo quanto paventato dal suo estensore, avrebbe garantito alle scarne casse dello Stato un introito annuo che ammontava a circa cento milioni. Tuttavia, come gli eventi successivi si incaricheranno di dimostrare, per una sorta di eterogenesi dei fini, questa imposta determinò un considerevole aumento del prezzo del pane e di tutti i derivati del grano e dei cereali. Generò molte altre imposte, inasprendone altre. Inoltre, è interessante rilevare come, nel corso di quegli anni, il debito pubblico in rapporto al PIL si mantenne costante raggiungendo il pareggio del Bilancio statale a costo, però, di duri sacrifici per il popolo italiano.
Gli effetti che produsse questa politica economica fu una brusca diminuzione del tasso di crescita della produzione, che determinò un’inevitabile incremento della disoccupazione riducendo, al contempo, il tasso di interesse bancario a causa della riduzione della domanda di credito delle imprese. Inoltre, come se ciò non bastasse, si innescò una considerevole riduzione del tasso d’inflazione, prodotta dalla conseguente diminuzione della domanda di beni e servizi che – in determinate circostanze – generò una vera e propria stagflazione, in concomitanza con l’aumento dei prezzi insieme a quello del tasso d’inflazione.
A rendere la situazione, se possibile, ancora più preoccupante ci pensò poi l’aumento dei tassi di interesse che determinarono, come un circolo vizioso, un’ulteriore riduzione della produzione che, a sua volta, innescò una spirale recessiva. Per arginare le proteste di piazza da parte della popolazione, ormai esasperata perché considerava questi provvedimenti governativi come delle vere e proprie vessazioni nei confronti di quelle fasce più deboli, il Parlamento corse rapidamente ai ripari conferendo poteri straordinari al generale Cadorna per garantire l’ordine pubblico. Si dovettero attendere ben 15 anni per vedere abolito questo odioso balzello, che fu definitivamente accantonato nel 1884 ad opera del governo della “sinistra storica” guidato da Agostino Depretis.
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