Buongiorno, oggi è il 4 marzo.
Nella notte tra il 4 e il 5 marzo la nave su cui era imbarcato Ippolito Nievo, contenente documentazione, e forse il tesoro, della spedizione dei mille, naufraga nel suo viaggio da Palermo a Napoli.
Ippolito Nievo nasce a Padova da Antonio Nievo, nobile magistrato mantovano, e da Adele Marin, nobildonna veneziana figlia di un patrizio e della contessa friulana Ippolita di Colloredo; Ippolito Nievo sarà particolarmente legato al nonno Carlo Marin. Trascorre l'infanzia ad Udine, dove la sua famiglia si trasferisce nel 1837; durante i periodi di vacanza è nel vicino Castello di Colloredo di Montalbano, luogo che rimarrà a lungo nell'immaginario del futuro scrittore. I luoghi della sua infanzia e della sua famiglia faranno da sfondo in tutti i suoi romanzi e le sue novelle, ai personaggi che si muoveranno tra la Lombardia, il Veneto e il Friuli.
Dal 1844 è a Verona dove frequenta il ginnasio: qui avviene la sua scoperta dei grandi autori romantici, quali George Byron, Ugo Foscolo, Alessandro Manzoni, e dei grandi successi letterari, come Honoré De Balzac, George Sand e Jean-Jacques Rousseau.
Per seguire il padre nei suoi trasferimenti di lavoro, Ippolito trascorre i primi anni d'infanzia in varie città del Regno Lombardo Veneto.
Nel 1849 è prima a Crema e poi a Pisa; venuto a contatto con l'ideologia e il pensiero di Giuseppe Mazzini, nel 1848 il giovane Ippolito partecipa infatti allo scoppio del moto insurrezionale di Mantova, che però fallisce. Nella primavera del 1849 soggiorna per breve tempo a Pisa dove conosce Andrea Cassa, con il quale partecipa ai moti livornesi ed entra in contatto con gli esponenti del partito democratico di Guerrazzi.
Deluso dalla sconfitta si reca a Cremona con l'amico Attilio Magri e in questa città, dove vivrà per alcuni mesi, conosce Matilde Ferrari, l'ispiratrice del romanzo "Antiafrodisiaco per l'amor platonico" composto nel 1851; Ippolito Nievo si innamora quindi di Matilde.
Prosegue gli studi a Cremona e a Revere, in un liceo privato, dove consegue la licenza liceale nel 1850.
Torna a Mantova nella casa paterna e si iscrive alla facoltà di Legge presso l'Università di Pavia; proseguirà poi gli studi a Padova dove si laurea nel 1855 quando già gli avvenimenti storici e politici di quel tempo lo avevano coinvolto in prima persona.
Appena laureatosi, Nievo decide di dedicarsi totalmente alla letteratura ed al giornalismo, andando contro la volontà del padre che lo voleva notaio.
Nel contempo erano già apparse le sue prime opere letterarie (il saggio "Studii sulla poesia popolare massimamente in Italia" è del 1854, così come la rappresentazione del suo dramma "Gli ultimi giorni di Galileo Galilei"). Inizia a collaborare con giornali di provincia ("La Lucciola" di Mantova; "L'Annotatore friulano" di Udine), sui quali pubblica novelle ispirate alla vita di campagna, della quale inizia a difendere le usanze, le tradizioni ed i costumi nei confronti delle accuse borghesi di rozzezza e di ignoranza.
Del 1858 sono la pubblicazione della raccolta di poesie "Le lucciole" ed il trasferimento a Milano. Nel 1859 si arruola a Torino tra i cacciatori a cavallo di Garibaldi, con i quali combatte a Varese e a San Fermo. In seguito Nievo è tra le fila di Nino Bixio a Padonello. Dopo la pace di Villafranca scrive l'opuscolo "Venezia e la libertà d'Italia" e si stabilì nella casa di Fossato, non più in terra austriaca. L'anno successivo entra a far parte della spedizione dei Mille, che sbarca a Marsala: in questa occasione Nievo si distingue a Calatafimi e a Palermo, tanto che gli viene affidata la nomina di "Intendente di prima classe" con incarichi amministrativi, di cui sarà anche attento cronista ("Diario della spedizione dal 5 al 28 maggio" e "Lettere garibaldine").
E' proprio il 4 marzo 1861, incaricato di trasportare documenti riservatissimi da Palermo a Napoli, che la nave su cui è imbarcato affonda nei pressi di Amalfi, risucchiando negli abissi Nievo e tutto il resto dell'equipaggio. Tragica casualità, se non fosse per il fatto che né i cadaveri né il relitto vennero mai alla luce. Molti infatti ritengono che questo strano naufragio fosse in realtà architettato dalla classe dirigente piemontese per liquidare la sinistra garibaldina, ritenuta pericolosa per la monarchia dei Savoia in quanto composta per lo più da repubblicani. Inoltre si pensa che i documenti trasportati da Nievo contenessero compromettenti informazioni sui finanziamenti inglesi durante la spedizione dei mille, nonché un rapporto dettagliato e veritiero sui metodi di "conquista" con cui erano ormai amministrati i territori annessi del sud Italia.
Insomma, secondo queste teorie, ce n'era abbastanza per progettare la morte di Nievo e dell'equipaggio del battello "Ercole". Di certo però, a prescindere dai sospetti e dalle supposizioni sulla sua tragica fine, che ormai sembrano impossibili da risolvere, la figura di Nievo rimane, per l'eroismo e il coraggio che dimostrò nella sua breve vita, una delle più amate del risorgimento italiano.
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