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sabato 2 aprile 2022

#Almanaccoquotidiano, a cura di #MarioBattacchi

Buongiorno, oggi è il 2 aprile.
Il 2 aprile 568 re Alboino dei Longobardi cala in Italia e ne prende possesso.
 Non erano passati 15 anni dalla conquista bizantina, quando nel 568 i Longobardi penetrarono in Italia attraverso il Friuli.
I Longobardi erano un antico popolo germanico. Dal I secolo a.C. ebbero sede lungo il basso corso dell'Elba. Dopo oscure migrazioni fu loro permesso nel 547 da Giustiniano di stanziarsi in Pannonia e nel Norico (Ungheria e Austria).
Alboino, re dei Longobardi, dopo una lotta lunga ed accanita, si era impadronito della Pannonia, uccidendo il re stesso dei Gèpidi, Cunimondo; ma in seguito preferì prendere la via dell'Italia.
I Longobardi che scesero in Italia erano, circa 120.000, di cui metà circa gli armati, e l'altra metà donne e fanciulli.
Facile fu la conquista, favorita dallo spopolamento dell'Italia per le pestilenze e le carestie; dal malcontento della popolazione per il fiscalismo bizantino; dalla nessuna resistenza opposta dai Bizantini, che, non avendo forze sufficienti, si rinchiusero in Ravenna.
Era il 568 e la prima città occupata fu Cividale (Forum Iulii), centro del sistema di fortificazione nord-orientale, ove Alboino lasciò il nipote Gisulfo come duca del Friuli; poi Aquileia, il cui patriarca fuggi con la popolazione a Grado sulle ben difese isole della laguna; e infine, dopo varie città del Veneto e della Lombardia, fu occupata Pavia, che resistette per oltre tre anni, e divenne la capitale del regno longobardo in Italia.
 Essi presto penetrarono profondamente nell'Italia centrale e meridionale, ma Ravenna, la Pentapoli (Rimini, Ancona, Fano, Pesaro e Senigallia), e molte delle coste rimasero in mano ai Bizantini, mentre Roma e il patrimonio di San Pietro rimanevano in mano al papa. Dopo la morte di Alboino nel 572 ed il breve regno di Clefi (morto nel 575) nessun re fu eletto e l'Italia longobarda fu divisa fra 36 ducati. I duchi longobardi di Spoleto e di Benevento si resero completamente indipendenti. Nel 584 i nobili Longobardi si unirono per eleggere il figlio di Clefi, Autari, come nuovo re allo scopo di affrontare con più forza i Franchi, i Bizantini e il Papa.
La conquista longobarda fu, a differenza di quelle precedenti, singolarmente violenta e feroce.
I Longobardi non si limitarono a prendere per sé il terzo delle terre, ma confiscarono i latifondi dei più ricchi proprietari, dei quali moltissimi furono uccisi; furono prese le terre di proprietà dello stato e della Chiesa; furono asserviti, e forse ridotti a vera e propria schiavitù gli Italiani. Anche tutto il vecchio ordinamento politico-amministrativo dei Romani, che le invasioni precedenti avevano rispettato, fu distrutto e sostituito col nuovo sistema dei ducati. A capo dello stato era il re, e sotto il re erano i duchi, cioè i capi dei vari gruppi longobardi che avevano partecipato alla conquista, e ai quali Alboino aveva distribuito le terre conquistate.
I duchi godevano della più ampia autonomia, nonostante che il re cercasse di limitarne il potere, ponendo accanto ad essi un gastaldo, o amministratore del patrimonio regio del ducato.
Il regno longobardo raggiunse il massimo della sua potenza nel VII ed VIII secolo. Il paganesimo e l'Arianesimo che erano all'inizio prevalenti tra i Longobardi, gradualmente cedettero il posto al cattolicesimo. La cultura romana e la lingua latina furono accettate e i vescovi cattolici emergevano come autorità politiche nelle città. Le leggi longobarde combinavano le tradizioni germaniche e romane.
Alboino non godette a lungo il frutto della sua impresa. Secondo il racconto di Paolo Diacono, la moglie Rosmunda, figlia dell'ucciso re dei Gèpidi, costretta dal re a bere nel cranio del proprio padre, ordì una congiura, e con l'aiuto di Elmichi, fratello di latte del re, uccise nel sonno il marito (573).
Clefi (573-574), duca di Bergamo, successo ad Alboino, fu anch'egli ucciso dopo appena un anno di regno.
I duchi, alla sua morte, non si accordarono nell'elezione del successore, e fecero seguire un interregno di dieci anni (574-584), durante i quali governarono come altrettanti piccoli re nei loro ducati.
