Buongiorno, oggi è il 23 febbraio.
Il 23 febbraio 1455 venne pubblicata la Bibbia di Gutemberg, il primo libro stampato col metodo dei caratteri mobili della storia occidentale.
E' uno dei libri più rari e preziosi del mondo ed ha segnato profondamente la storia dell'umanità, creando un meccanismo editoriale ancora attivo ai giorni nostri.
Oggi si parla molto di editoria digitale, in virtù della graduale affermazione degli e-book a livello internazionale. Tuttavia i vecchi libri stampati sembrano destinati a superare tale crisi tecnologica, grazie soprattutto alla non riproducibilità di alcune loro caratteristiche originali (copertina, testualità tattile, buona resistenza al passare del tempo ecc.) Pochi però ricordano che questi elementi sono frutto di un lungo processo editoriale iniziato alla metà del XV secolo, con l’opera pionieristica del tedesco Johann Gutenberg (ca. 1398-1468).
Nativo di Mainz, in Renania, Gutenberg era membro di un’antica famiglia di artigiani specializzata nella lavorazione dei metalli: da qui una notevole dimestichezza personale con il conio delle monete, attività esercitata dal giovane tipografo nei primi anni della sua carriera. Intorno al 1444, poi, egli decise di entrare nel fiorente mercato librario della regione, stipulando un accordo commerciale con il banchiere Johann Fust e l’incisore Peter Schoffer. Obiettivo della partnership era la realizzazione di una Bibbia popolare basata sulla Vulgata, ovvero sull’originale testo in latino tradotto da San Gerolamo circa dieci secoli prima.
I lavori iniziarono nel 1452 con copie stampate sia su pergamena che su carta italiana. Inoltre, per collaudare il proprio torchio a caratteri mobili, Gutenberg stampò parecchi libriccini di prova, inclusa una breve versione della grammatica latina di Elio Donato. Nonostante il successo del nuovo strumento meccanico, capace di imprimere più lettere d’inchiostro su fogli inumiditi, buona parte dell’opera venne comunque compilata a mano da esperti artigiani, che realizzarono anche molti incunaboli tradizionali per aumentare la qualità generale del testo. Per far spazio a tali “quadretti” grafici Gutenberg ordinò le varie pagine su due colonne di 40 linee, poi diventate 42 per economizzare sulla carta. Furono anche stampati titoli in rosso per sottolineare le parti più importanti delle Sacre Scritture, ma tale evoluzione stilistica venne abbandonata dopo pochi fogli perchè troppo onerosa.
Nel 1455, dopo tre anni di incessante attività, la Bibbia era infine pronta per essere venduta alle maggiori istituzioni religiose di Germania: si trattava di un volume di grandissimo pregio tecnico-artistico, denso di riferimenti alla vecchia scrittura gotica e di eleganti segni di punteggiatura per la lettura a voce alta. Prodotta in circa 180 copie, oltre cento volte la quantità manuale di un amanuense benedettino, l’edizione andò subito a ruba, attirando l’attenzione di bibliofili incalliti come Enea Silvio Piccolomini, che ne segnalò l’elevatissimo valore estetico in numerose lettere dell’epoca. Era finalmente nata la moderna industria editoriale, destinata a durare - pur tra continui cambiamenti tecnologici - sino ai giorni nostri. Ironicamente, però, Gutenberg non guadagnò un centesimo dalla sua memorabile impresa: scontento per gli eccessivi tempi di lavorazione, Fust portò infatti in tribunale il socio per inadempienza contrattuale, ottenendo tutti i diritti in esclusiva per la riproduzione stampata del testo. Lo sfortunato inventore dovette quindi fondare un’altra tipografia a Bamberga, dove partecipò forse alla realizzazione di una nuova versione del Catholicon, celebre dizionario religioso del XIII secolo. Solo nel 1465 gli vennero infine riconosciuti i diritti sulla precedente edizione della Bibbia, ottenendo persino uno stipendio ufficiale da parte dell’arcivescovo Adolph von Nassau. Morì qualche anno dopo nella nativa Mainz.
Della Bibbia di Gutenberg, capolavoro della modernità rinascimentale, ne esistono oggi meno di cinquanta esemplari, sparsi per le maggiori biblioteche di mezzo mondo. Il loro prezzo medio si aggira tra i 25 ed i 35 milioni di dollari, ma l’ultima asta ufficiale risale al 1978; nessuno degli attuali volumi risulta infatti sul mercato da più di quarant’anni. Negli ultimi tempi la Keio University di Tokyo sta cercando di digitalizzarne il contenuto, incontrando comunque svariati problemi di grafica e di impostazione testuale: segno forse che l’e-book ha ancora parecchia strada da fare prima di soppiantare la rivoluzione tecnica realizzata a Mainz oltre cinque secoli fa.
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