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martedì 10 marzo 2020

#Almanaccoquotidiano, a cura di #MarioBattacchi

Buongiorno, oggi è il 10 marzo.
Il 10 Marzo secondo la liturgia cristiana si celebra tra gli altri San Giovanni Ogilvie.
Giovanni Ogilvie (Ogilby) nacque nel 1579 a Drum in Scozia e di lui non si sa nulla con certezza prima del 1593, anno in cui fu inviato quattordicenne sul Continente a studiare, come facevano molte famiglie facoltose della Gran Bretagna con i loro figli in quell’epoca.
Si convertì al cattolicesimo ed entrò nel Collegio scozzese di Douai in Francia; nel 1595 si trasferì a Lovanio in Belgio, dove venne affidato alla guida di padre Cornelio a Lapide. Tre anni dopo nel 1598, lasciò Lovanio per proseguire gli studi a Ratisbona, in Germania, nel Collegio dei benedettini scozzesi, poi presso i gesuiti ad Olmütz, dove sentì la chiamata di Dio allo stato religioso; ottenne così di essere ammesso al noviziato gesuita di Brunn in Moravia, in cui entrò il 24 dicembre 1599, aveva vent’anni.
Nel 1607 era a Vienna come docente di sacra eloquenza, compito tenuto per due anni, nel biennio successivo è di nuovo al Olmütz a studiare teologia; viene consacrato sacerdote a Parigi nel 1610 e destinato a Rouen.
Ma il suo desiderio sin dai tempi di Lovanio era quello di ritornare nella sua patria, la Scozia, per lavorare nelle missioni cattoliche; bisogna ricordare che in tutta la Gran Bretagna era in corso la persecuzione anticattolica, attuata nel periodo della Riforma anglicana e che in quegli anni era sostenuta dal re Giacomo I Stuart (1566-1625); in Scozia pur essendo della stessa intensità nelle restrizioni e sofferenze, fece comunque pochissime vittime.
Dopo più di due anni di richieste, rivolte anche al generale gesuita Claudio Acquaviva, fu esaudito e nell’autunno del 1613 poté partire e sbarcare a Leith, un sobborgo di Edimburgo.
Dopo 22 anni di assenza riuscì finalmente ad entrare in Scozia con la falsa identità di ‘capitano Watson’. Prese ad operare nell’apostolato missionario ad Edimburgo, ospite di Guglielmo Sinclair, avvocato al Parlamento e fervente cattolico; celebrava clandestinamente le s. Messe frequentatissime, predicando fattivamente ai tanti cattolici che meditavano con interesse la sua parola; si spinse, travestito, anche nelle carceri a confortare i molti cattolici prigionieri.
Si recò anche a Londra e Glasgow e fu proprio in questa città, che venne arrestato il 4 ottobre 1614, su denuncia di Adam Boyd, fatta all’arcivescovo protestante.
Subì per quattro mesi dolorosissime torture restando sempre strettamente incatenato, tanto da poter compiere pochissimi movimenti; finì davanti ai giudici scozzesi per cinque volte, dal 1614 al 1615; rimangono due resoconti molto particolareggiati dei processi, uno redatto dallo stesso Giovanni Ogilvie e completato dai compagni di prigionia, l’altro è costituito dalla relazione ufficiale inglese fatta scrivere dall’arcivescovo protestante Spottiswood, subito dopo il supplizio del martire.
Il 10 marzo 1615, il sacerdote venne dichiarato reo di lesa maestà dal tribunale di Glasgow e condannato a morte mediante impiccagione; la sentenza venne eseguita nel pomeriggio dello stesso giorno, sulla forca innalzata al centro della città, nel crocevia detto “Glasgow Cross”.
Contrariamente agli altri condannati, gli fu risparmiato lo scempio dello squartamento dopo morto (non si finisce mai di restare sgomenti davanti alle efferatezze inventate dagli esseri umani contro i suoi stessi simili, lungo il corso dei secoli).
Fu subito sepolto nel cimitero dei condannati e dei suoi resti non se ne seppe più nulla. La sua causa di beatificazione fu associata nel 1922 a quelle di numerosi martiri inglesi, ma l’episcopato, il clero e i cattolici scozzesi, richiesero un trattamento separato per la gloria della Chiesa di Scozia.
Fu beatificato il 22 novembre 1929 da papa Pio XI e canonizzato da papa Paolo VI il 17 ottobre 1976.

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