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giovedì 28 agosto 2014

#Italy e i suoi #Borghi #Castel #Arquato - Piacenza

  astell’Arquato è
 imm. da comune.castellarquato.pc.it
uno dei borghi meglio conservati dell’Appennino
 
  Il toponimo deriverebbe da Caio Torquato, il patrizio romano che secondo tradizione fondò qui il primo castrum o, più probabilmente, da castrum quadratum, che nei documenti tardomedievali indica la pianta a forma quadrangolare del castrum. 


 imm. da castellarquato.com/img/piazza.

  Castell’Arquato è un borgo d’arte di rara bellezza pervaso di atmosfere d’altri tempi.
Ha basse case a schiera color mattone e vicoli stretti in acciottolato che portano alla cima del colle, dove si apre l’ampia piazza monumentale che sembra incredibile trovare in un posto così, in questa Val d’Arda che sfuma da un lato verso la via Emilia e la Padania, dall’altro verso i colli di Vernasca (e l’Appennino) con il borgo-gioiello di Vigoleno.
La parte monumentale è ricchissima. La Rocca Viscontea, voluta dal comune di Piacenza ed eretta da Luchino Visconti tra 1342 e 1349, è una delle più notevoli fabbriche militari del Nord Italia.
Presenta una pianta a L con la cinta minore di mura che dà sulla piazza. Oltre ai muri esterni oggi restano le quattro torri difensive, di cui solo quella orientale è integra.
Su tutto il complesso domina la mole del dongione, che vale la salita per lo splendido panorama e il museo medievale che vi è allestito.

 imm. da comune.castellarquato.pc.it/foto/collegiata

Nella piazza si resta affascinati anche dal gruppo absidale della Collegiata, una delle chiese più antiche del territorio, già esistente nel 756 con funzione di pieve battesimale, ricostruita dopo il terremoto del 1117 e consacrata nel 1122.
Il fonte battesimale in pietra è databile VII-VIII sec., mentre il bel portale strombato, l’architrave e la lunetta scolpita sono del XII sec.
Sul lato sinistro della chiesa scorre il portico tre-quattrocentesco detto “del Paradiso” perché ospita le tombe di personaggi illustri.
La parte più affascinante è comunque il gioco volumetrico delle quattro absidi contrapposto al tetto a capanna della chiesa e al campanile quadrato.

Il 1292 è l’anno di costruzione del Palazzo del Podestà, sul lato nord della piazza monumentale.
L’anima più antica è data dal mastio rettangolare, al quale dal Quattrocento sono stati aggiunti corpi successivi, come la Loggetta dei Notari.
Dà armonia alla mole della facciata la scalinata esterna, munita di parapetto nel XV sec.
Particolare è la torre pentagonale, presente già nel progetto originale. Questa commistione e stratificazione di stili non toglie nulla al fascino della costruzione.
Da vedere, inoltre, nel quartiere di Monteguzzo il Torrione Farnese, eretto intorno al 1530 e rimasto incompiuto, pare, per la morte del duca Bosio II Sforza.
Costruito interamente in laterizio, faceva parte del sistema difensivo del borgo con funzioni militari, anche se nel complesso ha una certa grazia che lo rende attraente e misterioso, per via dei passaggi segreti di cui si favoleggia.
Passaggi segreti che dovevano condurre in aperta campagna o al Palazzo del Duca, nome che prende nel Seicento il Palazzo di giustizia edificato nel 1292.
 È dello stesso periodo la Fontana del Duca, ancora in funzione e fino al secolo scorso usata come lavatoio pubblico.
Di epoca cinquecentesca è l’Ospedale di Santo Spirito, che attualmente ospita il Museo Geologico.
Della robusta cinta muraria innalzata nel 1342 dal duca Azzo Visconti oggi restano solo due delle quattro primitive porte d’accesso, una molto rimaneggiata nel XVII sec., l’altra – la Porta di Sasso – originaria dell’epoca viscontea.

 imm. da matrioskadventures.com/castell-arquatto-borgo-medieval

Ora non resta che perdersi nella trama dei vicoli e delle stradine che rendono così piacevole passeggiare per Castell’Arquato.
Finito questo vagabondaggio, è d’obbligo recarsi nella frazione di Vigolo Marchese per ammirare lo splendido complesso romanico con la chiesa e il battistero di San Giovanni, fatti costruire nel 1008 dal marchese Oberto d’Orta, signore della Val Nure.
Le forme aggettanti del battistero a pianta circolare, il colore dorato dei laterizi e delle pietre nella quiete della campagna, sono pura poesia visiva.


 imm. da castellarquato.com/vini/casuardi/vini1

  La cultura della vite ha radici antichissime a Castell’Arquato, sede di un’enoteca comunale e di numerose cantine. Il Monterosso Valdarda Doc Colli Piacentini prende il nome da una collina accanto al borgo, si produce solo nelle valli circostanti ed è, perciò, il vino locale per definizione.
Giallo paglierino, profumo delicato, secco, abboccato oppure amabile; ideale con salumi e risotti.
Gli altri grandi vini Doc del territorio sono l’Ortrugo, la Malvasia, il Sauvignon e, tra i rossi, il Gutturnio e la Bonarda. Nella frazione di Vigolo Marchese nasce una sorta di crostata al cioccolato, la cui ricetta è segreta. 

  Gli anolini in brodo (anvein in dialetto): mentre nel resto del Piacentino si fanno con un ripieno di stracotto, qui il ripieno è di grana padano amalgamato con pane grattato e odori.
Il brodo è rigorosamente di gallina, manzo e vitello.
Il patrimonio gastronomico locale non può, prescindere dai salumi:  tre quelli che hanno ricevuto la Dop, ossia la coppa, la pancetta e il salame piacentino.  


 tratto da borghitalia.it

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