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mercoledì 3 aprile 2024

#Almanaccoquotidiano, a cura di #MarioBattacchi

Buongiorno, oggi è il 3 aprile.
Il 3 aprile 503 a.C., per celebrare una vittoria sui Sabini, il console Publio Postumio Tuberto indice la prima ovazione.
Dal latino “Ovatio”, l’ovazione, detta anche piccolo trionfo, era un cerimoniale della Roma antica in cui venivano resi gli onori ad un generale vittorioso. L’ovazione era certamente una celebrazione in tono minore rispetto al trionfo, ma non per questo meno importante.
Fin dai tempi più antichi l’etimologia del termine è sempre stata oggetto di discussione, la maggior parte delle fonti storiche giunte a noi vedono nella parola latina “ovis” l’origine più probabile. “Ovis” era la pecora, l’animale che veniva sacrificato al termine di moltissimi riti religiosi e non. Il grammatico romano Sesto Pompeo Festo fa invece risalire il termine dal grido gioioso “O! O!”, scandito spesso dai soldati esultanti di ritorno da una vittoria. Fatto sta che da qualunque origine abbia avuto il termine, l’ovazione veniva concessa dal Senato di Roma al termine di un conflitto giudicato di secondo piano, oppure quando il nemico non veniva considerato degno di essere fronteggiato, come ad esempio i pirati oppure gli schiavi ribelli, oppure ancora quando la battaglia non aveva richiesto un particolare spargimento di sangue, non costituendo un particolare pericolo per l’esercito. L’ovazione poteva anche essere concessa a guerra non ancora conclusa ad un generale che comunque avesse già portato a termine con successo una campagna militare.
Istituita nel 503 a.C., in occasione della vittoria contro i Sabini del console Publio Postumio Tuberto, la cerimonia dell’ovazione proseguì per tutto il periodo della Repubblica, ma con l’avvento dell’Impero, tali celebrazioni andarono diradandosi fino a scomparire del tutto.
Il cinque volte console Marco Claudio Marcello, al termine dell’estate del 211 a.C., venne accolto a Roma dal pretore Gaio Calpurnio Pisone e dal Senato presso il tempio di Bellona. In questo luogo, dopo aver esposto un minuzioso rapporto sulla sua campagna militare appena conclusa che aveva portato alla resa di Siracusa, protestò per non aver potuto ricondurre in patria il proprio esercito, chiedendo inoltre di ottenere il trionfo, che tuttavia non gli venne concesso. La discussione all’interno del Senato fu comunque molto accesa sulla questione, molti motivarono la propria decisione di non concedere il trionfo per il fatto che la guerra non era ancora conclusa, altri invece erano più propensi ad accontentare Marcello. La decisione che parve più opportuna fu quella di trovare una soluzione intermedia: a Marcello, che aveva comunque portato a Roma una grande quantità di tesori provenienti dalla Sicilia, venne concessa l’ovazione.
Senza alcun dubbio l’ovazione più rinomata fu quella riservata a Marco Licinio Crasso dopo essere uscito vincitore dalla terza guerra servile, nella quale stroncò la rivolta dei gladiatori guidata dal  trace Spartaco. Come si svolgeva la cerimonia dell’ovazione? Per prima cosa, il generale a cui era destinato questo onore, entrava in città a piedi, solo in un secondo tempo fu concesso al generale vittorioso di entrare a cavallo,  e non su di una biga come per il trionfo, vestito con la toga praetexta da magistrato, la toga era di colore bianco ornata da una striscia color porpora; durante il trionfo invece veniva usata la toga “picta” di colore viola con ricami in oro. Al posto della corona triumphalis in alloro usata durante il trionfo, nel corso dell’ovazione, il generale indossava la corona ovalis: tale corona, fatta con piante di mirto sacre a Venere, veniva infatti conferita quando la vittoria militare fosse stata ottenuta con particolare facilità,  in tal caso si affermava che la vittoria non provenisse da Marte, ma da Venere. Durante l’ovazione il Senato romano non precedeva il generale, né di solito i soldati prendevano parte alla parata. Al termine della cerimonia il generale, giunto sul Campidoglio sacrificava una pecora.
Vediamo ora alcune delle più importanti personalità romane che hanno avuto l’onore dell’ovazione:
Aulo Manlio Vulsone nel 474 a.C. per aver messo termine alle guerre con Veio.
Manio Curio Dentato nel 270 a.C. per la vittoria sui Lucani.
Lucio Cornelio Lentulo nel 200 a.C., al rientro dal suo proconsolato in Spagna.
Marco Perperna nel 135 a.C. per la vittoria sugli schiavi ribelli in Sicilia.
Marco Licinio Crasso, dopo la terza guerra servile; entrando in città rigettò sdegnosamente la corona di mirto, ottenendo un decreto senatoriale per indossare la corona di alloro.
Cicerone nel 50 a.C. al rientro dal suo governatorato in Cilicia.
Il futuro Imperatore Tiberio  che, sotto il regno di Ottaviano Augusto, ricevette un’ovazione eccezionale che gli permise di entrare a Roma su di un carro, un onore che non era stato mai concesso a nessuno.
L’ultima ovazione di cui si ha notizia fu concessa ad Aulo Plauzio nel 47 d.C., dopo la campagna condotta contro i Britanni, e per l’occasione si narra che l’Imperatore Claudio lo accompagnò fin sul Campidoglio tenendo il generale per mano.

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