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domenica 28 febbraio 2021

#Almanaccoquotidiano, a cura di #MarioBattacchi

Buongiorno, oggi è il 28 febbraio.
Il 28 febbraio 1935 Wallace Carothers, un chimico della Dupont, sintetizza una nuova fibra tessile artificiale, il nylon.
Indossiamo ogni giorno dei capi di abbigliamento in nylon, ma non ci soffermiamo a pensare all’origine di tale scoperta. La nuova fibra, davvero fuori dal comune per le sue caratteristiche, è resistente come l’acciaio e al tempo stessa leggera come la seta.
La scoperta del nylon da parte del chimico americano Wallace Hume Carothers (nato nel 1896 e morto nel 1937) ha aperto la strada all’invenzione di altre fibre sintetiche come il terifene, l’orlon e il dacron, oggi molto utilizzate nel campo tessile.
Laureatosi in Chimica nel 1928, Carothers diventa direttore del reparto di chimica organica presso l’azienda DuPont de Nemours, svolgendo attività di ricerca nell’ambito delle resine sintetiche. Mentre la vita professionale di Carothers è contrassegnata da fama e riconoscimenti, pare che nella vita privata il chimico fosse malato di depressione, così infelice da arrivare al suicidio.
Ad ogni modo risale al 28 febbraio 1935 la data in cui a Wellington, in Delaware (USA), presso un laboratorio chimico della DuPont, Wallace Hume Carothers sintetizza la fibra tessile oggi conosciuta come nylon.
Il Nylon appartiene alla famiglia delle poliammidi sintetiche, in particolare con questo termine si indicano le poliammidi alifatiche. Impropriamente, però, si chiamano “nylon” anche le fibre appartenenti alla categoria delle poliammidi aromatiche (come il Nomex e il Kevlar). A differenza delle fibre sintetiche prodotte fino a quel momento, che erano di qualità scadente, il nylon può avere diverse misure ed essere lavorato anche in fili molto sottili per ricavare calze da donna.
Le principali caratteristiche di questa fibra sono: grande recupero elastico; elevata resistenza all’usura; tintura facile; manutenzione agevole; solidità di colore molto spiccata. Va però messa in evidenza una scarsa resistenza del nylon alle temperature superiori ai 100 gradi e ad alcune condizioni ambientali quali luce o presenza massiccia di ossido di azoto, ed anche una certa sensibilità ad alcuni acidi minerali e candeggianti, che potrebbero danneggiarlo.
Il Nylon viene utilizzato “in filo continuo” per la produzione di calze da donna. In altri casi, invece, il filo di diametro è piuttosto elevato per produrre capi di abbigliamento sportivo (giacche a vento, tute sportive), costumi da bagno, borse, lingerie, fodere e ombrelli, pavimentazione e accessori di arredamento. Utilizzato invece con il metodo “in fiocco” insieme ad altre fibre naturali come la lana ed il cotone, il nylon è utile per produrre maglieria e calze da uomo, tessuti per pavimentazione e tappeti. I vantaggi di una fibra del genere sono tanti: non si restringe con i ripetuti lavaggi; resiste all’usura del tempo più di altre fibre; si asciuga subito e non necessita di stiratura; non viene preso di mira dalle tarme; è molto leggera.
Dopo la fase pre-tintoriale, che prevede una serie di operazioni quali la Purga ed il Termofissaggio, si procede con la tintura vera e propria, utilizzando coloranti acidi di classe A o di classe B. Mentre i primi permettono una migliore distribuzione del colore, quelli di classe B ottengono una tintura meno omogenea. Dopo la tintura si eseguono trattamenti a base di acidi oppure di prodotti naturali (dalla tenuta migliore ma più costosi) per il fissaggio definitivo. In Italia la prima azienda che ha introdotto la lavorazione del nylon 6,6 è stata la Rhodiatoce, con stabilimento industriale a Pallanza. Altre aziende produttrici di nylon nel nostro Paese sono la Chatillon e la Snia Viscosa.
Negli anni Settanta la Montefibre (una società appartenente al gruppo Montedison) accorpa anche la Snia Viscosa. Nei dieci anni successivi il settore delle poliammidi subisce una forte crisi, che coinvolge tutte le grandi industrie italiane e non. Oggi in Italia le due maggiori imprese di nylon sono Aquafil Spa e RadiciGroup.
Una leggenda metropolitana vuole che la parola nylon altro non sia che l'acronimo di: Now You've Lost Old Nippon. Questo perché in seguito agli avvenimenti della seconda guerra mondiale il Giappone impedì l'importazione di seta dalla Cina che serviva agli Stati Uniti per tessere i paracadute dei soldati. A questo punto gli Stati Uniti si ingegnarono e crearono questo nuovo materiale sostitutivo dandogli appunto tale acronimo. Un'altra leggenda metropolitana vuole, invece, che il nome derivi da quelli di New York e Londra, ma nemmeno di questo si hanno prove.

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