Autari (584-590), figlio di Clefi, fu infine proclamato re in seguito a una invasione dei Franchi, alleati coi Bizantini e, per consolidare la sua posizione, i duchi, gli cedettero la metà dei propri possedimenti fondiari.
Autari assunse il nome romano di Flavio, e mirò a rafforzare l'autorità regia per poter respingere i nemici esterni ed estendere il dominio longobardo anche al resto della penisola. Egli riuscì infatti a respingere più volte i Franchi, ed a giungere sino all'estrema Calabria. Si unì in matrimonio con Teodolinda, figlia del duca di Baviera e cattolica di religione. L'azione di Teodolinda fu abbastanza determinante nella conversione del suo popolo al cattolicesimo.
Agilulfo (590-615), duca di Torino e secondo marito di Teodolinda, riprese il programma di Autari, rafforzando il potere regio, respingendo i nemici esterni ed estendendo il dominio longobardo su altre terre dei Bizantini, fino a minacciare la stessa Roma.
Era allora pontefice Gregorio Magno, il quale, dopo lunghe trattative, riuscì a far concludere una tregua tra Longobardi e Bizantini, e, con l'aiuto della regina Teodolinda, iniziò la conversione dei Longobardi ariani al cattolicesimo.
Nel 603 il figlio del re, Adaloaldo, ricevette il battesimo cattolico nella chiesa di San Giovanni in Monza; e qualche anno più tardi lo stesso re Agilulfo, secondo Paolo Diacono, si sarebbe convertito con tutta la sua corte.
Col favore del re il monaco irlandese Colombano fondò il celebre monastero di Bobbio, che divenne uno dei più attivi centri di vita religiosa e culturale.
Adaloaldo (615-625), ancora tredicenne, successe al padre sotto la reggenza della madre Teodolinda, ma dopo non molto venne assassinato dal cognato Arioaldo, e la madre non tardò a seguire il figlio nella tomba.
Arioaldo (625-636), duca di Torino e marito di Gundeberga (figlia di Teodolinda), fu considerato come un usurpatore, e ritornò, contro l'esempio dei suoi predecessori, all'eresia ariana.
Ròtari (636-652), duca di Brescia, e secondo marito di Gundeberga, continuò la vecchia politica dei re longobardi, rafforzando con energia il potere regio ed estendendo il dominio longobardo sulla Liguria e sulla Sardegna. Egli è inoltre famoso per il suo editto, (643) redatto in latino, ma che, a differenza di quello di Teodorico, pur risentendo del diritto romano, rispecchia ancora gli usi e i costumi germanici: fàida, guidrigildo (pagamento di una somma in denaro da parte del colpevole del reato di omicidio: 900 per gli uomini liberi - baroni - e 1200 per le donne, alla famiglia dell'ucciso) , ordalia (antica pratica giuridica, secondo la quale l'innocenza o la colpevolezza dell'accusato venivano determinate sottoponendolo ad una prova dolorosa o a un duello), mundio (un diritto signorile consistente nel potere di protezione dell'uomo capofamiglia (mundualdo) sugli altri membri del gruppo familiare, e tra questi in particolare sulle donne, in cambio di vari tipi di sottomissione)  ecc..
I numerosi Longobardi, che si succedettero al trono da Ròtari a Liutprando (652-712) , furono anch'essi più o meno alle prese coi Bizantini, finché fu stretta con l'impero d'Oriente una pace durevole, nella quale il regno longobardo, che fino allora era stato considerato come una usurpazione, ottenne finalmente il proprio riconoscimento.
La pace, naturalmente, favorì il processo di romanizzazione dei Longobardi.
Il re Liutprando (712-44) consolidò il regno attraverso la sua legislazione e ridusse in vassallaggio i ducati di Spoleto e Benevento. Uno dei suoi successori, Astolfo, prese Ravenna nel 751, e minacciò Roma. Il papa Stefano II si appellò al re franco Pipino il Breve, il quale invase l'Italia; i Longobardi persero quei territori che costituirono la donazione di Pipino al Papa. Dopo la morte di Astolfo il re Desiderio rinnovò l'attacco a Roma nel 772. Carlo Magno, successore di Pipino, intervenne, sconfisse i Longobardi, fu incoronato nel 774 con la corona dei Longobardi a Pavia. Del regno longobardo rimase solo il ducato di Benevento, che fu conquistato dai Normanni nell'XI secolo. La corona ferrea dei re longobardi (ora conservata a Monza) fu anche usata per l'incoronazione nel 951 di Ottone I (il primo santo imperatore romano) come re d'Italia e per l'incoronamento di molti imperatori successivi.
I Longobardi lasciarono il loro nome alla regione Lombardia. Il principale storico dei Longobardi fu Paolo Diacono.


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