Buongiorno, oggi è il 2 febbraio.
Il 2 febbraio 1990 viene ucciso, in un agguato, Enrico De Pedis, il boss della banda della Magliana.
Enrico De Pedis è stato uno dei capi dell’organizzazione criminale denominata Banda della Magliana, la più potente organizzazione delinquenziale che ha operato nella città di Roma e la cui attività criminosa si è diversificata in innumerevoli rivoli illegali, permettendole di raccogliere ingenti somme di denaro che in seguito le hanno favorito la collaborazione con la mafia e la camorra, con ambienti politici soprattutto di estrema destra e con la massoneria.
De Pedis, detto Renatino e Bambolotto, è nato il 15 maggio 1954 nel quartiere romano di Trastevere, dove ha iniziato la sua gavetta criminale scippando e rapinando, azioni che gli hanno permesso di unirsi con un gruppo delinquenziale denominato dell’Alberone. Nel 1974 viene arrestato per rapina e rimane in carcere per diversi mesi. Quando esce continua a svolgere azioni criminali e nel 1977 ritorna in carcere per una rapina a cui aveva partecipato anni prima.
Proprio nel 1977 nasce la Banda della Magliana, grazie ad una casualità. Uno dei suoi amici e compagno di rapine Franco Giuseppucci subisce il furto della sua automobile e nel tentativo di ritrovarla si imbatte in una banda criminale al cui vertice sta Maurizio Abbatino.
Dal loro incontro nasce la prima embrionale idea di fondare una banda con lo scopo di coordinare vari gruppi criminali sparsi per la capitale. La loro prima azione come gruppo e da cui sarebbe poi nata l’organizzazione nota come Banda della Magliana è il sequestro del duca Massimiliano Grazioli Lante della Rovere che avviene il 7 novembre del 1977, mentre De Pedis è ancora in carcere, e che finisce con la tragica morte del duca.
Tuttavia il riscatto di due miliardi entra nelle casse del gruppo che decide di reinvestirlo dando inizio alla nuova organizzazione che si occuperà di rapine, omicidi, gioco d’azzardo e spaccio di droga. De Pedis, che ne fu per un periodo uno dei capi, utilizza le sue doti imprenditoriali per reinvestire il denaro e renderlo pulito. Parte infatti delle sue attività sono legali e si indirizzano all’edilizia e al commercio. La sua ricchezza aumenta e gli permette di stringere, come rappresentante della banda, un’alleanza con altre organizzazioni criminali.
Il 25 giugno del 1988 sposa la sua fidanzata Carla Di Giovanni. E’ a capo di un impero criminale che vanta connessioni ad alto livello ed è anche un imprenditore affermato che gestisce miliardi di lire nell’edilizia e in altre attività economiche legali. Molti però lo odiano sia per il suo potere sia perché sta cercando di staccarsi dal suo passato non condividendo più con gli ex complici i profitti di molte attività che non sono più finanziate da azioni criminose.
Il 2 febbraio del 1990 viene ucciso con diversi colpi di pistola, mentre sta viaggiando sul suo motorino Honda Vision in via del Pellegrino, nel centro di Roma. Gli assassini e i mandanti fanno parte della Banda della Magliana: al suo interno l’organizzazione ha varie fazioni, alcune delle quali sono in lotta fra loro per il raggiungimento del vertice. De Pedis viene ucciso in un regolamento di conti che potrebbe avere altri mandanti oltre a quelli della banda.
La salma di De Pedis, inizialmente tumulata nel Cimitero del Verano, è stata trasferita circa due mesi dopo all'interno della cripta della basilica di Sant'Apollinare a Roma, nel rione Ponte, tra Piazza Navona e Palazzo Altemps, attualmente sede della Pontificia Università della Santa Croce.
La sepoltura in Sant'Apollinare, chiesta dalla vedova per assecondare un desiderio espresso dallo stesso De Pedis, fu autorizzata dal Vicariato di Roma dopo che il rettore della basilica, monsignor Piero Vergari, attestò in una lettera del 6 marzo 1990 che De Pedis in vita fu un benefattore dei poveri che frequentavano la basilica. A sottoscrivere l'autorizzazione, in deroga alle preclusioni del diritto canonico, fu quattro giorni dopo l'allora Vicario della diocesi di Roma cardinale Ugo Poletti. Il 24 aprile la salma di De Pedis venne tumulata. Il Vicariato, successivamente, dichiarò che, pur comprendendo le perplessità ingenerate dalla sepoltura, non riteneva ormai opportuna un'estumulazione.
Della sepoltura di De Pedis in Sant'Apollinare parlò il 9 luglio 1997 sul Messaggero, la giornalista Antonella Stocco. L'articolo suscitò vive polemiche e un'interrogazione in Parlamento, a seguito delle quali venne precluso al pubblico l'accesso alla cripta. Già in precedenza il giudice Andrea De Gasperis aveva dato incarico alla DIA di indagare sulla sepoltura di De Pedis.
La mattina del 18 giugno 2012, alla presenza della vedova, dei fratelli e dell'avvocato di famiglia, la salma di De Pedis è stata traslata dalla basilica di Sant'Apollinare, mettendo fine alle polemiche che, in questi anni, hanno accompagnato la vicenda della sepoltura del boss della Magliana all'interno della chiesa romana. Le spoglie di De Pedis, trasferite al Cimitero di Prima Porta, sono state cremate e successivamente le ceneri disperse in mare.
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