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mercoledì 15 gennaio 2020

#Almanaccoquotidiano, a cura di #MarioBattacchi

Buongiorno, oggi è il 15 gennaio.
Il 15 gennaio 1974 sulla rete televisiva americana ABC debutta un telefilm che diventerà uno dei più visti negli Stati Uniti, in Italia e in moltissimi paesi del mondo: Happy Days.
Siamo nel 1970. Gli Stati Uniti hanno il grosso problema della guerra del Vietnam e dell’inflazione. Una notevole irrequietezza serpeggia nel mondo studentesco. La vitalità degli Stati Uniti è in declino: il paese si trova in uno stato di tensione politica, economica e culturale.
Uno degli effetti immediati è stato quello di uno spostamento degli interessi nell’ambiente letterario, musicale e cinematografico verso i tempi che apparivano più tranquilli, o per lo meno più comprensibili. E un revival degli anni ’50 rientra in questa forte tendenza "nostalgica": buona parte delle popolazione americana sembra trovare "rassicurante" l’innocenza degli anni ’50.
Fu così che Garry Marshall si mise all’opera e inventò la famiglia Cunningham, il tipico, simpatico nucleo di personaggi su cui si impernia Happy Days. Da qui nacque il prototipo di mezz’ora "A new family in town", con Ron Howard, Anson Williams e Marion Ross. Tutti i personaggi erano gli stessi della trasmissione attuale, ad eccezione di Fonzie, la cui personalità non rientrava certo in quello che Marshall definiva "un simpatico, caldo quadretto di vita familiare".
Comunque l’esito di questo primo film fu piuttosto deludente per Marshall: il suo prototipo non suscitò un particolare interesse nella ABC, che alla fine lo usò per un episodio della serie "Love, american style", e poi lo archiviò. Con il passare del tempo però la nostalgia per gli anni ’50 cominciò a prendere sempre più piede: il musical di Bradway "Grease", ambientato appunto in quegli anni, aprì un nuovo filone di successo, e il film "American graffiti" fu accolto entusiasticamente sia dal pubblico sia dalla critica. Il fatto che Ron Howard figurasse anche nel cast di "American graffiti" contribuì a creare l’idea sbagliata che Happy Days fosse stato all’origine del revival in campo cinematografico. Questo non è esatto, in quanto Happy Days nacque sull’onda del successo di "America graffiti"- anche se, per la cronaca, va ricordato che il film era pur stato preceduto dal prototipo di HD.
Il successo di queste due produzioni (per non parlare del revival del rock ‘n roll anni ’50 attuato dal complesso Sha Na Na) gettò una nuova luce sulla idea iniziale di Happy Days: la ABC si rese finalmente conto della possibilità di successo commerciale implicita in un ritorno agli anni ’50, e prese di nuovo contatto con Marshall a questo proposito. Secondo Marshall la ABC era entusiasta di realizzare Happy Days, ma a condizione che fossero apportate alcune aggiunte e certe modifiche: prima di tutto temeva che il telefilm originale fosse un po’ troppo melenso e meno divertente di quanto avrebbe potuto essere sulla carta.
Tenendo come punto di riferimento il film "American graffiti", la rete televisiva intuiva l’opportunità di inserire il tema della "bande" giovanili in una trasmissione essenzialmente imperniata su una famiglia borghese. Effettivamente questo aspetto degli anni ’50 faceva parte integrante del periodo rappresentato, ma Marshall aveva delle riserve. "Quando me l'hanno proposta, la cosa mi ha lasciato perplesso. Me ne sono tornato a casa e ho deciso che l’introduzione di una banda non sarebbe andata bene. Comunque avevo l’impressione che Einser avesse ragione, sotto un certo punto di vista: la trasmissione aveva realmente bisogno di qualcosa di diverso e di vivificante. Perciò invece di introdurre una banda di ragazzi ho pensato di creare un personaggio che rappresentasse un tipo di ragazzo "diverso", quello che non ha fatto il liceo.
