Buongiorno, oggi è il 13 aprile.
Il 13 aprile 1519 nasce a Firenze Caterina De' Medici.
Il destino di Caterina de’ Medici (Firenze, 13 aprile 1519-Castello di Blois 5 gennaio 1589 ) sembra essere già scritto appena i suoi occhi si aprono sul mondo. Caterina, ultima erede di Lorenzo il Magnifico, subisce «il peso e la gloria dei più famosi antenati»: è una pedina nella scacchiera degli interessi politico-economici e di alleanze che caratterizzano l’Europa del XVI secolo.
La sua famiglia, attraverso le ricchezze – accumulate grazie al commercio – e l’abilità politica, era riuscita a intrecciare legami potenti e influenti, così il prozio, papa Clemente VII, per rafforzare la propria posizione, combina il matrimonio tra la nipote ed Enrico, secondogenito del re di Francia Francesco I.
La vita di Caterina è contrassegnata dalla solitudine e dai lutti, dagli intrighi di corte e dalle umiliazioni, dal potere e dalle infamie. Sino al secolo scorso l’immagine storica della regina di Francia era macchiata da molte calunnie: realtà storica e leggende spesso si confondevano con il prevalere delle seconde a discapito della prima. Oggi, invece, il suo spessore di regnante è stato rivalutato, le accuse subite ridimensionate e la sua figura, scevra da racconti falsati, è riabilitata, pur sempre con luci e ombre.
Rimasta orfana appena nata, trascorre la sua infanzia prima a Palazzo Riccardi con la zia Clarice e i cugini Alessandro e Ippolito, per cui prova un profondo affetto, poi nei conventi delle Domenicane di Santa Lucia e delle monache benedettine delle Murate. Infine a Roma, a Palazzo Salviati, presso la zia Lucrezia. Cresciuta senza l’affetto di una famiglia tutta sua, senza il conforto delle parole materne e la forza dell’abbraccio paterno, indossa, per tutta la vita, una “maschera” per non far comprendere a nessuno i suoi veri sentimenti. Ragione per la quale è stata considerata dai suoi detrattori come donna priva di scrupoli e calcolatrice.
A Firenze le si aprono le porte dei più importanti salotti letterari, dove Caterina dimostra, nonostante la sua giovane età, «ricercata istruzione», sapienza, contegno, prontezza e la capacità di integrarsi perfettamente nell’ambiente. È una straordinaria osservatrice, impara ben presto a dosare le parole, a rivolgersi in modo differente rispetto al proprio interlocutore, a comprendere appieno le dinamiche di corte. Sa perfettamente che la sua vita è merce di scambio e non si dispera quando lo zio le cerca marito, perché è convinta che «con l’astuzia e la sagacia si può ottenere un risultato meno spiacevole». Machiavelliana sin nel profondo, durante il suo regno si adopera per volgere le situazioni a proprio vantaggio. Non sempre, però, la buona sorte è dalla sua parte.
A volte le sue decisioni sembrano azzardate, a volte hanno conseguenze devastanti anche per il regno dei Valois. Per esempio il matrimonio della figlia Margherita con il protestante Enrico di Navarra porta alla terribile notte di San Bartolomeo. Ma la decisione nasce dalla speranza di sedare gli animi turbolenti, le lotte di religione, convinta che compromessi e tolleranza siano la giusta soluzione. Dopo la strage, Caterina esce sconfitta e additata – probabilmente a torto – come la principale responsabile. La sua politica si basa sull’instancabile ricerca della concordia.
Nel 1533 sposa Enrico, che, dopo la prematura e improvvisa scomparsa del fratello Francesco II nel 1536, diventa il Delfino di Francia. La vita matrimoniale è complessa e triste.
A Caterina «non manca l’esperienza e la consuetudine con il mondo della politica e dell’aristocrazia» e riesce con il suo comportamento a farsi apprezzare nonostante sia “straniera”. Le sue doti innate, il carattere volitivo, l’intelligenza, la raffinatezza, l’enorme cultura, le buone maniere, l’umiltà le permettono di ingraziarsi il re di Francia Francesco I. Ma tali doti non sono sufficienti a conquistare il cuore del consorte Enrico, da tempo innamorato della bellissima Diana de Poitiers. La relazione palesata ferisce profondamente Caterina, che subisce anche l’onta della “glorificazione degli amanti”, a corte tutti gli artisti elogiano nelle proprie opere l’amore di Enrico e Diana. La situazione è resa insopportabile dalla momentanea incapacità di Caterina di dare un erede al marito (già padre) e rischia pertanto il ripudio. Ulteriore smacco è dato dall’aiuto rivoltole dalla sua eterna rivale, che conduce la regina da un medico che trova il giusto rimedio alla sua sterilità. Infatti in tredici anni dà alla luce dieci figli (Luigi e le gemelle Giovanna e Vittoria non superano il primo anno di vita). La mancanza d’amore e la condivisione del marito con Diana, sono indubbiamente motivo di dolore per Caterina, sofferenza che non mostra mai in pubblico, tuttavia essere la regina ha i suoi vantaggi e lei li sfrutta con «tenacia e astuzia»: ad esempio concede ricompense e posizioni privilegiate ai fiorentini presenti a corte.
Il regno di Caterina dura una ventina di anni durante i quali non le sono risparmiate sofferenze ed umiliazioni, ma con grinta e forza continua la sua strada cercando di proteggere regno e figli. La sua posizione non è semplice, le casse dello stato dopo Francesco I sono vuote, le lotte religiose stanno dividendo la Francia come l’intera Europa, la morte prematura dei sovrani – a partire dal marito Enrico – riaccende le speranze delle fazioni opposte, primi fra tutti i Guisa. Il corpo e l’animo fiaccati, l’abbandonano e, costretta a letto, la sua salute subisce il colpo letale a causa della sconsideratezza compiuta da Enrico III – ordina l’assassinio di Enrico di Guisa, perdendo ogni possibilità di rimanere re di Francia. Il cuore non regge alla consapevolezza della fine imminente del figlio prediletto, l’ultimo sovrano dei Valois. Così, tra insinuazioni e amarezze, tra dolori e preoccupazioni per il futuro del regno, si spegne, nel 1589, la regina italiana, che «in un secolo così difficile, aveva fatto per la Francia più di chiunque altro».
Le spoglie di Caterina sono poste accanto a quelle del marito solo nel 1610… uniti dopo la morte, come non lo furono in vita.
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