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martedì 30 aprile 2024

#Almanaccoquotidiano, a cura di #MarioBattacchi

Buongiorno, oggi è il 30 aprile.
Il 30 aprile 1994, durante la sessione di qualifiche valida per il Gran Premio di San Marino sul circuito di Imola, la Simtek del pilota austriaco Roland Ratzenberger uscì di pista ad altissima velocità causando la morte del 34enne. .
Una vita dedicata all’automobilismo e alle corse. Così si può definire l’esistenza di Roland Ratzenberger, austriaco di Salisburgo nato il 4 luglio del 1960. Prima di raggiungere il traguardo della Formula 1, categoria nella quale ebbe accesso alla non giovanissima età di 34 anni, l’austriaco si era creato la fama del pilota da ottimo potenziale negli anni ’80, quando si era fatto le ossa e la gavetta nelle serie minori, e nei primi anni ’90, periodo in cui aveva partecipato ben quattro volte alla prestigiosa 24 Ore di Le Mans.
Ma la grande occasione della vita arriva nel 1994. In quell’anno, dopo svariati tentativi in passato, prende parte per la prima volta al campionato di Formula 1 il team Simtek, fondato nel 1989 da Max Mosley e supportato da una solida sponsorizzazione proveniente dall’emittente televisiva MTV.
I vertici della neonata squadra decidono di puntare su David Brabham (figlio del tre volte campione del mondo Jack) e su di lui: Roland Ratzenberger.
Il sogno di una vita intera finalmente si realizza, ma il primo impatto con il grande circus è tutt’altro che positivo. In Brasile, al primo appuntamento della stagione, non riesce nemmeno a qualificarsi per la gara, rovinando il suo debutto. Nella successiva gara però, sul nuovissimo circuito di Ti Aida in Giappone (Gp del Pacifico), l’austriaco riesce a rifarsi alla grande, dando dimostrazione delle sue abilità concludendo con un prezioso ed inaspettato 11° posto finale.
Manca insomma l’acuto tanto atteso, ed Imola, terzo prova del calendario, sembra essere l’occasione perfetta per migliorare ulteriormente. Prima di farsi valere in gara però, bisogna affrontare le qualifiche il 30 aprile. Nel paddock non si respira un’aria serena, con i piloti visibilmente spaventati e polemici sulle condizioni di sicurezza del tracciato dopo aver visto l’incidente di Rubens Barrichello nel corso delle prove libere, con il brasiliano vittima di un brutto impatto con le barriere dal quale ne esce con un naso fratturato e una leggera amnesia, per non parlare di varie escoriazioni al volto.
Al via delle qualifiche i piloti scendono in pista, e tra i tanti parte per il proprio tentativo anche Ratzenberger. Alla curva Villeneuve, però, incombe la tragedia. A causa di un contatto maldestro con un cordolo, l’ala anteriore della monoposto si rompe proprio mentre il pilota affronta il rettilineo prima della curva. Perdendo dunque deportanza, ed impossibilitato a sterzare, la monoposto andò a schiantarsi violentemente contro le protezioni ad oltre 300 km/h. Si capisce che la situazione è gravissima una volta che le telecamere vanno ad inquadrare la vettura dopo lo schianto, con il capo del pilota che oscilla preoccupantemente appoggiandosi infine sul bordo dell’abitacolo subito dopo aver finito il testacoda.
La sessione viene immediatamente sospesa con l’esposizione delle bandiere rosse, ed i soccorsi sono tempestivi. Nonostante il rapido intervento dei sanitari, si avverte quanto sia disperata la situazione quando le immagini dall’elicottero riprendono i medici praticare un massaggio cardiaco al pilota.
Viste le gravi ferite alla base cranica, Ratzenberger viene trasportato a bordo di un elicottero all’Ospedale Maggiore di Bologna, dove morirà poco più tardi. In realtà l’austriaco, secondo i risultati dell’autopsia, morì praticamente sul colpo, ma il cuore venne riattivato dal defibrillatore durante le fasi di soccorso, per poi decedere ufficialmente al nosocomio bolognese, quando le qualifiche, che incredibilmente ripresero successivamente, erano già finite. Secondo la legge italiana infatti, dato che la morte del pilota sopraggiunse al di fuori dell’evento sportivo, fu possibile poi svolgere la gara del giorno. Tutto questo tra mille polemiche, visto come andò poi a finire con la morte in gara di Ayrton Senna, il quale il giorno prima, dopo le qualifiche, si fece accompagnare sul luogo dell’incidente dai commissari per valutare di persona come era potuto accadere l’incidente accorso a Roland.
Si venne poi a scoprire, dopo lo schianto di Senna, che il campione del mondo brasiliano aveva portato all’interno del suo abitacolo una bandiera austriaca, che avrebbe poi sventolato al termine della gara per omaggiare il collega scomparso.
Roland Ratzenberger oggi riposa al cimitero di Maxglan, a pochi passi dalla sua città natale di Salisburgo. C’è chi dice che la sua è stata una morte ricordata solo perché il giorno dopo se ne andò il grande Ayrton Senna, molto più titolato e famoso di lui.
Ma per chi ammira la Formula 1 un pensiero del genere non potrà mai essere pienamente condiviso. Chi ci ha rimesso la pelle seguendo un sogno va ricordato per sempre non solo per una questione di rispetto verso la persona, ma proprio perché se n’è andato facendo qualcosa che amava.

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