Così, in collaborazione con Tony Miller e Ed Milkis, che già avevano collaborato al primo telefilm, Marshall iniziò un lavoro di revisione. Oltre ad introdurre l’elemento della banda in forma attenuata (cioè il personaggio di Fonzie), ridisegnò il locale di Arnold’s e aggiunse molte altre figure di ragazzi.
Fin dal principio Marshall aveva ben chiara nella mente la linea tematica da seguire. Benché molti abbiano creduto (e credano tuttora) che la chiave di Happy Days sia essenzialmente nostalgica, la realtà è diversa: alla base degli elementi superficiali degli anni ’50 c’è il desiderio di Marshall di esplorare e analizzare i problemi tipici degli adolescenti. L’aspetto nostalgico può esser considerato incidentale, una nota di colore per caratterizzare un certo ambiente. A parte l’interesse personale di Marshall per questo periodo, l’ambientazione negli anni ’50 risultava anche obiettivamente conveniente: in un certo senso l’elemento "anni ‘50" consentiva all’autore di sviluppare il tema che gli stava a cuore evitando però quegli aspetti tipici della gioventù contemporanea che sarebbero stati necessari per creare un certo realismo, ma che difficilmente sarebbero stati accettati sia dalla rete televisiva sia, presumibilmente, dal pubblico.
Nello sviluppo della tematica della trasmissione l’interesse è stato concentrato essenzialmente su due problemi tipici degli adolescenti: il primo riguarda i loro rapporti con le ragazze, e questo spiega la continua aspirazione di Richie, Potsie e Ralph ad abbordare le ragazze e la continua funzione di "maestro" che ha Fonzie per quanto riguarda la "tecnica" di abbordaggio. Il secondo problema riguarda il dubbio angoscioso: "Non sarò un vigliacco?"
In definitiva i grandi temi attorno cui ruotano i vari episodi si possono ridurre a tre categorie: il Grande Fonzie, la famiglia Cunningham e i momenti di riflessione.
Una volta fissati i temi e le varie vicende, Marshall rivolse la propria attenzione alla scelta del cast. Un bel giorno Tom Miller- a cui era stata devoluta in gran parte la responsabilità di questa fase organizzativa- si presentò a Marshall con la soluzione di quello che stava diventando un vero problema: la scelta dell’attore che avrebbe dovuto interpretare il ruolo di Fonzie. Miller era eccitatissimo- "L’ho trovato! Non è esattamente come se lo immagina lei.. è meno grande e grosso.. ma ha gli occhi e la voce giusti. Ed è l’unico che li abbia". Il candidato era Henry Winkler.
Marshall aveva fiducia in Miller e ben presto si trovò a condividere il suo entusiasmo. Quando poi vide personalmente Winkler, si convinse definitivamente dell’opportunità della scelta. Quello che gli aveva detto Miller corrispondeva alla realtà: Henry Winkler era un Fonzie perfetto.
La scelta delle attrici che avrebbero dovuto interpretare le parti di Joanie e Marion Cunningham invece si dimostrò di tutto riposo: Marion Ross era l’interprete ideale, ed Erin Moran aveva già lavorato con Marshall, "Se era divertente allora, sarà divertente anche adesso" pensò Marshall. Ed ebbe ragione.
Anche Ron Howard gli era già noto dai tempi di "The Andy Griffith show". Ai suoi occhi aveva il doppio merito di rappresentare il tipico ragazzo americano e di essere estremamente divertente. Benchè ad un certo punto fosse sorto qualche dubbio sulla sua scelta per la parte di Richie in quanto aveva un’aria "troppo normale", fu proprio quella sua aria da "bravo ragazzo" che , alla fine, gli fece guadagnare la parte nella serie.
Per la parte di Potsie Weber, Marshall propendeva per un attore con i capelli scuri, che contrastassero con quelli rossi di Ron Howard. Inoltre voleva un tipo simpatico "che sapesse far sorridere il pubblico". E anche questa volta Tom Miller trovò il candidato giusto. Anson Williams aveva già un’esperienza televisiva alle spalle (un’ottima prova sfruttata da Marshall per dissipare i dubbi della rete televisiva sulla sua candidatura), e benché i suoi precedenti di attore non fossero straordinari, lavorava così bene con Ron Howard che ebbe la parte. Comunque c’era un altro giovane attore che avrebbe avuto ottimi numeri per aspirare alla parte di Potsie: Don Most. Il suo unico handicap erano i capelli rossi, però aveva già dato prova di saper far sorridere, e Marshall ci pensò a lungo…. Most poteva essere una scelta sicura per la rete televisiva. Quel che accadde in seguito fu una grossa prova di fiducia nel talento ancora pressoché sconosciuto del giovane attore: Marshall gli creò su misura la parte di Ralph Malph.
Il problema più difficile si presentò per la scelta di Howard Cunningham. Harold Gould aveva già sostenuto la parte nel prototipo televisivo della serie, ma al momento era già impegnato nella lavorazione di un altro film. Secondo le parole di Marshall la produzione cercava un tipo di padre "tutta saggezza", ma Marshall era altrettanto deciso nel volere un Howard Cunningham vulnerabile e realistico. "Un padre meraviglioso che sa sempre tutto non avrebbe funzionato- sosteneva Marshall.- Io lo so che cosa fa sorridere e so che uno stereotipo simile non avrebbe strappato neanche mezzo sorriso. Perciò ho detto alla rete televisiva: ‘Onestamente non mi ricordo che mio padre fosse un genio simile, quando ero un ragazzo, e voglio un padre credibile, non un fenomeno!’".
Nel frattempo Miller e Marshall avevano trovato Tom Bosley, un Howard Cunningham ideale, ma quanto di più diverso si potesse concepire dall’immagine che se ne era fatta la produzione. Alla ABC dissero a Marshall: "No, questo Tom Bosley non va proprio. Non ha l’aria del padre, sembra un padre normalissimo". Bene, questo era esattamente quello che Marsall desiderava. Naturalmente ci fu una gran lotta, ma alla fine la spuntò Marshall (cosa di cui ancora oggi il regista va orgoglioso), in quanto Bosley non solo rappresenta perfettamente il personaggio, ma da anche una certa stabilità al cast che, benché già maturo da un punto di vista professionale, anagraficamente era pur sempre molto giovane. "Ci vuole un veterano per dare coesione al lavoro- sostiene Marshall. –La prima volta che ho visto Tom sono rimasto colpito dalla sua solidità di carattere. E quando si realizza una serie di film, settimana dopo settimana, si ha bisogno di questo tipo di solidità. Ronnie è un ragazzo solido, ma è ancora molto giovane. A noi serviva una roccia come Tom. Devo dire che ci ha aiutato a superare molti momenti difficili".
Happy Days riscosse subito un alto indice di ascolto, battendo altre trasmissioni popolari fin dalla prima settimana: nelle settimane successive poi si trovò a competere solo con Maude, alternandosi al primo posto e con scarti minimi. Una cosa era certa: Happy Days era l’unico spettacolo che fosse mai stato in grado di tener testa a Maude. Tanto è vero che la CBS decise di spostare Maude in un altro orario e di sostituirlo con una serie che veramente potesse competere con Happy Days, più o meno sullo stesso terreno, dando la possibilità a Maude di dominare incontrastata l’orario che le era stato riservato. Fu così che andò in onda la serie Good Times, che si dimostrò subito più valida e, con le sue trovate divertenti e le sue battute frizzanti, superò presto il successo di Happy Days.
Per Happy Days quella fu una stagione di grande tensione: in poche settimane la serie aveva toccato le vette del successo ed era stata battuta; ma non tutto era perduto. D’altronde Marshall stesso riconosce che, essendo stata fatta partire in ritardo sulla stagione televisiva, la serie era stata preparata in modo affrettato, quindi alcuni episodi risultavano un po’ approssimativi. Il rimedio era chiaro: bisognava rendere Happy Days più divertente, se lo si voleva far competere con Good Times. A questo scopo vennero effettuate due importanti modifiche. In primo luogo, in base al principio secondo cui l’umorismo può essere meglio controllato negli interni, Marshall ridusse il numero delle riprese in esterni. In secondo luogo si cominciò a girare alla presenza di un pubblico.
La ragione è molto semplice: gli attori recitano meglio di fronte a spettatori in carne ed ossa, che davanti alla freddezza delle telecamere, e gli autori dei testi, attraverso lo stimolo e le reazioni del pubblico, sono spinti ad essere più spiritosi. La nuova tattica funzionò: nella seconda serie (che è in realtà la prima vera serie), Happy Days cominciò ad ottenere un indice di gradimento sempre più alto, sino a raggiungere e superare quello di Good Times e a dominare incontrastata la propria fascia oraria. Secondo Marshall la ABC era ancora preoccupata che Fonzie fosse troppo duro, ma poiché lo spettacolo aveva un gran successo non poté più muovere obiezioni.
Comunque fu solo alla terza serie che la trasmissione compì un giro di boa: a poco a poco Fonzie aveva fatto breccia nel cuore degli spettatori, tanto da diventare il punto focale del loro interesse per la trasmissione. La ABC se ne rese conto e decise di sfruttare la cosa: non era difficile prevedere che Fonzie sarebbe diventato ancora più popolare nella terza serie, e con lui anche Happy Days. La parola d’ordine fu allora: "dare più spazio a Fonzie".
Senza dubbio Marshall sentiva molto questo personaggio in continuo sviluppo- non solo era cresciuto con dei ragazzi simili a lui, ma aveva anche dovuto combattere per mantenere l’integrità della sua fisionomia- però in lui la vena creativa era più forte della vena sentimentale; e anche se Fonzie non era stato concepito come il protagonista di Happy Days (benché la sua personalità fosse determinante ai fini tematici ed umoristici della trasmissione), e anche se nei suoi progetti per la terza serie non rientrava una posizione di primo piano per il personaggio di Fonzie, in pratica si vide costretto ad apportare delle modifiche in questa direzione.
Come gli era già capitato molte volte, il creatore di Happy Days si trovò nuovamente di fronte al dover affrontare il compito arduo di modificare l’impostazione della trasmissione. Il problema era ovviamente quello di aumentare la presenza in scena di un personaggio che spesso non aveva strettamente a che fare con la scena rappresentata. Fondamentalmente si trattava di impostare una nuova tattica da far seguire agli sceneggiatori che collaboravano con lui.
Analogamente si presentò la necessità di apportare anche un’altra variazione: Marshall si rendeva conto che il pubblico di Happy Days stava cominciando a vedere Fonzie più come un eroe che come un duro, quindi bisognava modificare la sua figura in questo senso, modificandone essenzialmente le azioni. Inoltre se il pubblico voleva un eroe bisognava introdurre anche uno strumento che gli consentisse di realizzare delle azioni eroiche, e la scelta cadde su uno strumento alquanto fragoroso: la sua moto. Fu così che nacque il "Fonzie senza paura" del primo episodio, in cui appunto Fonzie esegue con la moto un memorabile salto dei bidoni della spazzatura. Ed è significativo il fatto che questa impresa venga compiuta dall’eroe, per dimostrare il proprio coraggio; seguendo fedelmente il tema originale di Happy Days, l’eroismo di Fonzie in questo episodio altro non è che un espressione del classico problema adolescenziale "non sarò un vigliacco?".
La storia di Happy Days è nota a tutti e, come si sa, ruota in gran parte attorno al "culto di Fonzie". La serie televisiva ha raggiunto vertici di ascolto incredibili: in base alle statistiche risulta che all’ora della trasmissione il 29% di tutti i televisori americani esistenti- sia accesi che spenti- e il 43% di quelli accesi era sincronizzato su Happy Days: una percentuale da primato! Durante la stagione 1975-76 la popolarità di Happy Days non è stata oscurata da nessun altro programma, ad eccezione della serie affine Laverne & Shirley, che comunque la batteva di una sola lunghezza.
Il 19 agosto 2008 la città di Milwaukee ha celebrato il personaggio di "Fonzie", e gli ha dedicato una statua in bronzo con le fattezze del protagonista del telefilm. Henry Winkler era presente alla cerimonia con tutta la sua famiglia "reale" e la sua famiglia "televisiva" di Happy days.

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